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venerdì 22 novembre 2019

Recensione: "La casa degli specchi" - Cristina Caboni

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Titolo: "La casa degli specchi"
Autrice: Cristina Caboni
Editore: Garzanti



La paura è un'emozione destabilizzante e paralizzante. È infida e colpisce quando si abbassa la guardia, quando si è più indifesi e impreparati a gestirla e combatterla. Arriva e immobilizza, il battito accellera e ci sentiamo sopraffatti dal terrore, incapaci di muoverci, agire e pensare con razionalità. È talmente forte il senso di disagio e panico che ci blocchiamo, ci chiudiamo in noi stessi, timorosi di tutto ciò che ci circonda, delle persone e dei luoghi. Ci chiudiamo al mondo pensando di risolvere i problemi ma, in realtà, ci stiamo imprigionando in noi stessi insieme al terrore che ci accompagna come un fedele compagno in qualsiasi posto decidiamo di nasconderci. È sempre lì a ricordarci che esiste, che possiamo fuggire anche dall'altra parte del mondo, illudendoci di essere finalmente liberi, ma quando meno ce l'aspettiamo eccola, la paura, spuntare di nuovo e colpire. Fino a quando non decidiamo di affrontarla e combatterla definitivamente, liberandoci dal senso di oppressione, insicurezza e dalla sensazione di doverci sempre guardare le spalle e difenderci.
Non è semplice, ci vuole una grande forza di volontà per trovare il coraggio di riappropriarci di noi stessi, della nostra vita, per essere finalmente liberi di vivere appieno ogni attimo della nostra esistenza con leggerezza e serenità. Un percorso irto di difficoltà ma, nella vita nulla è facile e se vogliamo qualcosa dobbiamo imparare a lottare strenuamente ed è ciò che impareranno le protagoniste dell'ultimo libro di Cristina Caboni. Due donne unite da un legame di sangue e da un passato che cela misteri e sparizioni.

“Sapeva cos'era la paura e come poteva ridurre una persona: viveva in casa sua da sempre, era stata una compagna costante per i suoi genitori e poi, tramite loro, anche per lei.
Era un'amica apparentemente affettuosa, la paura, ma in realtà odiava chiunque. Uno sguardo, una parola lasciata cadere nel mezzo di una frase poteva diventare un muro invalicabile.
La paura amava solo chi la nutriva.
La paura era distacco da ogni cosa.”
(citazione tratta dal testo)

Questa volta l'autrice ci conduce tra le strade e i vicoli di Positano, una terra dove i profumi dei limoni e del mare si mischiano e amalgamano insieme ai colori e al calore di una terra ricca e passionale. Qui si trova la “casa degli specchi”, una villa su tre piani, con un panorama mozzafiato che si affaccia sul mare blu e sconfinato. La casa ha una particolarità, un atrio circolare con 12 specchi alle pareti, le cui cornici sono state realizzate dal proprietario Michele Loffredi, conosciuto a Positano come il maestro dell'oro. Un artista gioielliere che con le sue collezioni ha fatto innamorare le grandi attrici degli anni Cinquanta e Sessanta.
Oggi Michele ha 90 anni e la sua memoria gli sta giocando brutti scherzi. L'uomo soffre di Alzheimer e il passato si va piano piando sbiandendo e sparendo. Non tutto, qualcosa rimane ancora vivido nella sua memoria, il ricordo della moglie Eva Anderson, sparita senza alcuna spiegazione logica anni e anni prima. Cosa le è accaduto? Nessuno lo sa, ma il passato sta tornando a bussare alla porta della villa facendo riemergere ricordi, emozioni e misteri mai svelati. Durante i lavori di recinzione, si apre una buca nel terreno, riportando alla luce uno scheletro che giace lì da anni, a chi appartiene? È Eva Anderson? Quale mistero si cela dietro questo ritrovamento? È ciò che si chiede Milena, nipote di Michele e protagonista del romanzo. La ragazza si è rifugiata a Positano, non solo per stare accanto al nonno ma, per prendere una decisione importante riguardante la sua vita. Ciò che non sa è che, invece, si ritroverà a scoprire un passato di cui non sapeva nulla, recuperando la figura della nonna che per lei e sempre stata una figura evanescente...un fantasma. Nessuno in casa ha mai parlato troppo di questa donna, sparita nella vita e nei ricordi familiari. Ricordi che scopriremo insieme a Milena e grazie a un salto indietro nel tempo, quando una giovanissima Eva arriva in Italia intorno alla fine degli anni Cinquanta. Una giovane attrice in cerca di lavoro che appena giunta a Venezia conosce Michele e l'amore tra i due giovani scatta in maniera forte e intensa ma, qualcosa nel passato di Eva la perseguita, una paura che ha cercato di lasciare in America per ricostruire una nuova vita e sentirsi finalmente libera. Ma il passato sta tornando anche per Eva e potrebbe minare l'amore e la serenità che la ragazza sta costruendo con Michele. Chi minaccia la sua felicità? Di cosa ha paura? Chi o cosa la perseguita? Scoprirlo sarà il vostro compito, io vi lascio sulla terrazza della villa e nel mentre mi godrò il panorama e i colori di Positano. Posso però dirvi cosa ne penso del romanzo, senza svelarvi nulla sulla storia e l'epilogo.

