venerdì 18 dicembre 2020

Recensione: "Gridalo" - Roberto Saviano

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Titolo: Gridalo
Autore: Roberto Saviano
Editore: Bompiani




Roberto Saviano è tornato ad allietare le nostre letture e le nostre menti con un nuovo e potente libro.

Un libro imponente, non solo per il numero di pagine, ma per la forza delle storie in esso contenute e per il messaggio che ognuna di loro porta con sé.

In questo testo, l'autore si rivolge direttamente al lettore in un dialogo intimo e personale. Un dialogo che diventa una confidenza profonda. Un sostegno. Una di quelle chiacchierate che si fanno tra amici, in cui ci si confronta e aiuta, dandosi consigli e suggerimenti su problemi personali, sociali etc.

L'autore diventa il nostro confidente, quell'amico sincero che preferisce dirci la verità, anche se fa male, piuttosto che illuderci che tutto vada bene. Un amico che, nonostante tutto, sarà al nostro fianco consigliandoci e aiutandoci a vedere la realtà dei fatti, oltrepassando la cortina della superficialità e dell'apparenza, svelandoci gli intrighi, le falsità e il gioco nascosto dietro finti sorrisi e parole. Abbattendo quel gioco di illusioni che la società, la politica etc. vogliono propinarci per nascondere le vere intenzioni. E proprio come un amico, ci aiuta senza ergersi a professore e senza voler impartire lezioni trattandoci con freddezza e distacco, affermando e imponendo le sue idee come giuste e vere. Niente di tutto questo perché Roberto Saviano non è così e non lo è mai stato. Sin dalle prime frasi della prefazione ci mette a nostro agio, dandoci del tu e confidandoci che, seppure rivolgendosi al se stesso adolescente, questo testo è per tutti, nessuno escluso e, cosa più importante, non vuole dirci cosa dobbiamo fare o pensare, al contrario vuole darci gli strumenti per comprendere i giochi di potere e svelare la verità in modo che possiamo capire da soli cosa sia giusto o sbagliato e come agire di conseguenza seguendo sempre il nostro pensiero.

Allora parlo a te, che mi stai leggendo, come fossi un altro me.

(…)

Sei un uomo, sei una donna, anche questo in qualche modo è indifferente, sei comunque tu, l'altro me, quello a cui gli incastri non tornano e che ha sempre la sensazione di vivere il rovescio della storia e non il suo dritto.

Ecco, io voglio mostrarti cosa c'è sotto traccia...”

(citazione tratta dal testo)

Roberto Saviano ci regala un libro che vuole essere una mappa per attraversare e comprendere un mondo sempre più difficile e repressivo che ci vuole tutti uguali, senza identità e senza libertà di parola. Una mappa che ci aiuta a capire i meccanismi, e non a trovare scorciatoie, perché la cosa importante non è la lunghezza della strada per giungere all'obiettivo, ma capire, imparare e sbagliare lungo il tragitto, perché solo sbagliando si comprendono gli errori e si migliora.

Consegnandoti una mappa, cerco solo di farti arrivare al punto dove sono arrivato io, cosicché tu possa patire da dove io non ce l'ho fatta ad andare oltre. Non voglio farti percorrere strade già battute per tenerti dentro a un sentiero segnato, non voglio insegnarti la prudenza, al contrario voglio portarti nel punto in cui la prudenza deve diventare azzardo e la saggezza temerarietà, perché forse solo così si arriva a tracciare una strada nuova.”

(citazione tratta dal testo)

“Gridalo” sarà la nostra mappa. La bussola che ci condurrà, non solo verso la comprensione di fatti importanti, ma anche alla comprensione di noi stessi e l'autore sceglie come guide le storie di persone diverse per vissuto, professione, nazione ecc. ma tutte accomunate dalla loro forza interiore, dalla potenza delle loro parole. Persone che hanno lottato strenuamente per difendere il diritto alla parola e all'espressione. Quella parola che, ieri come oggi, è il vero nemico dei poteri forti. Un nemico da abbattere e sconfiggere in ogni modo, perché la parola è la sola e unica arma in grado di svelare la verità. Allora pur di fermarla tutto diventa lecito e giustificato, perché permettere alle persone di pensare autonomamente, vuol dire dare loro la chiave per svelare gli intrighi, per ribellarsi e contestare ogni cosa, difendendo il proprio pensiero e lottando per i propri diritti.

Fanno paura, le parole! Le parole attraversano i secoli, bucano le pareti, prendono dimora nei cuori, abitano le coscienze, non sono isolate dalla segregazione, non vengono strozzate dalla corda, sono immuni al fuoco, non vengono dilaniate con lo squartamento, non vengono colpite dai proiettili né sventrate dal tritolo.

Il punto è se pronunciarle o no, quelle parole. Perché ogni parola ha un prezzo altissimo, e questo prezzo si paga in termini di fastidio, astio, di derisione, di calunnia, d'invidia, d'isolamento, di minaccia, di tortura, di reclusione, di morte.”

(citazione tratta dal testo)

Meglio tenere la gente all'oscuro nella loro ignoranza, perché meno parole conoscono e meno possibilità hanno di esprimere pensieri e opinioni relegandole al vuoto e all'annientamento mentale, rendendole simili nei gusti, nelle scelte e quindi facilmente controllabili e gestibili. Fortunatamente, c'è sempre chi si ribella a tutto questo diventando così il nemico da sconfiggere. Come distruggerlo? No, non con la violenza, quella è la soluzione estrema, bensì con altre tecniche più subdole e deleterie: la delegittimazione dell'individuo in quanto tale, denigrando la sua persona con commenti cattivi sull'aspetto fisico, sulla vita privata ecc. Denigrare la persona e non il pensiero è l'arma per distruggere chi vuole difendere se stesso e gli altri.

La delegittimazione distrugge più della morte perché insinua cellule cancerogene non nei nemici, ma negli amici. Ecco perché l'unico modo di combatterla, non appena ci si accorge che sta cominciando a iniettare il suo veleno, è gridarlo. Gridarlo forte.”

(citazione tratta dal testo)

Roberto Saviano ci presenta, così, diversi personaggi che, in un modo o nell'altro, hanno lottato per difendere i propri diritti. Donne e uomini che hanno usato la loro intelligenza e parola per lottare. Uomini e donne che di fronte alla verità e alla possibilità di svelarla, non si sono tirati indietro e hanno lottato con coraggio per dare voce a tutti. Hanno gridato forte e chiaro il proprio pensiero e le proprie idee. Un grido che arriva dritto alle nostre orecchie, alle nostre anime, colpendo in nostri pensieri lasciandoci tramortiti a riflettere su tutto, facendoci prendere atto che non ci si può più nascondere o voltare la testa dall'altra parte, ma bisogna prendere esempio e gridare ogni volta che assistiamo a un'ingiustizia, violenza, delegittimazione, qualsiasi cosa che colpisca l'individuo.

Gridare per difendere i nostri e altrui diritti.

Gridare sempre e comunque perché la verità emerga e trionfi. E ogni capitolo, personaggio, parola scritta sono un grido forte, potente e liberatorio. Un grido passionale che scuote e riempie le nostre anime, regalandoci la speranza di riuscire a scoprire la verità, per questo è importante conoscere e comprendere il gioco subdolo della delegittimazione e dei poteri forti.

Roberto Saviano racconta in modo passionale, fluido e intenso i diversi personaggi e loro storie, regalandoci un testo importante e potente. Un libro che deve essere letto lentamente, con calma, non per la difficoltà comprensiva ma per l'importanza dei temi trattati. Ogni pagina racconta una storia che deve essere letta e riletta, perché cela al suo interno messaggi significativi e profondi che incidono sulla nostra anima.

Le storie che ti racconterò, se saprai leggerle, potrebbero all'occorrenza farti da scudo. Spero persino da munizione, una munizione particolare che, quando esplode,concede vita invece che toglierla. Considerala il regalo di un amico, di un reduce, oppure consideralo una lanterna.”

