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lunedì 13 dicembre 2021

Recensione: "Non vi lascerò orfani" - Daria Bignardi

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Titolo: Non vi lascerò orfani

Autrice: Daria Bignardi

Editore: Arnoldo Mondadori Editore



Si può raccontare e descrivere la propria famiglia senza cadere nel sentimentalismo estremo o in un resoconto troppo serio e drammatico? Come si riesce a non trasformare in macchiette i familiari citati e coinvolti nel racconto? È difficile.

Difficile riuscire a trovare le parole più adatte in grado di esprimere tutto l'amore che si prova per loro, così come è difficile descrivere episodi che per noi hanno significato molto, rischiando di risultare banali e superficiali, oppure troppo zuccherosi, per chi legge o ascolta.

È sempre difficile parlare di sé e dei propri sentimenti, figuriamoci quando coinvolgiamo nel racconto altre persone, perché esprimere ciò che si prova e si sente a volte ci blocca, per pudore, vergogna o più semplicemente per la paura di non riuscire a rendere loro il giusto merito. Ma spesso basta solo aprire il nostro cuore e lasciare che le nostre emozioni emergano e prendano voce, raccontando tutto con semplicità e onestà, perché solo così si riesce a toccare le corde dell'anima di chi legge coinvolgendole nella storia. A volte bastano poche e semplici parole, espresse con sensibilità, per dare vita a una storia intensa e profonda.

Ma l'amore è amore. È quando non c'è più che capisci quanto ti manca, anche se è faticoso da sopportare.”

(citazione tratta dal testo)

In questo libro Daria Bignardi è riuscita a presentarci la sua famiglia con semplicità e delicatezza. Ha aperto le pagine della sua vita e ci ha permesso di entrarvi per conoscere lei, i suoi genitori, i suoi familiari, il controverso e ansiogeno rapporto con la madre e la sua io bambina.

L'autrice inizia il racconto partendo da un evento doloroso, come la morte della mamma, per svelare il suo passato, la sua infanzia...la sua storia. È partita dal dolore e dalla morte per parlarci di amore e vita, perché sono sempre presenti e accompagnano ogni nostro passo, nonostante gli eventi traumatici che viviamo.

Figlia di genitori anziani, Daria Bignardi ha sempre saputo, sin da bambina, che doveva contare su se stessa per trovare la sua indipendenza e libertà. Con una sorella più grande di dieci anni, ha vissuto la sua infanzia perlopiù giocando da sola, dando vita a un legame particolare con la madre. Una donna dal temperamento impulsivo e romagnolo, ansiosa, pessimista, tendente a drammatizzare su alcuni eventi superficiali e a sorvolare su quelli più seri. Questo suo carattere ha creato un rapporto ansioso con la figlia, ad esempio doveva sempre accertarsi che stesse bene, chiamando tutti i giorni alla solita ora, anche quando l'autrice, a causa del suo lavoro di giornalista, era all'estero e in luoghi difficili da raggiungere telefonicamente. Un rapporto ansioso e a volte oppressivo che ha influenzato il carattere e la vita dell'autrice rendendola ribelle, in cerca di se stessa e della profondità delle cose, ma anch'essa pessimista e ansiosa. Ma attenzione, perché nonostante il complesso rapporto con la madre, l'autrice ne parla sempre in maniera delicata e con grande amore, perché se c'è una cosa che non manca mai in questo testo è l'amore che trapela in ogni pagina e racconto del libro.

Capisci che l'unica cosa che conta nella vita è l'amore che puoi dare a chi te lo chiede, che siano i figli, i nonni o la prima persona che incontri per strada. Che essere gentili e pazienti conviene, perché quello, che non abbiamo dato pesa più di qualunque cosa possiamo aver perso: tempo, divertimento, riposo.”

(citazione tratta dal testo)

Daria Bignardi racconta e descrive la sua famiglia sempre con delicatezza e sensibilità, rievocando un passato fatto di ricordi che sono dei piccoli tesori che accarezzano l'anima di ognuno di noi, perché la sua famiglia, o almeno le sue storie, ci riportano alla mente un po' il nostro passato fatto di pranzi familiari, riunioni tra zii e cugini, gite fuori porta con i nostri genitori, piccoli litigi quotidiani. Ricordi che a distanza di anni riemergono e accendono fiammelle di tenerezza che riscaldano i nostri cuori. I suoi ricordi diventano anche i nostri ricordi.

Il libro è delicato, gradevole, divertente e ironico, grazie allo stile e all'eleganza della scrittura dell'autrice che con garbo, ironia e amore riesce a parlare della sua famiglia presentandone pregi e difetti.

Se c'è una cosa che emerge in maniera forte e preponderante è l'amore, anche quando affronta il dolore lacerante per la perdita dei genitori. La perdita di un amore che nessuno potrà mai sostituire o eguagliare, perché nessun altro potrà amarci come loro. Un amore unico, incondizionato, puro, vero, come vere sono le pagine di questo libro che hanno saputo toccare le corde della mia anima regalandomi momenti di lettura piacevoli, dolci e delicati.

