venerdì 31 gennaio 2020

Recensione: "L'ombra del vento" - Carlos Ruiz Zafón

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Titolo: L'ombra del vento
Titolo Originale: La sombra del viento
Autore: Carlos Ruiz Zafón
Editore: Mondadori




Barcellona, 1945.
In una calda mattinata estiva, due persone si aggirano tra le strade di una città ancora addormentata. Un adulto e un ragazzino. Un padre e un figlio in cammino verso un posto magico e ricco di fascino e mistero. Daniel Sempere, il nostro protagonista e suo padre.
Daniel ha solo 11 anni e un vuoto enorme, un grido muto che riecheggia nella sua anima: il dolore per la perdita della madre avvenuta anni prima, ma che ancora lo fa soffrire terribilmente. Quella stessa mattina, si sveglia turbato e angosciato perché non ricorda più il volto della mamma, così, il papà, per cercare di distrarlo e aiutarlo, lo porta in un luogo sconosciuto a molti, ma non ai librai di Barcellona: il Cimitero dei libri dimenticati. Un luogo magico, pieno di fascino che racchiude e custodisce al suo interno migliaia di libri sottratti all'oblio.

Questo luogo è un mistero, Daniel, un santurario. Ogni libro, ogni volume che vedi possiede un'anima, l'anima di chi lo ha scritto e l'anima di coloro che lo hanno letto, di chi ha vissuto e di chi ha sognato grazie a esso. Ogni volta che un libro cambia proprietario, ogni volta che un nuovo sguardo ne sfiora le pagine, il suo spirito acquista forza.”
(citazione tratta dal testo)

Tradizione vuole che chi visita per la prima volta il posto, deve scegliere un testo e adottarlo, impegnandosi a custodirlo per sempre.
Daniel è affascinato da quel luogo, pieno di corridoi e scaffali colmi di libri. Scegliere è difficile, se non impossibile, fino a quando qualcosa non attrae il suo sguardo, un libro rilegato in pelle color vino che sporge da un ripiano. Il libro è “L'Ombra del vento” di Julián Carax. Daniel non conosce l'autore, ma è attratto dal testo, cosi, lo prende e lo porta via con sé.

Presi il libro e lo sfogliai con cautela: le sue pagine palpitarono come le ali di una farfall a cui viene restituita la libertà, sprigionando una nuvola di polvere dorata.”
(citazione tratta dal testo) 

Il ragazzino viene completamete rapito dalla bellezza della storia ed è talmente incuriosito che vuole leggere tutti gli altri testi scritti dall'autore ma, la sua ricerca sarà lunga e difficile perché scoprirà di possedere l'unica copia sopravvissuta a un incendio che ha distrutto e bruciato tutti i libri di Julián Carax. Inoltre, un alone di mistero aleggia intorno alla figura dello scrittore. Chi è? Perché pubblica in Francia, pur essendo spagnolo? Perché qualcuno ha bruciato tutte le copie dei suoi romanzi?
Daniel è incuriosito e affascinato dalla figura enigmatica dell'autore e vuole saperne di più, ma non è facile riuscire a trovare il giusto canale informativo, districandosi tra false informazioni e storie inventate, e trascorreranno anni prima di venire a sapere che Carax...e no, mi fermo qui e lascerò a voi il piacere di continuare la lettura del romanzo, seguendo Daniel nelle sue ricerche. Probabilmente molti di voi avranno già letto questo romanzo ma, ci sono molte altre persone che devono ancora scoprire questa storia affascinante e coinvolgente.
Questa per me non è la prima lettura del romanzo, ricordo di averlo letto qualche anno dopo che venne pubblicato e me ne innamorai all'istante, affascinata dalla storia, dai personaggi, dalla trama, dai misteri ecc. A distanza di molti anni, eccomi di nuovo qui in sua compagnia, questa volta con un'edizione diversa e una nuova veste grafica che mi hanno dato la spinta per riaprire il testo, lasciando volare le parole di Carlos Ruiz Zafón.
Parole che, librandosi nell'aria, creano un clima coinvolgente, ammaliando il lettore, avvolgendolo e legandolo a sé dalla prima all'ultima riga, lasciandolo sfogliare le pagine con estremo piacere e interesse catturando la sua attenzione e facendolo innamorare lentamente. Una storia d'amore lunga 400 pagine, dove il mistero, l'amore, il rimpianto, l'amicizia, il dolore e la gelosia si intrecciano e si rincorrono tra le strade di una Barcellona decadente, maliconica, incastonata in diversi periodi storici: gli anni della dittatura franchista, la guerra civile e gli anni '40 e '50.
Carlos Ruiz Zafón ha uno stile narrativo che affascina, lo trovo coinvolgente ed emozionante, in modo particolare i dialoghi, i personaggi, l'ambiente sociale, le descrizioni particolareggiate e minuziose che permettono di entrare nel testo e sentirsi parte attiva del romanzo, sentendo sulla propria pelle quel senso di solitudine e assenza che aleggia nel romanzo. Attraverso le sue descrizioni, l'autore ci fa vivere immersi in una Barcellona diversa dalla città turistica che siamo abituati a conoscere, catapultandoci negli anni '40 e '50, facendoci respirare l'atmosfera gotica che aleggia in ogni strada e vicolo, svelandoci una duplice identità: ricca ed elegante, contrapposta a una versione cupa e nostalgica. Duplicità che la rendono ancora più affascinante e ammaliatrice, avvolgendoci nella sua aurea misteriosa, nebbiosa che cela tra le sue strade storie di dolore, sofferenza, amore e passione.
La trama è coinvolgente, misteriosa, emozionante e non perde mai di interesse, nonostante la narrazione si divida tra due piani temporali e tra le storie di Daniel e Julián che potrebbero destabilizzare e confondere il lettore. Ma l'autore è riuscito a tenere la storia e il parallelismo tra i due personaggi, destreggiandosi in maniera semplice ed equilibrata tenendo il filo narativo e non perdendo di credibilità e interesse; riuscendo a gestire bene i diversi cambi di punti di vista e di tempo, mantenendo un intreccio narrativo equilibrato e avvincente.
I personaggi sono costruiti e delineati in maniera minuziosa ed esaustiva e l'autore non tralascia nulla del loro aspetto psicologico, evidenziandone pregi, difetti, manie, paure, rendendoli completamente vivi agli occhi del lettore, tanto da percepirli e viverli come amici di vecchia data.
Fermín Romero De Torres è il personaggio che emerge e attira l'attenzione del lettore grazie alla sua sottile ironia, al suo senso dell'umorismo, del dovere, della giustizia e al valore dell'amicizia che lo lega in maniera indissolubile alla famiglia Sempere. Fermín è il personaggio che mi ha letteralmente conquistata in ogni sua mania e alternarsi di stati d'animo. Una figura in grado di allegerire alcune parti del romanzo, stemperando l'atmosfera, a volte troppo cupa e seria, grazie alla sua sottile ironia. Un uomo profondo, legato a valori importanti e con un passato fatto di torture e sofferenza. Un uomo risolutivo in molte situazioni, un amico sincero, attento, protettivo, un faro nella vita di Daniel e per noi lettori, perché riesce a guidarci all'interno della trama pur rimanendo, molto spesso, in disparte.
Lo stile narrativo è fluido, pacato e l'autore riesce con eleganza e finezza a trattare molti argomenti interessanti, seri, regalandoci positività, purezza di sentimenti ma anche esempi della brutalità dell'uomo.