(citazione tratta dal testo)

“Gridalo” è un libro che ho amato moltissimo, non solo per le diverse storie, ma per il modo unico e inimitabile che ha Roberto Saviano di raccontare persone e avvenimenti. Un modo empatico e diretto attraverso il quale fa sentire il lettore completamente immerso nella storia, respirandone il dramma, il dolore, la forza, la caparbietà delle azioni e delle idee.

Leggere il libro è un'esperienza unica e intensa che consiglio a tutti, perché dopo averlo fatto vi renderete conto di guardare il mondo in maniera diversa, più consapevoli e maturi, capendo che non si può più voltare la testa dall'altra parte, non si può più ignorare la realtà dei fatti, non si può aspettare che siano solo gli altri a lottare...è arrivato il momento di fare la nostra parte, gridando forte il nostro dissenso.

Prendete il libro, apritelo e fate vibrare la voce di Roberto Saviano, lasciandovi guidare dalle sue parole e dalle sue storie. Seguitele e intraprenderete un viaggio da cui tornerete diversi e più consapevoli. Un viaggio in cui scoprirete quella voglia di gridare che avete represso perché, finalmente, non vi sentirete soli ma sostenuti e compresi da un autore che sa benissimo cosa si prova ad essere attaccati dalla macchina del fango. Un uomo che parla direttamente alle nostre anima e coscienze, aprendo i nostri occhi e i nostri cuori. Un uomo che ci invita a gridare e allora gridiamo più forte che possiamo.

Gridalo che non vale la pena

vivere a queste condizioni,

gridalo che tutto deve cambiare.”

(citazione tratta dal testo)

Buona lettura.



Marianna Di Bella



(Gifted by) Ringrazio la Casa Editrice per la copia del libro.

mercoledì 16 dicembre 2020

Recensione: "Le Inseparabili" - Simone de Beauvoir

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Titolo: Le Inseparabili

Titolo Originale: Les Inséparables

Autrice: Simone de Beauvoir

Editore: Ponte alle Grazie



L'amicizia è un sentimento puro e delicato. Ci fa sentire amati, compresi, accettati con tutti i nostri pregi e difetti.

È sostegno, risate, sofferenza, abbracci, litigi, offese etc.

L'amicizia è un legame indissolubile che ci lega all'altro per sempre, anche oltre la morte. Una morte che la renderà eterna, rafforzandola e rendendola immortale.

Sylvie Lapage porterà per sempre, nel suo cuore, la sua cara amica Andrée.

Sylvie e Andrée si conoscono a 9 anni, in Francia, durante la seconda guerra mondiale. Andrée è la nuova compagna di scuola e la sua personalità indipendente, a volte irriverente, attira immediatamente Sylvie e piano piano, tra le due bambine, nasce una profonda e sincera amicizia. Un'amicizia fatta di risate, chiacchiere, confidenze.

Un'amicizia che a noi sembra fredda e distaccata, con quel darsi del lei, ma che rispecchia quegli anni e la cultura di alcuni ambienti sociali dell'epoca.

Le due bambine diventano in poco tempo inseparabili. Un legame forte che provoca fastidi, non solo alle insegnanti, ma anche ai genitori, convinti che l'influenza l'una dell'altra, incida negativamente sull'andamento scolastico e sul loro carattere. Sylvie, in particolare, non viene vista di buon occhio dalla madre di Andrée.

Vivere senza di lei non era vivere”

(citazione tratta dal testo)

Sylvie e Andrée crescono e con esse anche il loro legame e la loro personalità. I rapporti evolvono e cambiano, Sylvie all'inizio più ossessiva, negli anni diventa più indipendente e si stacca un pochino dall'amica, senza lasciarla, anzi, si preoccupa della ragazza e dell'influenza della madre e della famiglia che offuscano e opprimono la personalità di Andrée, costretta a sottostare alle regole e ai canoni morali e religiosi dell'epoca, e a una famiglia che richiede costantemente la sua presenza e vitalità.

Le due ragazze crescono, si innamorano, frequentano l'università e qualcosa di inaspettato, come la morte, segnerà le loro vite.

No, tranquilli, non ho svelato nulla che non si sappia già, perché ciò che vi sto raccontando è la storia romanzata della vera amicizia tra la grande scrittrice Simone De Beauvoir e Elisabeth Lacoin, detta Zaza.

Un'amicizia profonda e intensa che la scrittrice racconterà in diversi libri. Un modo, questo, per esorcizzare il dolore per la morte di Zaza. Un lutto difficile da affrontare e superare. E in questo libro, Simone de Beauvoir, dedica il giusto spazio per narrare e, per me, rendere omaggio alla sua cara amica.

“Le inseparabili” è un romanzo intenso, delicato ma anche triste e nostalgico. In ogni pagina si respira un senso di malinconia che avvolge e abbraccia il lettore, facendogli percepire quel senso di mancanza, forte e intenso.

È un romanzo breve, inedito, al cui interno racchiude un mondo fatto di rapporti umani, sentimenti importanti, debolezze e fragilità. In ogni parola o frase si respira la delicatezza e la sofferenza di Zaza che, purtroppo, ha vissuto una vita breve, schiacciata dal rapporto con la madre, la religione e una società bigotta che hanno spento la sua vitalità e il suo essere se stessa fino in fondo. Simone de Beauvoir denuncia tutto questo, attraverso parole delicate e lievi, che colpiscono il lettore.

La scrittrice non mette mai in primo piano Sylvie, anche se è la voce narrante, al contrario, attraverso le sue parole e il suo racconto, mette Zaza al centro della storia e del romanzo, donandole tutto lo spazio e l'importanza che, forse, non ha ricevuto nella sua vita terrena.

Non ci si può impedire di pensare ciò che si pensa”

(citazione tratta dal testo)

Un romanzo che, non solo pone al centro la figura di Elisabeth ma, attraverso la sua figura, racconta la condizione della donna...una donna schiacciata da una società bigotta.

Una storia lieve che si posa nei nostri cuori come una carezza.

Un libro da leggere e custodire.

Buona lettura.



Marianna Di Bella



(Gifted by) Ringrazio la Casa Editrice per la copia del libro.

lunedì 14 dicembre 2020

Recensione: "Il diario di cuoio rosso" - Lily Koppel

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Titolo: Il diario di cuoio rosso

Titolo Originale: The Red Leather Diary. Reclaiming a Life Through the Pages of a Lost Journal

Autrice: Lily Koppel

Editore: Cairo Editore



Ci sono momenti della nostra vita che vorremmo custodire e ricordare per sempre.

Momenti che vorremmo tenere solo per noi, piccoli segreti che alimentano la nostra esistenza e la nostra anima.

Momenti che decidiamo di affidare alle pagine di un diario, che diventa in poco tempo il nostro confidente. Un amico silenzioso, affidabile, rispettoso. Custode delle nostre parole, emozioni e sensazioni più profonde. Un amico prezioso a cui confidiamo ogni attimo della nostra vita. Un amico di carta che custodiamo e proteggiamo gelosamente, chiudendo ermeticamente le sue pagine con piccole chiavi che nascondiamo accuratamente, perché nessuno possa leggere ciò che vi è scritto, svelando parte della nostra anima.

Scriviamo. Scriviamo tutti i giorni, per mesi...anni... e poi smettiamo.

Scriviamo sui nostri diari e poi li mettiamo da parte, riponendoli nei cassetti, dove vengono dimenticati, fino a quando qualcuno, a distanza di anni, non li trova e incuriosito li apre lasciando emergere emozioni e sensazioni assopite tra le pagine ingiallite dal tempo.

Riemergono vite. Riaffiorano ricordi che abbracciano lo sconosciuto che ha scoperto un tesoro di inestimabile valore: la vita e i pensieri di un'altra persona. Allora la curiosità prende il sopravvento, si vuole conoscere più a fondo il soggetto narrante, il suo destino, la sua vita...inizia, così, una ricerca per scoprire l'identità dell'autore.

Una ricerca che cambierà profondamente le persone coinvolte, così come è capitato alla giornalista americana Lily Koppel che, casualmente, viene in possesso di un diario di cuoio rosso chiuso da una piccola chiavetta.

Un diario che ha più di mezzo secolo e...cosa custodisce al suo interno?

Lily incuriosita lo apre e viene letteralmente travolta dalla vita e dai pensieri della giovane autrice: Florence Wolfson.

