lunedì 28 ottobre 2019

Recensione: "Paddy Clarke ah ah ah!" - Roddy Doyle

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Titolo: "Paddy Clarke ah ah ah!"
Autore: Roddy Doyle
Editore: Guanda





Irlanda, 1968.
Paddy Clarke ha dieci anni e trascorre le sue giornate in compagnia dei suoi amici, gironzolando per il quartiere e combinando malefatte e scherzi. Scorribande caratterizzate da piccoli furti nei negozi, costruire capanne, scavalcare i muretti dei giardini, incendiare piccole oggetti e scherzi...scherzi e angherie agli amici e al fratello Sinbad.
Paddy vive nel quartiere di Barrytown con i genitori, il fratellino e le due sorelline. Gioca a calcio, odia il suo insegnante e ammira la figura di Geronimo, considerato l'ultimo dei rinnegati. Nonostante la giovane età, avverte distintamente la tensione che aleggia in casa, captando i primi segnali di litigi o incomprensione tra i suoi genitori, vorrebbe che la smettessero di litigare ma è impossibile, gli adulti sembrano non rendersi conto del dolore e della sofferenza che provocano a un bambino così piccolo.
Paddy cerca di sopravvivere come può a un'infanzia giocosa ma non idilliaca. Ha una sua visione del mondo influenzata non solo dal clima familiare, ma anche dalla realtà sociale, politica e culturale in cui vive.
Seguire le sue scorribande nel quartiere, ci permette di conoscere la sua realtà e il percorso di crescita e cambiamento, grazie anche agli avvenimenti e alle vicende che si susseguono nel testo e ci fanno entrare nel cuore del romanzo di Roddy Doyle.
Il libro è scritto bene con uno stile narrativo interessante che riesce a dare risalto ai pensieri e alle descrizioni del mondo, raccontate dal punto di vista di Paddy. Lo stile narrativo si adegua al linguaggio e alle espressioni di un bambino di 10 anni rendendo, in questo modo, la storia credibile e aderente alla realtà dell'epoca. Il punto di vista di Paddy risulta sincero, credibile, con opinioni, pensieri e descrizioni a volte tristi, malinconiche, sfacciate e irriverenti tipiche dell'eta.
Purtroppo ci sono delle parti del testo che non ho apprezzato, come ad esempio le angherie e le violenze verso il fratellino e alcuni suoi amici, oppure il lungo e interminabile elenco di avvenimenti ed eventi. Episodi inseriti senza una separazione temporale, provocando nel lettore una grande confusione, perché non c'è una separazione netta tra passato e presente. I fatti si mescolano senza dare una visione chiara e decisa su cosa avviene prima o dopo.
Memorie inserite senza alcuna logica narrativa, dando a volte l'idea di essere legati ad un filo conduttore, mentre altre appaiono completamente slegati tra di loro, al contesto e alla narrazione, creando dispersione e smarrimento. In questo modo, le emozioni non emergono mai in maniera decisa e non aiuta il lettore ad entrare in completa empatia con la storia, ritrovandosi a vivere un avvicendarsi di momenti toccanti, noiosi, banali e ripetitivi. Si ha costantemente la sensazione di trovarsi in un limbo, in attesa di un cambiamento, un'evoluzione, una crescita che ci conduca al cuore della trama che non arriva mai. Pagine su pagine in cui non avviene nulla di eclatante e vitale per lo svolgersi della trama.
Il testo è comunque ben scritto, istruttivo ma si perde nell'uso ripetitivo e illogico degli avvenimenti, rendendo la lettura troppo lunga e noiosa.
Come sempre lascio a voi il piacere di scoprire il testo...buona lettura!!


(Marianna Di Bella)

sabato 26 ottobre 2019

Recensione: "Storia del mondo in 500 viaggi in treno" - Sarah Baxter

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Titolo: Storia del mondo in 500 viaggi in treno
Titolo Originale: A History of the World in 500 Railway Journeys
Autrice: Sarah Baxter
Editore: Rizzoli




Viaggiare per conoscere altre culture, paesi e popolazioni.
Viaggiare per conoscere meglio se stessi e il mondo che ci circonda.
Viaggiare per conoscere la storia e viverla percorrendo itinerari e strade che hanno segnato il nostro passato, indicando la via per il futuro.
E il treno rappresenta, meglio degli altri mezzi di trasporto, il filo di unione tra passato e futuro, legando periodi storici, cambiamenti, avvenimenti che hanno segnato la nostra storia e quella del mondo. Nonostante l'avvento delle automobili, dei moderni mezzi di trasposto sempre più veloci ed economici, il treno non ha perso la sua attrattiva e negli ultimi anni ha visto una rinascita grazie ai treni ad alta velocità che hanno permesso ai viaggiatori di ritornare a sognare e rilassarsi, rientrando in connessione con i panorami, i territori e il mondo che lo circonda.

“Mentre il mondo viene connesso e riconnesso a seconda delle decisioni politiche e delle esigenze dei popoli, il treno offre costantemente una finestra sul presente e sul passato.”
(citazione tratta dal testo)

Nell'immaginario collettivo, il treno ha sempre rappresentato un mezzo di trasporto magico, rilassante, romantico. Una fila interminabile di vagoni che, sembrano dirigersi verso l'infinito e custodiscono posti e storie uniche e irripetibili.
Sedersi vicino al finestrino e vedere scorrere panorami che cambiano di volta in volta a velocità più o meno sostenute, ci danno l'idea di visioni sceniche uniche e spettacolari, permettendoci di rilassarci grazie al delicato dondolio e a quel rumore di sottofondo che ci fanno sognare a occhi aperti, immaginando storie e riflettendo su noi stessi.

“I treni, invece, scorrono agili, a stretto contatto con il territorio: la mente non deve preoccuparsi del movimento, e così ci si può rilassare, e godersi le immagini che scorrono all'esterno.”
(citazione tratta dal testo)

Il treno ha la capacità di farci tornare bambini, sognando viaggi e avventure fantastiche, regalandoci il tempo di sederci con calma, rilassarci e ricongiungerci con quella parte di noi, persa nella velocità della vita quotidiana che non lascia il tempo e lo spazio per capire chi siamo e cosa vogliamo. Così, salire su quel mezzo diventa un'occasione unica da vivere e sognare...basta scegliere l'itinerario più adatto e lasciarsi condurre verso l'avventura, c'è solo l'imbarazzo della scelta, ma non preoccupatevi perché come sempre i libri arrivano in nostro aiuto e “Storia del mondo in 500 viaggio in treno” è il testo che può aiutarci a capire cosa vogliamo vedere e scoprire del nostro passato.
Il libro è un bel tomo di quasi 400 pagine, ma non spaventatevi perché la magia che saprà regalarvi vi farà dimenticare il volume sostanzioso e i molteplici viaggi che potrebbero confondervi e demoralizzare.
Il testo è diviso in 6 capitoli, sistemati in ordine cronologico che ci racconteranno la storia del mondo attraverso viaggi ferroviari diversi e particolari. Partiremo dalla preistoria, scopriremo i primi imperi perduti, attraverso tesori archeologici e antiche culture. Ci tufferemo nell'era medievale caratterizzata da mercanti, crociate e pellegrini, avvicinandoci al mondo moderno segnato dalle grandi scoperte, dall'Illuminismo e dalle esplorazioni di nuove frontiere per giungere al secolo delle grandi scoperte scientifiche e tecnologiche che hanno cambiato il mondo, segnando il passaggio verso il nostro presente e futuro.
Ogni capitolo è formato da una serie di viaggi e itinerari da percorrere lungo le linee ferroviarie di tutto il mondo. Molti itinerari sono accompagnati da mappe e fotografie che meglio rendono l'idea dei paesi e luoghi che verranno visitati, regalandoci la magia delle immagini che più di tutti ci regalano una visione immediata dei luoghi meravigliosi da vedere. Alcuni viaggi sono corredati da spiegazioni più approfondite, dando rilevanza alle nozioni storiche che ci aiutano a capire meglio il periodo storico e il paese di cui si sta parlando.
Sarah Baxter, l'autrice del libro, ci tiene a precisare che questa non è una guida esaustiva e completa, perché non ha incluso alcuni itinerari, altri sono spiegati nel dettaglio rispetto ad altri viaggi presentati in maniera stringata e frammentaria, un modo per accendere la nostra curiosità e spingerci a informarci per saperne di più.
Il libro è costruito bene ed è molto interessante perché ci offre una visione storica particolare, legata non solo alle diverse nazioni, ma lungo quei binari che hanno visto cambiare la storia del mondo e quella di molte persone che hanno dato la vita per la costruzione di ferrovie su percorsi inesplorati, pericolosi, sconfinati e inaccessibili.
Un piccolo consiglio: leggetelo a piccole dosi, lentamente, dedicando piccoli spazi di lettura a ogni viaggio, altrimenti rischiate di sovraffollare la vostra mente di nozioni e itinerari che possono perdere di attrattiva e interesse se letti tutti insieme.
I viaggi sono tanti e tutti estremamente interessanti e sfido chiunque a non trovarne almeno uno in grado di conquistare il vostro animo di esploratore e viaggiatore. Vi basti pensare al famoso Orient Express, il Marrakesh Express, o la ferrovia più alta del mondo che conduce sull'altopiano tibetano, o i treni che percorrono le distese sconfinate dell'Australia, dell'Africa o che ripercorrono le gesta dei pionieri e dei cercatori d'oro. Non rimarrete insensibili davanti alla bellezza di Machu Pichu, delle Pampas Argentine, della Muraglia Cinese, la via della Seta, il medievale Cammino di Santiago di Compostela ecc. 

