Titolo: "Le anatre di Holden sanno dove andare"
Autrice: Emilia Garuti
Editore: Giunti Editore
Fermi.
Immobili.
Bloccati davanti a quel
bivio che la vita ci ha posto. Indecisi su cosa fare, quale decisione
prendere e, in particolare, quale strada scegliere per andare avanti.
Siamo terrorizzati, perché fare quel passo in avanti vorrebbe dire
cambiare in maniera imprevedibile il nostro percorso e la nostra
esistenza. Così ci blocchiamo e rimaniamo fermi in una sorta di
limbo da cui non vorremmo uscire, lasciandoci coccolare dalla paura
che, infida, si insinua nei nostri pensieri e come una cattiva
consigliera ci propone solo soluzioni negative. Ci fa credere di
essere al sicuro con lei, illudendoci di allontanare incertezze e
delusioni, instillando, invece, insicurezze e dubbi. Ci chiudiamo e
nascondiamo nella nostra comfort zone e lasciamo che la vita ci
scorra davanti, dietro, intorno ma mai dentro di noi, spettatori
apatici e inermi. Scegliere è necessario perché, prima o poi,
arriva un momento in cui è vitale andare avanti. Spostare quel piede
e muoversi vuol dire crescere, prendere coscienza dei propri limiti e
affrontarli, cambiando noi stessi. Muoversi e lanciarsi nell'ignoto.
Un ignoto che potrebbe sorprenderci e meravigliarci in positivo. Un
ignoto che terrorizza Will, la protagonista di questo romanzo.
Will è bloccata davanti a
quel bivio, terrorizzata dall'ignoto e dal futuro. Spaventata e
confusa. Preferisce rimanere ferma e al sicuro nella sua comfort
zone, piuttosto che affrontare i suoi problemi. La ragazza si è
appena diplomata e rispetto ai suoi amici e compagni di scuola non sa
cosa fare del suo futuro. Non vuole andare all'Università, non vuole
prendere decisioni e trascorre le sue giornate rimanendo a casa sotto
le coperte guardando film e serie tv o uscendo con le amiche, anche
se si sente sempre sola e fuori posto.
“Lo schifo è sentirsi
sempre soli, anche se circondati da un mucchio di persone...”
(citazione tratta dal testo)
Will non è una ragazza
semplice, è ironica, cinica, pungente, ha paura dei cambiamenti, è
autolesionista, va in paranoia se deve decidere, non ama essere messa
sotto pressione e quando accade scappa, odia fare le cose per forza,
non sopporta di sbagliare, ha una sovrabbondanza di autostima
intellettuale per sopperire una scarsa autostima fisica e non
sopporta l'ipocrisia degli adulti. Adulti convinti di conoscere gli
adolescenti quando in realtà non sanno comunicare neanche con i
propri figli, come i suoi genitori, distanti emotivamente e
affettivamente. Il loro rapporto, purtroppo si è deteriorato negli
anni, o forse non è mai stato vero e sincero, fatto di tradimenti,
silenzi e non amore. Due genitori che preferiscono ignorare i
problemi piuttosto che affrontarli, mostrando agli altri l'immagine
di una famiglia tranquilla e felice, ignorando e tenendo sotto
silenzio le problematiche della figlia, sarebbe deleterio per la loro
immagine sociale far sapere agli altri che Will segue un percorso di
terapia da una psicologa. Una psicologa che Will non sopporta, e dopo
ben 9 sedute ancora non le parlato di se stessa; ha forse paura di
ciò che potrebbe dirle la dottoressa, mettendola di fronte ai suoi
limiti e a se stessa?
Probabile, ma sarà
l'incontro con Matteo che segnerà un cambiamento nella ragazza e che
lascerò a voi scoprire, se avrete voglia di continuare la lettura.
Io posso solo dirvi che, dopo un inizio entusiasmante, la storia si
perde completamente, diventando banale e scontata.
“Non so cosa fare, non so
dove andare, so solo che non voglio stare qui. Così faccio quello
che mi viene meglio, prendo e me ne vado.”
(citazione tratta dal testo)
La lettura è scorrevole, ma
la trama è scontata e piena di stereotipi. Quegli stereotipi che
l'autrice si è premunita di criticare tramite la voce di Will, ma
che qui troviamo in abbondanza, ad esempio la figura dei genitori,
incastonati nei classici cliché del padre che tradisce la moglie con
una modella e la moglie descritta come una donna preoccupata solo
delle apparenze, anestetizzando il dolore e la sofferenza con
l'alcool. Oppure i cliché legati ai giovani, alla mancanza di
amicizia, fiducia, unione e coesione tra le ragazze pronte a colpirsi
alle spalle alla prima occasione.
Non ho apprezzato la
protagonista, che ho trovato troppo saccente, apatica, immatura,
cinica e sempre pronta a criticare tutto e tutti, ma guai a farlo con
lei.
La prime pagine del romanzo
sono interessanti e frizzanti, ma si perde completamente dietro i
pensieri di Will ed episodi poco approfonditi, superficiali, privi di
senso, trasformando la storia in qualcosa di banale e prevedibile,
inoltre, l'epilogo richiama al finale di un altro romanzo.
I personaggi dovevano essere
più incisivi e costruiti in maniera più approfondita e alcuni
episodi affrontati in maniera più equilibrata e attenti al messaggio
da trasmettere, come ad esempio l'incontro tra Matteo e Will, che
segna un cambiamento nella vita della ragazza, ma non può passare il
messaggio che le problematiche psicologiche si possono risolvere solo
grazie all'affetto e all'amore di qualcuno, abbandonando la terapia.
Possono aiutare, ma il supporto di specialisti è importante per
affrontare questioni psicologiche serie.
Leggendo la sinossi mi
aspettavo qualcosa di più da questo testo, invece non ha saputo
coinvolgermi ed entusiasmarmi completamente. Per me è stata una
delusione, ma non vuol dire che non possa piacere a voi.
“È sempre la solita paura
di perdere, credo. È per questa paura che cerco di evitare tutte le
cose che potrebbero rendermi tremendamente felice e, una volta perse,
tremendamente infelice, così, alla fine, faccio in modo di diventare
anch'io una di quelle cose che si perdono.”
(citazione tratta dal testo)
Buona lettura.
(Marianna Di Bella)
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