Figlia di immigrati, la ragazza ha vissuto a New York, nell'Upper East Side, un luogo privilegiato e benestante. Riceve il diario per il suo quattordicesimo compleanno e per cinque anni, tra il 1929 e il 1934, scriverà ininterrottamente tutti i giorni.

Florence è una ragazza intelligente, creativa, ostinata, impetuosa, abituata a fare tutto ciò che vuole, ossessionata dal proprio aspetto fisico e dai suoi stati d'animo, riversando sulle pagine del diario i suoi dubbi, le sue incertezze, le sue passioni per la scrittura, la musica, il disegno, il teatro e l'amore.

Un bisogno di amore che la porta a cercare con intensità il rapporto con l'altro, vivendo intensamente le sue storie con uomini e donne di cui si stanca facilmente, perché nei rapporti è sempre in cerca di quell'intensità forte e preponderante che la deve coinvolgere e sopraffare. Un bisogno forse dovuto all'assenza affettiva da parte dei genitori.

...tutto ciò che voglio è qualcuno da amare: mi sento incompleta.”

(citazione tratta dal testo)

Florence è una giovane donna che lotta e sperimenta la sua vita, viaggia da sola in Europa, va a ballare nelle sale da ballo degli alberghi, va a teatro, ama uomini e donne etc. È una ragazza avanti per l'epoca in cui è cresciuta...quegli anni Trenta dove non tutto era libero, ma gestito da regole e costrizioni, figuriamoci per una ragazza che doveva adeguarsi a certi canoni di rispettabilità. Florence vuole vivere tutto intensamente, vuole sentirsi viva fino al midollo. Una ragazza che desidera essere indipendente, con uno spirito vagabondo che per cinque anni riempie il diario di pensieri e frasi che suggellano i suoi sentimenti e le sue sensazioni.

Vedere e sentire è tutto ciò che chiedo”

(citazione tratta dal testo)

Quando Lily trova e legge il diario sente qualcosa che l'accomuna alla giovane ragazza degli anni Trenta, forse è quel senso di spaesamento e incertezza che l'accompagna, ma anche quel desiderio di amare ed essere amata. Decide, così, di cercare Florence e solo nel 2006 riesce a contattarla e conoscerla, restituendole, non solo il diario, ma anche i ricordi e parte di quella giovinezza ed esuberanza rimaste incastrate tra le sue pagine.

Lily, non solo restituisce il diario ma, scopre se stessa e regala a noi lettori la possibilità di conoscere la storia di Florence e l'opportunità di vivere un'epoca e uno stile di vita che non ci appartengono.

Gli anni Trenta sembrano lontani per epoca e modi di vivere, in realtà hanno qualcosa in comune con i nostri anni, vale a dire quel senso di inadeguatezza che si vive e si respira quando si è adolescenti, quando si vorrebbe vivere intensamente ogni esperienza e attimo della nostra esistenza, ma che spesso non si è in grado di canalizzare nel giusto modo, perdendosi dietro paure, dubbi e incertezze. Quelle incertezze che ci fanno dubitare di noi stessi, dei nostri sogni, rendendoci insicuri e desiderosi di amare ed essere amati. Emozioni e sensazioni che non cambiamo con gli anni e le epoche e la vita di Florence ce lo ricorda, mostrandoci anche una realtà sociale diversa, fatta di usi e costumi differenti, che la giornalista riesce a descrivere e riportare molto bene, dandoci la sensazione di essere catapultati indietro nel tempo tra balli, abiti e quell'atmosfera elegante e tipica di quegli anni.

La storia di Florence è vera e questo rende il libro ancora più interessante e coinvolgente, perché leggere stralci dei suoi pensieri ci dà la sensazione di ascoltare direttamente la voce della ragazza come se fosse una vecchia amica che si sta confidando. Una chiacchierata intima e personale.

L'autrice riesce a coniugare i pensieri di Florence insieme ad un testo più approfondito su alcuni episodi della suo passato, regalandoci un quadro più completo della sua vita e del contesto storico e sociale dell'epoca. A volte, però, si ha l'impressione che molti eventi vengano trattati in maniera troppo sbrigativa e con una tale velocità, per passare subito all'episodio successivo rendendo il testo un elenco di eventi, freddo e distaccato.

A parte questo, ho apprezzato molto il libro, perché regala un quadro interessante degli anni Trenta e la vita di una ragazza in avanti rispetto alla morale di quegli anni. Una ragazza moderna per l'epoca, aperta a certe questioni e libera di vivere i suoi sentimenti e il suo essere donna e indipendente.

Una lettura che consiglio a chi ama i diari e a tutti coloro che amano scoprire e imparare attraverso i libri.

Buona lettura.


Marianna Di Bella

sabato 12 dicembre 2020

Recensione: "Guanciale d'erba" - Natsume Sōseki

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 Titolo: Guanciale d'erba

Titolo Originale: Kusamakura

Autore: Natsume Sōseki

Editore: Neri Pozza Editore, Beat Edizioni



Ci sono libri in grado di regalare momenti di pura poesia e delicatezza.

Libri che, silenziosamente, entrano nel cuore e nell'anima del lettore, lasciando sensazioni uniche, a volte inesprimibili, ma sempre emozionanti. Emozioni che si sedimentano nell'anima e rimangono lì, in attesa di tornare a galla, per far riflettere il lettore su se stesso e sul mondo che lo circonda.

“Guanciale d'erba” è un testo che non si dimentica tanto facilmente. Un libro che attira e ammalia con la sua poeticità e delicatezza, portando i lettori a scoprire se stessi, così come avviene per il protagonista, un giovane artista che decide di percorrere un sentiero di un villaggio giapponese, portando con sé i suoi colori e il desiderio di allontanarsi dalla città e dall'umanità.

Il nostro protagonista osserva e disegna ogni particolare che attira la sua attenzione; incontra viandanti, contadini, nobili etc., persone diverse in grado di regalargli momenti di profonda riflessione.

Un viaggio lento che lo condurrà in una piccola casa da tè, dove la proprietaria gli racconterà la storia di Nakoi, una fanciulla contesa e desiderata da due uomini.

Una storia che lascerò a voi scoprire. Ciò che posso dirvi è che la trama non è particolarmente entusiasmante, non ha elementi avvincenti in grado di incollare il lettore alle pagine del testo. Non ci sono momenti di suspense o di grande azione, e il tutto si snoda in maniera quasi noiosa e lenta.

Questo effetto di “storia non storia”, sembra non portarci da nessuna parte, fino a quando non ci si ferma un attimo a riflettere su tutto: descrizioni, frasi, parole ma, soprattutto, sulle sensazioni che trasmette, per renderci conto che il suo viaggio ci ha coinvolto fisicamente, portandoci tra alberi e sentieri, e intimamente, prendendoci per mano e conducendoci nel nostro mondo interiore.

Un viaggio di scoperta, di rinascita e di consapevolezza delle proprie fragilità e punti di forza.

...più profonda è la gioia più intensa è la tristezza. Più grande è il piacere più acuta è anche la sofferenza. Se si tenta di separarli si perde se stessi. Se si prova a disfarsene crolla il mondo.”

(citazione tratta dal testo)

Leggere questo libro vuol dire intraprendere un viaggio intimo e poetico, grazie alle capacità narrative e descrittive dell'autore. Le descrizioni sulla natura e l'animo umano sono delicate, a volte eteree, dettagliate, minuziose, al punto da sembrare dei quadri che rappresentano perfettamente la profondità dell'animo umano. Da ogni descrizione viene fuori in maniera forte e incisiva, l'amore per la natura e per la vita, conducendo il lettore a riflessioni sull'esistenza e sull'animo umano, regalandoci pensieri profondi e interessanti.

“Guanciale d'erba” non è di facile lettura e comprensione istantanea, perché ha bisogno di tempo e calma per riuscire ad assaporare e assorbire ogni singola parola e frase, entrando nella profondità del messaggio e della riflessione.

Un libro particolare consigliato a chi ama la lettura giapponese, le atmosfere oniriche, eteree.

Un libro che rappresenta la metafora del viaggio.

Un viaggio nella natura.

Un viaggio nell'umanità.