“La verità è tutto ciò che importa davvero.”
(citazione tratta dal testo)

Cristina Caboni sa narrare e appassionare il lettore con storie semplici, delicate e piene di sentimenti. La lettura è coinvolgente e scorrevole e, come sempre, l'autrice riesce a trovare un episodio storico su cui costruire parte della romanzo, integrandolo perfettamente alla trama e ai personaggi. Questa volta il nostro viaggio nel tempo riguarderà il periodo del maccartismo e la caccia alle streghe degli americani contro i cittadini sovietici residenti negli Stati Uniti d'America. Una caccia, spesso illogica, verso qualsiasi cittadino di origine russa, o che abbia avuto anche solo un legame superficiale con l'Unione Sovietica. Un clima di persecuzione e paura che hanno vissuto non solo i cittadini di russi ma anche tutti coloro che esprimevano un pensiero che poteva essere ritenuto filorusso. L'autrice ha preso questo tema, l'ha contestualizzato all'interno della trama, inserendovi altri elementi interessanti come il cinema, il mistero, la sensazione di paura e oppressione, l'amore, la famiglia, i silenzi e ha creato un romanzo delicato e piacevole.
Seppur piacevole, questa volta, i protagonisti e i vari personaggi non mi hanno affascinata e ammaliata, li ho trovati poco empatici e anche un po' controversi nelle emozioni e negli atteggiamenti, soprattutto, Milena. Nel romanzo afferma di essere diretta senza girare intorno alle cose, e mi aspettavo un carattere forte e deciso, invece l'ho trovata insicura e titubante. Così come non mi hanno affascinata gli altri personaggi a cui personalmente avrei dato più spazio, ho sempre avuto la sensazione che rimanessero delle figure ai margini della storia senza dare un'impronta decisa e forte, come ad esempio la figura del maresciallo che conduce le indagini, di cui non si capisce fino in fondo il suo carattere e se nasconde o meno qualcosa. Oppure la fiugra della mamma di Milena, nonché figlia di Michele e Eva, sappiamo che muore giovane e poi basta, altra figura evanescente che si perde tra le righe del romanzo.
Un'altra cosa che non mi ha convinta del tutto, è la costruzione del testo. Le basi e gli elementi sono gli stessi: due protagoniste legate o da un legame di sangue o da una passione reciproca, un viaggio temporale tra passato e presente, una morte misteriosa e una ricerca nel passato per comprendere e migliorare il presente. Elementi che rendono, almeno per me, la storia prevedibile, perdendo quel senso di unicità e pathos che ci si aspetta dal romanzo. Peccato perché, ripeto, il romanzo è piacevole, delicato e l'autrice sa affrontare molto bene i sentimenti e le emozioni dell'essere umano, eppure molte di queste, personalmente, le ho vissute in maniera prevedibile e poco emozionante.
Come sempre lascio a voi il piacere di scegliere, leggere e scoprire il testo.
Buona lettura.