Questo è la morte, oltre alla mancanza di chi non c'è più: è la vita, con tutti i suoi ricordi.

E amore. Tutto l'amore che chi se ne va ci ha dato, buono o cattivo che sia stato.

Per quello soffriamo tanto quando ci muoiono i genitori: sappiamo bene che nessuno ci amerà mai più così.

(…)

Ti manca un pezzo e non ci puoi credere che potrai vivere senza il loro sguardo addosso. Senza la possibilità di far felice qualcuno solo perché hai telefonato, hai sorriso, ti sei ricordato, hai fatto un gesto piccolo che non ti è costato niente, solo perché sei contenta. Solo perché esisti.”

(citazione tratta dal testo)

Un libro che ho apprezzato per lo stile inconfondibile dell'autrice e per quei ricordi che ognuno di noi custodisce nei propri cuori, e che ogni tanto hanno bisogno di uscire dai nostri cassetti della memoria per prendere vita e tornare a respirare.

Un libro che vi consiglio di leggere, soprattutto se avete bisogno di ritrovare la vostra famiglia e quel rapporto di amore, e a volte anche odio, che si crea con alcune persone.

Un libro che vi permetterà di entrare nell'anima di una donna e autrice profonda e riservata come Daria Bignardi.

Buona lettura



Marianna Di Bella

lunedì 20 gennaio 2020

Recensione: "Alto come un vaso di gerani" - Giacomo Poretti

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Titolo: "Alto come un vaso di gerani"
Autore: Giacomo Poretti
Editore: Arnoldo Mondadori Editore



Ci sono romanzi che entrano casualmente nelle nostre vite, alcuni per curiosità, altri grazie al passaparola di amici e conoscenti che ci consigliano la lettura. Il mio incontro con il testo di Giacomo Poretti è stato casuale e per certi versi inaspettato. Comprato diverso tempo fa, ho atteso a lungo prima di leggerlo, fino a quando non è scattata quella molla che mi ha spinta a guardare la libreria e sceglierlo senza dubbi o perplessità.
Aprirlo e leggerlo è stato come sfogliare un vecchio album dei ricordi, ricco di foto in bianco e nero, testimoni silenziose di un passato carico di nostalgia e di momenti particolari e intensi della nostra vita. Un album intriso di emozioni e sensazioni che scaldano il cuore e ci fanno chiudere gli occhi per tornare indietro nel tempo, a quegli anni e a quei momenti che hanno segnato la nostra anima e la nostra esistenza.
Giacomo Poretti ha aperto il suo personale album dei ricordi e ci ha regalato momenti particolari della sua infanzia, adolescenza e vita adulta. Ci ha donato parte della sua esistenza attraverso aneddoti dolceamari che ci hanno permesso di comprendere meglio la sua persona e il suo passato. Attraverso le sue parole ripercorriamo la sua infanzia, ma l'autore lo fa con una delicatezza e sensibilità tali da toccare l'anima, facendo emergere, al tempo stesso, i nostri ricordi personali.
L'autore apre il cassetto dei ricordi stipato di emozioni, sensazioni sopite per anni, permettendoci di sbirciare al suo interno e di avventurarci nel suo passato coinvolgendoci nelle sue storie personali e familiari.

“La vita l'ho sentita molto intensamente nel mio corpo, a volte fin troppo intensamente, quasi da provare dolore.”
(citazione tratta da libro)

Il libro è diviso in quattro parti, le quattro stagioni dell'anno che simboleggiano le quattro età della vita, dall'infanzia all'età adulta. Ed è proprio dall'infanzia che il testo prende vita, quando il piccolo Giacomo, a soli quattro anni, viene mandato in colonia per respirare aria di mare.
Un'infanzia povera ma dignitosa, vissuta nel piccolo centro di Villa Certosa dove la vita scorre lenta tra il lavoro nelle fabbriche e il rapporto con la comunità. Siamo negli anni Sessanta e l'Italia sta per affrontare il cambiamento del boom economico, dove tutto cambierà in maniera radicale dal lavoro, alla scuola, ai rapporti interpersonali, alla vita comunitaria ecc.
L'autore segnerà ed evidenzierà questi passaggi attraverso i suoi ricordi, narrando aneddoti che meglio sottolineano questi momenti, come ad esempio i pomeriggi trascorsi a giocare a calcio nell'oratorio della chiesa parrocchiale, l'adolescenza segnata dalla frequentazione dei bar che rappresentavano un rito di passaggio dall'infanzia all'età adulta. Le prime fasi di ribellione, dalla musica alle prime manifestazioni politiche, oppure il trasferimento nella grande città dove, purtroppo, si perde il contatto umano con le persone. Qui l'autore porrà le basi della sua vita professionale e personale: si innamorerà, costruirà la sua famiglia e conoscerà Aldo e Giovanni che non saranno solo dei semplici colleghi di lavoro.