Un viaggio alla ricerca di sé.

Qualsiasi sia il vostro viaggio, vi auguro di viverlo intensamente.

Buona lettura.



Marianna Di Bella

sabato 5 dicembre 2020

Recensione: "Al passato si torna da lontano" - Claudio Panzavolta

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Titolo: Al passato si torna da lontano
Autore: Claudio Panzavolta
Editore: Rizzoli



Ci sono ricordi e momenti della vita che possiamo superare e comprendere solo analizzando il passato, perché farlo vorrebbe dire affrontare definitivamente quel momento che ha cambiato per sempre le nostre vite, influenzando il nostro presente.

Solo volgendo lo sguardo al passato possiamo comprendere meglio noi stessi e gli altri e, Anita lo sa bene cosa si prova a portarsi dietro qualcosa che ha segnato la sua anima e quella della sua famiglia.

Per comprendere meglio la sua storia e la sua vita, dobbiamo fare un piccolo salto nel tempo e tornare all'anno 1944, quando l'Italia si trova sotto attacco dei tedeschi e delle forze alleate.

Anita ha cinque anni e vive in un piccolo paese romagnolo insieme alla madre, alla zia Ada e alla sorella maggiore Edda. Il padre, partito per la guerra, durante l'armistizio del 1943 viene arrestato e deportato in Germania. La famiglia deve arrangiarsi e sopravvivere come può, tra fame, bombardamenti aerei e le perquisizioni dei fascisti in cerca di sovversivi e partigiani nascosti dalle famiglie locali, come ad esempio lo zio di Anita, nascosto in casa e difeso da tutta la famiglia. Fino a quando, un giorno la vita di Anita viene stravolta, lo zio viene arrestato insieme alla madre della bambina e fucilati. Un dolore intenso che Anita e Edda porteranno sempre nel loro cuore insieme al volto dell'uomo che ha assassinato la loro mamma.

Gli anni passano, la guerra finisce e Anita cresce diventando una donna testarda, forte e alla ricerca di se stessa e della giustizia. Capitolo dopo capitolo la vedremo crescere, maturare, lavorare, innamorarsi e scoprire il mondo che la circonda, partecipando ai cambiamenti politici, sociali e culturali dell'Italia. Con lei attraverseremo e vivremo un ventennio importante per la storia italiana, un periodo di boom economico accompagnato da cambiamenti epocali. Una crescita che influenzerà molte famiglie e darà l'opportunità alla protagonista e a noi lettori di osservare il tutto in prima persona.

Sono una donna libera. Non appartengo a nessuno, nemmeno a un partito.”

(citazione tratta dal testo)

Anita non sarà l'unico personaggio che ci aiuterà a osservare e comprendere questo periodo storico, perché altri protagonisti, come il padre, la zia Rosa, la maestra, avranno un ruolo importante, facendoci partecipi delle loro vicissitudini. Punti di vista che ci daranno diverse chiavi di lettura fortemente legate al personaggio e alle loro caratteristiche psicologiche, sentimentali etc.

Purtroppo l'alternarsi dei vari soggetti narranti mi hanno confusa parecchio, perché i capitoli dedicati ad Anita sono facilmente identificabili grazie al titolo, presente in ogni capitolo, e alla narrazione in prima persona. Mentre per i personaggi secondari, tutto diventa un po' più difficile, perché la narrazione diventa in terza persona e non c'è nessun titolo di accompagnamento al nuovo capitolo che ci possa far identificare il soggetto narrante in maniera istantanea. Tutto questo mi ha creato uno stato di disagio e nervosismo, rendendomi la lettura lenta, difficile e confusa. Spesso durante la lettura mi sono dovuta fermare per cercare di capire chi fosse il protagonista, facendomi perdere il filo del discorso.

Altro aspetto negativo che non ho apprezzato e ho trovato fuori posto all'interno della narrazione e slegato alla trama, è il capitolo dedicato alla figura del famoso jazzista Chat Baker. Sinceramente non mi è piaciuto e più volte ho avuto la tentazione di saltare le pagine e andare avanti nella lettura.

Peccato perché la trama è interessante e le descrizioni rendono perfettamente l'idea del periodo storico e dei suoi cambiamenti, inoltre ho apprezzato gli estratti di articoli che riportano i fatti avvenuti in quegli anni e le foto che accompagnano alcuni capitoli perché permettono un'ulteriore comprensione dell'epoca.

Anita è la figura più interessante e coinvolgente grazie alla sua crescita fisica, sociale, culturale e politica. Attraverso lei si avrà modo di osservare più da vicino le lotte per i diritti civili, i cambiamenti per l'emancipazione femminile e in ambito politico un'osservazione in prima persona del partito socialista e comunista.

..trovare una ragione per non smettere di credere nelle proprie idee.”

(citazione tratta dal testo)

Anita non dimenticherà mai la figura della madre e la necessità di ritrovare il suo assassino. Lo troverà? Riuscirà ad avere un confronto con lui?

A voi scoprirlo.

A voi decidere se continuare la lettura. Io mi fermo qui. Vi ho accompagnato per un tratto di strada spiegandovi cosa ne penso del libro, ma ora sta a voi scegliere se continuare o meno.

A voi seguire il vostro istinto e gusto personale.

Buona lettura.


Marianna Di Bella


(Gifted by) Ringrazio la Casa Editrice per la copia del libro.

lunedì 28 settembre 2020

Recensione: "Il valzer lento delle tartarughe" - Katherine Pancol

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Titolo: Il valzer lento delle tartarughe
Titolo Originale: La valse lente des tortues
Autrice: Katherine Pancol
Editore: Dalai Editore





Vi ricordate Joséphine Cortès, la protagonista del libro “Gli occhi gialli dei coccodrilli”? Sì? Bene. Joséphine è tornata e ci apre una finestra sulla sua vita, dandoci la possibilità di scoprire cose è avvenuto dopo la fine del primo libro della trilogia scritta da Katherine Pancol.

Avevamo lasciato la donna alle prese con il raggiungimento di un certo benessere economico, un riscatto personale come donna, figlia, sorella, madre etc. una parziale crescita che ci aveva fatto sperare in un miglioramento, almeno psicologico. Un miglioramento che...e no, è ancora troppo presto per svelare la storia, andiamo con ordine e scopriamo che la donna è alle prese con la sua nuova vita, la relazione con Luca, il trasferimento in un altro quartiere parigino, la conoscenza dei nuovi vicini di casa e la scrittura di un secondo libro. Le figlie stanno crescendo e ognuna cerca la propria strada, Hortense, la primogenita, si è trasferita a Londra per studiare moda. Shirley, la migliore amica di Joséphine, e suo figlio hanno lasciato Parigi e si sono trasferiti, anche loro, nel Regno Unito.

La vita della donna sembra tranquilla e serena, ma qualcosa inizia a turbare la sua esistenza, portando scompiglio anche nel quartiere, perché una serie di misteriosi omicidi si rincorrono non solo tra le vie parigine ma anche all'interno di questo libro.

Chi è il serial killer? Cosa nasconde dietro questi omicidi? Com'è la nuova vita di Joséphine? Ha veramente trovato la serenità e la sicurezza che tanto ha cercato e raggiunto nel primo libro?

Se vi aspettate un passo in avanti nella sua evoluzione come personaggio e donna, beh mi spiace deludervi ma questo non avviene, anzi sembra di tornare indietro di trecento passi. Joséphine è di nuovo insicura, non si sente a proprio agio nel suo nuovo ruolo di scrittrice di successo, si sente vuota, ma soprattutto sente di non esistere e che tutte le sue emozioni le scivolano addosso, lasciandola priva di ogni sensazione. Sente di essere diventata di nuovo una comparsa nella sua vita, dove gli altri vanno avanti nel proprio percorso esistenziale, mentre lei rimane ferma al punto di partenza. Bloccata dall'insicurezza e dalla paura.

Invecchiamo quando ci rinchiudiamo, quando rifiutiamo di vedere, di sentire, di respirare.”

