Titolo: "La casa degli specchi"
Autrice: Cristina Caboni
Editore: Garzanti
La paura è un'emozione
destabilizzante e paralizzante. È infida e colpisce quando si
abbassa la guardia, quando si è più indifesi e impreparati a
gestirla e combatterla. Arriva e immobilizza, il battito accellera e
ci sentiamo sopraffatti dal terrore, incapaci di muoverci, agire e
pensare con razionalità. È talmente forte il senso di disagio e
panico che ci blocchiamo, ci chiudiamo in noi stessi, timorosi di
tutto ciò che ci circonda, delle persone e dei luoghi. Ci chiudiamo
al mondo pensando di risolvere i problemi ma, in realtà, ci stiamo
imprigionando in noi stessi insieme al terrore che ci accompagna come
un fedele compagno in qualsiasi posto decidiamo di nasconderci. È
sempre lì a ricordarci che esiste, che possiamo fuggire anche
dall'altra parte del mondo, illudendoci di essere finalmente liberi,
ma quando meno ce l'aspettiamo eccola, la paura, spuntare di nuovo e
colpire. Fino a quando non decidiamo di affrontarla e combatterla
definitivamente, liberandoci dal senso di oppressione, insicurezza e
dalla sensazione di doverci sempre guardare le spalle e difenderci.
Non è semplice, ci vuole
una grande forza di volontà per trovare il coraggio di
riappropriarci di noi stessi, della nostra vita, per essere
finalmente liberi di vivere appieno ogni attimo della nostra
esistenza con leggerezza e serenità. Un percorso irto di difficoltà
ma, nella vita nulla è facile e se vogliamo qualcosa dobbiamo
imparare a lottare strenuamente ed è ciò che impareranno le
protagoniste dell'ultimo libro di Cristina Caboni. Due donne unite da
un legame di sangue e da un passato che cela misteri e sparizioni.
“Sapeva cos'era la paura e
come poteva ridurre una persona: viveva in casa sua da sempre, era
stata una compagna costante per i suoi genitori e poi, tramite loro,
anche per lei.
Era un'amica apparentemente
affettuosa, la paura, ma in realtà odiava chiunque. Uno sguardo, una
parola lasciata cadere nel mezzo di una frase poteva diventare un
muro invalicabile.
La paura amava solo chi la
nutriva.
La paura era distacco da
ogni cosa.”
(citazione tratta dal testo)
Questa volta l'autrice ci
conduce tra le strade e i vicoli di Positano, una terra dove i
profumi dei limoni e del mare si mischiano e amalgamano insieme ai
colori e al calore di una terra ricca e passionale. Qui si trova la
“casa degli specchi”, una villa su tre piani, con un panorama
mozzafiato che si affaccia sul mare blu e sconfinato. La casa ha una
particolarità, un atrio circolare con 12 specchi alle pareti, le cui
cornici sono state realizzate dal proprietario Michele Loffredi,
conosciuto a Positano come il maestro dell'oro. Un artista
gioielliere che con le sue collezioni ha fatto innamorare le grandi
attrici degli anni Cinquanta e Sessanta.
Oggi Michele ha 90 anni e la
sua memoria gli sta giocando brutti scherzi. L'uomo soffre di
Alzheimer e il passato si va piano piando sbiandendo e sparendo. Non
tutto, qualcosa rimane ancora vivido nella sua memoria, il ricordo
della moglie Eva Anderson, sparita senza alcuna spiegazione logica
anni e anni prima. Cosa le è accaduto? Nessuno lo sa, ma il passato
sta tornando a bussare alla porta della villa facendo riemergere
ricordi, emozioni e misteri mai svelati. Durante i lavori di
recinzione, si apre una buca nel terreno, riportando alla luce uno
scheletro che giace lì da anni, a chi appartiene? È Eva Anderson?
Quale mistero si cela dietro questo ritrovamento? È ciò che si
chiede Milena, nipote di Michele e protagonista del romanzo. La
ragazza si è rifugiata a Positano, non solo per stare accanto al
nonno ma, per prendere una decisione importante riguardante la sua
vita. Ciò che non sa è che, invece, si ritroverà a scoprire un
passato di cui non sapeva nulla, recuperando la figura della nonna
che per lei e sempre stata una figura evanescente...un fantasma.