“Dicono che tutti noi, a un certo punto della vita, sentiamo una voce dentro che ci spinge via da dove siamo nati; per qualcuno, o forse per tutti, la voce ha grandi progetti, il problema è capire quello che la voce ti dice.”
(citazione tratta dal libro)

Racconti e aneddoti che verranno narrati senza malizia o sarcasmo, al contrario, verranno affrontati dall'autore con delicatezza, candore, sensibilità e amore per un periodo che ha segnato profondamente il suo animo nostalgico e malinconico.
Ho apprezzato molto il suo modo di raccontare, sempre in punta di piedi senza mai essere invadente, quasi chiedesse il permesso a noi lettori di narrare qualcosa di profondamente intimo e personale. Con dignità e rispetto narra la sua vita economicamente povera ma ricca di amore, ricordando i sacrifici dei suoi genitori che hanno cercato di non fargli mancare nulla, regalandogli serenità e piccoli doni che lui ha custodito come tesori unici e preziosi.

“I miei genitori sono stati sempre molto poveri, ma non mi hanno mai abbandonato, e mi hanno sempre regalato libri, chissà perché...Forse perché non ne hanno mai letto uno in vita loro, forse perché volevano riscattare nei figli il fatto di non aver potuto studiare, forse perché intuivano che tra quelle pagine, a loro precluse, c'erano storie straordinarie.”
(citazione tratta dal libro)

La lettura è stata piacevole ed emotivamente coinvolgente, in modo particolare la prime due parti dedicate al periodo dell'infanzia e dell'adolescenza. Sono quelle che mi hanno maggiormente coinvolta e affascinata. L'autore ha saputo gestire e narrare con sensibilità e rispetto momenti delicati e pieni di di fascino, mentre le ultime due parti non le ho trovare all'altezza delle precedenti.
Secondo me perdono di mordente, fascino e interesse. Ho fatto molta fatica a terminare le ultime due stagioni, un elenco di personaggi che a lungo andare mi hanno annoiata. Ho avuto come l'impressione che tutto venisse raccontato in maniera precipitosa e frettolosa.
Un peccato perché il testo era iniziato bene, con la giusta dose emotiva e il giusto ritmo narrativo, tenendomi letteralmente incollata alle pagine, probabilmente perché il periodo dell'infanzia e dell'adolescenza portano con sé una maggiore attrattiva grazie al candore e a quella magia che rendono tutto diverso, emozionante, ricco di fascino.
Lascio a voi il piacere di scoprire il libro, chissà che non apprezziate anche le ultime due stagioni.
Buona lettura.



(Marianna Di Bella)

giovedì 12 settembre 2019

Ricordi - Mostra Fotografica: "Falcao, Ottavo Re di Roma"

RICORDI
 - 
MOSTRA FOTOGRAFICA: 
"FALCAO, OTTAVO RE DI ROMA"



I ricordi sono foto che scandiscono il ritmo del nostro passato.
Sono fotogrammi che riemergono dalla nostra memoria, riconsegnandoci avvenimenti ed episodi della nostra vita che avevamo temporaneamente dimenticato, in un angolo della nostra mente.
Basta poco per farli riemergere, una canzone, un odore, un sapore o una foto e subito la nostra memoria torna indietro nel tempo a rivivere quei momenti.
Una foto per ricordare o un'intera mostra fotografica per rivivere il passato. Come, ad esempio, quella dedicata a Paulo Roberto Falcao.

La mostra fotografica, patrocinata dalla Fondazione Culturale Italo Brasiliana (FIBRA) e dal Ministero delle Relazioni Estere del Brasile e organizzata dall'Ufficio Culturale dell'Ambasciata Brasiliana in collaborazione con l'A.S Roma, è un omaggio a uno dei più grandi centrocampisti della storia del calcio mondiale.
Un centrocampista centrale elegante, un grande trascinatore, un uomo di grande carisma. Un uomo che ha lasciato un segno indelebile nel cuore e nell'anima dei romanisti e della città. Un rapporto nato con il piede sbagliato, tra incomprensioni, critiche e passi falsi ma, come sempre accade in tutte le storie, si cresce e si matura ponendo basi solide di fiducia e ammirazione. Creando un legame unico e indissolubile tra il calciatore, la tifoseria e la città. Un legame importante che dura ancora oggi, perché l'Ottavo Re di Roma, ha ancora un posto speciale nei cuori dei romanisti.