Viaggi epici, lenti, veloci.
Viaggi su treni a vapore, moderni, lussuosi.
Viaggi in città, deserti, montagne.

Regalatevi il tempo necessario per leggere con calma ogni singolo tratto ferroviario.
Regalatevi il tempo di sognare a occhi aperti, mete e paesi lontani.
Regalatevi la possibilità di esplorare il passato, conoscere la storia e organizzare il vostro prossimo viaggio.
Buona lettura!!

(Marianna Di Bella)


giovedì 24 ottobre 2019

Recensione: "Un litro di lacrime" - Kitō Aya

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Titolo: "Un litro di lacrime"
Autrice: Kitō Aya
Editore: Rizzoli



Ci sono libri che sono incontri inaspettati, speciali, emozionanti, indimenticabili. Libri in grado di donarci storie che entrano nelle nostre anime scuotendole e toccandole nel profondo, lasciando un segno indelebile che custodiremo e porteremo sempre con noi come insegnamento e ricordo.
Sono i libri di cui ci innamoriamo sin dalle prime pagine e con cui si crea un legame emotivo intenso, a volte inspiegabile, con una storia apparentemente normale, ma che nel profondo si lega a noi in maniera indissolubile, lasciandoci meravigliati e molto spesso compresi nel profondo.
Un litro di lacrime” ha rappresentato per me tutto questo. Un incontro inaspettato, intenso ed emozionante. Una lettura che mi ha lacerato l'anima, scatenando una groviglio di emozioni, facendomi piangere, riflettere e arrabbiare. Un libro che ho amato subito e a cui mi sono legata in maniera profonda, ma adesso che sono qui davanti a questo foglio bianco per parlarne e consigliarlo a voi lettori, mi ritrovo persa, senza parole. Non che non abbia nulla da dire, al contrario, le emozioni che ho provato durante la lettura sono state tante, ma esprimerle a parole è difficile perché c'è la paura di cadere nella banalità, di non esprimere al meglio il messaggio e la bellezza del libro e, cosa ancora più difficile, vorrebbe dire tirare fuori anche parte del mio vissuto e venire a contatto con quelle emozioni che tengo gelosamente custodite in un angolino della mia anima. Ma non farlo, non sarebbe giusto nei confronti di Aya, della sua vita e del suo diario, perché la sua storia merita di essere conosciuta, compresa e amata.

Ma ho deciso come mi comporterò: mostrerò a tutti il mio vero io, sin dall'inizio e senza nasconderlo.”
(citazione tratta dal testo)

Ecco che le parole di Aya mi ritornano in mente aiutandomi a sbloccare questa situazione di impasse e decido, così, di seguire me stessa e lasciare che le emozioni e le parole vengano fuori libere, senza legami o costrizioni. Libere di posarsi su questo foglio facendo rivivere Aya e la sua storia. Sì perché questo libro custodisce le pagine del diario di Kitō Aya, una ragazzina quindicenne che sul finire degli anni Ottanta ha commosso e conquistato il Giappone con la sua vita, minata da una malattia letale.
Il diario venne pubblicato, all'epoca, dalla mamma come regalo per quella figlia forte e coraggiosa che ha lottato e sofferto a causa di una malattia che l'ha lentamente devastata nel fisico e nell'anima, portandola inevitabilmente alla morte. Una mamma che ha amato profondamente sua figlia, al punto da fare qualsiasi cosa per aiutarla, pur sapendo che il suo destino era segnato, vedendola morire ogni giorno e rimproverandosi di non essere stata una buona madre e di non aver fatto abbastanza per lei e per i suoi figli.
La pubblicazione del diario ha commosso ed emozionato tantissimi lettori giapponesi, che attraverso le parole di Aya hanno conosciuto un'animo delicato, sensibile e al tempo stesso forte e coraggioso. Un'anima fragile che ha saputo essere se stessa fino alla fine, dando voce al dolore, all'umiliazione, alla stanchezza ma anche all'amore per la sua famiglia, alla sua voglia di vivere e a quelle lacrime che hanno rigato spesso le sue guance e che goccia dopo goccia sono entrate nelle nostre anime, lasciandoci spiazzati e commossi.

Ogni persona cova un dolore inesprimibile.
Quando ripenso al passato mi viene da piangere, ed è un guaio.
La vita è stata terribilmente crudele con me, e l'ho attraversata a fatica.
Non mi ha offerto nemmeno un sogno.
Quando immagino il futuro, altre lacrime cominciano a cadere.”
(citazione tratta dal testo)


Aya scopre di essere malata a soli 15 anni, quando si rende conto che il suo corpo non risponde come dovrebbe, dimagrisce, cammina piegata con il busto in avanti, le gambe diventano rigide, non ha buoni riflessi. Una caduta, apparentemente innocua, sarà l'inizio del suo lungo calvario, perché scoprirà, attraverso analisi e ricerche che è affetta da una malattia letale: l'atassia spinocerebellare. Le cellule appartenenti al cervelletto, che regolano l'equilibrio, il movimento e i riflessi stanno morendo, provocando l'irrigidimento del corpo e portando il malato alla morte.

Come vivrò? Ho poche strade di fronte a me, e di certo saranno tutte ripide, ma ho deciso di guardare avanti e non mollare, anche se dovessi percorrerle strisciando. Non posso permettermi di esitare.”
(citazione tratta dal testo)

Aya è giovane, delicata, dolce, sensibile, dedita allo studio e sempre pronta a impegnarsi per raggiungere i suoi obiettivi, e a quindici anni è troppo giovane per accettare una malattia del genere, rassegnandosi al lento declino e irrigidimento del suo corpo. Così, decide di porsi dei piccoli obiettivi da raggiungere per rallentare la malattia, lottando per non darsi per vinta, anche se spesso dovrà rinunciare alla maggior parte dei suoi sogni. Ma avrà accanto una famiglia e una mamma che l'aiuteranno a spronarla nei momenti di difficoltà, vietandole di crogiolarsi nel dolore e nell'autocommiserazione, esortandola a non darsi per vinta, ad assumere una visione diversa della vita e a lottare. E lei affronterà tutto con coraggio, forza e dignità, lasciandosi andare ai momenti di tristezza, disperazione e umiliazione. Sì umiliazione, perché vivrà sulla sua pelle la difficile condizione di disabile, gli sguardi curiosi e pieni di pietà che la gente le rivolgerà vedendola arrancare sulle scale quando cercherà di raggiungere le aule scolastiche, le prese in giro per la sua camminata strana, le difficoltà nell'articolare le parole e parlare in maniera fluida e comprensibile ecc.
Ma lei non mancherà mai di rivolgersi agli altri con educazione, rispetto e quel sorriso aperto e naturale che la faranno amare da chiunque avrà avuto la fortuna di incontrarla e conoscerla.