(Marianna Di Bella)

lunedì 30 settembre 2019

Recensione: "La stanza della tessitrice" - Cristina Caboni

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Titolo: "La stanza della tessitrice"
Autrice: Cristina Caboni
Editore: Garzanti





Può un abito rappresentare i sogni di una persona, ridando speranza, sicurezza e serenità?
Può un abito far riemergere il passato e i segreti celati per anni?
Può legare due persone a distanza di anni?
Sì. L'importante è saper vedere oltre le sue cuciture e la superficie delle stoffe. Seguendo quel filo che intreccia, crea, elabora e unisce persone e destini. Un filo in grado, non solo di unire, ma di indicare la strada da percorrere per realizzare i propri sogni e il proprio destino.
Un filo che ci guiderà attraverso le pagine di questo romanzo meraviglioso, regalandoci emozioni, misteri e sorprese.

“(...) Chi ha il coraggio di superare le proprie paure è capace di tessere il filo della vita. Afferra il tuo, adesso, e compi il tuo destino, figlia del mio cuore...”
(citazione tratta dal testo)

Siamo a Bellagio, sul lago di Como e la nostra meta è un piccolo negozio di sartoria. Qui lavora Camilla Sampietro, la nostra protagonista. La ragazza ha abbandonato Milano per rifugiarsi in un luogo dove poter essere libera di creare, sentire e vivere. Un luogo dove poter riprendere in mano la propria vita, ritrovando pace e serenità, concedendosi quelle “seconde possibilità” che spesso ci neghiamo per paura e orgoglio.
Vivere a Bellagio le ha permesso di crescere, maturare e fare affidamento solo su se stessa e le proprie capacità ma, soprattutto, le ha permesso di capire cosa vuole dalla sua vita: creare una moda basata sulle emozioni e sui sogni delle persone, infondendo coraggio e serenità. Riadattando vecchi abiti, creando vestiti unici e personali, dando così una seconda possiblità agli abiti e alla vita in generale.

“I vestiti che smontava e ricuciva erano speciali: era come se un filo unisse le esistenze di chi aveva creato il tessuto e di chi aveva disegnato e cucito il vestito, che sarebbe stato ancora una volta scelto e accompdoato per una nuova vita, per un altro destino. Le bastava anche solo parlare di un abito del genere e subito sapeva come modificarlo e traaformarlo: negli occhi delle clienti leggeva ciò che custodivano nel cuore. Erano desideri e sogni insieme. Coglieva le loro emozioni e ne ricavava stoffe di luce e di gioia, che applicava ai modelli.”
(citazione tratta dal testo)

Per Camilla, la moda rappresenta un legame, una storia a cui ridare vita e freschezza, legando sogni e persone in un viaggio poetico tra passato e presente. Purtroppo la sua visione lavorativa non è sempre compresa, soprattutto, dalle persone che le sono accanto e l'hanno vista crescere, come Marianne la donna che l'ha adottata e proprietaria della casa di moda Leclerc. Le divergenze di opinione hanno creato una frattura tra le due donne ma non vi racconterò altro su di loro, perché rischierei di svelarvi troppo, ciò che posso dirvi è che il passato tornerà a bussare alla porta di Camilla per risolvere alcune questioni lasciate in sospeso e per aiutare Marianne a ritrovare sua sorella Adele. Una sorella mai conosciuta...un segreto che sua madre Caterina ha custodito per anni fino al giorno della sua morte.
Perché Caterina non ha mai detto nulla di Adele? Cosa le è accaduto? Dove si trova?
Per scoprire il resto della storia, vi consiglio di continuare la lettura lasciandovi conquistare dalla storia e dalle parole di Cristina Caboni. L'autrice vi accompagnerà in un viaggio poetico ed emozionante. Un viaggio temporale tra passato e presente, alla scoperta di storie, persone, tradizioni e paesi, partendo dalla Sardegna, per giungere in Francia e Italia, in un susseguirsi di colpi di scena che vi terranno incollati alle pagine del libro.