La mostra ospita 52 foto a colori e in bianco e nero che ripercorrono la carriera di Falcao, dai suoi
esordi nell'Internacional di Porto Allegre, passando per il quinquennio con la maglia giallorossa, la Nazionale brasiliana e l'uomo lontano dal campo.
52 foto accompagnate da didascalie che ricordano le gesta, gli avvenimenti del calciatore.
52 foto che ci guidano in un viaggio indietro nel tempo.
Entro e con calma e pazienza osservo e leggo tutto, anche se in verità sono affascinata dalle foto. Osservo ogni piccolo particolare, cercando di leggere oltre la superficie, riflettendo sui sacrifici che l'uomo, e non solo il calciatore, ha dovuto affrontare per arrivare a quei traguardi. Ad un certo punto mi fermo e mi accorgo che inconsapevolmente sto sorridendo. Uno di quei sorrisi che nascono dal cuore, spontanei, teneri.
È un sorriso che nasce dal passato. Un sorriso legato ai ricordi della mia infanzia, riportandomi agli anni dello scudetto (stagione 82/83), quando la bambina che sono stata, giocava ancora con le bambole e le domeniche erano sinonimo di famiglia, passeggiate, la Domenica Sportiva e l'immancabile radio con le cronache delle partite come colonna sonora di pomeriggi lunghi e a volte noiosi, perché siamo sinceri avrei preferito guardare i cartoni animati in televisione piuttosto che i gol segnati. Quegli anni sono stati speciali e unici, gli anni di uno scudetto che ha acceso e reso magica ogni cosa. La gioia incontenibile dei tifosi, la voglia di festeggiare insieme nelle strade, condividendo quel momento di unione e felicità. Per una notte le persone si sono unite e abbracciate, aiutate e sostenute, dimenticando per un momento i problemi quotidiani della vita. Una condivisione spontanea e irripetibile.

Una festa speciale e meravigliosa, soprattutto, per noi bambini che guardavamo tutto con meraviglia e stupore, in modo particolare, gli adulti. Li abbiamo visti piangere, ridere, emozionarsi, saltare e gioire per una squadra e una conquista che aspettavano da anni...un regalo sognato e desiderato con tutte le forze.
Uno scudetto indimenticabile per chi l'ha vissuto. Un ricordo e una sensazione che avevo accantonato, ma che questa mostra ha fatto riemergere con tenerezza. E con questi occhi colmi di emozione che continuo a guardare le foto, vedendo sfilare davanti a me grandi personaggi che hanno reso unica questa maglia. Continuo a guardare le foto e ringraziare per questa esperienza che mi ha permesso, non solo di scoprire e riscoprire un grande calciatore, ma di tornare bambina e ritrovare i miei ricordi.
Non lasciatevi sfuggire l'opportunità di vedere la mostra, avete tempo fino al 13 settembre 2019, presso l'ambasciata brasiliana a Piazza Navona.
Entrate, respirate a fondo e poi iniziate la vostra visita, sono convinta che ognuno di voi troverà il suo speciale e particolare ricordo legato all'Ottavo Re di Roma. Un ricordo che avevate accantonato in un angolo della vostra anima e che riemergerà in maniera prorompente facendovi rivivere la vostra infanzia, adolescenza...la vostra vita.
Buona mostra!!



(Marianna Di Bella)

giovedì 14 febbraio 2019

Recensione: "L'aroma nascosto del tè" - Jamie Ford

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Titolo: "L'aroma nascosto del tè"
Autore: Jamie Ford
Editore: Garzanti Libri




In una vecchia camera d'albergo, un uomo sta guardando fuori dalla finestra. Osserva distrattamente il viavai di persone che passano per strada, camminando l'uno accanto all'altro, sfiorandosi impercettibilmente. Vite e anime che si incrociano e scontrano per un tempo infinitamente piccolo. Ma l'uomo è distratto, perso nei suoi pensieri. Nel suo sguardo c'è un velo di malinconia che lo avvolge completamente, la sua mente è altrove, persa tra i problemi del presente e i ricordi del passato. Ricordi che riportano in superficie sensazioni, emozioni, sofferenze depositate in un angolo e lasciate lì, per troppo tempo.

A volte bisogna provare tristezza, provare dolore, per poterseli lasciare alle spalle e trovare pace.
Felicità. Tristezza. Finiscono entrambe come tutto il resto.”
(citazione tratta dal testo)