Tutto ciò che posso fare è rispondere all'amore con un sorriso.”
(citazione tratta dal testo)

Attraverso i capitoli del libro percorreremo i suoi dieci anni di malattia, crescendo con lei e maturando attraverso il tempo, passando da giovane adolescente a donna in un disequilibrio tra lato infantile e maturo.
Il diario è scritto con semplicità così come semplice era Aya. Una scrittura delicata come l'anima della ragazzina che ha riversato sulle pagine del diario i suoi pensieri, trovando conforto e forza nello scrivere le sue emozioni e sofferenze.
Una disperazione che viene fuori con semplicità e intensità senza farsi mai coinvolgere e condizionare dalla rabbia, ma facendo emergere forza, determinazione e dignità per continuare a lottare e vivere.

A me non è concesso la libertà di amare o essere amata?”
(citazione tratta dal testo)

Io sono lenta in tutto, anche nelle reazioni. A volte mi sembra quasi di non riuscire a entrare in contatto con la me stessa disabile.
Ho toccato il fondo. Eppure non desidero la morte. Penso che, prima o poi, arriveranno tempi felici...”
(citazione tratta dal testo)

Leggere il suo diario è un'esperienza unica e struggente. Non si può rimanere impassibili davanti alla sua storia e al suo dolore. Ogni pagina trasuda forza e amore, avvinghiandoci a sé fino alla fine del testo quando, con le lacrime agli occhi, chiuderemo il libro e la saluteremo augurandoci che ora possa finalmente camminare sulle gambe e non gattonare come era costretta a fare in questa vita terrena.
Chiuderemo il libro consapevoli di aver ricevuto un dono enorme. Un insegnamento da custodire, ricordandoci di non cedere mai alle avversità della vita, ma di continuare a sorridere mantenendo la propria sensibilità e dolcezza senza farsi abbruttire e incattivire dalla rabbia e dalla malattia.
Chiuderemo il libro rivolgendo un pensiero pieno di affetto e dolcezza a una giovane donna che ha saputo conquistare il nostro cuore con la sua sensibilità e dignità.
Chiuderemo il libro e ognuno vivrà le sue emozioni...io seguirò le mie, lasciandomi condurre in quell'angolino della mia anima dove le ho accantonate per un po'.

Che problema c'è a cadere?
Puoi sempre rialzarti.
Quando cadi, solleva gli occhi al cielo.
Anche oggi si stende sopra di te, azzurro e sconfinato.
Riesci a vederne il sorriso?
Sei vivo”
(citazione tratta dal testo)

Buona lettura!!



(Marianna Di Bella)




(Gifted by) Ringrazio la Casa Editrice per la copia del libro.

martedì 22 ottobre 2019

Recensione: "Sei come sei" - Melania G. Mazzucco

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Titolo: "Sei come sei"
Autrice: Melania G. Mazzucco
Editore: Einaudi




È dicembre e la città di Milano si sveglia sotto con un cielo grigio e cupo, ma questo non ferma la vita frenetica e il traffico cittadino. Gente che corre per raggiungere il posto di lavoro e scolaresche che lasciano le aule degli istituti scolastici per partecipare a gite e visite culturali.
Oggi ne seguiremo una in particolare, in questo momento si trova nei sotterranei della metropolitana, in attesa del convoglio che li condurrà alla Biblioteca Ambrosiana per ammirare i disegni di Leonardo da Vinci. Gli alunni sono sulla banchina sorvegliati dai loro insegnanti, ad eccezione di una ragazzina che se ne sta in disparte, cercando di non attirare l'attenzione dei suoi compagni. Il suo tentativo risulta vano, perché un gruppo di ragazzini si avvicina e inizia a darle fastidio. L'insegnante non si accorge di nulla e i compagni continuano a tormentarla con prese in giro pesanti, fino a quando tra la ragazzina e un compagno non si accende una lite che termina con uno spintone e la caduta dalla banchina del ragazzino che viene investito dalla metro. Nessuno si rende conto della situazione e la ragazza fugge spaventata.
Seguiamola in questa fuga rocambolesca, perché lei è Eva, la protagonista e voce narrante del romanzo di Melania G. Mazzucco.
Eva ha quasi dodici anni, è matura, equilibrata, e ha un'intelligenza fuori dal comune, sa cosa vuole e si impegna per raggiungere i suoi obiettivi. Ama scrivere e da grande vorrebbe diventare una scrittrice, parla come un libro stampato, non ha molti amici e i suoi compagni la considerano strana, divenendo oggetto di prese in giro pesanti e violente.

“Eva è sempre in guerra, scudo al fianco e lancia in resta, contro i mulini a vento. Bisognerebbe convincerla ad apprendere le armi al chiodo. Ma non desisterà, finché non avrà vinto la sua battaglia. Come può vincerla, da sola.”
(citazione tratta dal testo)

Dove sta fuggendo la ragazzina? Eva raggiunge la stazione centrale e prende il treno diretto a Roma, la sua meta definitiva è Visso, il paesino dove vive Giose, il padre, o meglio l'altro padre. Sì, perché Eva ha due papà, Christian professore universitario e Giose, ex cantante e meteora nel panorama musicale. I due uomini l'hanno desiderata, voluta e amata profondamente, creando con lei quella famiglia che tanto sognavano di costruire. Una famiglia felice, dove le diverse caratterialità si equilibravano perfettamente, creando un clima familiare amorevole e sereno, fino al tragico e mortale incidente di Christian.

“Era tutto per me – rispose Giose. La mia bussola, la mia meridiana. Non so vivere senza di lui. Sono annientato, mi sembra un incubo. Svegliami ti prego.”
(citazione tratta dal testo)

La tragedia segnerà profondamente le anime di Eva e Giose, che dovranno lottare con il proprio dolore cercando di non perdere se stessi e il loro nucleo familiare. Nucleo familiare che risentirà profondamente della perdita, perché nonostante i 12 anni di convivenza, la legge italiana non riconosce il legame dei due uomini e Giose, pur essendo il tutore legale di Eva non è ritenuto dal il giudice, una figura idonea alla cura, stabilità e crescita della bambina, che per questo motivo viene affidata al fratello di Christian.
Da qui inizieranno silenzi, incomprensioni, sentimenti trattenuti, amore intenso che ci condurranno all'interno di un storia bella ed emozionante.