Nessuno in casa ha mai parlato troppo di questa donna, sparita nella
vita e nei ricordi familiari. Ricordi che scopriremo insieme a Milena
e grazie a un salto indietro nel tempo, quando una giovanissima Eva
arriva in Italia intorno alla fine degli anni Cinquanta. Una giovane
attrice in cerca di lavoro che appena giunta a Venezia conosce
Michele e l'amore tra i due giovani scatta in maniera forte e
intensa ma, qualcosa nel passato di Eva la perseguita, una paura che
ha cercato di lasciare in America per ricostruire una nuova vita e
sentirsi finalmente libera. Ma il passato sta tornando anche per Eva
e potrebbe minare l'amore e la serenità che la ragazza sta
costruendo con Michele. Chi minaccia la sua felicità? Di cosa ha
paura? Chi o cosa la perseguita? Scoprirlo sarà il vostro compito,
io vi lascio sulla terrazza della villa e nel mentre mi godrò il
panorama e i colori di Positano. Posso però dirvi cosa ne penso del
romanzo, senza svelarvi nulla sulla storia e l'epilogo.
“La verità è tutto ciò
che importa davvero.”
(citazione tratta dal
testo)
Cristina Caboni sa narrare e
appassionare il lettore con storie semplici, delicate e piene di
sentimenti. La lettura è coinvolgente e scorrevole e, come sempre,
l'autrice riesce a trovare un episodio storico su cui costruire parte
della romanzo, integrandolo perfettamente alla trama e ai personaggi.
Questa volta il nostro viaggio nel tempo riguarderà il periodo del
maccartismo e la caccia alle streghe degli americani contro i
cittadini sovietici residenti negli Stati Uniti d'America. Una
caccia, spesso illogica, verso qualsiasi cittadino di origine russa,
o che abbia avuto anche solo un legame superficiale con l'Unione
Sovietica. Un clima di persecuzione e paura che hanno vissuto non
solo i cittadini di russi ma anche tutti coloro che esprimevano un
pensiero che poteva essere ritenuto filorusso. L'autrice ha preso
questo tema, l'ha contestualizzato all'interno della trama,
inserendovi altri elementi interessanti come il cinema, il mistero,
la sensazione di paura e oppressione, l'amore, la famiglia, i silenzi
e ha creato un romanzo delicato e piacevole.
Seppur piacevole, questa
volta, i protagonisti e i vari personaggi non mi hanno affascinata e
ammaliata, li ho trovati poco empatici e anche un po' controversi
nelle emozioni e negli atteggiamenti, soprattutto, Milena. Nel
romanzo afferma di essere diretta senza girare intorno alle cose, e
mi aspettavo un carattere forte e deciso, invece l'ho trovata
insicura e titubante. Così come non mi hanno affascinata gli altri
personaggi a cui personalmente avrei dato più spazio, ho sempre
avuto la sensazione che rimanessero delle figure ai margini della
storia senza dare un'impronta decisa e forte, come ad esempio la
figura del maresciallo che conduce le indagini, di cui non si capisce
fino in fondo il suo carattere e se nasconde o meno qualcosa. Oppure
la fiugra della mamma di Milena, nonché figlia di Michele e Eva,
sappiamo che muore giovane e poi basta, altra figura evanescente che
si perde tra le righe del romanzo.
Un'altra cosa che non mi ha
convinta del tutto, è la costruzione del testo. Le basi e gli
elementi sono gli stessi: due protagoniste legate o da un legame di
sangue o da una passione reciproca, un viaggio temporale tra passato
e presente, una morte misteriosa e una ricerca nel passato per
comprendere e migliorare il presente. Elementi che rendono, almeno
per me, la storia prevedibile, perdendo quel senso di unicità e
pathos che ci si aspetta dal romanzo. Peccato perché, ripeto, il
romanzo è piacevole, delicato e l'autrice sa affrontare molto bene i
sentimenti e le emozioni dell'essere umano, eppure molte di queste,
personalmente, le ho vissute in maniera prevedibile e poco
emozionante.
Come sempre lascio a voi il
piacere di scegliere, leggere e scoprire il testo.
Buona lettura.
(Marianna Di Bella)
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