L'uomo è Ernest Young, ha 64 anni e da più di quarant'anni, ama la sua forte, fiera e indipendente Gracie, sua moglie. La donna purtroppo non ricorda più nulla di sé e della sua vita, una malattia le ha inesorabilmente intaccato i suoi ricordi, facendola vivere in un limbo da cui Ernest non sa come farla riemergere. Stare lontano da lei è insopportabile, ma non essere riconosciuto dalla donna che si ama è un dolore straziante, a cui non ci si abitua mai. Pensare a sua moglie, lo porta inevitabilmente a ripensare alla loro vita insieme, ai ricordi condivisi e quando si riportano alla luce i ricordi e si lascia aperto uno spiraglio, ecco che il passato arriva prepotentemente, pretendendo la massima attenzione. Così i suoi pensieri tornano alla sua infanzia, a un lungo viaggio in nave che lo porta negli Stati Uniti e al suo vero nome Yung Kun-ai.
La stanza dei ricordi si è completamente aperta e piano piano fuoriescono momenti tragici, intensi emozionanti che hanno influenzato la sua vita. L'arrivo in una terra straniera, un viaggio in nave insieme ad altri bambini, il suo sentirsi costantemente emarginato e mai padrone di se stesso, gli anni trascorsi tra college e riformatori, l'amore per Fahn, la bambina che condividerà con lui il viaggio sulla nave, il dolore e l'essere diversi.
Tanti ricordi che come tessere di un mosaico andranno a trovare il loro posticino per dare forma e sostanza al romanzo. Jamie Ford ha preso queste tessere e piano piano ha iniziato a scrivere e raccontare una nuova storia. Anche in questo romanzo si è basato su fatti veri e spesso poco conosciuti, incastonandoli all'interno di una storia dal sapore malinconico. Questa volta ha portato alla luce diverse tematiche, come ad esempio le due esposizioni universali avvenute a Seattle negli anni 1909 e 1962, la vendita di bambini, donne e ragazzi, le case di tolleranza, il proibizionismo, l'emarginazione, il sentirsi diversi, e non essere padroni di decidere per la propria vita. Tutte tematiche interessanti e coinvolgenti che però inserite all'interno del romanzo non mi hanno convinta. Mi piace la scrittura di Jamie Ford, sempre pulita, delicata, e mai sopra le righe nell'affrontare alcune situazioni. Ho apprezzato i salti temporali, gestiti in maniera coerente al procedere della trama, con quel piccolo mistero sulla figura del primo amore che incuriosisce il lettore, ma...eh sì c'è un grande ma ad attendervi...il libro non mi ha lasciato nulla. Nessuna emozione, nessuna empatia con i personaggi, che per la maggior parte del tempo ho trovato insopportabili e noiosi. Un romanzo che ho fatico a leggere perché il mio coinvolgimento era inesistente.
Ho riflettuto molto su questa mancanza di empatia verso il romanzo e i personaggi, perché di solito, cerco sempre di capire le motivazioni che spingono una persona a prendere determinate decisioni, a capirne il carattere, le scelte ma questa volta non ci sono riuscita e rifiutavo continuamente i personaggi, soprattutto la caparbietà di Fahn e la piattezza e passività di Ernest, mai un momento di rabbia o di ribellione considerata la sua infanzia e adolescenza. E poi ho compreso cosa non mi convinceva del tutto nel romanzo, individuando quella piccola nota stonata che non riuscivo a capire da dove provenisse.
Nella seconda parte del romanzo vengono toccate tematiche forti, come ad esempio le case di tolleranza, la prostituzione, la condizione delle donne vendute come pezzi di carne per soddisfare i piaceri e desideri degli uomini, e a parlarne è Ernest, protagonista del romanzo. Una voce piatta, ma soprattutto, è il punto di vista maschile che, seppure dalla parte delle donne, non è incisivo e non regala le emozioni e le sensazioni che esse vivono. Non può descrivere lui il senso di umiliazione, dolore e sofferenza che prova una donna, perché o quelle sensazioni si vivono sulla propria pelle e allora si è in grado di parlarne con cognizione di causa, altrimenti si rischia di affrontare il tema in maniera superficiale e stereotipata. E il personaggio di Ernest, purtroppo, l'ho trovato piatto e superficiale. Una voce che anche quando racconta degli avvenimenti tragici della sua vita privata, sembra sempre che stia descrivendo una normale e tranquilla giornata. Nessuna reazione emotiva sembra scuoterlo. Ed è proprio questo che mi ha lasciata perplessa e infastidita dalla lettura del romanzo.

Non aveva mai avuto la possibilità di scegliere niente, da come si vestiva a quello che mangiava: fino a quel momento aveva passato la vita seguendo l'onda incerta dei desideri e delle aspettative di altri.”
(citazione tratta dal testo)

Naturalmente questo è il mio parere personale e, come sempre, lascio a voi decidere se leggere o meno il testo, perché è importante ricordare e sottolineare che i gusti sono diversi e fortunatamente la lettura ci regala la possibilità di scegliere tra milioni di libri.
Buona lettura!!


(Marianna Di Bella)

lunedì 7 gennaio 2019

Recensione: "Nessuno può fermarmi" - Caterina Soffici

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Titolo: "Nessuno può fermarmi"
Autrice: Caterina Soffici
Editore: Feltrinelli



Ci sono momenti nella vita, in cui sentiamo l'esigenza di riappropriarci del nostro passato e delle nostre radici. Abbiamo bisogno di comprendere meglio le nostre scelte, i nostri sbagli e, soprattutto, abbiamo bisogno di comprendere meglio noi stessi. Spesso la chiave per arrivare ad avere delle risposte è tornare al passato. Tornare a quelle radici che dicono chi siamo e da dove proveniamo. Radici di cui spesso ignoriamo il richiamo, volgendoci dall'altra parte perché troppo presi a vivere il momento per fermarci e prestare attenzione a qualcosa che ci potrebbe cambiare. Molto spesso le ignoriamo, semplicemente perché non ne sappiamo nulla o perché qualcuno ci ha nascosto capitoli importanti del nostro passato. Ma prima o poi arriva il momento di aprire i cassetti della memoria, facendoci investire da una moltitudine di ricordi e storie di cui ignoravamo l'esistenza. Quello sarà il momento in cui capiremo tutto su noi stessi e la nostra famiglia. Comprenderemo di essere finalmente liberi da segreti e cose non dette.