Il tempo mi ha insegnato a non perdere mai la speranza ma anche a non farvi troppo affidamento, perché è vanitosa e crudele, senza consapevolezza.”
 (citazione tratta dal testo)

L'autore riesce a regalarci metafore di vita importanti, perché la ricerca di Daniel è soprattutto la metafora della ricerca di se stessi e del senso della propria esistenza, ed è ciò che avviene tra le strade di Barcellona e tra i diversi personaggi. Una continua ricerca di sé, del proprio essere più profondo attraverso eventi e avvenimenti che li vedono protagonisti e li porteranno a conoscere i propri limiti, le proprie paure e sentimenti. Una ricerca che condurrà anche noi lettori a esplorare il nostro animo e le vie di Barcellona inseguendo Daniel, Juliàn, Fermín, imparando a dare il giusto peso al valore dell'amore, dell'amicizia, riconoscendo e affrontando quel senso di solitudine e assenza che si respira nel testo per le persone amate e perse ma, soprattutto, impareremo che i rimpianti e la gelosia corrodono l'anima rendendola sterile e solo l'amore e l'amicizia rendono la vita degna di essere vissuta con tutti i suoi alti e bassi.

...continuiamo a vivere nel ricordo di chi ci ama.”
(citazione tratta dal testo) 

Cercate il vostro libro, custoditelo gelosamente e segretamente e poi lasciate che la vita vi avvolga l'anima e il cuore, lasciando fuori rimpianti e tormenti.

Bea sostiene che leggere è un'arte in via di estinzione e che i libri sono specchi in cui troviamo solo ciò che abbiamo dentro di noi, e che la lettura coinvolge mente e cuore, due merci sempre più rare.”
(citazione tratta dal testo) 

Vivete e...buona lettura!!




(Marianna Di Bella)



(Gifted by) Ringrazio la Casa Editrice per la copia del libro.

mercoledì 29 gennaio 2020

Recensione: "Hans Mayer e la bambina ebrea" - Eleonora E. Spezzano

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Titolo: Hans Mayer e la bambina ebrea
Autrice: Eleonora E. Spezzano
Editore: Bonfirraro Editore