“(...) Lo segue col ditino, quel ricamo, e all'improvviso lo vede. È solo un filo, all'inizio, poi diventa una storia. Le parla del vento che spalanca le tende e del mare che accompagna i pescatori che gettano le reti al crepuscolo e el recuperano all'alba, le racconta dei camp di spighe e di prati imbiancati dai fiori. È di donne chine sui telai, che sanno comprendere e tessere i sogni.”
(citazione tratta dal testo)

La storia, gli abiti, i misteri, il senso di abbandono e la ricerca di amore sono i pilastri di questo romanzo, che danno vita e anima a una trama emozionante, piena di speranza e di amore.
Camilla e Caterina sono le protagoniste e voci narranti del romanzo. Due donne che seppure vissute in due epoche storiche diverse, hanno molto in comune, come ad esempio: la stessa visione della moda, una storia familiare triste e dolorosa, il senso di abbandono, di esclusione e la voglia di essere amate che hanno inciso profondamente sulla loro anima e i loro destini, portandole a vivere e crescere nonostante le avversità, il dolore e la sofferanza.
Due donne apparentemente fragili, ma determinate a inseguire e lottare per i propri sogni, cercando il proprio posto nel mondo, ritagliandosi un angolino di pace dove poter essere serene e felici.
Due protagoniste complesse e ben caratterizzate, soprattutto la parte psicologica. L'autrice le ha descritte perfettamente, delineando pregi e difetti, mostrando i loro limiti, rendendole, in questo modo, credibili e aderenti alla realtà.
Caterina è la figura più impalpabile ed effimera, e questa sua non presenza risulta essere più incisiva e determinante per la trama, rendendo la storia più intrigante e misteriosa.

“La vita poteva essere vissuta solo in un senso, andando avanti.”
(citazione tratta dal testo)

Il romanzo è ben scritto, poetico ed emozionante. La lettura è scorrevole e accattivante.
Le descrizioni sono attente, precise e curate in ogni dettaglio, permettendo al lettore di immergersi completamente nella storia, sentendo sulla propria pelle le emozioni che si intrecciano e si rincorrono nel romanzo. L'autrice è riuscita a mantenere il giusto equilibrio tra le parti descrittive e quelle introspettive delle due protagoniste, mantenendo la giusta dose di eleganza e sensibilità senza eccedere nel sentimentalismo. Le sue parole, apparentemente semplici, scivolano come seta nell'animo del lettore, regalando emozioni e abbracci avvolgenti.
Personalmente ho trovato i capitoli dedicati al presente e alla storia di Camilla meno incisivi e forti rispetto a quelli dedicati alla storia di Caterina.
Il finale è troppo frettoloso e meno curato nei dettagli rispetto al resto del romanzo, ma questo non toglie nulla alla bellezza del libro che ho amato profondamente, ricordandomi quanto sia importante ritrovare prima se stessi e poi la felicità.

“(...) Ricordati sempre che il tuo futuro è nelle tue mani.
(…)
È il cuore quello che conta davvero, afferra i sogni con l'ago e ricamali...”
(citazione tratta dal testo)

Inseguite i vostri sogni...cercate voi stessi e vivete ogni attimo della vostra vita, lottando per ciò che desiderate.
Buona lettura.



(Marianna Di Bella)

giovedì 19 settembre 2019

Recensione: "Eleanor Oliphant sta benissimo" - Gail Honeyman

libro, mdb, recensione, libri il nostro angolo di paradiso, cicatrice, dolore
Titolo: "Eleanor Oliphant sta benissimo"
Titolo Originale: "Eleanor Oliphant is Completely Fine"
Autrice: Gail Honeyman
Editore: Garzanti



Ci sono esperienze che segnano la nostra esistenza, spesso in maniera irreversibile. Lasciando cicatrici che segnano la nostra anima, ricordandoci cosa abbiamo subito ma, soprattutto, cosa abbiamo affrontato per essere le persone che siamo diventate. Percorrendo strade difficili, irte di ostacoli da superare. Purtroppo, non sempre si è pronti e disposti ad affrontare il passato. Non sempre si è disposti ad accettare il dolore che si cela dietro le nostre ferite. Ma basta un piccolo inizio, un passo in avanti, uno sguardo diverso per renderci conto della bellezza, dell'amore e dell'affetto che ci circondano e che non vedevamo perché non eravamo pronti a vedere oltre la superficie, accettando noi stessi.
Accettare le cicatrici e convivere con la sofferenza. Eleanor sa bene cosa vuol dire convivere con le sue cicatrici. Quelle che deturpano il suo volto e, spesso, sono oggetto della curiosità degli altri. Ma lei è abituata agli sguardi curiosi degli altri e non ci fa caso, o almeno così afferma o forse tenta di convincere se stessa?
Le sue cicatrici sono il segno di un passato che non ricorda. La sua mente ha archiviato il tutto in un angolo remoto della sua memoria dimenticando ogni evento doloroso.