“...certe volte la verità bisogna tenersela dentro, anche se brucia.”
(citazione tratta dal testo)

Il romanzo inizia in maniera avvincente, lasciandoci quel senso di suspense e interesse per tutto ciò che avviene sotto la metropolitana, la fuga di Eva, lo spavento, il terrore, il viaggio in treno ecc. Avvenimenti che ci tengono incollati alle pagine del libro, desiderosi di sapere cosa accadrà e di conoscere meglio la ragazzina. Dopo un inizio avvincente, la storia inizia a rallentare prendendo vita piano piano, pagina pagina, permettendoci di entrare nelle vite dei personaggi in punta di piedi e con il dovuto rispetto. Un percorso lento e delicato che ci lascia il tempo di scoprire non solo le loro vite, ma di entrare in empatia con i personaggi, lasciandoci il modo di fermarci a riflettere su molte tematiche interessanti: bullismo, disagio adolescenziale, libertà di essere se stessi e amare chi si vuole senza distinzione di genere, paternità, madri surrogate ecc.
Tematiche spinose e controverse che ancora oggi creano un dibattito politico e pubblico acceso e attuale.
Tematiche che Melania G. Mazzucco affronta e scrive con tatto e delicatezza, ma con una scrittura diretta ed efficace che riesce a colpire e attrarre il lettore, lasciandolo riflettere sull'amore in ogni sua forma e sfumatura. Amore che diventa il protagonista del romanzo: amore tra genitori e figli, amore tra due persone, amore timido, amore familiare. Semplicemente...Amore.
Melania G. Mazzucco riesce ad affrontare tutti questi temi in maniera diretta utilizzando punti di vista scomodi e per nulla scontati, facendo emergere le fragilità umane, senza mai cadere nel falso moralismo o forzature narrative. Al contrario riesce con naturalezza e sensibilità a mostrarci la vita così com'è: bella, dolorosa, autentica, difficile, imperfetta. Una vita piena di sorprese. Una vita fatta di incontri, scontri, amori e cambiamenti come quelli che capiteranno a Eva e Giose, le due voci narranti che si alterneranno tra i vari capitli e ci sveleranno i loro pensieri, le loro emozioni, aprendoci le loro anime e permettendoci di scorgere le loro ferite, fragilità e paure.

“Ma lui era diverso. Giose non si vergognava di lasciarsi guardare dentro. Non aveva mai considerato disdicevole esporre al mondo le sue viscere, i suoi impulsi, le sue piaghe, le sue gioie. Vivere senza confini, senza innalzare barriera tra sé e gli altri, era connaturato al suo modo di essere - forse ciò che più di tutto lo aveva spinto a comporre, creare, cantare. E anche darsi interamente, in amore.”
(citazione tratta dal testo)

La lettura è scorrevole e non perde mai il suo ritmo e la sua credibilità. La storia non assume mai un tono didascalico, al contrario, entra in completa armonia con il lettore, regalandogli sensazioni ed emozioni intense.
Ho amato profondamente il libro, soprattutto i due protagonisti, due anime fragili, sofferenti, imperfette, piene di amore e silenzi. Due personaggi credibili e aderenti alla realtà.
“Sei come sei” è una storia che entra dritta al cuore del lettore, tenendolo incollato alle sue pagine donandogli amore e umanità, fragilità e forza, crescita e maturazione, delicatezza e emozioni.
Una storia che vi consiglio di leggere e scoprire.
Buona lettura!!



(Marianna Di Bella)

venerdì 18 ottobre 2019

Recensione: "Appuntamento al Ritz" - Hélèn Battaglia

libro, storia d'amore, recensione, romanzo rosa, mdb, libri il nostro angolo di paradiso

Titolo: "Appuntamento al Ritz"
Autrice: Hélèn Battaglia
Editore: Baldini & Castoldi
 


Ci sono momenti nella vita, in cui si avverte la necessità e la voglia di cambiare.
Cambiare il proprio percorso esistenziale prendendo strade nuove, trasformando inevitabilmente se stessi.
Cambiare strada e ritrovarsi travolti da imprevisti, avventure, scoperte...travolti dalla vita.
Hope ha 30 anni ed è stanca della monotonia del suo lavoro, vuole cambiare e dare una svolta affettiva e lavorativa alla sua esistenza. La ragazza è solare, spontanea, sempre sorridente e molto esigente in amore, cerca l'uomo perfetto, ma la perfezione non esiste e infatti le sue storie finiscono sempre in modo deludente. Sogna di diventare una scrittrice, e mentre aspetta che il suo sogno si realizzi, lavora come giornalista in una nuova rivista.
Ma il destino è pronto a bussare alla sua porta e travolgere completamente la sua esistenza. Come? Beh presto detto, il suo nuovo capo le affida un nuovo incarico, un lavoro particolare nel cuore della città di Parigi. Hope dovrà lavorare sotto copertura per un mese all'interno di un grande ed elegante hotel parigino, svelandone i segreti.
Riuscirà Hope a portare a termine il suo compito? Verrà scoperta? La sua vita cambierà?
A voi la scelta se continuare a leggere questo libro, io posso dirvi che non l'ho assolutamente apprezzato. La storia e la scrittura sono banali, pieni di cliché e stereotipi che rendono il romanzo superficiale e scontato.
La trama è piatta, non ci sono colpi di scena o momenti esaltanti che facciano apprezzare la storia. Tutto scorre dietro situazioni frivole, dando importanza e risalto alla situazione economica dei personaggi, al loro abbigliamento, mettendo i sentimenti e le persone in secondo piano. Tutto è etichettato e il messaggio che viene fuori è sbagliato e superficiale.
I sentimenti, quando vengono trattati, sono infarciti di stereotipi, dando spazio alla leggerezza dei personaggi.
I dialoghi sono vuoti e superficiali.
La protagonista non l'ho sopportata, troppo perfetta per essere vera e credibile. Gli altri personaggi sono descritti per lo più in base a cosa possiedono o cosa indossano, molti dotati di atteggiamenti infantili e frivoli.
La storia è inverosimile, non aderente alla realtà, perché la vita è fatta di imprevisti e imperfezioni, e sono questi elementi che la rendono bella ed emozionante, ma qui è tutto troppo stucchevole e perfetto: amici, lavoro e fidanzato perfetti in tutto e per tutto.
Troppo.
Una piccola precisazione: non sto demonizzando il genere, al contrario, mi piace leggere romanzi rosa, sognare a occhi aperti lasciandomi conquistare dalle storie d'amore e dai buoni sentimenti, ma le storie devono essere verosimili. Trame in cui ognuna di noi possa rispecchiarsi e ritrovare un pezzetto della propria vita, e non ritrovarsi a leggere una storia dove tutto è stupendo e meraviglioso e non accade mai nulla di imprevedibile.
Leggere romanzi rosa non vuol dire accontentarsi di trame scontate, banali e soprattutto superficiali, dove il messaggio è incentrato più sul lato materiale che sulle emozioni.
La vita è altro.
La vita è meravigliosa nella sua imperfezione e nei suoi imprevisti.
Ve lo consiglio?
Direi proprio di no, ma come sempre lascio a voi la scelta.
Buona lettura, no, buona giornata!!



(Marianna Di Bella)

lunedì 14 ottobre 2019

Recensione: "Siamo solo piatti spaiati" - Alessandro Curti

libro, recensione, mdb, libri il nostro angolo di paradiso, comunità, crescita, adolescenza

Titolo: "Siamo solo piatti spaiati"
Autore: Alessandro Curti
Editore: C1V Edizioni




Arroganti.
Superbi.
Spocchiosi.
Attaccabrighe.
Irresponsabili e senza alcun senso della misura.