(citazione tratta dal testo)

Lei è ferma e a noi sembra di essere tornati al principio della trilogia, quando nel libro precedente abbiamo conosciuto una donna insicura e succube delle angherie dalla famiglia e di tutte le persone che la circondano, pronte a sfruttare la sua bontà per raggiungere i propri comodi e tornaconti personali. Un passo indietro che mi ha profondamente infastidita, perché sembra di leggere anzi rileggere, una storia già nota.

Il libro è scritto bene ma per me è stato l'ennesima delusione. Lo so, sicuramente vi starete chiedendo “Se non ti è piaciuto il primo libro perché ti sei ostinata a leggere anche il secondo?”. Per due motivi, anche un po' banali: il primo è che ho cercato di dare a questa scrittrice un'altra possibilità e secondo perché ho comprato la trilogia completa e non riesco a lasciar andare via dei libri senza averli prima letti.

Come avrete già intuito anche questo secondo testo non mi ha entusiasmata. I personaggi sono tanti, poco caratterizzati, stereotipati, insopportabili e noiosi. Personaggi che non evolvono a livello psicologico, sembrano sempre fermi allo stesso punto, anche quando sembra che ci siano dei cambiamenti, invece, tornano a compiere sempre gli stessi errori. Alcuni di loro li ho trovati inutili perché non aggiungono nulla alla trama se non ulteriori pagine da leggere rendendo la lettura ancora più lenta e noiosa.

La storia è inverosimile, in particolare alcuni episodi e passaggi, come ad esempio la relazione con Luca, dopo un anno i due personaggi continuano a darsi del lei come se fossero due estranei, ma stiamo scherzando?!?!?! Oppure l'avvicendarsi della serie di omicidi che spaventano tutti gli abitanti del quartiere, ad eccezione di Joséphine che è relativamente preoccupata, perché persa dietro l'amore e i relativi problemi; per non parlare della eccessiva genialità di Junior che già a pochi mesi di vita, ragiona e si comporta come un adulto. No, decisamente inaccettabile.

Le vicende dei personaggi sono slegati tra di loro e non hanno un filo conduttore e tutto questo rende la lettura poco credibile e irreale. Il finale, inoltre, è poco approfondito e dopo 600 pagine ci si aspetta qualcosa in più.

Peccato perché il romanzo è caratterizzato da temi interessanti, come ad esempio, l'autostima, l'importanza di accettarsi e amarsi per quello che si è, pregi e difetti compresi o la necessità di sentirsi amati e accettati non solo per lo status sociale. Temi che affrontati in maniera più approfondita e con un certo spessore narrativo e strutturale, avrebbero arricchito la trama , regalandole maggiore intensità e profondità, invece, tutto rimane superficiale.

Un romanzo che ho trovato noioso, prolisso, ricco di elementi e personaggi che non apportano nulla di nuovo alla trama. 600 pagine che contengono troppi personaggi, luoghi comuni, eventi, troppe storie e inutilità.

Ignorare è la cosa peggiore (…) Non si può ignorare per tutta le vita, c'è sempre un momento in cui la verità ci raggiunge e ci obbliga a guardarla in faccia.”

(citazione tratta dal testo)

Come sempre lascio a voi la scelta se leggere il libro avventurandovi tra le trame della vita di Joséphine.

Buona lettura!



Marianna Di Bella

mercoledì 23 settembre 2020

Recensione: "Con te fino alla fine del mondo" - Nicolas Barreau

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Titolo: Con te fino alla fine del mondo
Titolo Originale: Du Findest Mich Am Ende Der Welt
Autore: Nicolas Barreau
Editore: Feltrinelli




Viviamo in una società moderna basata sulla comunicazione veloce, interattiva, multimediale e al tempo stesso fredda e distaccata, dove l'interazione diretta, il contatto umano si perdono tra le maglie della rete web.

Entriamo in contatto con tutto il mondo con un semplice clic ma, in realtà, siamo soli davanti al computer. Ci nascondiamo dietro i monitor, isolati e distaccati dal mondo reale, perdendo di vista il contatto semplice e diretto con l'altro. Ci nascondiamo a noi stessi e all'altro, celando le nostre emozioni e i nostri sentimenti. Perdendo la capacità di leggere gli sguardi, i piccoli gesti, le espressioni che ci aiutano a comprendere gli atteggiamenti e le azioni degli altri.

Ci priviamo della bellezza delle emozioni dietro l'attesa di una parola scritta, dei primi incontri, di un sorriso.

Ci priviamo del piacere di scrivere una lettera d'amore, riversando su di essa le parole che esprimono le nostre emozioni e la speranza che possano giungere alla persona che ha rapito il nostro cuore e la nostra anima, aspettando con impazienza una risposta.

Quanta trepidazione in attesa di quelle lettere che il postino faceva cadere nella cassetta, riempiendola di emozioni e amori da svelare, ma ormai, riceviamo solo bollette e volantini.

Come reagireste alla visione di una lettera scritta a mano nella vostra cassetta?

Jean-Luc Champollion, il nostro protagonista, rimane sbalordito alla vista della busta azzurro pallido che emerge dalla sua cassetta postale. La apre e...fuoriescono parole d'amore che inondano i suoi pensieri avvolgendolo in un caldo abbraccio. Parole che colpiscono la sua anima accendendo la sua curiosità. Una lettera firmata semplicemente “La Principessa”.

Chi si cela dietro questo nome?


"Vi stare chiedendo chi è che vi scrive. Non ve lo dirò. Non ancora.
Rispondete a questa lettera, Lovelace, e provate a scoprirlo! Forse vi aspetta un'avventura amorosa che farà di voi l'uomo più felice di Parigi.
Ma devo avvisarvi, mio caro Duca: non mi avrete con la stessa facilità delle altre.
Vi sfido dunque al più  tenero dei duelli e sono curiosa di vedere se accetterete questa mia piccola provocazione..."
(citazione tratta dal testo)

Jean-Luc accetterà la sfida? Riuscirà a superare la cocente delusione vissuta ai tempi della scuola, quando innamorato della sua compagna Lucille, le scrisse una lettera d'amore ricevendo solo derisione e prese in giro?

A voi scoprirlo, lasciandovi conquistare dallo scambio epistolare tra La Principessa e il nostro protagonista. Parole e pensieri che vi condurranno tra le strade e i quartieri di Parigi, respirando l'atmosfera romantica e misteriosa che si cela dietro ogni missiva. Messaggi che, non solo accenderanno la vostra curiosità, ma vi faranno scoprire una storia gradevole e leggera.

Un romanzo piacevole che vi terrà compagnia per un pomeriggio tranquillo e sereno, ma niente di più.

La storia è semplice, leggibile, a volte banale. La trama, pur non essendo originale, è scorrevole e la scrittura leggera renda tutto più lieve: l'atmosfera, la ricerca, i pensieri.

Interessanti sono gli scambi epistolari tra i due personaggi. Scambi di pensieri e opinioni frizzanti e mai noiosi.

Ho trovato il personaggio e l'atteggiamento di Jean-Luc superficiale, infatti, si perde nei dettagli, a volte insignificanti e non va oltre la superficie. Non si ferma a osservare con attenzione i particolari e le sfumature delle parole e dei messaggi che potrebbero condurlo direttamente alla scoperta della vera identità dell'ammiratrice segreta. Questo suo modo di fare, lo porta spesso a fraintendere alcuni significati portandolo fuori pista.

Ho trovato inverosimile e superficiale anche il suo veloce e istantaneo innamoramento, quando alla fine scopre la vera identità della principessa. Una donna a cui non ha mai prestato molta attenzione, ma di cui si innamora perdutamente appena scopre chi è...mah, per me rimane poco credibile, ma questa è solo la mia opinione.

Il finale è troppo veloce e sbrigativo e non rende giustizia alla storia, ma la lettura rimane, comunque, piacevole e leggera.

Chi diavolo era quella Principessa che con parole meravigliose mi prospettava dolci avventure amorose e al tempo stesso mi bacchettava come fossi un ragazzino e aspettava una mia risposta porgendomi i suoi migliori saluti?”

(citazione tratta dal testo)


Un libro che piacerà molto a chi ama le storie romantiche.
Un libro adatto a chi ha bisogno di leggerezza.
Un libro che lascio a voi scoprire.

Buona lettura!



