mercoledì 13 novembre 2019

Recensione: "Little Big River" - Marisa Piccioli

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Titolo: "Little Big River"
Autrice: Marisa Piccioli
Editore: Giovane Holden Edizioni




La Seconda Guerra Mondiale ha rappresentato nel panorama mondiale e storico, un periodo estremamente violento, doloroso e di grandi stravolgimenti. Una guerra combattuta su più fronti, che ha visto impegnati soldati di tutto il mondo, intervenuti per riportare pace lì dove qualcuno, invece, ha seminato solo atrocità, morte e distruzione. Un conflitto che ha visto eventi intrecciarsi e concatenarsi, creando pagine su pagine di storia. Episodi ancora oggi sono poco conosciuti che piano piano riprendono vita grazie a storici e autori che decidono di far riemergere, attraverso libri, saggi e romanzi, avvenimenti e persone che rischierebbero di finire nell'oblio della memoria della storia.
Marisa Piccioli ha recuperato una parte di questa storia trasformandola in un romanzo in cui racconta le gesta dei partigiani e degli alleati anglo-americani giunti sull'Appennino tosco – emiliano per sferrare l'attacco e superare la Linea Gotica.
Attraverso documenti ufficiali e ricerche storiche, l'autrice ha narrato la situazione dell'Italia centrale e dell'esercito indiano, collocandolo e contestualizzandolo all'interno di un romanzo in cui sono presenti anche i partigiani e i civili che, con il loro aiuto, hanno sostenuto l'avanzata, lottando contro un nemico comune.
Gli Alleati giunti nella zona dell'Appennino tosco emiliano, trovarono una situazione territoriale completamente diversa da quella studiata sulle mappe: ponti distrutti dai tedeschi durante la ritirata, montagne difficili da superare, pioggia, fiumi esondati che bloccavano il passaggio delle jeep e dei rifornimenti, rallentando e ostacolando l'avanzata. Così, dopo una lunga riunione strategica tra le forze alleate, si decise che il compito dell'Ottava Divisione Indiana, insieme al supporto canadese e neozelandese, consistesse nel ricostruire le vie di collegamento per assicurare di nuovo il passaggio dei rifornimenti e dei mezzi di trasporto. Questo perché i sepoy, soldati semplici di fanteria, erano veloci, rapidi sulle montagne e dotati di iniziativa e capacità negli interventi sui campi di battaglia.

Ali e i suoi compagni si sentivano uniti e questo si avvertiva ogni volta nelle azioni militari. Avevano acquisito solidarietà e spirito di appartenenza alla squadra pronta in ogni momento, ma erano stanchi della guerra. Non vedevano l'ora di tornare a casa.”
(citazione tratta dal testo)

Nello stesso scenario di intervento dell'esercito indiano, c'erano anche i partigiani che con i loro attacchi e opere di sabotaggio ostacolarono le attività dei tedeschi.
Tra i partigiani della Brigata Garibaldi troviamo Andrea, il fidanzato di Anna, la protagonista del libro. Anna è una giovane ragazza che, prima della guerra, conduceva una vita tranquilla fatta di lavoro e uscite in compagnia delle amiche per andare a ballare o al cinema. Una vita semplice fatta di sogni, spezzati e interrotti da un conflitto atroce e crudele.

Quella sera fu importante per lei e la ricordò spesso quando i tempi divennero difficili. Quegli istanti di gioia, di serenità coinvolgevano tutti, niente di più importante per unire le persone e farle sentire vicine le une alle altre. Da quel momento si sarebbero sentiti chiamati in causa, responsabili gli uni per gli altri, pronti a intervenire nei momenti del bisogno, disposti a rischiare la propria vita per quella altrui.”
(citazione tratta dal testo)

In questo scenario si snoda il romanzo e la storia dei diversi protagonisti che la compongono.
Un romanzo breve che arricchisce la nostra conoscenza storica di un ulteriore tassello. Il libro si divide in quattro parti, ognuna dedicata a un personaggio o episodio storico. Nella prima parte, la protagonista è Anna che con la sua storia e il suo sostegno ai partigiani ci permette di comprendere meglio la situazione di quei luoghi. La seconda parte, invece, è dedicata all'esercito indiano, e qui la narrazione è più descrittiva e per me più interessante perché amo conoscere e scoprire ogni aspetto del secondo conflitto mondiale, arricchendo di ulteriori nozioni la mia conoscenza storica. Mentre nella terza e quarta parte vengono narrati i momenti della liberazione delle città e l'epilogo finale.
I capitoli sono brevi e la narrazione è stringata, telegrafica, spesso asettica, sembra quasi di leggere dei bollettini di guerra in cui vengono elencati avvenimenti senza alcun coinvolgimento emotivo e, sinceramente, mi aspettavo più empatia con i fatti narrati e i protagonisti, in particolare con Anna di cui avrei voluto conoscere meglio, e in maniera più approfondita, il suo lato emotivo, i suoi pensieri e le sue sensazioni.
Personalmente avrei dato più spazio agli avvenimenti riguardanti l'esercito indiano, per evidenziare il loro supporto militare, spiegando in maniera più approfondita i loro compiti, così come mi aspettavo un legame e un intreccio più consistente tra i vari protagonisti, invece, di sembrare storie a se stanti.
Dal punto di vista storico è estremamente interessante ma, a mio parere, manca di coinvolgimento empatico con il lettore e la storia.

Non è semplice per gli alleati, né per chi conosce queste zone. Noi ci spostiamo a piedi nei luoghi in cui siamo cresciuti e conosciamo ogni anfratto o grotta in cui nasconderci, ma ci sono bombardamenti continui e scontri armati che rendono difficile ogni movimento.”
(citazione tratta dal testo)

Buona lettura!



(Marianna Di Bella)



(Gifted by) Ringrazio la Casa Editrice per la copia del libro.

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