Varsavia, 1941.
Hans Mayer è un giovane ufficiale tedesco della Wermacht. Il suo lavoro consiste nel raccogliere le denunce contro le famiglie ebree clandestine, trovarle e arrestarle, portarle nel ghetto oppure sui treni per essere deportate nei lager.
Il ragazzo è scorbutico e intollerante a qualsiasi conversazione e non apprezza, in modo particolare, i giovani soldati che considera freddi e senza cuore, mentre lui non riesce più a gestire la tensione e i sentimenti contrastanti che prova di fronte agli arresti e ai plotoni di esecuzione. Sensazioni a cui non riesce a dare una giusta collocazione e spiegazione, vive in costante squilibrio tra il dovere di soldato che difende la patria e i suoi ideali che sono stati repressi e soffocati a soli 19 anni, quando il padre lo costringe ad arruolarsi nell'esercito tedesco. Pur rispettando la sua patria, non approva completamente il modo di ragionare e le decisioni prese dalla politica e dall'esercito nei confronti della comunità ebraica.
Una sera, dopo l'ennessimo arresto, trova Marie, una bambina ebrea di 3-4 anni, sola e in cerca dei suoi genitori. Dove sono finiti? Sono stati arrestati? Com'è riuscita, Marie, a sfuggire al controllo dell'esercito tedesco?
Hans vorrebbe consegnarla in caserma ma qualcosa lo fa desistere, decidendo di ospitarla a casa sua per la notte. Il ragazzo è colpito dalla bambina e questo lo porterà ad affezionarsi e decidere di nasconderla in casa sua e salvarla. Riuscirà nel suo intento?
Una cosa è certa, da questo momento la storia prende corpo e il romanzo ha inizio in un susseguirsi di riflessioni personali e intime di Hans, una serie di fughe, e ricordi del passato che ci aiuteranno a comprendere meglio il suo carattere e la sua vita, presentandoci un Hans completamente diverso e con ideali opposti rispetto a quelli a cui è costretto a seguire come ufficiale. Purtroppo, tutto questo non ha reso il romanzo all'altezza delle mie aspettative, infatti, ho trovato molte cose che non ho apprezzato, tollerato e discordanti con il periodo storico trattato.
L'autrice, Eleonora E. Spezzato ha solo 14 anni e ha affrontato un tema non facile da gestire e raccontare. Ci tengo a precisare che, durante la lettura, non mi sono lasciata influenzare dalla giovane età dell'autrice e mi sono concentrata completamente sulla storia, lo stile, la costruzione del romanzo, la credibilità della trama e l'aderenza alla realtà dell'epoca. Gli elementi che sorreggono il romanzo ci sono ma, dal mio punto di vista, sono stati sviluppati con leggerezza e in alcuni punti anche in modo approssimativo.
Spiego meglio cosa non ho apprezzato del testo.
Quando si decide di scrivere un libro affrontando un periodo storico importante, ricco di avvenimenti e dal forte impatto emotivo, occorre studiare il tema e il contesto trattato in maniera approfondita e conoscere bene la Storia, altrimenti si rischia di risultare poco credibile nell'esposizione dei fatti e degli eventi. In questo caso molti avvenimenti sono stati affrontati in maniera troppo leggera, spesso sorvolando su alcune situazioni fondamentali per l'evolversi della trama o risolvendo alcune questioni importanti con superficialità e in maniera frettolosa. Ad esempio: può un ufficiale tedesco pensare di nascondere una bambina ebrea senza avere un piano di azione e di fuga nel caso in cui venga scoperto? Può un ufficiale della Wermacht non conoscere i posti di blocchi posizionati dal suo esercito? Può fuggire in Svizzera e nel giro di un anno diventare cittadino svizzero, fare soldi e comprare subito casa? Non esisteva la polizia di confine, i centri di detenzione o i campi dove venivano tenuti prigionieri coloro che entravano in maniera clandestina e senza alcun permesso?
Il romanzo è narrato in prima persona e questo ci permette di comprendere meglio il protagonista, conoscendo i suoi pensieri, le sue emozioni e i tormenti che lo perseguitano, ma ho trovato il linguaggio nei dialoghi troppo giovanile e moderno, non coerente con l'epoca e il contesto storico.
Mi aspettavo un romanzo incentrato principalmente sul rapporto tra un nazista e una bambina ebrea, con tutte le problematiche che questo rapporto poteva portare con sé, invece, c'è poca interazione tra i due protagonisti, ma il rapporto si fa stretto e intenso in maniera frettolosa, quando in realtà sappiamo che per poter instaurare un rapporto del genere occore una conoscenza profonda, tempo e fiducia reciproca. La bambina si affeziona subito e non sente mai la mancanza della mamma. Una bambina ebrea costretta a fuggire, vivere nel terrore delle persecuzioni e dell'odio riesce a vivere serena e tranquilla senza riportare traumi psicologici. No. Non si può affrontare questo tipo di emozioni e sensazioni in maniera superficiale, occorrono maturità emotiva, un'esperienza di vita più ampia e uno studio più approfondito sulle dinamiche della psicologia altrimenti si rischia di creare un'immagine superficiale, stereotipata, e un romanzo leggero e poco incisivo.
C'è una cosa che proprio non ho tollerato: la battaglia con il cibo che avviene tra il protagonista e Victoria. Non in un periodo di guerra, quando il cibo era razionato e la gente aveva difficoltà a trovare qualcosa da mangiare, dopo aver trascorso ore in fila davanti ai negozi per un pezzo di pane o carne, che a malapena bastavano per un pranzo o una cena.
Un romanzo con un tema così importante, serio, drammatico non può affrontare alcune questioni in maniera leggera, debole, senza pathos o intensità e senza uno studio approfondito.
Eleonora E. Spezzano ha buone potenzialità narrative, fantasia, creatività e forza di volontà nell'affrontare un libro così impegnativo, ma è ancora acerba nel tratteggiare le emozioni, la costruzione psicologica di tutti i personaggi, i momenti drammatici, l'evolversi di alcuni eventi e soluzioni e nell'affrontare alcuni tematiche. Sono convinta che con gli anni imparerà a destreggiarsi tra tutti questi elementi, trovando la giusta collocazione e la sua strada.
Come sempre vi ricordo che questo è il mio personale punto di vista e lascio a voi il piacere di scoprire la storia.
Buona lettura.



(Marianna Di Bella)


(Gifted by) Ringrazio la Casa Editrice per la copia del libro.

venerdì 24 gennaio 2020

Recensione: "Anni spezzati" - Lia Tagliacozzo; Lia Frassineti

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Titolo: Anni spezzati
Autrici: Lia Tagliacozzo - Lia Frassineti
Editore: Giunti Progetti Educativi
Età di lettura: da 12 anni