“Sul mio cuore ci sono cicatrici altrettanto spesse e deturpanti di quelle che ho in viso. So che ci sono. Spero che resti un po' di tessuto integro, una chiazza attraverso la quale l'amore possa penetrare e defluire. Lo spero...”
(citazione tratta dal testo)

Eleanor vive sola, lavora come contabile in un'agenzia di grafica e design. È ironica, sarcastica, schietta, non ha filtri e dice sempre quello che pensa. Non è abituata a interagire con gli altri e non si adatta facilmente alle comuni regole di interazione sociale e convenzionali, per questo non lega molto con i colleghi in ufficio e con le altre persone.
La sua vita scorre monotona, seguendo un ritmo abitudinario scandito da giornate fatte di lavoro, casa, letture serali e cene diverse a seconda del giorno della settimana. Il mercoledì riceve la telefonata della madre dal carcere, una donna che critica e denigra ogni aspetto della figlia, facendola vivere, sin da quando era piccola, nella perenne insicurezza di se stessa e del suo aspetto fisico. Il fine settimana, invece, si concede della vodka, con cui cerca di zittire quella vocina interiore che le chiede aiuto e attenzione.

“Il dolore è facile, il dolore mi è familiare. Mi rifugiai nella stanzetta bianca che c'è nella mia testa, quella del colore delle nuvole. Sa di cotone pulito e di coniglietto. L'aria lì è di un pallido rosa confetto e si sente una musica dolcissima.”
(citazione tratta dal testo)

Cosa è accaduto a Eleanor?
Cosa si nasconde nel suo passato?
Come si è procurata le cicatrici che rovinano il suo volto?
Cosa accade quando l'amore, l'affetto e l'amicizia arrivano in maniera inaspettata nella sua vita?

Accade che Eleanor inizierà a cambiare impercettibilmente...piano piano...riscoprendo l'amore per sé e per gli altri. Scoprirà e apprezzerà i piccoli gesti di tenerezza che sfioreranno la sua anima delicata e sofferente. Permetterà al suo passato di riemergere dal profondo della sua anima, affrontandolo definitivamente.

“Le feci un sorriso. Per due volte in un giorno ero stata oggetto di ringraziamenti e sguardi calorosi. Non avrei mai sospettato che qualche piccola azione potesse suscitare reazioni così sincere e generose. Sentii un piccolo bagliore dentro di me – non un incendio, ma più una specie di piccola fiammella costante.”
(citazione tratta dal testo)