Marianna Di Bella

lunedì 21 settembre 2020

Recensione: "Aspettami fino all'ultima pagina" - Sofía Rhei

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Titolo: Aspettami fino all'ultima pagina
Titolo Originale: Espérame en la última página
Autrice: Sofía Rhei
Editore: Newton Compton Editori



In un piccolo e accogliente appartamento parigino, vive Silvia, la protagonista di questo romanzo. La donna è sdraiata sul divano e pensa disperata agli ultimi tre anni della sua vita persi dietro un uomo che ha amato appassionatamente e con cui ha vissuto una relazione altalenante, fatta di momenti umilianti, tristi, solitari, ma anche felici e passionali. Una relazione che l'ha trasformata, cambiata nel profondo, rendendola insicura.

Sdraiata su quel divano, pensa a come, per l'ennesima volta, Alain l'abbia illusa, facendole credere che finalmente fosse arrivato il momento giusto per lasciare la moglie e vivere la loro relazione alla luce del sole, ma l'uomo, come al solito, si è vigliaccamente nascosto dietro bugie e fughe pur di non prendersi la responsabilità di dire la verità alla moglie e porre fine al matrimonio. L'unica a soffrire di questa situazione è Silvia, che si ritrova a piangere per un uomo che l'ha sempre e solo usata, modellandola a suo piacimento, cercandola nei ritagli di tempo, rendendola triste e insicura.

Gli hai dato il tuo tempo, il tuo affetto e il tuo entusiasmo. Non puoi permettergli di prendersi tutta la tua vita. Se gli dai tutto, ti concedi troppo e dopo rimani vuota.”

(citazione tratta dal testo)

Silvia non crede più in se stessa, ha messo in secondo piano la sua vita per dedicarsi ad Alain e questo le ha fatto perdere di vista i suoi sogni e la sua felicità. Ha bisogno di aiuto per ritrovare la giusta direzione, visione del mondo e di sé, per questo Isabel, la sua migliore amica, le consiglia di di andare da un terapeuta che possa aiutarla a ritrovare il giusto equilibro psicofisico. Un terapeuta alternativo che utilizza i libri come cura per lenire le sue sofferenze e che l'aiutino a leggere meglio se stessa, riportando alla luce la sua vera essenza.

Dopo molte indecisioni, Silvia accetta di prendere un appuntamento e...da qui inizierà il suo percorso di consapevolezza, accettazione e cambiamento. Un percorso difficile, perché gli ostacoli da affrontare saranno tanti, in particolare il ritorno di Alain.

Cosa succederà? Per saperne di più vi basterà continuare la lettura, io mi fermerò qui per due motivi: il primo è che non voglio anticiparvi nulla e secondo, perché il libro non mi è piaciuto.

La sinossi del romanzo promette una storia emozionante in cui la crescita personale, l'accettazione di sé avviene attraverso una terapia basata sul potere dei libri. Questo dovrebbe essere l'elemento portante su cui poggia tutta la struttura narrativa, invece, non è così perché i libri non sono posti al centro della trama, ma fanno da sfondo, messi in disparte per dare ampio spazio ai lunghi e noiosi pensieri della protagonista.

Silvia è una donna problematica e a volte contraddittoria, le cui paure ad andare oltre le prime conoscenze, la spinge a una relazione con un uomo sposato perché, inconsapevolmente, sa che non sarà mai libero per lei e per condividere un futuro insieme.

La vita offre tanti inizi affascinanti, esordi possibili di storie incredibilmente promettenti. Ma pochissimi di questi inizi si svilupperanno in una trama e ancor meno avranno un finale all'altezza. L'unico modo per guarire dagli inizi era trovare, o costruire, un proseguimento altrettanto accattivante. E questo poteva farlo soltanto il lettore, cioè lo spettatore della vita. Se stessa.”

(citazione tratta dal testo)

Sofía Rhei ha creato una trama banale, noiosa, con un finale che con lega con tutta la storia e che non ho apprezzato. La storia è piena di stereotipi, luoghi comuni, come ad esempio il classico triangolo amoroso “lui, lei e l'altra”, intrecciati in un rapporto altalenante in cui lui tratta l'amante come un oggetto, sottomettendola e cercandola a suo piacimento e lei che acconsente ai suoi comportamenti irrispettosi, con fare patetico e pedante.

Silvia, la protagonista, è noiosa, patetica, non ha amor proprio e impara poco dai suoi sbagli. Lei come gli altri personaggi sono poco costruiti, psicologicamente e caratterialmente. Le loro caratteristiche sono descritte sempre in modo approssimativo e mai in maniera esaustiva, così come le descrizioni di eventi, episodi o elementi che risultano superficiali e generici. L'autrice, ad esempio, non spiega alcuni passaggi e accenna ad alcune tematiche serie e importanti e non dedica il giusto spazio per approfondire in maniera adeguata determinati argomenti. Sono del parere che se si decide di scrivere di alcuni temi, ci deve essere anche una spiegazione seria e approfondita e non approssimativa e leggera.

I dialoghi sono superficiali e infantili, spesso sembra che siano due adolescenti a parlare e non due persone adulte.

«Non dimenticare il passato,, ma non permettere che ti faccia male. Trasformalo in saggezza, non in sofferenza. Non avere timore del futuro: “Sei lo specchio dei tuoi stati d'animo”»

(citazione tratta dal testo)

Un libro deludente da cui mi aspettavo molto, soprattutto, la parte riguardante l'uso dei libri come terapia per lenire le sofferenze del cuore e dell'anima. Una parte poco sviluppata e a cui è stata dedicato poco spazio e solo nella parte finale della storia.

Un libro che non ho apprezzato e che non rileggerei, ma lascio a voi decidere se leggerlo o meno.

Buona lettura!!



Marianna Di Bella

venerdì 18 settembre 2020

Recensione: "Le amiche di Jane" - Annalisa De Simone

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Titolo: Le amiche di Jane

Autrice: Annalisa De Simone

Editore: Marsilio Editori




Amate i libri di Jane Austen?

Amate la sua scrittura ironica, acuta e sensibile?

Volete leggere un testo che analizza le sue opere regalandovi un altro punto di vista?

Bene, allora mettetevi comodi perché avete trovato il libro che risponde alle vostre domande.

Annalisa De Simone è una giovane scrittrice che ha saputo coniugare la sua scrittura profonda con la passione per i romanzi di Jane Austen, analizzando i libri e donandoci una prospettiva diversa e accattivante.

L'autrice ha studiato i personaggi dei romanzi, soprattutto femminili, intrecciando le loro storie con le vicissitudini della sua vita e di quella delle sue amiche, donandoci una chiave di lettura alternativa, mostrandoci la modernità di Jane Austen nel raccontare e descrivere la società dell'epoca, i comportamenti sociali dei personaggi equiparandoli alla società di oggi, evidenziando, in particolare alcuni temi come ad esempio: gli incontri, la fase dell'innamoramento, l'amore ecc. Temi sempre attuali che interessano e attirano le donne di ogni epoca e ceto sociale.

I personaggi femminili di Jane Austen sono donne imperfette che inciampano lungo il percorso della loro esistenza commettendo degli errori. Donne che, tratteggiate dalla penna e dallo sguardo acuto, attento e sensibile di zia Jane, sbagliano come qualsiasi essere umano, ma hanno la forza e la caparbietà di rialzarsi, pronte a riprendere il loro cammino, consapevoli dell'errore commesso, maturando emotivamente e affettivamente, perché sbagliare significa crescere. Questa nuova prospettiva diventa una chiave di lettura alternativa e interessante che ci permette di leggere e comprendere meglio noi stessi e gli altri, perché gli anni passano, la società cambia ma alcuni atteggiamenti e situazioni rimangono sempre gli stessi, come ad esempio l'incontro e l'amore.

Annalisa De Simone esamina, in modo particolare, il romanzo “Orgoglio e Pregiudizio”, effettuando un'analisi critica e importante, scrivendo con leggerezza e ironia, presentandoci esempi di vita e incontri quotidiani, spiegandoli attraverso i personaggi letterari di Jane Austen, come ad esempio l'attenta analisi degli uomini attraverso il raffronto dei personaggi di Mr Darcy e Wickham. Anche le donne hanno i loro esempi e termini di paragone come Elizabeth Bennet, Emma, Anna o personaggi minori come Lydia Bennet che simboleggia tutte quelle persone immature che sbagliano continuamente fregandosene delle conseguenze delle loro azioni, rimanendo statiche nella crescita personale, affettiva e psicologica.

