Titolo: "Ti regalo le stelle"
Titolo Originale: "The Giver of Stars"
Autrice: Jojo Moyes
Editore: Mondadori
Buongiorno lettori!!
Vi va di fare un viaggio
indietro nel tempo, alla scoperta degli Appalachi Meridionali,
circondati dalla natura e paesaggi meravigliosi?
Bene, perché oggi voglio
portarvi con me nelle terre del Kentucky, esattamente nella seconda
metà degli anni Trenta, quando i territori erano ancora impervi, le
famiglie vivevano isolate e i luoghi erano difficili da raggiungere.
Un viaggio alla scoperta di un'epoca difficile, non solo dal punto di
vista economico, ma anche culturale, sociale e territoriale.
Siamo nella seconda metà
degli anni Trenta, subito dopo la “Grande Depressione”, i cui
effetti catastrofici si sono riversati, non solo sull'economia
nazionale, ma su tutte quelle famiglie che in poco tempo hanno visto
svanire risparmi, lavori e sogni. Ma, soprattutto, ci troviamo in un
territorio difficile, inospitale, abitato prevalentemente da famiglie
di montagna stoiche, dal carattere rude, poco inclini a
manifestazioni di affetto o vulnerabilità, molte con mentalità
chiuse e con una forte impronta religiosa e morale.
In questo clima difficile,
isolato e provinciale, prende vita il romanzo di Jojo Moyes.
Siamo a Baileyville, una
piccola cittadina di provincia, qui vive Alice Wright, una giovane
donna inglese trasferitasi dall'Inghilterra dopo essersi sposata con
Bennett Van Cleve. La ragazza è impulsiva, briosa e il matrimonio
con Bennett rappresenta per lei un modo per lasciare il clima
soffocante della famiglia di appartenenza, vedendo nella vita
coniugale un modo per vivacizzare la sua esistenza e per evadere
dalla routine. Cambiando paese e cultura pensa di trovare nel
matrimonio un'avventura unica da vivere ma in realtà si rivelerà
un'altra prigione, una delusione totale. Una vita coniugale accanto a
un uomo debole, totalmente sopraffatto dal volere del padre che
decide ogni aspetto della loro vita, ad esempio come vivere, cosa
mangiare, quale musica ascoltare ecc. Una vita stretta, opprimente,
claustrofobica, fino a quando qualcosa o qualcuno non stravolgerà
l'esistenza di Alice.
Durante una delle
interminabili riunioni in chiesa, viene presentato un progetto nuovo
e innovativo: il programma di biblioteche a cavallo della WPA (Works
Progress Administration). Un sistema di biblioteche mobili, il cui
scopo consiste nel diffondere la cultura e i libri in quei posti
difficili da raggiungere, per portare i libri in prestito a famiglie
che non possono usufruire del servizio bibliotecario. Il programma
prevede l'aiuto e l'ausilio di bibliotecarie a cavallo che si
spostano tra zone impervie, per raggiungere le famiglie isolate
portando con sé libri, riviste, abbecedari etc. da dare in prestito a
tutti coloro che hanno desiderio e voglia di leggere e imparare,
diffondendo in questo modo cultura e conoscenza. Un vero e proprio
lavoro regolarmente retribuito. Per Alice un'opportunità da cogliere
al volo per evadere dalla routine matrimoniale, per allontanarsi
dagli sguardi degli altri sempre pronti a criticarla per ogni suo
comportamento, gesto, atteggiamento o parola. Finalmente ha trovato
qualcosa a cui dedicarsi per il suo piacere personale e non per
ottenere l'approvazione degli altri. Inizia, così, la sua avventura
lavorativa in un progetto che la porterà a conoscere altre donne,
che diventeranno sue amiche ma, soprattutto, imparerà a conoscere e
amare se stessa, scoprendo e apprezzando la bellezza della natura,
delle persone e di tutto ciò che la circonda.
“Amava le montagne
e la gente del posto e il cielo infinito. Amava la sensazione di fare
un lavoro che significava qualcosa, mettersi alla prova ogni giorno,
cambiare la vita delle persone parola per parola.
(…)
aveva costruito una
nuova Alice sull'impalcatura di un'altra se stessa nei cui panni non
si era mai sentita del tutto a suo agio.”