Esistono storie che entrano nelle nostre vite con la forza dirompente di un uragano. Investono chiunque si trovino davanti con la loro potenza, lasciando dietro di sè segni incancellabili e profondi. Cicatrici indelibili che segnano la nostra anima, aiutandoci a comprendere la realtà di alcuni avvenimenti, costringendoci a guardare direttamente in faccia il problema e ad affrontarlo, impedendoci di indietreggiare o voltare il viso e lo sguardo da un'altra parte.
Poi ci sono storie più silenziose, intime e apparentemente semplici. Storie che entrano in punta di piedi, quasi timorose di essere scoperte e conosciute. Arrivano in silenzio, con una sorta di pudore e timidezza che le fa sembrare innocue, ma lentamente entrano nell'animo umano, penetrando in ogni cellula del corpo e stabilendosi in maniera definitiva, lasciando sensazioni ed emozioni difficili da dimenticare. Emozioni dolorose, intense, belle e potenti. Storie che aspettano pazientemente che l'individuo metabolizzi il loro reale significato, lasciandolo riflettere sulle dinamiche della vita, su quando sia spesso difficile e doloroso, soprattutto, quando l'uomo ne è il protagonista con azioni malvalgie, orrende e cruente, come lo sterminio degli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale.
Un genocidio epocale che, ancora oggi, lascia esterrefatti dalla violenza e dalla freddezza con cui milioni di persone sono state uccise in maniera sistematica per un odio razziale inconcepibile e incomprensibile.
Un genocidio che non può e non deve essere dimenticato e lasciato tra le pagine dei libri di storia, deve essere ricordato costantemente perché non si ripetano gli stessi errori e orrori.
“Anni Spezzati” è un testo scritto per i ragazzi e custodisce in sé storie silenziose, intime, profonde e dolorose. Storie che aiutano le nuove generazioni a prendere coscienza, non solo di un periodo storico importante, ma della crudeltà dell'uomo e dell'importanza del rispetto e della tolleranza verso l'Altro.
Il libro fa parte di un progetto educativo promosso dalla comunità ebraica di Roma e pubblicato dalla casa editrice Giunti. Il testo custodisce quattro racconti. Quattro storie vere di uomini, donne e ragazzi che in quegli anni hanno vissuto sulla propria pelle la persecuzione razziale. Quattro storie appassionanti con quattro punti di vista diversi che danno un quadro sufficientemente esaustivo del periodo storico e delle emozioni dei protagonisti. Storie di famiglie spezzate, rovinate, salvate. Storie che raccontano gli orrori di quegli anni, e lo fanno con un linguaggio semplice ma al tempo stesso potente, doloroso ed emozionante.
Il libro è delicato, garbato nel linguaggio e nello stile narrativo. Una narrazione che non cade mai nella trappola del pietismo, al contrario, racconta con lucida semplicità storie vere ed emozionanti.
Nel primo racconto il protagonista è Pietro Terracina, che all'epoca del rastrellamento degli ebrei a Roma, nel 1943, aveva sedici anni e venne deportato in un campo di sterminio nazista. Pietro è tra i pochi che torna vivo a Roma e negli anni frequenterà le scuole raccontando alle nuove generazioni la sua storia perché conoscano un capitolo di storia importante e imparino ad essere cittadini migliori, a rispettare l'Altro, a non commettere gli stessi errori dei loro nonni e padri. Pietro racconta la sua storia perché le nuove generazioni e il mondo intero non dimentichino l'orrore che lui, la sua famiglia e milioni di ebrei hanno vissuto.
È l'incontro tra Pietro e un giovane adolescente che segnerà questo racconto e lo renderà emozionante, perché il ragazzo, costretto a intervistarlo per un progetto scolastico, imparerà a conoscere meglio se stesso e il mondo. L'incontro lo metterà di fronte alla vita e alle sue reali problematiche, prendendo coscienza di sé e del genere umano, riscoprendo il rispetto verso l'altro. In poche pagine il passato e il presente si incontrano in un dialogo aperto, delicato, semplice. Un incontro che darà vita al libro e aprirà la strada ai racconti che seguiranno nel testo. Storie accompagnate da disegni che evidenziano gli elementi e i personaggi protagonisti di ogni racconto.
Un libro intenso ed emozionante che vi consiglio di leggere da soli e insieme ai vostri ragazzi, perché è importante e vitale ricordare, per cercare di costruire una società più tollerante e rispettosa dei diritti umani.
Buona lettura!!




(Marianna Di Bella)

mercoledì 22 gennaio 2020

Recensione: "Mathilda" - Mary Shelley

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Titolo: "Mathilda"
Autrice: Mary Shelley
Editore: Darcy Edizioni





1819.
In un'ampia e isolata brughiera è situato un piccolo cottage abitato da una giovane donna trasferitasi anni prima perché desiderosa di vivere sola e lontana dal resto del mondo. Lei è Mathilda, la nostra protagonista, una ragazza che ha scelto volontariamente la solitudine, allontanando qualsiasi compagnia. Tiene tutti lontani dalla sua vita, farli avvicinare troppo vorrebbe dire entrare in confidenza rischiando di far trapelare un segreto orribile, doloroso e angosciante che custodisce nel suo cuore e nella sua anima.

“Chi può essere più solitario anche in mezzo alla folla, di colui la cui storia e i sentimenti continui e i ricordi che ne derivano sono ignoti a qualsiasi anima vivente? C'era un orrore troppo profondo nel mio racconto per confidarlo. Ero sulla terra l'unica depositaria del mio segreto. Potevo dirlo ai venti e alle deserte brughiere, ma mai ai miei simili, né a parole né con sguardi dare credito alla più piccola congettura sulla terribile realtà, dovevo ritirarmi prima dagli sguardi dell'uomo per timore che leggere la colpa di mio padre nei miei occhi vitrei: dovevo tacere per timore che la mia voce incerta tradisse inimmaginabili orrori.”
(citazione tratta dal testo)

Arriva un momento nella vita in cui bisogna fare i conti con il proprio passato, affrontando il dolore e la paura che tengono in ostaggio la nostra esistenza e per Mathilda è giunto quel momento.
La donna non sta bene, sta per morire e questa condizione la mette di fronte a se stessa decidendo di svelare ciò che porta con sé, a colui che rimane ed è il suo unico e vero amico. L'unica persona a cui ha permesso di entrare nella sua vita, accostandosi alla sua anima e al suo cuore, riponendo in lui fiducia e rispetto. Mathilda decide così di scrivere una lunga lettera in cui racconta la sua vita fatta di dolore, tormento e vergogna.
La giovane donna non ha mai conosciuto la mamma, morta dandola alla luce, questo evento drammatico ha segnato profondamente la sua esistenza e quella della sua famiglia, infatti, il padre non riuscendo a superare il dolore per la perdita dell'amata e adorata moglie, abbandona la figlia alla sorella e parte, girando per il mondo senza una meta o destinazione precisa. L'uomo vuole fuggire dal dolore che lo sta consumando e crede che allontanarsi dalla sua casa, dalla figlia e dalla famiglia possa aiutarlo a mitigare il suo lutto.
Mathilda cresce con la zia, una donna fredda e scostante che, purtroppo, non le regalerà l'amore e l'affetto che merita ogni bambino. La ragazza cresce, così, nella solitudine ma tutto sommato è felice. Intorno ai 16 anni il padre torna nella sua vita e questo la riempie di immensa gioia. I due cercheranno non solo di costruire un rapporto genitore/figlia ma anche di recuperare il tempo perduto, facendo progetti, confidandosi, creando un legame, fino a quando qualcosa non cambia in maniera drastica e drammatica le loro esistenze.
La forte somiglianza della ragazza con la defunta madre, spinge il padre a provare molto più di un semplice affetto tra padre e figlia, insinuandosi in lui un sentimento perverso, sbagliato e...qui mi fermo perché il racconto è molto breve e continuare vorrebbe dire svelarvi tutta la storia, e sarebbe un peccato perché mi piacerebbe che scopriste da soli il resto della trama.
Quindi mi fermo qui, ma voi prendete il libro e immergetevi tra le sue pagine, lasciandovi catturare dalle parole di una grande autrice: Mary Shelley. La donna ha scritto con maestria e bellezza, un romanzo tormentato e doloroso. Un testo sconosciuto e rimasto inedito per molti anni ma che, fortunatamente, riscopriamo e apprezziamo grazie al lavoro di alcune e interessanti case editrici.
Il romanzo è breve e scritto in prima persona creando, in questo modo, una confidenza intima e personale tra la protagonista e il lettore, perché leggere i pensieri e i sentimenti della ragazza crea un legame empatico e profondo, aiutando il lettore a immedesimarsi nel suo tormento e a comprendere al meglio la sua storia e il suo dramma. L'autrice tratteggia perfettamente il lato emotivo e psicologico di Mathilda facendo emergere quel senso di colpa che l'accompagnerà per il resto dei suoi giorni.