I personaggi esaminati diventano, così, uno specchio entro cui riflettersi, trovando punti in comune con le nostre storie e il nostro vissuto, aiutandoci a comprendere meglio noi stessi e gli altri.

“Le amiche di Jane” è un testo che ogni lettore e amante dei libri di Jane Austen dovrebbe leggere e scoprire.

Un testo interessante e accattivante che aggiunge un ulteriore tassello alla conoscenza e analisi dei romanzi di zia Jane.

Un libro che vi consiglio di leggere.

Buona lettura!




Marianna Di Bella



(Gifted by) Ringrazio la Casa Editrice per la copia del libro.

mercoledì 16 settembre 2020

Recensione: "Gli occhi gialli dei coccodrilli" - Katherine Pancol

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Titolo: Gli occhi gialli dei coccodrilli

Titolo Originale: Les yeux  jaunes des crocodiles
Autrice: Katherine Pancol
Editore: Dalai Editore



Spesso dubitiamo di noi stessi e delle nostre capacità. Ci lasciamo abbattere dal giudizio degli altri e da quello più pericoloso e distruttivo: il nostro.

Permettiamo alla paura di prendere il sopravvento su noi stessi, guidando e influenzando le nostre scelte, il nostro modo di vedere le cose e il mondo che ci circonda. La paura diventa una gabbia da cui difficilmente riusciamo a venire fuori. Una gabbia che si restringe sempre di più ogni volta che le permettiamo di influenzarci, fino a quando non accade qualcosa, spesso un cambiamento impercettibile, che inizia a modificare il nostro modo di relazionarci e vederci. Un piccolo cambiamento che, come una goccia d'acqua, inizia a corrodere la gabbia che ci circonda, rendendoci liberi di conoscere meglio noi stessi, imparando ad apprezzare le nostre capacità e vivere finalmente liberi.

È quando avrai identificato questa paura, proprio questa paura che sta all'origine di tutte le altre, che non avrai più paura di niente e potrai finalmente diventare te stessa.”

(citazione tratta dal testo)

Josephine ha una vita apparentemente tranquilla. È sposata con Antoine, ha due figlie adolescenti e lavora presso il CNR, studiando le donne del XII secolo. È una donna tranquilla, altruista, sempre pronta ad accontentare gli altri, dando la precedenza ai loro problemi che non a se stessa, ma è anche insicura, dubita spesso di sé e delle sue capacità.

Ho paura, ho paura di tutto, sono una bolla di paure...”

(citazione tratta dal testo)

Josephine è una donna che non vede il male che la circonda e la cattiveria delle persone che si approfittano della sua bontà. Purtroppo è circondata da una famiglia che non fa altro che denigrarla e prenderla in giro perché non aderisce perfettamente all'idea di vita che guida la madre, la sorella, la figlia adolescente o il marito. Personaggi che danno più importanza al denaro, al successo, alla bellezza esteriore, alla superficialità della vita, piuttosto che alla bellezza interiore delle persone, fatta di buoni sentimenti e gesti rispettosi ed educati. Ma quello creato dalla famiglia è un castello costruito su basi inesistenti e poco solide che cederanno, poco a poco, sotto il peso dell'egoismo e della superficialità dei personaggi. Josephine è costretta ad aprire gli occhi e agire, così per prima cosa caccia di casa il marito che la tradisce e...il romanzo di Katherine Pancol prende vita presentandoci, non solo la nostra protagonista ma, tutta una serie di personaggi che si alterneranno durante il romanzo mostrandoci la loro storia e il loro modo di pensare e agire.

Un libro da cui mi aspettavo molto di più ma che ho trovato noioso, ripetitivo, poco incisivo. Durante tutta la lettura non c'è stato momento in cui mi sia sentita coinvolta o presa dalla storia. Tutto è piatto e noioso. I personaggi li ho trovati odiosi e di alcuni ne avrei fatto a meno, perché non aggiungono nulla alla trama se non ulteriori pagine da leggere e su cui annoiarsi. Noiosa è anche la protagonista, perché va bene non avere il coraggio di agire e fare alcune cose, di non sentirsi adatti ad alcune situazioni, ma 500 pagine in cui la donna non fa altro che essere il tappetino di tutti, è veramente pesante.

Un romanzo che non regala nulla in termini di crescita personale, ma ruota sempre intorno ai soldi, alla superficialità, all'apparenza, pochi sentimenti e tanto...troppo egoismo.

Un romanzo che non rileggerei ma, come sempre, sta a voi decidere se leggerlo o meno.

Buona lettura!!



Marianna Di Bella

lunedì 14 settembre 2020

Recensione: "Il figlio dell'italiano" - Rafel Nadal

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Titolo: Il figlio dell'italiano

Titolo Originale: El fill de l'Italia

Autore: Rafel Nadal

Editore: DeAgostini - DeA Planeta Libri



Sentirsi diversi, incompresi, insoddisfatti della propria vita e di se stessi.

Sentirsi incompleti, come se mancasse un pezzettino di puzzle a mostrare la nostra esistenza, il nostro essere più profondo, la nostra storia. Una storia che ci ricorda chi siamo, dove andiamo e, soprattutto, da dove veniamo, perché è solo ricostruendo il nostro passato che possiamo conoscere e comprendere meglio noi stessi e le nostre radici. Radici che ci identificano come parte integrante della nostra famiglia. Quella stessa famiglia che amiamo, ma in cui molti non si riconoscono pienamente o almeno è quello che capita al protagonista di questo testo.

Mateu è nato e cresciuto in una famiglia che non ha mai sentito pienamente sua e in cui non si è mai identificato, sentendosi spesso fuori posto.

Dopo la morte della madre, Mateu decide che è giunto il momento di scoprire la vera identità del padre. Per rispetto della donna e, per il suo carattere ombroso, riservato e schivo non ha mai chiesto spiegazioni su quelle voci che lo additavano come “figlio dell'italiano”.

Voci che hanno segnato e influenzato la sua infanzia e la sua vita.

Voci che hanno fatto emergere le sue insicurezze e i suoi dubbi, evidenziando in maniera preponderante le differenze caratteriali e fisiche tra lui e i membri della sua famiglia.

Una famiglia violenta, piena di rabbia.

Una famiglia caratterizzata da litigi, urla, povertà e miseria.

Una famiglia che non rispecchia il suo modo di essere: riservato, rispettoso, taciturno.

Una famiglia a cui si ribella sin da piccolo, comportandosi in maniera diversa, lavorando e mettendo da parte i soldi guadagnati, non solo per aiutare la madre, ma anche per creare un futuro economico più stabile e tranquillo. Soldi che puntualmente deve utilizzare per pagare i debiti che il padre e i fratelli lasciano in giro, fregandosene degli altri e delle conseguenze delle loro azioni.

Mateu non ama litigare e dimostra subito a tutto il paese di essere un gran lavoratore e questi due elementi lo aiuteranno a emergere e a conquistare la fiducia e il rispetto dei compaesani. Piano piano riesce a costruirsi la sua tranquillità familiare, ma il tarlo sulle sue origini accompagnerà la sua esistenza, sino a quando non si sentirà pronto per affrontare un passato a lui sconosciuto, ed è solo allora che darà il via alle ricerche.

“Sono incompiuto, non so se mi spiego. Dicono che le cose hanno un principio e una fine, ma per me non sarà così. Quando morirò, rimarrà di me una storia incompleta. Ci ho messo molto a muovermi e adesso forse è tardi: se non ha un inizio, la mia storia non avrà neanche un finale. Ma non so che pensare. Dopo aver cercato tanto, è possibile che tutto finisca nel nulla?”

(citazione tratta dal testo)

È troppo tardi per scoprire le sue origini?

È realmente pronto per scoprire la verità sull'identità del vero padre?