Questi sono solo alcuni degli aggettivi con cui la società dipinge e descrive gli adolescenti. Si limita a puntare il dito contro di loro, giudicandoli e criticandoli, utilizzando luoghi comuni e stereotipi. Perché? È più semplice non vedere, girare la testa dall'altra parte e criticare, piuttosto che prendere coscienza degli sbagli che la società sta compiendo sulla loro educazione, influenzandone la crescita psicologica ed emotiva.
Non vedere.
Un soluzione semplice, ma non costruttiva.
Eppure basterebbe fermarsi e avere il coraggio di posare lo sguardo in quegli occhi profondi, e leggere le loro insicurezze, paure e sofferenze.
Basterebbe fermarsi, protendere l'orecchio per avvertire quel grido silenzioso e devastante che chiede solamente di essere ascoltato.
I ragazzi di oggi desiderano essere visti, sostenuti, ascoltati. Vorrebbero più attenzione da parte di quegli stessi adulti, che non sono stati in grado di dare loro le giuste regole per sopravvivere a una società ostile, che non ha tempo di aspettare che siano pronti e in grado di stare al passo con i cambiamenti. Adulti che avrebbero dovuto insegnare loro il rispetto per se stessi e per gli altri, a prendersi le proprie responsabilità, a crescere e maturare. Avrebbero dovuto ergersi a guide, invece, di lasciarli in balia di loro stessi, creando solo confusione, sfiducia e paure. Avrebbero dovuto sostenerli e comprenderli, invece, di pretendere perfezione, puntando il dito e criticando al minimo sbaglio o cedimento.
Avrebbero...ma non hanno fatto, troppo presi dalle loro vite e carriere lavorative. Troppo presi dai loro problemi per rendersi conto dei segni indelebili che stanno lasciando nelle anime di giovani adulti, che stanno per affacciarsi al mondo, cercando di camminare da soli. E gli adolescenti cosa fanno? Semplicemente, cercano di arrangiarsi come possono, costruendo un'armatura che li protegga dal mondo esterno, celando il loro vero essere dietro maschere di arroganza e strafottenza. Nascondono, così, le loro paure, sofferenze e imperfezioni che non sono in grado di comprendere e accettare.
Sono ragazzi emotivamente chiusi in se stessi, perché non sono abituati a manifestare i propri sentimenti per paura di essere derisi e ritenuti deboli, non solo dai coetanei, ma da quegli stessi adulti che li hanno resi insicuri.
Sono ragazzi che desiderano solamente essere ascoltati...come Davide, il protagonista del romanzo di Alessandro Curti.
Davide è un giovane diciassettenne costretto dal giudice a seguire un percorso educativo all'interno di una comunità in misura cautelare, in attesa della sentenza definitiva. Il ragazzo è stato colto in flagrante a scuola con dosi di droga, ma non si rende conto della gravità di ciò che ha fatto, al contrario, è convinto di essere innocente e vittima delle circostanze. Non è cosciente delle sue responsabilità, crede che tutto gli sia dovuto e che la famiglia riuscirà a farlo uscire da lì in poco tempo.

Sei solo un ragazzo che non ha pensato alle conseguenze delle sue azioni, come spesso accade. Come ti ho già detto gli errori si commettono, la differenza è come si comporta dopo. Tu ora hai una scelta: puoi continuare a urlare al mondo la tua innocenza e che nessuno ti ascolta oppure puoi prenderti la responsabilità delle azioni che hai commesso, ammettere l'errore, provi rimedio e andare avanti.”
(citazione tratta dal testo)

Davide è arrogante, arrabbiato con tutto il mondo, troppo preso da se stesso e dai suoi problemi per rendersi conto delle persone che gli sono accanto. Troppo preso dal suo piccolo universo familiare, fatto di litigi tra i genitori, un padre assente, freddo ed emotivamente distaccato, interessato più alle apparenze che non alle richieste di attenzione del figlio.
Richieste che non rimarranno inascoltate all'interno della comunità, perché i ragazzi e l'educatore Andrea lo aiuteranno a comprendere i suoi punti deboli ma, soprattutto, conoscerà meglio se stesso.
Grazie ad Andrea tornerà ad avere fiducia negli adulti, scoprendo un modo diverso di relazionarsi, un confronto aperto fatto di rispetto, comprensione, dialogo diretto ma sincero. L'uomo è accogliente ma fermo nelle regole da seguire, non giudica ma cerca di far capire le cose attraverso il dialogo, la riflessione e gli esempi, perché è solo con l'esempio che i ragazzi imparano le più importanti lezioni di vita.

«Io ti odio, lo sai?»
«Certo. E credo anche di sapere il perché».
«E allora dai, stupiscimi. Per quale motivo ti detesto?»
«Perché ti obbligo a pensare fuori dagli schemi».”
(citazione tratta dal testo)

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(...) Io sono un educatore. Non sono uno sbirro e non sono un giudice. Sono un educatore. Insieme a me lavorano altri tre educatori. Tutti noi sappiamo da dove arrivi e perché sei qui, ma a noi non interessa se sei colpevole o innocente. Non tocca a noi giudicarti. E io personalmente ne sono felice, perché non so se sarei capace di giudicare una persona. Il nostro lavoro consiste nel rendere produttivo il tempo che passerai qui.”
(citazione tratta dal testo)


Davide intraprenderà un viaggio intenso ed emozionante. Un viaggio che lo cambierà profondamente, mettendolo di fronte alle sue debolezze, ai suoi limiti e alla persona più importante: se stesso.
Un viaggio emotivo che intraprenderemo insieme a lui, imparando a vedere oltre la superficie e dentro quell'anima impaurita e sola. Ed è solo quando ci fermeremo a osservare in profondità che comprenderemo il messaggio del romanzo. Un testo che ho apprezzato e che mi ha piacevolmente colpita, regalandomi una chiave di lettura interessante e sincera.
Lo stile è semplice ma diretto e incisivo. La lettura è fluida, scorrevole e non ci sono momenti di noia. Il testo è composto da frasi brevi che danno ritmo alla lettura e che colpiscono il lettore lasciandolo riflettere su molte tematiche interessanti. La trama non cade nella retorica gratuita e scontata, e non cerca di attirare il lettore con frasi ad effetto, al contrario, cerca di essere vera, efficace e significativa.
Alessandro Curti descrive e delinea i suoi personaggi in tutte le loro sfaccettature, mostrandone i limiti, i lati negativi, evidenziando le loro imperfezioni e mostrandoci la chiave del loro cambiamento psicologico. Tutto questo li rende credibili e perfettamente aderenti alla realtà e il lettore non farà fatica a comprendere le loro diverse caratterialità, strutture psicologiche e crescite emotive.
Davide è, non solo il personaggio meglio descritto, ma anche la voce narrante che ci guiderà all'interno dei suoi pensieri e della sua anima, permettendoci di scoprire, non solo i suoi lati negativi ma il lungo e difficile percorso di cambiamento e maturazione. Pagina dopo pagina cresceremo insieme a lui, sostenendolo anche quando la sua testardaggine e il suo orgoglio lo renderanno insopportabile, antipatico ma vero.
Il testo non è perfetto, presenta degli errori, dei passaggi da migliorare per agevolare al meglio la lettura e non confondere il lettore, come ad esempio un distacco preciso tra il presente e i ricordi del passato, ma tutto questo non toglie nulla alla piacevolezza della lettura, alla bellezza del romanzo e del messaggio che l'autore ci regala.

Quanto è difficile decidere quando lasciano a te la scelta.”
(citazione tratta dal testo)

Un testo educativo che ho apprezzato moltissimo e che mi ha profondamente colpita e affascinata.
Un testo che consiglio di leggere per imparare a vedere oltre la superficie delle cose, soffermandoci sugli sguardi dei nostri ragazzi.
Aiutiamoli a trovare se stessi. Accettiamo le loro imperfezioni e i loro limiti. Confrontiamoci in un dialogo aperto e sincero, ne guadagneranno tutti: noi, loro e la società.

«Tu l'hai capito?»
«».
«Uno a zero per me allora. Missione compiuta.»
«Ma parlavi con lui o con me?»
«Io parlo con tutti e per tutti. Sono un gran chiacchierone. L'importante per me non è a quanti parlo, ma quanti mi ascoltano. Se tu mi hai ascoltato vuol dire che non ho sprecato fiato...»
(citazione tratta dal testo)


Buona lettura!