“Mi credevo contaminata dall'amore innaturale che avevo ispirato e che ero una creatura maledetta e bandita dalla natura.”
(citazione tratta dal testo)

Bellissime le descrizioni dell'ambiente e della natura circostante. Una natura bella, piena di luce e sole quando evidenziano i momenti di grande felicità, serenità e libertà della ragazza, per cambiare completamente e trasformarsi in un ambiente opprimente, ostile, selvaggio e cupo sottolineando il momento di grande drammaticità, dolore e tragedia. Una variazione che segna, inoltre, il cambiamento del ritmo narrativo e della storia, creando nel lettore quel senso di angoscia che vive la ragazza.
Mary Shelley riversa in questo romanzo molti elementi autobiografici, scritto in un periodo doloroso della sua vita, dopo aver perso il marito e i figli, due lutti che hanno segnato la sua anima e le pagine del testo facendo emergere la sofferenza dell'animo umano. L'autrice dà voce alla propria anima tormentata e al dolore, rivelando la sua profondità spirituale, dopotutto la donna non ha paura di esprimere se stessa, le sue emozioni, sensazioni, i suoi sentimenti e il senso di angoscia e tormento che prova. In questo testo, infatti, affronta un tema inusuale e inedito per l'epoca. Un tema scottante. L'amore perverso e malato di un padre verso la propria figlia ma anche la ricerca della morte come salvezza della propria anima.
Se avete letto Frankestein non potete rimanere indifferenti di fronte a questo racconto. Due romanzi diversi per storia e personaggi, ma profondi nei temi trattati e nelle riflessioni che lasciano nell'animo del lettore. Un classico che vi consiglio di leggere e scoprire.

“Solo nella solitudine sarò me stessa...”
(citazione tratta dal testo)

Buona lettura!!


(Marianna Di Bella)
  


(Gifted by) Ringrazio la traduttrice per la copia del libro.

lunedì 20 gennaio 2020

Recensione: "Alto come un vaso di gerani" - Giacomo Poretti

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Titolo: "Alto come un vaso di gerani"
Autore: Giacomo Poretti
Editore: Arnoldo Mondadori Editore



Ci sono romanzi che entrano casualmente nelle nostre vite, alcuni per curiosità, altri grazie al passaparola di amici e conoscenti che ci consigliano la lettura. Il mio incontro con il testo di Giacomo Poretti è stato casuale e per certi versi inaspettato. Comprato diverso tempo fa, ho atteso a lungo prima di leggerlo, fino a quando non è scattata quella molla che mi ha spinta a guardare la libreria e sceglierlo senza dubbi o perplessità.
Aprirlo e leggerlo è stato come sfogliare un vecchio album dei ricordi, ricco di foto in bianco e nero, testimoni silenziose di un passato carico di nostalgia e di momenti particolari e intensi della nostra vita. Un album intriso di emozioni e sensazioni che scaldano il cuore e ci fanno chiudere gli occhi per tornare indietro nel tempo, a quegli anni e a quei momenti che hanno segnato la nostra anima e la nostra esistenza.
Giacomo Poretti ha aperto il suo personale album dei ricordi e ci ha regalato momenti particolari della sua infanzia, adolescenza e vita adulta. Ci ha donato parte della sua esistenza attraverso aneddoti dolceamari che ci hanno permesso di comprendere meglio la sua persona e il suo passato. Attraverso le sue parole ripercorriamo la sua infanzia, ma l'autore lo fa con una delicatezza e sensibilità tali da toccare l'anima, facendo emergere, al tempo stesso, i nostri ricordi personali.
L'autore apre il cassetto dei ricordi stipato di emozioni, sensazioni sopite per anni, permettendoci di sbirciare al suo interno e di avventurarci nel suo passato coinvolgendoci nelle sue storie personali e familiari.

“La vita l'ho sentita molto intensamente nel mio corpo, a volte fin troppo intensamente, quasi da provare dolore.”
(citazione tratta da libro)

Il libro è diviso in quattro parti, le quattro stagioni dell'anno che simboleggiano le quattro età della vita, dall'infanzia all'età adulta. Ed è proprio dall'infanzia che il testo prende vita, quando il piccolo Giacomo, a soli quattro anni, viene mandato in colonia per respirare aria di mare.
Un'infanzia povera ma dignitosa, vissuta nel piccolo centro di Villa Certosa dove la vita scorre lenta tra il lavoro nelle fabbriche e il rapporto con la comunità. Siamo negli anni Sessanta e l'Italia sta per affrontare il cambiamento del boom economico, dove tutto cambierà in maniera radicale dal lavoro, alla scuola, ai rapporti interpersonali, alla vita comunitaria ecc.
L'autore segnerà ed evidenzierà questi passaggi attraverso i suoi ricordi, narrando aneddoti che meglio sottolineano questi momenti, come ad esempio i pomeriggi trascorsi a giocare a calcio nell'oratorio della chiesa parrocchiale, l'adolescenza segnata dalla frequentazione dei bar che rappresentavano un rito di passaggio dall'infanzia all'età adulta. Le prime fasi di ribellione, dalla musica alle prime manifestazioni politiche, oppure il trasferimento nella grande città dove, purtroppo, si perde il contatto umano con le persone. Qui l'autore porrà le basi della sua vita professionale e personale: si innamorerà, costruirà la sua famiglia e conoscerà Aldo e Giovanni che non saranno solo dei semplici colleghi di lavoro.