Il suo sarà un percorso lento, spesso doloroso, con punte di ironia che ci permetteranno di conoscere e apprezzare la donna. Sì, perché leggere questo romanzo, vuol dire conoscere un'anima pulita, sofferente, che seppur nella sua stravaganza, atipicità e insofferenza verso gli altri, saprà farsi amare da noi lettori. Regalandoci la sua visione strana e sagace del mondo, insieme a momenti di battute e frasi ironiche che ci lasceranno, a volte perplessi, altre volte con il sorriso sulle labbra.
Eleanor è un personaggio che ameremo e apprezzeremo grazie alla scrittura dell'autrice Gail Honeyman che l'ha resa vera agli occhi del lettore. Descritta perfettamente, in modo particolare, la parte psicologica che ho trovato completa e perfettamente in sincrono con il personaggio e la trama. Con le sue descrizioni, l'autrice ci permette di entrare in punta di piedi nella psiche della donna, mostrandocela in tutta la sua complessità, anche se a onor del vero, alcune situazioni sono facilmente prevedibili, ma questo non toglie nulla alla bellezza del romanzo.
La lettura è fluida e scorre velocemente. Non ci sono momenti di noia, al contrario, Eleanor riesce ad attirare e ammaliare il lettore, prendendolo per mano e conducendolo nella sua vita, ma lo farà sempre secondo il suo carattere, prima con riluttanza e poi con estremo piacere, aprendo le porte della sua anima.
Questo è un libro in grado di ricordarci cosa si nasconde dietro gli occhi e gli atteggiamenti di persone che non comprendiamo. Ci ricorda di non fermarci all'apparenza delle cose, ma di andare sempre oltre e che forse, un gesto di affetto e un sorriso rappresentano, per alcune persone, un salvagente in un mondo superficiale, indifferente e scostante verso chi non si conforma alla massa. Ed Eleanor è una persona che non si conforma a nessuno e ce lo ricorda in ogni momento, anche quando leggendo i suoi comportamenti stravaganti, spesso non ne comprendiamo i motivi, perché troppo abituati alle convenzioni sociali, a comportarci come gli altri si aspettano, per non essere additati, derisi e osservati.

“Ai giorni nostri la solitudine è il nuovo cancro, una cosa vergognosa e imbarazzante, così spaventosa che non si osa nominarla: gli altri non vogliono sentire pronunciare questa parola ad alta voce per timore di esserne contagiati a loro volta, o che ciò possa indurre il destino a infliggere loro il medesimo orrore.”
(citazione tratta dal testo)

Eleanor rappresenta la sofferenza, il dolore e li porta con orgoglio senza preoccuparsi degli altri. Eleanor ha un solo e unico desiderio inespresso che l'accomuna a tutti: essere amata.

“Soffro fisicamente per il desiderio di un contatto umano.”
(citazione tratta dal testo)

Lasciatevi ammaliare dal suo sarcasmo, scoprite le sue cicatrici, le sue sofferenze, non ve ne pentirete.
Fate entrare Eleanor nella vostra vita e regalate a lei e a voi stessi un gesto d'affetto.
Buona lettura!!



(Marianna Di Bella)

giovedì 14 febbraio 2019

Recensione: "L'aroma nascosto del tè" - Jamie Ford

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Titolo: "L'aroma nascosto del tè"
Autore: Jamie Ford
Editore: Garzanti Libri




In una vecchia camera d'albergo, un uomo sta guardando fuori dalla finestra. Osserva distrattamente il viavai di persone che passano per strada, camminando l'uno accanto all'altro, sfiorandosi impercettibilmente. Vite e anime che si incrociano e scontrano per un tempo infinitamente piccolo. Ma l'uomo è distratto, perso nei suoi pensieri. Nel suo sguardo c'è un velo di malinconia che lo avvolge completamente, la sua mente è altrove, persa tra i problemi del presente e i ricordi del passato. Ricordi che riportano in superficie sensazioni, emozioni, sofferenze depositate in un angolo e lasciate lì, per troppo tempo.

A volte bisogna provare tristezza, provare dolore, per poterseli lasciare alle spalle e trovare pace.
Felicità. Tristezza. Finiscono entrambe come tutto il resto.”
(citazione tratta dal testo)