(Marianna Di Bella)

sabato 12 ottobre 2019

Recensione: "La signora dei funerali" - Madeleine Wickham

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Titolo: "La signora dei funerali"
Titolo Originale: "The Gatecrasher"
Autrice: Madeleine Wickham
Editore: Mondadori



Cosa fare per conquistare un uomo ricco appartenente all'alta società britannica?
Frequentare locali esclusivi, club di golf ecc?
No, niente di tutto questo. È tutto superato, passato di moda. Per conquistare quel genere di uomo basta seguire l'esempio di Fleur Daxeny. Quale? Imbucarsi ai funerali o alle veglie funebri e attirare l'attenzione dei ricchi vedovi perché, secondo la donna, sono più vulnerabili in quel momento. Uomini chiusi nel loro dolore, convinti che nessun'altra donna potrà mai eguagliare e prendere il posto della defunta moglie. Ed è proprio in questo particolare stato emotivo che la donna entra in azione con grazia, comprensione e frasi mirate in grado di attirare l'attenzione e la curiosità dei vedovi che si lasciano conquistare e svuotare il portafoglio. Sì, perché l'obiettivo della donna non è la conquista in sé, ma riuscire ad accumulare più denaro possibile, svuotando le carte di credito, svanire nel nulla e ricominciare di nuovo con un altro vedovo inconsolabile.

“Quelli che soffrivano davvero erano i bersagli più facili: gli uomini che non potevano neppure immaginare di potersi innamorare di nuovo, che giuravano di restare fedeli per sempre alla moglie defunta. In base all'esperienza di Fleur, tutto ciò significava che, quando si invaghivano di lei, si convincevano che doveva essere per forza vero amore.”
(citazione tratta dal testo)

Tutto sembra procedere per il meglio, tra una conquista e l'altra e tra una somma di denaro e l'altra, fino a quando sulla sua strada non compare Richard Favour. 
L'uomo ha perso da poco la sua adorata moglie, il suo amore per lei era puro e profondo, ma se ci fermiamo un attimo a valutare meglio la sua figura e il suo matrimonio, ci rendiamo conto che in realtà l'uomo non conosceva l'animo profondo della donna. Una moglie fredda, indifferente e poco amabile nei suoi confronti. Un tiepido interesse che l'ha portato a reprimere le sue emozioni e sensazioni, distaccandosi anche dal rapporto con i figli. Nonostante sia un uomo gentile e premuroso, non è attento, non riesce a vedere la verità nascosta dietro la maschera di finto perbenismo della moglie. Preferisce non vedere, piuttosto che rendersi conto delle problematiche dei figli, delle loro esigenze e dei loro reali sentimenti.

“Nel corso degli anni le emozioni avevano smesso di premere verso la superficie della sua aniima come una clada ondata di marea e si erano ritirate, cristallizzandosi in qualcosa di solido, concreto e ragionevole. E Richard stesso era diventato solido, conreto e ragionevole. Aveva imparato a tenere per sé le proprie sensazioni, a esaminare i propri pensieri spassionatamente e a dire solo la metà di ciò che pensava. Aveva imparato a sorridere quando avrebbe desiderato rifere di cuore, a schioccare la lingua quando avrebbe voluto urlare per la frustrazione e a controllare quanto più ossibile sia se stesso sia le sue folli idee.”
(citazione tratta dal testo)

Fleur riesce in poco tempo a conquistare Richard ma, in realtà è lui a conquistarla con i suoi modi gentili e premurosi...modi che la donna non ha mai conosciuto, perché ha sempre vissuto cercando di non legarsi a nessuno, usando le persone e vivendo senza tenere a debito conto delle emozioni altrui.
Cosa accadrà tra Richard e Fleur? Riuscirà la donna a cambiare, crescere e prendere coscienza degli altri?
A voi scoprirlo.
Il libro mi ha profondamente delusa. Mi aspettavo un romanzo frizzante, brillante e ricco di humour nel tipico stile dell'autrice che tutti conosciamo come Sophie Kinsella. Purtroppo, tra questa pagine non c'è nulla che la ricordi, anche solo vagamente, perché la storia è noiosa, banale, irritante e non mi ha lasciata nessuna emozione positiva. Ho provato solo tanta irritazione, noia, insofferenza e antipatia per la protagonista. Una donna che non ho apprezzato, di cui non condivido nulla dei suoi valori, del suo carattere e del suo atteggiamento verso gli altri. L'ho trovata una figura cinica, senza alcun valore morale, superficiale, antipatica che non prenderà mai coscienza dei suoi sbagli e non affronterà nessuna crescita psicologica e caratteriale all'interno del romanzo.
I personaggi, all'interno del libro, o sono cinici e amorali o stupidi e incapaci, nessuno emerge per interesse o simpatia.
L'autrice, pur mettendo al centro della storia l'alta società con i suoi stereotipi evidenziandone i rapporti superficiali, non riesce a emergere con una storia interessante e coinvolgente. La lettura è noiosa, pedante e ho fatto molta fatica a finire il libro.


“Sembrava che quella gente non si parlasse mai: non volevano romprere gli equilibri, davano quasi l'impressione di essere più disposti a perdere tutti i loro soldi puttosto che affrontare l'imbarazzo di un confronto diretto.”
(citazione tratta dal testo)

Il finale è scontato e frettoloso, come se l'autrice non sapesse più cosa scrivere e come porre la parola fine al testo, lo lascia aperto lasciando a noi lettori il compito di immaginare il seguito. Ma ciò che più di tutti ho mal tollerato è stato l'atteggiamento di Richard completamente preso da Fleur, neanche avesse 15 anni, ma completamente estraniato dalla realtà dei figli. Perferisce non vedere oltre la superficie, non fermandosi a conoscerli meglio per poi meravigliarsi delle loro problematiche, dei loro atteggiamenti, comportamenti e affermazioni.
Sono rimasta profondamente delusa da quest'autrice di cui ho sempre apprezzato la leggerezza, la freschezza e la sottile ironia con la quale evidenzia gli stereotipi e i luoghi comuni.
Peccato.
Buona lettura!!



(Marianna Di Bella)

giovedì 10 ottobre 2019

Recensione: "Piccoli limoni gialli" - Kajsa Ingemarsson

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Titolo: "Piccoli limoni gialli"
Titolo Originale: "Små citroner gula"
Autrice: Kaja Ingemarsson
Editore: Mondadori




Ci sono momenti nella vita in cui tutto sembra andare male, anzi no, malissimo. I problemi si susseguono uno dietro l'altro, spesso accavallandosi e creando ancora più confusione nella nostra esistenza. Ci sentiamo soffocare. Cerchiamo di trovare soluzioni veloci ed efficaci per dipanare la matassa e risolvere la situazione. E mentre siamo impegnati ad affrontare i problemi con forza e determinazione, accade qualcosa di cui neanche ci rendiamo conto: cambiamo.
Cambia il nostro modo di approcciarci alla vita.
Cambia il nostro modo di agire.
Cambiano i nostri desideri.
Cambiamo e cresciamo.
Spesso i problemi, gli sbagli, i cambiamenti ci aiutano a comprendere cosa vogliamo veramente dalla vita e cosa no, aiutandoci a prendere consapevolezza di noi stessi e della nostra crescita interiore.
Agnes, la protagonista del romanzo, si trova a vivere un momento particolare della sua esistenza, tutto ciò che ha creato e costruito sembra crollare, come un castello di carta, davanti ai suoi occhi.
Viene licenziata, dopo essere stata molestata dal suo datore di lavoro, il fidanzato la lascia con una telefonata e la fabbrica dove lavorano i suoi genitori, sta per chiudere, mandandoli in prepensionamento. Un momento delicato e difficile da affrontare e superare. Un momento che richiede forza di volontà e determinazione per rimettere in piedi la sua vita.
Agnes decide così, di ricominciare cercando un nuovo lavoro. La ragazza lavora da tempo nel campo della ristorazione. Ha iniziato come cameriera per acquisire, negli anni, competenze e professionalità, salendo vari livelli fino a ricoprire l'ambito ruolo di maitre di sala. Trovare lavoro non è facile, soprattutto per rivestire quel ruolo, fino a quando un suo vecchio amico, collega e cuoco le offre la possibilità di aiutarlo per l'apertura e la gestione del suo nuovo locale: “Piccoli limoni gialli”.
Cosa farà Agnes? Accetterà il nuovo lavoro? È realmente ciò che cerca?
E se...no, va bene non aggiungerò altro, perché sarete voi a decidere se continuare a leggere e scoprire la storia. Ciò che posso dirvi è che da questo romanzo mi aspettavo qualcosa di diverso, probabilmente una trama più frizzante, allegra e con più movimento.
La storia l'ho trovata scontata, stringata e in molti punti poco credibile. La scrittura è fredda, asettica e non mi ha lasciata nessuna emozione. All'interno del romanzo non ho trovato elementi che mi legassero alla trama o ai personaggi che ho trovato banali, poco caratterizzati e poco incisivi, in modo particolare la protagonista. Agnes è una ragazza insicura, irrisoluta e nel romanzo ha comportamenti contrastanti, passa dall'essere passiva e assertiva nei confronti dell'ex fidanzato, accettando da lui qualsiasi comportamento sempre pronta a perdonarlo, per poi diventare aggressiva verso il il tranquillo e pacato vicino di casa che non le ha fatto mai nulla di negativo. La ragazza non fa altro che criticarlo, soprattutto, riguardo ai suoi gusti musicali che trova insignificanti e brutti e...vi dico solo che stiamo parlando dei grandi della musica mondiale, alcuni delle vere e proprie icone, quindi potrete immaginare quanto sia strana e poco credibile.
La ragazza, nonostante i problemi, non ha un'effettiva e chiara crescita personale, sembra rimanere statica nelle sue posizioni, ferma al punto di partenza, al contrario del finale che, invece, è troppo veloce, frettoloso e deludente.
Un romanzo che non mi ha colpita in maniera positiva...peccato.
Buona lettura!