Certe cose sarebbe meglio lasciarle dove stanno, ben sigillate nelle stanze della memoria di chi le ha vissute e senza riaprire più quelle porte. Non si sa mai cosa ne esce, quando uno va a stuzzicare i vecchi lucchetti arrugginiti.”
(citazione tratta dal libro)

Bartolomeo Berni ha deciso che vuole aprire quelle stanze, permettendo ai ricordi e alla memoria di venir fuori per conoscere, finalmente, la verità sul nonno paterno.
Bartolomeo è un giovane studente universitario. Studia filosofia, è un ragazzo sensibile, soffre di frequenti attacchi di panico e non ha un buon rapporto con suo padre, che considera superficiale e distante. Ha da poco perso la nonna paterna e tra i suoi cassetti, trova una vecchia busta da lettere coloro carta da zucchero. La sua curiosità lo spinge a leggere il contenuto e tra le mani si ritrova un vecchio ritaglio di giornale e una lettera del Registro di Archivio Generale della Navigazione e della Marina Inglese, la quale comunica alla nonna che il marito Bartolomeo Berni risulta definitivamente disperso in mare il 2 luglio 1940.
Il ragazzo è sconcertato, sapeva che il nonno era morto al fronte durante la seconda guerra mondiale, perché si trovava su quella nave bombardata dai tedeschi? Perché la nonna non gli ha mai detto la verità? Perché tutti questi segreti?
Il ragazzo è affascinato da questa nuova scoperta, vuole saperne di più, vuole conoscere la verità sul nonno e sulla nave Arandora Star, così inizia a indagare e i ricordi piano piano lo avvolgeranno, e travolgeranno noi lettori riportandoci indietro nel tempo, svelandoci un capitolo di storia poco conosciuto e dimenticato.
Per capire meglio la storia, occorre risalire al 1940 e andare a Londra a The Hill, il quartiere italiano e conoscere i veri protagonisti del romanzo. Coloro che saranno l'anima e lo spirito di questa storia: Bartolomeo, Lina, Michele e Florence. Quattro ragazzi con la vita davanti e tante aspettative per il loro futuro funestato dagli echi della guerra. I primi tre sono figli di immigrati italiani, lavorano, amano e vivono spensieratamente fino a quando nel 1940, Mussolini dichiara guerra alla Francia e alla Gran Bretagna. In pochissimo tempo gli italiani diventano dei nemici da perseguitare e arrestare. Il primo ministro Churchill ordina che tutti gli italiani, senza alcuna distinzione, vengano arrestati e portati nei campi di internamento, perché considerati nemici della patria e cospiratori.
Gente perbene e innocente trattata alla stregua dei più feroci criminali. Poveri immigrati che hanno sempre vissuto, lavorato e amato quella nuova terra, si ritrovano in pochissimo tempo ad essere emarginati e protagonisti di episodi di violenza e razzismo.
Bartolomeo e Michele vengono arrestati, portati via e non se ne saprà nulla fino al tragico avvenimento della nave Arandora Star. Una nave di lusso utilizzata dagli inglesi per portare gli esponenti più pericolosi del fascismo, in Canada nei campi di internamento. Una nave che poteva contenere al massimo 400 persone ma che in realtà portò ben 1500 prigionieri.
Se la nave conduceva prigionieri fascisti, come si spiega la presenza di Bartolomeo che non aveva nulla a che fare con il fascismo?
Riuscirà il ragazzo a scoprire la verità sul nonno?
Seguitelo in questo romanzo e vi ritroverete completamente avvolti e ammaliati dalla storia. Una storia che riporterà in luce un episodio che sicuramente non conoscevate e sono sicura che ne rimmarrete affascinati, perché oltre che scoprire un ulteriore capitolo della seconda guerra mondiale, vi farà riflettere sulla situazione dei nostri emigranti all'estero e di come vennero trattati durante la guerra. Da amici della patria e semplici lavoratori, divennero in un pochissimo tempo acerrimi nemici, pericolosi al punto da dover essere arrestati e chiusi in campi di internamento. Un episodio, questo, che ci aiuterà a riflettere anche sulla condizione attuale, ricordandoci che dal passato c'è sempre da imparare se siamo aperti alla comprensione e ad accettare gli esempi degli altri.
In questo romanzo i ricordi e il passato, ci metteranno di fronte a noi stessi, aiutandoci a comprendere chi siamo e da dove veniamo per poi proseguire verso il nostro futuro, così come avverrà per il giovane Bartolomeo, il quale riuscirà a ritrovare se stesso e la figura del nonno, mentre Florence ci aiuterà a riflettere su quanto sia importante ricordare e affrontare i ricordi per ritrovare serenità e felicità nella vita. Cosa? Non sapete chi è Florence? Non ve l'ho detto? Be' non posso svelarvi tutto il romanzo, è giusto che rimanga un po' di suspense, perché solo in questo modo potrete apprezzare la storia. Una trama che vi terrà letteralmente incollati alle pagine del libro, grazie anche a una scrittura fluida e scorrevole e a un'ottima documentazione storica condotta dall'autrice che ha riportato in vita un episodio dimenticato tra i libri di storia. Un episodio che tutti dovremmo studiare e conoscere, per comprendere al meglio il dolore, lo spavento e il terrore delle migliaia di persone che sono morte per una colpa mai avuta.

