Titolo: "Alto come un vaso di gerani"
Autore: Giacomo Poretti
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
Ci sono romanzi che entrano
casualmente nelle nostre vite, alcuni per curiosità, altri grazie al
passaparola di amici e conoscenti che ci consigliano la lettura. Il
mio incontro con il testo di Giacomo Poretti è stato casuale e per
certi versi inaspettato. Comprato diverso tempo fa, ho atteso a
lungo prima di leggerlo, fino a quando non è scattata quella molla
che mi ha spinta a guardare la libreria e sceglierlo senza dubbi o
perplessità.
Aprirlo e leggerlo è stato
come sfogliare un vecchio album dei ricordi, ricco di foto in bianco
e nero, testimoni silenziose di un passato carico di nostalgia e di
momenti particolari e intensi della nostra vita. Un album intriso di
emozioni e sensazioni che scaldano il cuore e ci fanno chiudere gli
occhi per tornare indietro nel tempo, a quegli anni e a quei momenti
che hanno segnato la nostra anima e la nostra esistenza.
Giacomo Poretti ha aperto il
suo personale album dei ricordi e ci ha regalato momenti particolari
della sua infanzia, adolescenza e vita adulta. Ci ha donato parte
della sua esistenza attraverso aneddoti dolceamari che ci hanno
permesso di comprendere meglio la sua persona e il suo passato.
Attraverso le sue parole ripercorriamo la sua infanzia, ma l'autore
lo fa con una delicatezza e sensibilità tali da toccare l'anima,
facendo emergere, al tempo stesso, i nostri ricordi personali.
L'autore apre il cassetto
dei ricordi stipato di emozioni, sensazioni sopite per anni,
permettendoci di sbirciare al suo interno e di avventurarci nel suo
passato coinvolgendoci nelle sue storie personali e familiari.
“La vita l'ho sentita
molto intensamente nel mio corpo, a volte fin troppo intensamente,
quasi da provare dolore.”
(citazione tratta da libro)
Il libro è diviso in
quattro parti, le quattro stagioni dell'anno che simboleggiano le
quattro età della vita, dall'infanzia all'età adulta. Ed è proprio
dall'infanzia che il testo prende vita, quando il piccolo Giacomo, a
soli quattro anni, viene mandato in colonia per respirare aria di
mare.
Un'infanzia povera ma
dignitosa, vissuta nel piccolo centro di Villa Certosa dove la vita
scorre lenta tra il lavoro nelle fabbriche e il rapporto con la
comunità. Siamo negli anni Sessanta e l'Italia sta per affrontare il
cambiamento del boom economico, dove tutto cambierà in maniera
radicale dal lavoro, alla scuola, ai rapporti interpersonali, alla
vita comunitaria ecc.
L'autore segnerà ed
evidenzierà questi passaggi attraverso i suoi ricordi, narrando
aneddoti che meglio sottolineano questi momenti, come ad esempio i
pomeriggi trascorsi a giocare a calcio nell'oratorio della chiesa
parrocchiale, l'adolescenza segnata dalla frequentazione dei bar che
rappresentavano un rito di passaggio dall'infanzia all'età adulta.
Le prime fasi di ribellione, dalla musica alle prime manifestazioni
politiche, oppure il trasferimento nella grande città dove,
purtroppo, si perde il contatto umano con le persone. Qui l'autore
porrà le basi della sua vita professionale e personale: si
innamorerà, costruirà la sua famiglia e conoscerà Aldo e Giovanni
che non saranno solo dei semplici colleghi di lavoro.
“Dicono che tutti noi, a
un certo punto della vita, sentiamo una voce dentro che ci spinge
via da dove siamo nati; per qualcuno, o forse per tutti, la voce ha
grandi progetti, il problema è capire quello che la voce ti dice.”
(citazione tratta dal libro)
Racconti e aneddoti che
verranno narrati senza malizia o sarcasmo, al contrario, verranno
affrontati dall'autore con delicatezza, candore, sensibilità e amore
per un periodo che ha segnato profondamente il suo animo nostalgico e
malinconico.
Ho apprezzato molto il suo
modo di raccontare, sempre in punta di piedi senza mai essere
invadente, quasi chiedesse il permesso a noi lettori di narrare
qualcosa di profondamente intimo e personale. Con dignità e rispetto
narra la sua vita economicamente povera ma ricca di amore, ricordando
i sacrifici dei suoi genitori che hanno cercato di non fargli mancare
nulla, regalandogli serenità e piccoli doni che lui ha custodito
come tesori unici e preziosi.
“I miei genitori sono
stati sempre molto poveri, ma non mi hanno mai abbandonato, e mi
hanno sempre regalato libri, chissà perché...Forse perché non ne
hanno mai letto uno in vita loro, forse perché volevano riscattare
nei figli il fatto di non aver potuto studiare, forse perché
intuivano che tra quelle pagine, a loro precluse, c'erano storie
straordinarie.”
(citazione tratta dal libro)
La lettura è stata
piacevole ed emotivamente coinvolgente, in modo particolare la prime
due parti dedicate al periodo dell'infanzia e dell'adolescenza. Sono
quelle che mi hanno maggiormente coinvolta e affascinata. L'autore ha
saputo gestire e narrare con sensibilità e rispetto momenti delicati
e pieni di di fascino, mentre le ultime due parti non le ho trovare
all'altezza delle precedenti.
Secondo me perdono di
mordente, fascino e interesse. Ho fatto molta fatica a terminare le
ultime due stagioni, un elenco di personaggi che a lungo andare mi
hanno annoiata. Ho avuto come l'impressione che tutto venisse
raccontato in maniera precipitosa e frettolosa.
Un peccato perché il testo
era iniziato bene, con la giusta dose emotiva e il giusto ritmo
narrativo, tenendomi letteralmente incollata alle pagine,
probabilmente perché il periodo dell'infanzia e dell'adolescenza
portano con sé una maggiore attrattiva grazie al candore e a quella
magia che rendono tutto diverso, emozionante, ricco di fascino.
Lascio a voi il piacere di
scoprire il libro, chissà che non apprezziate anche le ultime due
stagioni.
Buona lettura.
(Marianna Di Bella)
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