(Marianna Di Bella)

martedì 8 ottobre 2019

Review Party: "Questo amore sarà un disastro" - Anna Premoli





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romanzo, mdb, recensione, libri il nostro angolo di paradiso, amore l ibro
Titolo: Questo amore sarà un disastro
Autrice: Anna Premoli
Editore: Newton Compton Editori



Buongiorno lettori!
La settimana è iniziata da pochi giorni, ma lo stress non ci abbandona mai, quindi vi va di venire con me in un posto dove rilassarci e purificarci da negatività, nervosismo e affaticamento?
Bene, vestitevi comodi e partiamo alla volta di Stresa, sul Lago Maggiore. La nostra meta sarà un centro olistico, situato in un posto isolato che raggiungeremo a piedi, perché la strada è accidentata e non facilmente percorribile in auto. Una bella camminata che ci aiuterà a rilassarci e a prepararci a entrare nello spirito del nuovo romanzo di Anna Premoli.
Respirate profondamente e non distraetevi troppo perché...lo vedete quell'uomo vestito elegantemente che cammina davanti a noi? Lui è Edoardo Gustani, il protagonista maschile del libro, e anche lui sta cercando di raggiungere il casolare.
Perché? Bhe un attimo di calma e lo scoprirete.
Edorado vive a Milano e lavora nel ramo della finanza insieme ai due soci, si occupano di ristrutturare, rilanciare e rivendere partecipazioni. Sono bravi nel loro campo, soprattutto Edoardo, che ha dedicato la sua vita al lavoro, lasciando da parte la vita privata. Non crede nell'amore e nei legami sentimentali. È un uomo che si è fatto da solo, emergendo dalla periferia e raggiungendo in poco tempo il successo e la stabilità economica, grazie alla sua determinazione, intelligenza e al carattere forte.

Il mio percorso in salita, lungo ed estremamente faticoso, è quello che mi ha formato e mi ha insegnato a non mollare mai.”
(citazione tratta dal testo)

È un uomo scaltro, menefreghista, egoista, opportunista, sarcastico ma sempre vero, schietto e sincero, anche se inevitabilmente ferisce le persone. Il suo stile di vita è sbagliato, beve, fuma troppo e mangia male, ma a lui non importa perché vuole godersi ogni cosa fino alla fine.
Allora perché sta cercando di raggiungere il casolare “Il buon ritiro”? Ha deciso di cambare stile di vita, riequilibrando il suo stato fisico e mentale?
No. È qui per uno scopo ben preciso e naturalmente riguarda il suo lavoro.
Il suo obiettivo è riuscire a rilevare la maggioranza dell'azienda Health Green, ma per farlo deve convincere Elena Longo, la proprietaria del centro olistico e nipote delle azioniste della società. Senza l'approvazione della ragazza, le quattro donne non accetteranno l'accordo. Edoardo è deciso a tutto pur di raggiungere il suo obiettivo, le sfide per lui sono ossigeno e pane quotidiano. L'uomo è convinto di poter convincere la ragazza in poco tempo, ma quello che ancora non sa è che Elena gli darà del filo da torcere, perché è una donna altrettanto forte, determinata e combattiva.
Laureata in Farmacia, ha lavorato per anni nell'azienda di famiglia, accanto al padre, pronta a prendere il suo posto e a dirigerla negli anni futuri, ma il padre sceglie il fratello e questo sarà motivo di distacco e allontanamento della donna dalla sua famiglia. Decide, così, di voltare pagina e fondare il centro olistico, un luogo di pace e traquillità dove poter riposare, rilassarsi e ricaricare le energie fisiche e mentali.

...mi piace pensare che certe batoste arrivino per un valido motivo, oltre che per la fortificazione caratteriale.”
(citazione tratta dal testo)

Elena e Edoardo.
Due persone determinate e forti.
Due persone che non sanno che, una volta aperta la porta del centro, le loro vite cambieranno inesorabilmente...perché il destino ha deciso di giocare con loro, mettendoli di fronte a se stessi, alle loro paure ma, soprattutto, di fronte all'amore. E voi, cari lettori, sarete i testimoni di ciò che accadrà tra Elena e Edorado. Preparatevi a uno scontro verbale frizzante e sarcastico, perché i due ragazzi sapranno tenersi testa con intelligenza e arguzia, regalandoci momenti divertenti e pieni di ironia.
Anna Premoli torna con un nuovo romanzo e una nuova storia d'amore in grado di allietare le nostre ore di lettura, donandoci una storia leggera e piacevole, con spunti interessanti su cui riflettere.
La lettura è fluida, ad eccezione delle prime pagine, dove viene spiegato il complesso lavoro di Edoardo e le terminologie economiche e finanziarie riguardanti le acquisizioni e le varie società. Le spiegazioni e le varie terminologie risultano complesse e incomprensibili per chi non è del settore, rendendo difficile la lettura, rischiando in questo modo di annoiare il lettore. Superate, però, le prime pagine, il testo inizia a prendere ritmo e fluidità, trasportandoci in un romanzo divertente con quella punta di ironia che non guasta. I dialoghi e gli scontri tra i due protagosti, ad esempio, sono affilati, pungenti e pieni di brio.
Elena e Edoardo sono non solo i due protagonisti, ma anche le due voci narranti, coloro che ci accompagneranno all'interno della storia, alternandosi tra un capitolo e l'altro, permettendoci in questo modo di entrare nei loro pensieri, per comprendere al meglio le loro emozioni, paure ecc. i capitoli sono narrati in prima persona, e questo ci da l'idea di un racconto intimo e personale, mettendo a nudo se stessi e le proprie emozioni. In questo modo riusciamo a entrare in empatia con i personaggi, anche con Edoardo che risulta sin da subito egoista, antipatico e...sicuri che sia realmente così? O la sua è solo un'armatura per difendersi?
Quello che posso dirvi è che l'autrice è riuscita a descriverli bene, evidenziando non solo i pregi ma anche i difetti, i limiti e le paure rendendoli in questo modo credibili, veri e aderenti alla realtà.
La trama è semplice, leggera e piacevole, ma proprio per questo riesce a regalare momenti di serenità e tematiche su cui riflettere attentamente, come ad esempio la paura di lasciarsi andare ai sentimenti, lo stress psico-fisico, il ruolo delle donne nelle alte sfere dirigenziali ecc. L'autrice riesce ad alleggerire queste tematiche, giocando sottilmente con i luoghi comuni evidenziando il modo sbagliato di pensare delle persone, affrontando in questo modo i pregiudizi e gli stereotipi in maniera lieve e ironica.
Il romanzo è carino e piacevole e ha saputo regalarmi momenti sereni e divertenti.
A voi il piacere di scoprirlo.
Buona lettura.