Dalla prua, un'ultima pioggia di corpi fu scaraventata in mare prima che la nave sparisse con un rumore terrificante, inghiottita dall'oceano, alzando una colonna d'acqua gigantesca e un'onda formidabile che risucchiò tutto quanto era a portata.

L'Arandora Star sparì così, all'improvviso e velocemente, lasciandoci orfani nella vastità di quelle acque e attoniti, in un ribollire di acqua e gorgogliare di schiuma.

Poi ci fu silenzio.”
(citazione tratta dal libro)


...per tutti gli uomini che ancora oggi sono costretti ad attraversare il mare per cercare migliori condizioni di vita.”
(citazione tratta dal libro)


Buona lettura!!


(Marianna Di Bella)

mercoledì 2 maggio 2018

Recensione: "Il quaderno dei nomi perduti" - Sofia Lundberg


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Titolo: "Il quaderno dei nomi perduti"
Autrice: Sofia Lundberg
Editore: DeA Planeta Libri


Un senso di nostalgia, mi tiene compagnia da un po’ di giorni. Cerco di ignorarla, ma lei non si arrende e, in punta di piedi, si avvicina e si accomoda tra i miei pensieri.
Aspetta.
Pazientemente.
Non ha fretta, mi conosce e sa che tra poco cederò e mi dedicherò completamente a lei. A quel suo desiderio di far riemergere ricordi, che ho cercato di allontanare dai miei pensieri, accantonandoli in una parte lontana della mia mente.
Ricordi dolorosi, laceranti, belli, emozionanti, dolci e delicati.
Semplicemente, ricordi indimenticabili.
Sì perché, che lo vogliamo o no, non possiamo dimenticarli completamente. Possiamo decidere di rinchiuderli in un angolo remoto della nostra mente, lontani dal nostro cuore, ma rimangono lì, come assopiti, in attesa di riemergere e provocare la stessa identica emozione, provata anni prima.

Ci sono certi ricordi che non riusciamo proprio ad accantonare. Perdurano come una piaga incurabile, e quando si riaprono causano un dolore che il tempo non riesce a lenire.
(citazione tratta dal testo)

Basta un profumo, una fotografia, un oggetto, una canzone o una parola per far sì che la nostra mente ritorni a quel momento, a quella emozione e la nostra memoria inizia a volare e volteggiare tra i ricordi, che compongono la nostra vita e il nostro essere.
A Doris Alm basta sfogliare un vecchio quaderno rosso, perché la sua vita si ripresenti vivida e reale, insieme a tutte le emozioni, le sensazioni e le persone che ne hanno fatto parte e l’hanno resa straordinaria e indimenticabile.
Il quaderno è un vecchio regalo del padre, un’agenda dove custodire tutti i nomi e gli indirizzi di persone, che la bambina conoscerà durante l’arco della sua vita. Ad ogni nome è associata non solo una persona, ma un’intera vita di ricordi che hanno influenzato, nel bene e nel male, l’esistenza di Doris.

Ci sono tanti nomi che ci passano accanto durante l’arco di una vita intera (…) Tutti i nomi che vanno e vengono. Che ci lacerano il cuore e ci fanno piangere; i nomi dei nostri amori e di chi ci ha tradito.”
(citazione tratta dal testo)

La nostra protagonista nasce a Stoccolma nel 1910. Il padre muore quando lei ha solo tredici anni e e le misere condizioni familiari, costringono la madre a far assumere Doris come domestica, presso una donna ricca ed eccentrica.
Durante il suo lavoro, la ragazza imparerà a conoscere il mondo, le sue problematiche e a formare le sue idee sulla parità salariale, l’arte, la letteratura, il diritto all’istruzione, etc. Diventerà modella e si innamorerà di Allan, il suo unico grande amore. \Ma la vita regala non solo gioia e felicità, anche dolore e sofferenza e, la donna ne conoscerà tanta, ma avrà sempre la forza di rialzarsi e lottare.

Non aver paura della vita Jenny. Goditela. Assaporala. Ridi. La vita non è qui per intrattenerti, sei tu che devi intrattenerla. Abbi il coraggio di cogliere le opportunità ogni volta che ti si presenteranno, e mettile a frutto...”
(citazione tratta dal testo)

Una donna caparbia, forte e delicata allo stesso tempo, che ha sempre inseguito i suoi sogni e i suoi desideri, anche a costo di soffrire.
Divenuta, ormai, un'anziana signora, la nostra protagonista si ritrova a ripercorrere la sua esistenza e a rievocare ogni persona annotata sul quel quaderno rosso. Persone che sono state vitali per la sua crescita e formazione. Il suo desiderio è di trascrivere la sua storia e donarla a Jenny, la pronipote, perché non la dimentichi e custodisca qualcosa di importante e di inestimabile valore.