Mateu ha pochi indizi da cui partire per iniziare la sua ricerca, le uniche informazioni a sua disposizione si basano sulle voci che negli anni sono girate in paese. Voci che lo indicavano come figlio di un soldato italiano che, durante la seconda guerra mondiale, era internato in regime di semi libertà e che si faceva lavare i vestiti dalla madre di Mateu, permettendole di guadagnare qualche soldino per sfamare i figli.

Il soldato italiano era sopravvissuto all'affondamento della nave Roma colpita, al largo della costa sarda, dall'esercito tedesco dopo la firma dell'armistizio e che rendeva l'Italia il nemico da abbattere e annientare. I pochi sopravvissuti all'immensa tragedia, vennero accolti e internati in alcuni paesi spagnoli, come ad esempio Caldes, il luogo natio di Mateu.

È il giovane soldato italiano il vero padre di Mateau?

Come è nata la storia tra lui e la madre?

Perché non l'ha mai riconosciuto?

Sapeva della sua esistenza?

Queste e molte altre domande si alterneranno e si formeranno nel lettore che cercherà le risposte nel libro e tra le pieghe della trama. Una trama che non mi ha convinta del tutto, lasciandomi insoddisfatta e spesso annoiata. Spiego meglio le mie motivazioni.

Il libro è diviso in quattro parti dedicate a diversi periodi della trama: il presente di Mateu e la sua ricerca, la storia di Ciro Sannino il soldato italiano, l'affondamento della nave Roma e il destino dei tanti soldati italiani sopravvissuti all'attacco e la quarta parte è dedicata al finale della storia.

Per le prime settanta pagine, la trama ruota intorno allo stesso tema, la ricerca del padre e la paura di scoprire la verità. Purtroppo questo continuo girare sempre intorno allo stesso argomento, risulta lento e noioso.

Il ritmo narrativo risulta spesso lento e statico, sembra non arrivare a nessuna azione in particolare, rendendo così la storia piatta e monotona.

La prima parte è caratterizzata da un alternarsi di molte voci narranti, creando confusione e spaesamento nel lettore che non riesce subito a identificare i personaggi. Nella seconda parte, invece, la narrazione avviene in terza persona e, devo essere sincera, è la parte che ho apprezzato di più perché è quella che descrive meglio gli eventi e l'affondamento della flotta italiana al largo della costa sarda. Una descrizione particolareggiata sulla vita dei soldati, delle navi, della paura e dell'angoscia nei momenti tragici e mortali che hanno visto morire molti italiani. Invece, le parti riguardanti la ricerca, la storia di Ciro e della madre di Mateu le ho trovate incomplete e insoddisfacenti, proprio quelle parti che, a mio parere, dovevano essere meglio descritte e spiegate, per permettere al lettore di comprendere appieno la storia. Mancano le emozioni, le sensazioni, i desideri e i pensieri di Ciro e della donna durante la loro relazione. Tutto sembra nascere e morire nel nulla, lasciando il lettore in un limbo narrativo indefinito, sembra quasi che si voglia lasciare il dubbio sulla reale esistenza della relazione tra i due personaggi.

Mi dispiace perché contavo molto sulla storia che mi aveva affascinata e incuriosita. Naturalmente lascio a voi la decisione se leggere o meno il testo perché, come dico sempre,questo è solo il mio parere personale.

Buona lettura.



Marianna Di Bella



(Gifted by) Ringrazio la Casa Editrice per la copia del libro.

mercoledì 19 agosto 2020

Recensione: "Sotto il cielo di Parigi" - Marius Gabriel

romanzo, recensione, mdb, libri il nostro angolo di paradiso, seconda guerra mondiale, donne
Titolo: Sotto il cielo di Parigi
Titolo Originale: The Parisians'
Autore: Marius Gabriel
Editore: Newton Compton Editori





Parigi, 1939


L'Europa è in grande subbuglio, la Francia è entrata in guerra e gli effetti si fanno sentire in tutta la città, preoccupata per le sorti dei suoi soldati e delle conseguenze politiche ed economiche che ne potrebbero derivare. Ma la fiducia e la speranza aleggiano ancora negli animi dei cittadini francesi, fino a quando qualcosa non li farà sprofondare nella disperazione e in anni segnati da fame, povertà e, cosa ben peggiore, dall'occupazione nemica. Sì, perché la Francia verrà occupata dall'esercito nazista che si aggirerà tra le sue splendide strade, insediandosi in musei, alberghi, palazzi per trasferire parte dell'esercito e delle alte sfere politiche ma, soprattutto, per controllare una parte dell'Europa, un posto strategico e d'eccezione per attaccare il suo cuore e il Regno Britannico.

All'ombra della Torre Eiffel e tra i viali della città, molti destini si scontreranno e incroceranno influenzando molte vite, ma il nostro sguardo e la nostra attenzione si fermeranno, questa volta, in un luogo particolare, ricco di fascino ed eleganza: l'Hotel Ritz.

In questo grande e meraviglioso albergo, conosceremo le protagoniste del romanzo e le forze nemiche, l'esercito usurpatore che segnerà in maniera indelebile le loro esistenze. Tra i personaggi principali troveremo la famosa stilista Coco Chanel che durante la Seconda Guerra Mondiale occupava una delle stanze; Aletty, un'attrice famosa di quegli anni, un personaggio anticonvenzionale che ha fatto della sua carriera un punto di forza. Una donna che per arrivare al successo si è data delle regole ferree e una disciplina seria, lottando strenuamente per emergere dalla povertà e dall'anonimato. Ma il collante tra queste due donne, e la figura che più segnerà il ritmo narrativo, sarà Olivia Olsen, una giovane ragazza americana di origine svedese, trasferitasi nella capitale parigina per inseguire il suo più grande sogno: diventare una pittrice.

Purtroppo i suoi sogni si scontreranno con la dura realtà, fatta di instabilità economica, poco lavoro, un affitto da pagare e i soldi che scarseggiano ogni giorno di più, fino a quando l'amore non busserà alla sua porta e la sua vita prenderà una svolta inaspettata destinandola a lavorare nel più grande e famoso albergo della città. Lo stesso albergo che verrà occupato dall'esercito tedesco, o meglio dalle più alte cariche politiche e militari. Così, tra amori, dolori, segreti, spionaggio e sofferenze il romanzo prende forma, narrandoci una storia ricca di suspense, intrecciando personaggi realmente esistiti con altri inventati, inseriti al centro di una cornice storica che tutti abbiamo studiato ma di cui, ancora oggi, scopriamo elementi e particolari poco noti.

Come si intrecceranno le loro vite?

Quale sarà il loro destino?

A voi dare una risposta sfogliando le pagine del libro, io posso dirvi che, sinceramente, mi aspettavo molto di più. La trama è interessate, il contesto storico e le figure delle tre donne sono gli elementi che mi hanno spinta a voler leggere il testo, ma qualcosa non mi ha convinta del tutto, lasciandomi quella sensazione di incompletezza, insoddisfazione ed esaustività che mi aspettavo.

Un'insoddisfazione su cui ho riflettuto molto e alla fine ho capito che emotivamente mi aveva lasciato bene poco, non attirandomi completamente. Mi aspettavo un maggior legame tra le tre donne, invece, se non per alcuni sporadici intrecci, non si instaura nulla di particolare tra di loro se non in maniera superficiale,, sembrano tre storie distinte che ogni tanto si incontrano, giusto il tempo di qualche evento o qualche pagina per poi tornare a dividersi e prendere il proprio corso di vita separato e distinto.

Ognuna di loro ha la sua personalità forte e al tempo stesso fragile, dovuta a esperienze di vita che le ha segnate profondamente nell'anima, lasciando cicatrici indelebili, che a me purtroppo, emotivamente parlando, ha lasciato bene poco e mi dispiace perché gli elementi per una bella storia c'erano tutti.

Le uniche parti che ho apprezzato nella trama, sono stati solo alcuni elementi storici. Peccato, ma questo non vuol dire che a voi non possa piacere il libro e non possa coinvolgervi al punto di amarlo. Quindi lascio a voi la decisione se leggerlo o meno, io posso solo augurarvi una buona lettura.


 Marianna Di Bella





(Gifted by) Ringrazio la Casa Editrice per la copia del libro