“Dicono che tutti noi, a un certo punto della vita, sentiamo una voce dentro che ci spinge via da dove siamo nati; per qualcuno, o forse per tutti, la voce ha grandi progetti, il problema è capire quello che la voce ti dice.”
(citazione tratta dal libro)

Racconti e aneddoti che verranno narrati senza malizia o sarcasmo, al contrario, verranno affrontati dall'autore con delicatezza, candore, sensibilità e amore per un periodo che ha segnato profondamente il suo animo nostalgico e malinconico.
Ho apprezzato molto il suo modo di raccontare, sempre in punta di piedi senza mai essere invadente, quasi chiedesse il permesso a noi lettori di narrare qualcosa di profondamente intimo e personale. Con dignità e rispetto narra la sua vita economicamente povera ma ricca di amore, ricordando i sacrifici dei suoi genitori che hanno cercato di non fargli mancare nulla, regalandogli serenità e piccoli doni che lui ha custodito come tesori unici e preziosi.

“I miei genitori sono stati sempre molto poveri, ma non mi hanno mai abbandonato, e mi hanno sempre regalato libri, chissà perché...Forse perché non ne hanno mai letto uno in vita loro, forse perché volevano riscattare nei figli il fatto di non aver potuto studiare, forse perché intuivano che tra quelle pagine, a loro precluse, c'erano storie straordinarie.”
(citazione tratta dal libro)

La lettura è stata piacevole ed emotivamente coinvolgente, in modo particolare la prime due parti dedicate al periodo dell'infanzia e dell'adolescenza. Sono quelle che mi hanno maggiormente coinvolta e affascinata. L'autore ha saputo gestire e narrare con sensibilità e rispetto momenti delicati e pieni di di fascino, mentre le ultime due parti non le ho trovare all'altezza delle precedenti.
Secondo me perdono di mordente, fascino e interesse. Ho fatto molta fatica a terminare le ultime due stagioni, un elenco di personaggi che a lungo andare mi hanno annoiata. Ho avuto come l'impressione che tutto venisse raccontato in maniera precipitosa e frettolosa.
Un peccato perché il testo era iniziato bene, con la giusta dose emotiva e il giusto ritmo narrativo, tenendomi letteralmente incollata alle pagine, probabilmente perché il periodo dell'infanzia e dell'adolescenza portano con sé una maggiore attrattiva grazie al candore e a quella magia che rendono tutto diverso, emozionante, ricco di fascino.
Lascio a voi il piacere di scoprire il libro, chissà che non apprezziate anche le ultime due stagioni.
Buona lettura.



(Marianna Di Bella)

venerdì 17 gennaio 2020

Recensione: "La scomparsa di Stephanie Mailer" - Joël Dicker

 

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Titolo: "La scomparsa di Stephanie Mailer"
Titolo Originale: "La Disparition de Stephanie Mailer"
Autore: Joël Dicker
Editore: La Nave di Teseo



 
A una settimana dalla pensione e durante un piccolo ricevimento organizzato per salutare i colleghi, il capitano Jesse Rosenberg viene avvicinato dalla giornalista dell'Orphea Chronical, Stephanie Mailer. La donna comunica al capitano che il caso seguito da lui e dal suo amico e collega Derek Scott, vent'anni prima, esattamente nel 1994, non è stato risolto in maniera adeguata perché la persona incriminata era ed è innocente.

Ha visto ciò che voleva vedere e non ciò che le veniva mostrato. È stato questo il suo sbaglio, vent'anni fa.”
(citazione tratta dal testo)

Naturalmente la donna ha le prove necessarie per confermare la sua accusa, deve solo incontrare la perona che le fornirà le giuste risposte su quel misterioso caso. Il destino, però, giocherà un brutto scherzo perché Stephanie scomparirà misteriosamente e con lei le risposte e il probabile assassino.
Cosa è accaduto alla ragazza?
Aveva realmente capito l'identità del vero assassino?
E, soprattuttto, di quale caso si sta parlando?
Vent'anni prima, nella piccola cittadina balneare di Orphea, nella regione degli Hamptons (Stato di New York), vennero brutalmente uccise quattro persone. Meghan Palladin, mentre faceva jogging, il sindaco, sua moglie e il figlio di dieci anni. Un omicidio apparentemente inspiegabile e complesso, condotto da due giovani e ambiziosi agenti: Jesse Rosenberg e Derek Scott.
L'indagine risulta da subito complessa e articolata ma, i due giovani uomini sono tenaci e si impegnano con tutte le loro forze e capacità nel trovare l'assassino, soprattutto, perché è la loro prima indagine e si stanno giocando credibilità e professionalità. Con coraggio e determinazione i due uomini portano a termine l'indagine svelando l'identità dell'assassino, ma dopo le rivelazioni della giornalista tutto acquista un nuovo significato, i dubbi emergono portando tanta confusione. Cosa è realmente accaduto la sera del 30 luglio 1994?
Lascio a voi scoprire la verità, dovrete solo seguire le nuove e vecchie indagini condotte da Jesse, Derek e da una nuova compagna, la vicecomandante Anna Kanner. I tre protagonisti verranno completamente assorbiti dalle nuove indagini, testimoni, personaggi e depistaggi che li porteranno a scoprire verità troppo a lungo celate. Un'indagine che sarà un ritorno al passato, tra verità, misteri e fantasmi scomodi.
La lettura è scorrevole e conquista subito il lettore, grazie ai capitoli brevi e ricchi di particolari e suspense che accendono la sua curiosità spingendolo a proseguire la lettura per approfondire alcuni dettagli e scoprire la verità.
Ogni capitolo vede protagonisti diversi personaggi che saranno anche le voci narranti delle loro vicende personali e non, dandoci il loro punto di vista sulla situazione, evidenziando pensieri, dubbi, perplessità, arricchendo in questo modo la nostra conoscenza del caso. Putroppo, all'interno dei capitoli, capita spesso di ritrovarsi a passare da una narrazione in prima persona a parti narrate in terza pesona. In questo modo si crea molta confusione e sinceramente ha inciso sulla mia lettura, rendendola un po' difficoltosa, costringendomi a fermarmi per cercare di capire di chi si stesse parlando in quel preciso momento.
Altro particolare negativo sono i numerosi personaggi che si intrecciano all'interno del romanzo, insieme alle loro numerose verità che si svelano durante la lettura depistando il lettore e portandolo spesso fuori strada, confondendolo e allontandandolo dalla verità e dalla soluzione del caso. Probabilmente è tutto creato appositamente dall'autore per costruire uno stile narrativo coinvolgente e interssante ma, io ho trovato alcune verità e alcuni personaggi eccessivi, inutili e non di vitale importanza per la storia. Tutto questo, purtroppo, ha inciso sulla trama, rendendola troppo lunga. Le prime pagine sono interessanti e coinvolgenti, ma addentrandosi nella storia le troppe verità e i numerosi personaggi fanno perdere di mordente alla trama.
L'autore, nonostante questi particolari, scrive in maniera semplice, interessante e piacevole e il romanzo è a sua volta semplice e diretto come le sue parole.
Cosa è accaduto a Stephanie Mailer?
Chi ha commesso il quadruplo omicidio?
Cosa si nasconde dietro i tanti misteri?
Riusciranno Jesse, Derek e Anna a risolvere l'indagine?
A voi scoprire il mistero, preparatevi perché la storia è lunga e la mole del libro richiede attenzione, curiosità e concentrazione.