Un testamento. Uno scrigno dei ricordi. Non ho altro da offrirti. I ricordi sono la cosa più preziosa che ho.”
(citazione tratta dal testo)

Un testamento che prende forma e vita con questo libro meraviglioso. Un testo in grado di regalarci sensazioni ed emozioni indimenticabili.
Sofia Lundberg ha creato una storia delicata e commovente, dando vita a un personaggio bello e intrigante. Donandoci qualcosa che va oltre le parole, oltre il testo e la storia.
L’autrice ci dona la forza di guardare sempre avanti, di lottare per ciò in cui crediamo, di inseguire i nostri sogni anche a costo di soffrire, di lavorare su noi stessi e coltivare i nostri talenti, piuttosto che passare il tempo a rimpiangere qualcosa che non abbiamo avuto il coraggio di affrontare o a lamentarci perché non ci sentiamo abbastanza in gamba per realizzare qualcosa.
La vita è una sola e dobbiamo imparare ad apprezzarla e amarla, perché non ne abbiamo un’altra di riserva. Quindi seguiamo noi stessi e la nostra anima. Raccogliamo e custodiamo i nostri ricordi e viviamo.

Ti auguro abbastanza sole da rischiarare le tue giornate, abbastanza pioggia da poter apprezzare il sole. Abbastanza gioia da fortificare la tua anima, abbastanza dolore da poter apprezzare i piccoli momenti di felicità della vita. E abbastanza amici da riuscire a dire addio.”
(citazione tratta dal testo)

A voi auguro di meravigliarvi ed emozionarvi con questo libro, di perdervi tra le pagine del romanzo, intrise di ricordi e amore.
Vi auguro di affezionarvi alla dolce protagonista e di non perdere mai voi stessi.
Vi auguro di sorridere anche quando il mondo vi rema contro.
Vi auguro una buona lettura!!


(Marianna Di Bella)

giovedì 1 febbraio 2018

Recensione: "La finestra alle spalle" - Sandra Valenti


Titolo: 
"La finestra alle spalle

Autrice: 
Sandra Valenti

Editore: 
Casa Editrice Kimerik




27 sogni, persi tra le maglie della vita quotidiana e di quella realtà che non lascia spazio alle speranze e ai desideri.
27 ricordi, lasciati in un angolo della memoria, in attesa di essere riscoperti e rivissuti. Ricordi di un'infanzia che si è cercato di dimenticare.
27 viaggi in cui conosceremo la vita, l'infanzia e la famiglia di Sandra Valenti.
27 racconti in cui impareremo a conoscere meglio l'autrice e anche noi stessi.


Sandra Valenti, con sapiente delicatezza e leggerezza, riesce a trasportarci all'interno dei suoi ricordi; facendoci compiere un salto indietro nel tempo, in un passato e in una Sicilia diversa da quella che conosciamo oggi.
Un viaggio emozionale, in cui spesso ci soffermeremo a ripensare alla nostra infanzia, a quei parenti che sono stati vitali per la nostra crescita e che senza rendercene conto, hanno lasciato un segno indelebile nella nostra anima.
Segni che non sempre sono positivi. Segni che ci portiamo dietro, che hanno influenzato il nostro carattere e il nostro futuro. Ma si sa, per comprendere al meglio noi stessi e il nostro presente, non bisogna far altro che prendere coraggio, immergerci e affrontare quei ricordi che seppur dolorosi, fastidiosi, malinconici, tristi, allegri, divertenti, dolci ed emozionanti, ci aiutano a comprendere l'istante che ha cambiato profondamente la nostra vita.
L'autrice ha aspettato il momento più adatto per far riemergere e rivivere i ricordi del suo passato. Ha aspettato di essere pronta o forse sono state le parole, le frasi e i pensieri rinchiusi in lei, ad attendere il momento opportuno per risvegliarsi dopo un lungo periodo di letargo e venir fuori con forza e delicatezza, rendendo questo testo, bello e intenso.
Sandra Valenti riesce con delicatezza, sensibilità e poeticità a toccare le corde della sua anima e anche della nostra. Con leggiadria si muove tra le righe e le pagine del libro, mettendosi a nudo pur non scoprendosi del tutto, lasciandoci la possibilità di entrare e osservare parte della sua infanzia, entrando in empatia con la sua anima, le sue emozioni, le sue sensazioni e sofferenze, come ad esempio il difficile rapporto con la madre che ha condizionato la sua vita e le sue scelte.
Accostatevi al testo con sensibilità e rispetto, perché solo così potrete vivere e comprendere appieno la bellezza di questo libro.
Buona lettura!!!


(Marianna Di Bella)