Marianna Di Bella




(Gifted by) Ringrazio la Casa Editrice per la copia del libro

venerdì 4 ottobre 2019

Recensione: "The Chain" - Adrian McKinty

libro, recensione, mdb, libri il nostro angolo di paradiso, thriller, catena
Titolo: "The Chain"
Autore: Adrian McKinty
Editore: Longanesi





Cosa è disposta a fare una madre pur di salvare il proprio figlio?
Tutto.
Una madre farebbe di tutto, anche andare contro i propri princìpi e valori morali, o almeno è quello che accade a Rachel, la protagonista di questo thriller, quando la sua vita viene stravolta dalla chiamata di un utente sconosciuto che le comunica con voce alterata, gelida e arrogante che la sua unica figlia Kylie è stata rapita. Una telefonata che nessuno genitore vorrebbe ricevere. Un'esperienza che devasta l'anima, un dolore immenso e ingestibile che sale dalle viscere sconvolgendo ogni cellula del poprio corpo. L'istinto materno si attiva, il dolore si tramuta in rabbia e in quella forza che porta a fare qualsiasi cosa pur di riabbriacciare la propria figlia, e Rachel è disposta a tutto, così, ascolta scrupolosamente le regole che le vengono impartite per riavere sua figlia sana e salva a casa. Le regole dovranno essere seguite in maniera precisa e perfetta, ogni minimo sbaglio comporterebbe una punzione esemplare e...mortale.
Chi ha rapito Kylie?
La Catena. Un meccanismo che vive e si alimenta della disperazione delle persone, sfruttando l'amore che provano per i propri familiari portandoli a fare ciò che vogliono in cambio di denaro, tenendoli legati a sé per sempre.
Cosa dovrà fare Rachel per salvare sua figlia?
Rapire a sua volta un altro bambino e tenerlo in ostaggio, fino a quando i genitori non pagheranno il riscatto e così via in un circolo vizioso senza fine, o quasi. Beh ogni meccanismo ha il suo punto debole e scoprirlo vuol dire spezzare la catena ponendo fine a rampimenti insensati, ma non sarò io a svelarlo, a questo ci penserà Rachel o voi lettori se deciderete di continuare la lettura del libro. Lettura che personalmente non mi sento di consigliarvi per una serie di motivi, che piano piano cercherò di spiegarvi in questa recensione.
Le prime venti pagine, ad essere sinceri, sono coinvolgenti, piene di pathos e creano quel senso di ansia che incolla letteralmente alle pagine del libro. Le frasi sono brevi e ad effetto, inserite all'interno di capitoli altrettanto brevi che tengono con il fiato sospeso, ma superate le venti pagine tutto si sgonfia come un palloncino bucato e la storia si perde in situazioni poco credibili.
Un libro indicato come thriller dell'anno si rivela, invece, come un testo infarcito di luoghi comuni, stereotipi, situazioni assurde che non aderiscono alla realtà, atteggiamenti contrastanti dei personaggi, temi accennati e mai affrontati in maniera seria e approfondita, costruzione psicologica dei personaggi inesistente etc., ma andiamo con ordine e analizziamo le cose.
Adrian McKinty ha adottato uno stile narrativo minimalista, forse troppo, utilizzando frasi brevi che però non tengono il ritmo fino alla fine della storia. Lo stile breve e stringato non permette di analizzare nulla, solo di sorvolare superficialmente su avvenimenti e tematiche limitandosi ad elencarli e adattandoli allo stile narrativo serrato, ma non tutto può essere narrato e affrontato in questo modo. Per alcuni argomenti ci vuole più attenzione, e analizzarli in maniera approfondita avrebbe significato dare un'impronta diversa, dinamica e incisiva alla storia, sviluppandola in maniera più accattivante e interessante, dando spunti di riflessione seri e importanti, come ad esempio l'utilizzo e l'influenza dei social media nella vita quotidiana delle persone. Un tema attuale a cui tutti i lettori avrebbero potuto rispecchiarsi, aiutandoli a vedere con occhio diverso la nuova realtà virtuale. Putroppo l'autore non approfondisce nulla, lasciandosi scappare delle buone opportunità per inseguire altre tematiche interessanti e dimenticarsene dopo due secondi, inseguendone altre in una corsa inutile e superficiale.
Il testo è intriso di luoghi comuni e stereotipi che non ho gradito. Non capisco perchè si debba costruire una storia o i personaggi basandosi su stereotipi che non aggiungono nulla, al contrario rendono il libro approssimativo e banale, e in questo testo gli stereotipi si succedono a ogni pagina: il marines che deve essere per forza rappresentato come una persona traumatizzata, altrimenti come soldato non vale nulla; le donne o sono superficiali e dedite alla cura di se stesse oppure fredde, distaccate e un po' anaffettive. I bambini sono senza cervello che non hanno problemi a stare con estranei e il rapimento è vissuto come una vacanza a Disneyland. Le famiglie se sono ricche, automaticamente sono anche superficiali, leggere e poco attente ai figli, mentre se sono ad un livello sociale più basso allora possono avere comportamenti devianti.
Utilizzare stereotipi è sinonimo di chiusura mentale e non si può pensare di costruire un personaggio sulla base di questi presupposti, perché ne limita la costruzione psicologica e non risultano veri e rispondenti alla realtà. In questo thriller, infatti, manca completamente la parte psicologica di tutti i personaggi ed è un grave mancanza che incide sulla storia, perché non aiuta a comprendere i loro pensieri, l'elaborazione del dolore, le azioni e gli stati d'animo che stanno vivendo. È importante per il lettore, e per questo genere di libro, capire i meccanismi mentali che si attivano nei personaggi per avere un quadro completo ed esaustivo della storia, invece, ci ritroviamo persone inattendibili con pensieri contrastanti, come ad esempio la protagonista che risulta fredda, distaccata, antipatica, senza sentimenti e inverosimile nel suo ruolo di madre e donna.
Le situazioni descritte nel testo sono surreali e improbabili, ad esempio come si fa a rapire un bambino su una sedia a rotelle e nessuno vede nulla? Come si fa a non avere reazioni emotive tenendo tra le braccia una bambina che sta per morire? Come si fa a dormire beatamente con il cellulare scarico, sapendo che tua figlia è stata rapita e che l'unico mezzo di comunicazione con i rapitori è proprio il cellulare? Questi sono solo alcuni esempi di situazioni inverosimili e non aderenti alla reltà, che diventano sempre più surreali man mano che si procede nella lettura. Se nella prima parte del libro tutto avviene in maniera veloce, nella seconda parte gli avvenimenti rallentano e si cade nel ridicolo con un evolversi della storia che non ha senso. Il registro narrativo cambia completamente, sembra di leggere due storie completamente diverse. Due storie slegate con grossolani errori di traduzione, che sviano sul reale significato di alcune frasi e parole, compromettendo la lettura.
Peccato perché la storia era originale, ma l'autore non ha saputo sviluppare al meglio la trama, probabilmente avrebbe dovuto lasciare il testo come racconto, perché considerata la brevità  non avrebbe avuto problemi nel costruire una storia più reale e concreta. Scegliendo il  il romanzo, invece, ha dato l'idea di non sapere come muoversi, inserendo elementi e avvenimenti senza alcuna logica narrativa.
Un'occasione sprecata.
Ve lo consiglio? No, ma come sempre a voi la scelta.
Buona lettura!



(Marianna Di Bella)