...l'importanza di un segreto, in fondo, è più in ciò che nasconde che in quello che rivela.”
(citazione tratta dal testo)

Buona lettura.



(Marianna Di Bella)

mercoledì 15 gennaio 2020

Recensione: "Reuben Sachs e altri racconti" - Amy Levy

libro, mdb, libro il nostro angolo di paradiso, recensione, ottocento, società londinese, matrimoni combinati, donne

Titolo: "Reuben Sachs e altri racconti"
Autrice: Amy Levy
Editore: Darcy Edizioni




Quattro racconti che narrano ed evidenziano uno spaccato della società londinese dell'Ottocento.
Quattro racconti in cui i personaggi femminili si rivelano essere le protagoniste assolute, anche quando non lo sono, in particolare nella prima storia dedicata a un uomo: Reuben Sachs.
In questo primo racconto troviamo diverse tipologie di donne: ambiziose, vittime, insicure, donne costrette a sottostare alle leggi maschili dell'epoca. Obbligate a contrarre matrimoni di convenienza, a tenere comportamenti idonei al loro rango, reprimendo se stesse e i propri desideri, inesperte del mondo e della vita, costrette a vivere secondo la visione degli uomini e mai secondo i propri piaceri, le proprie emozioni o sensazioni.

Ma per quanto riguarda Judith Quixano e per molte donne di rango come lei, è difficile concepire una formazione, un'esistenza, più curiosamente limitata, più completamente provinciale della sua. La sua visione della vita era la più stretta; del mondo, di Londra, della società oltre la sua cerchia, si può dire che ella non aveva provato nulla sulla propria pelle; aveva guardato tutto, non con i suoi occhi, ma con gli occhi di Reuben Sachs.”
(citazione tratta dal testo)

Quattro storie che prendono vita e forma grazie alla penna, alle parole e a una visione arguta, cruda e sarcastica della società da parte di una scrittrice considerata dalla critica letteraria inglese dell'epoca, come una delle rappresentanti della corrente del pensiero femminista “New Woman”: Amy Levy.
L'autrice venne considerata dalla critica una Jane Austen austera, realista, negativa che grazie alla sua penna ha tratteggiato nei suoi testi donne diverse, facendo emergere i limiti e gli stereotipi del loro ruolo.

Aveva paura di se stessa, della sua audacia, dei suoi pensieri selvaggi e strani sentimenti che lottavano per la padronanza di sé. Non c'è niente di più terribile, più tragico dell'ignoranza di una donna per la sua stessa natura, per le sue possibilità, per le proprie passioni.”
(citazione tratta dal testo)

Amy Levy è diretta, franca e vera, in particolare nel primo racconto dedicato alla storia di Reuben Sachs e del suo rapporto con Judith Quixano. L'autrice non descrive una banale storia d'amore, al contrario, rifugge da qualsiasi sentimentalismo stucchevole e da un finale romantico e melenso per descrivere una società piena di contraddizioni e lati negativi, in modo particolare la comunità ebraica, mettendo in risalto la condizione critica di quelle donne a cui era negata una dote sufficiente per un matrimonio consono e rispettoso. In questo racconto il finale è imprevedibile e per nulla scontato. Una storia che ho apprezzato molto più delle altre tre presenti nel libro, certo un po' difficoltoso nella lettura, ma che racchiude al suo interno molti spunti di riflessione interessanti, non solo sulla condizione delle donne, dei matrimoni combinati, della libertà di esprimere i propri sentimenti ma, soprattutto, sulla necessità di non rimandare mai le cose, ma di vivere gli attimi e i momenti senza perdere tempo a procrastinare, perché la vita non aspetta le nostre indecisioni o titubanze.

Ma la vita, la posizione, l'atmosfera, anche se ella non lo sapeva, la reprimevano. Questa donna, con la sua bellezza, la sua intelligenza, il suo potere di sentimento, vedeva se stessa come una delle tante ragazze in attesa di essere promesse al matrimonio.”
(citazione tratta dal testo)

Negli altri tre racconti vengono affrontati temi diversi, nel secondo ad esempio, l'autrice sembra quasi scegliere a forza un finale lieto e sdolcinato, infatti, risulta più frettoloso nella forma e nella narrazione, poco impegnativo e scontato nella trama. Narrato in prima persona, non ha la stessa forza ed energia della prima storia.
Negli ultimi due racconti vengono affrontati temi quali l'amarezza della vita, il non combattere arrendendosi al destino, l'estetica, il non sentirsi abbastanza belli da meritare di essere amati e di innamorarsi. Temi che osservati attentamente rispecchiano la società odierna fatta di insicurezze, dubbi, sfiducia, perdita di speranza e vitalità etc.
In ogni storia, Amy Levy non fa mancare la sua sottile ironia sull'amore e sul matrimonio, regalandoci un testo che ho trovato interessante e piacevole. Di non facile lettura. ma bello nella sua complessità linguistica, nell'ironia dell'autrice, nella sua visione personale della società inglese e nei messaggi che trasmette.
Apprezzo molto la penna di Amy Levy, autrice che ho scoperto con il romanzo “Storia di una bottega”, un testo completamente diverso per storia e stile narrativo ma altrettanto piacevole e interessante.
Se avete voglia di scoprire questa autrice, vi consiglio di leggere i suoi libri e di lasciarvi trascinare dalla sua visione sarcastica, vera e diretta.
Buona lettura.