L'uomo è Ernest Young, ha 64 anni e da più di quarant'anni, ama la sua forte, fiera e indipendente Gracie, sua moglie. La donna purtroppo non ricorda più nulla di sé e della sua vita, una malattia le ha inesorabilmente intaccato i suoi ricordi, facendola vivere in un limbo da cui Ernest non sa come farla riemergere. Stare lontano da lei è insopportabile, ma non essere riconosciuto dalla donna che si ama è un dolore straziante, a cui non ci si abitua mai. Pensare a sua moglie, lo porta inevitabilmente a ripensare alla loro vita insieme, ai ricordi condivisi e quando si riportano alla luce i ricordi e si lascia aperto uno spiraglio, ecco che il passato arriva prepotentemente, pretendendo la massima attenzione. Così i suoi pensieri tornano alla sua infanzia, a un lungo viaggio in nave che lo porta negli Stati Uniti e al suo vero nome Yung Kun-ai.
La stanza dei ricordi si è completamente aperta e piano piano fuoriescono momenti tragici, intensi emozionanti che hanno influenzato la sua vita. L'arrivo in una terra straniera, un viaggio in nave insieme ad altri bambini, il suo sentirsi costantemente emarginato e mai padrone di se stesso, gli anni trascorsi tra college e riformatori, l'amore per Fahn, la bambina che condividerà con lui il viaggio sulla nave, il dolore e l'essere diversi.
Tanti ricordi che come tessere di un mosaico andranno a trovare il loro posticino per dare forma e sostanza al romanzo. Jamie Ford ha preso queste tessere e piano piano ha iniziato a scrivere e raccontare una nuova storia. Anche in questo romanzo si è basato su fatti veri e spesso poco conosciuti, incastonandoli all'interno di una storia dal sapore malinconico. Questa volta ha portato alla luce diverse tematiche, come ad esempio le due esposizioni universali avvenute a Seattle negli anni 1909 e 1962, la vendita di bambini, donne e ragazzi, le case di tolleranza, il proibizionismo, l'emarginazione, il sentirsi diversi, e non essere padroni di decidere per la propria vita. Tutte tematiche interessanti e coinvolgenti che però inserite all'interno del romanzo non mi hanno convinta. Mi piace la scrittura di Jamie Ford, sempre pulita, delicata, e mai sopra le righe nell'affrontare alcune situazioni. Ho apprezzato i salti temporali, gestiti in maniera coerente al procedere della trama, con quel piccolo mistero sulla figura del primo amore che incuriosisce il lettore, ma...eh sì c'è un grande ma ad attendervi...il libro non mi ha lasciato nulla. Nessuna emozione, nessuna empatia con i personaggi, che per la maggior parte del tempo ho trovato insopportabili e noiosi. Un romanzo che ho fatico a leggere perché il mio coinvolgimento era inesistente.
Ho riflettuto molto su questa mancanza di empatia verso il romanzo e i personaggi, perché di solito, cerco sempre di capire le motivazioni che spingono una persona a prendere determinate decisioni, a capirne il carattere, le scelte ma questa volta non ci sono riuscita e rifiutavo continuamente i personaggi, soprattutto la caparbietà di Fahn e la piattezza e passività di Ernest, mai un momento di rabbia o di ribellione considerata la sua infanzia e adolescenza. E poi ho compreso cosa non mi convinceva del tutto nel romanzo, individuando quella piccola nota stonata che non riuscivo a capire da dove provenisse.
Nella seconda parte del romanzo vengono toccate tematiche forti, come ad esempio le case di tolleranza, la prostituzione, la condizione delle donne vendute come pezzi di carne per soddisfare i piaceri e desideri degli uomini, e a parlarne è Ernest, protagonista del romanzo. Una voce piatta, ma soprattutto, è il punto di vista maschile che, seppure dalla parte delle donne, non è incisivo e non regala le emozioni e le sensazioni che esse vivono. Non può descrivere lui il senso di umiliazione, dolore e sofferenza che prova una donna, perché o quelle sensazioni si vivono sulla propria pelle e allora si è in grado di parlarne con cognizione di causa, altrimenti si rischia di affrontare il tema in maniera superficiale e stereotipata. E il personaggio di Ernest, purtroppo, l'ho trovato piatto e superficiale. Una voce che anche quando racconta degli avvenimenti tragici della sua vita privata, sembra sempre che stia descrivendo una normale e tranquilla giornata. Nessuna reazione emotiva sembra scuoterlo. Ed è proprio questo che mi ha lasciata perplessa e infastidita dalla lettura del romanzo.

Non aveva mai avuto la possibilità di scegliere niente, da come si vestiva a quello che mangiava: fino a quel momento aveva passato la vita seguendo l'onda incerta dei desideri e delle aspettative di altri.”
(citazione tratta dal testo)

Naturalmente questo è il mio parere personale e, come sempre, lascio a voi decidere se leggere o meno il testo, perché è importante ricordare e sottolineare che i gusti sono diversi e fortunatamente la lettura ci regala la possibilità di scegliere tra milioni di libri.
Buona lettura!!


(Marianna Di Bella)