(citazione tratta
dal libro)
Tra le bibliotecarie, emerge
Margery O'Hare, una donna indipendente, volitiva, forte, determinata
a vivere come vuole lei senza dover rendere conto agli altri delle
sue scelte. Un figura femminile che crea parecchie chiacchiere nella
cittadina, soprattutto, per gli stereotipi e la morale dell'epoca
che voleva la donna
consapevole del proprio ruolo all'interno della famiglia, delle
proprie responsabilità nei confronti del marito a cui deve obbedire
senza lamentarsi o proferire parola, anche quando viene picchiata.
Perché ciò che conta non è la sua felicità o il suo benessere, ma
la rispettabilità della famiglia.
In questo clima culturale e
sociale, si snoda la storia e la vita di Alice, Margery e delle altre
bibliotecarie, viste e criticate per la sconvenienza del loro lavoro.
“Credo
che mandare in giro delle donne da sola sia di sicuro la via verso il
disastro. E non vedo nient'altro se non il rischio di fomentare
pensieri irriverenti e comportamenti sbagliati con questa iniziativa
malsana...”
(citazione
tratta dal libro)
Il programma di biblioteche
a cavallo istituito dalla WPA è realmente esistito e si è
sviluppato il 1935 e il 1943, riuscendo a distribuire i libri a
migliaia di famiglie delle zone rurali. Un programma utile e
importante a cui, purtroppo, la storia non ha dato il giusto risalto
e valore. Jojo Moyes, invece, ha ripreso questo programma e l'ha
contestualizzato all'interno del suo nuovo romanzo, integrandolo con
altri elementi importanti, come ad esempio il lavoro sottopagato e
sfruttato nelle miniere di carbone, la sfruttamento del territorio,
la violenza sulle donne, la conoscenza del proprio corpo, il rapporto
tra marito e moglie, l'amicizia e l'indipendenza femminile. Elementi
che, sapientemente mescolati, danno vita e corpo a un romanzo
piacevole ed emozionante.
“Sai qual è la
cosa peggiore che può capitarti quando un uomo ti picchia?
(…)
Non è il dolore. È
la scoperta, in quel preciso istante, di cosa significhi essere
donna. Ti rendi conto che non importa quanto tu sia intelligente,
quanto tu sia brava ad argomentare rispetto a loro, quanto tu sia
migliore di loro, punto e basta. Capisci che possono sempre e
comunque metterti a tacere con un pugno. Così.”
(citazione tratta
dal libro)
L'autrice riesce sempre a
trattare temi complessi e a forte impatto emotivo con delicatezza e
sensibilità, senza cadere nella trappola della retorica. Il suo
stile narrativo è semplice, diretto e riesce a colpire il cuore del
lettore creando un legame empatico forte e coinvolgente.
Affascinandolo sin dalle prime pagine, catturando la sua attenzione
sulla storia, sui personaggi e sulle descrizioni dei paesaggi.
Descrizioni talmente vivide e reali che sembra di vivere e respirare
l'aria incontaminata di quei luoghi, perdendo il proprio sguardo tra
montagne e valli meravigliose, cavalcando al fianco di Alice e
Margery condividendo pensieri, dubbi, paure, tormenti, sogni, amori
ecc.
i personaggi sono ben
delineati e costruiti, anche quelli non protagonisti, ognuno di loro
ha una diversa caratterialità e impronta psicologica ben definita.
Margery e Alice, naturalmente, sono le protagoniste e occupano
completamente la scena del romanzo, emergendo e affascinando il
lettore grazie al loro carattere e alle loro storie. Personalmente,
ho amato la figura di Margery, una donna che, per tutto il romanzo,
ha lottato contro gli stereotipi, le chiacchiere, agendo sempre in
maniera coerente al suo modo di pensare, vivere e amare. Una donna
che per l'epoca era considerata troppo libera, indipendente e
forte...una donna da fermare.
“Ma non è
soltanto la libertà di agire senza dover chiedere il permesso a
nessuno, è la libertà mentale. La consapevolezza di non dover
rispondere a nessuno. La possibilità di andare dove voglio. Fare
ciò che voglio. Dire ciò che voglio...”
(citazione tratta da
libro)
La storia è piacevole e
affascinante anche se, a onor del vero, il finale e il colpo di scena
sono abbastanza scontati e prevedibili ma, questo non toglie nulla
alla piacevolezza della lettura e della storia.
Un libro che vi consiglio di
leggere e scoprire.
Buona lettura!!
(Marianna Di Bella)
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