(Marianna Di Bella)


(Gifted by) Ringrazio la traduttrice per la copia del libro.

lunedì 13 gennaio 2020

Recensione: "Bek dagli occhi azzurri" - Marcella Ricci

recensione, mdb, libri il nostro angolo di paradiso, diversità, tolleranza, dinosauri
Titolo: Bek dagli occhi azzurri
Autrice: Marcella Ricci
Editore: Mursia




Pianeta Terra.
Cretaceo Superiore.
Un branco di iguanodonti si sta muovendo lentamente verso altri terrritori. Stanno migrando a Nord in cerca di nuove terre dove fermarsi e vivere serenamente, lontani dai nemici che minacciano la loro vita e quella dei loro figli.
Il viaggio procede con fatica e sofferenza fin quando, finalmente, non trovano un territorio adatto alle loro esigenze, circondati da rocce e caverne dove potersi rifugiare in caso di pericolo, ricco di erbe e foglie in grado di sfamare tutti i membri del gruppo. Il branco Buonafoglia ha trovato casa e le femmine possono depositare in tutta tranquillità le loro uova.
Xo e Pim sono in attesa della loro schiusa per conoscere, finalmente, i loro cuccioli ed ecco...il momento è giunto e dieci piccoli iguanodonti vengono alla luce. Un momento, c'è qualcosa che non va. Cosa? Beh nove sono iguanodonti ma il decimo uovo è diverso, il piccolo dinosauro che lo occupa è diverso per corporatura, ha gli occhi azzurri, una testa lunga e grossa, un muso sproporzionato e zampette con due dita. È una cucciola di...eh no, abbiate pazienza e aspettate ancora un po' per scoprirlo.
I genitori sono esterrefatti, non riescono a capacitarsi di questa stranezza, ma alla mamma basta guardare negli occhi la piccola per innamorarsi di lei a prima vista. Non importa il suo aspetto, ciò che conta è che sua figlia stia bene e la difenderà sempre da tutto e tutti, perché negli anni Bek dovrà difendersi continuamente dal resto del branco che vede in lei non solo la diversità ma anche la stretta somiglianza con i nemici tirannosauri.

«Oh, mamma!» Bek strofinò il musto contro il ventre caldo della madre «perché io sono così? Perché sono diversa e non posso mangiare l'erba?» urlò, con gli occhi chiusi.
«Non lo so...Nessuno lo sa...
(…)
Sei così e basta...E io ti amo lo stesso, Bek, non ti devi preoccupare.»
(citazione tratta dal testo)

Bek è diversa nell'aspetto, nell'alimentazione a base di carne, nella suo istinto a cacciare, ma una cosa ha in comune con tutti, un cuore che batte con sensibilità, amore, tolleranza e rispetto verso gli altri. La sua famiglia le è sempre accanto pronta a difenderla, soprattutto, la sorella Cros, con la quale crea un rapporto profondo che le legherà in maniera indissolubile, rendendole complici e leali l'una verso l'altra.
Bek imparerà presto a lottare contro i pregiudizi e l'intolleranza degli altri membri del branco ma, prima o poi dovrà fare i conti amche con se stessa e scoprire, così, la sua vera natura, seguendo il suo istinto e accettando se stessa, ma questo sarà un percorso lungo e doloroso che vi invito a scoprire insieme ai vostri figli, perché questo libro è rivolto non solo ai ragazzi, ma a tutti, grandi e piccini.
Leggerlo vuo dire vedere e affrontare da un altro punto di vista la diversità, l'integrazione, il rispetto per l'Altro e per se stessi. Elementi che dovremmo ricordarci di evidenziare e mettere in atto ogni giorno, in particolare in questi ultimi tempi, dove la società è investita da fenomeni sempre più diffusi di intolleranza, razzismo e dove l'integrazione dell'Altro risulta sempre più difficile. Così, i libri per ragazzi ci vengono in aiuto ricordandoci che tutto questo deve essere insegnato ai nostri figli perché la società contemporanea sta andando verso la deriva, perdendo di vista i valori e i sentimenti più importanti.

...tu e il tuo branco la state punendo anche per colpe che lei non ha: è l'occasione che aspettavate per farle pagare l'essere nata così diversa da voi. Avete paura di lei perché non sapete e non capite cos'è. Ma, credimi, amico mio, sono altre le cose di cui ti devi preoccupare...”
(citazione tratta dal testo)

Marcella Ricci ha scritto un libro piacevole e interessante, utilizzando la piccola Bek come esempio di diversità, rispetto per se stessa e per la propria natura. Ricordandoci che bisogna imparare ad accettare se stessi e non sentirsi inferiori, perché la bellezza è proprio nella diversità.
L'autrice affronta elementi seri e importanti con delicatezza e intelligenza, usando parole semplici in grado di colpire al cuore e all'anima di ogni lettore.
Durante la lettura viene spontaneo difendere e tifare per Bek, ed è questo sentimento che dovremmo avere ogni giorno, difendere gli altri dai soprusi e dalle angherie, usando intelligenza e sensibilità e non lasciarsi guidare da paura e ignoranza.
“Bek dagli occhi azzurri” è un romanzo che ho apprezzato molto e vi invito a scoprire, perché ognuno di noi è Bek.
Non permettete agli altri di definirvi o farvi sentire inferiori, siete speciali, unici e meravigliosamente diversi.
Buona lettura.




(Marianna Di Bella)


(Gifted by) Ringrazio la Casa Editrice per la copia del libro.