Titolo: "Almarina"
Autrice: Valeria Parrella
Editore: Einaudi
Possono due solitudini
incontrarsi e liberarsi da quel senso di oppressione che schiaccia e
soffoca le loro anime?
Può la nostra protagonista
entrare nel carcere di Nisida e sentirsi finalmente libera?
Può un posto, simbolo della
chiusura e della prigionia dell'uomo, rappresentare la libertà e il
luogo dove il tempo si ferma e si vive in una sorta di sospensione
temporale? Dove la vita reale rimane chiusa fuori e le vite di
adolescenti, insegnanti e guardie si intrecciano a volte toccandosi,
altre volte passandosi accanto senza entrare in contatto?
Sì.
Ma andiamo con ordine e
spieghiamo meglio ciò che sembra apparentemente improbabile e
incomprensibile.
Elisabetta Maiorano è la
protagonista del romanzo e insegna matematica nel carcere minorile di
Nisida. È vedova e la sua esistenza è fatta di solitudine e
malinconia. La sua vita è grigia, come la sua anima. Per lei tutto
ciò che la circonda è senza spessore, importanza o incisività, e
il suo sguardo e la sua anima sono intrisi di malinconia e
tristezza.
Si sente sola e la sua vita
scorre lenta, giorno dopo giorno, tra il lavoro e la sua casa vuota,
senza alcun legame vero o eventi significativi che possano farla
sentire viva. Entrare ogni giorno nel carcere, per lei vuol dire
tornare a sentirsi libera, spogliandosi del superfluo per vestirsi
solo del suo essere.
“Mentre avanzo verso
i vetri antiproiettile, sento che finalmente mollerò gli ormeggi da
quella vita di usura che mi è capitata. È il regolamento, io non
c'entro: per le prossime cinque ore non sarà responsabilità mia:
come ciascuno che entri a Nisida torno libera, torno bambina.”
(citazione tratta dal testo)
Il suo lavoro è difficile,
così come difficile è il rapporto con i detenuti. Sono ragazzi che
nella loro breve vita hanno visto e fatto di tutto. Ragazzi che non
guardano mai negli occhi di chi hanno davanti, perché farlo vorrebbe
dire accettare la presenza dell'altro. Guardare negli occhi è una
concessione riservata a pochi e quando questo avviene, quando quello
sguardo, finalmente, si posa sull'altra persona, vuol dire
conquistare interesse e lasciarsi leggere. Dentro quegli occhi ci
sono racconti e vite inimmaginabili, sacrifici da parte delle
famiglie di origine, o vite segnate da violenze e sopraffazioni. Vite
dove è più importante essere svelti con le mani che con il
cervello..
“I primi tempi non mi
guardavano mai negli occhi. E io me lo ricordo, quel rispondere a
testa bassa dei maschi, sorridere a metà tra di loro. Saperti
dire senza dire mai che non sei nessuno, che stanno perdendo tempo con
te, e tu stai perdendo il tuo...”
(citazione tratta dal testo)
La vita di Elisabetta sembra
procedere lenta e monotona fino a quando in classe non arriva
Almarina, una ragazza di 16 anni. Una ragazzina picchiata e
violentata dal padre, scappata dal suo paese d'origine per mettere in
salvo il fratellino e se stessa. Una ragazzina sola contro il mondo,
ma piena di speranza che donerà, inconsapevolmente, anche alla
nostra protagonista.
“Almarina mi consegna
la sua speranza e io sbaglio.
Ma non è che si possa
rifiutare. Quando entri qui dentro non puoi rifiutare più nulla, i
detenuti di Nisida non ti chiedono il permesso di maltrattarti o
accoglierti...”
(citazione tratta dal testo)
Almarina riuscirà a
smussare i lati del carattere della donna, ammorbidendola e
rendendola più accogliente. Elisabetta imparerà ad amare
incondizionatamente senza aspettarsi nulla in cambio, anzi, offrendo
se stessa e preparandosi a probabili “No”.
La donna imparerà ad
accogliere e noi impareremo a conoscere, non solo la sua vita, ma
quella che si cela dietro le mura di un carcere minorile in grado di
offrire nuove opportunità a ragazzi che hanno smesso di sognare e
credere di meritare delle seconde possibilità. Impareremo a vedere
in maniera diversa grazie attraverso le parole dure, ruvide e intense
di Valeria Parrella che ci regala un romanzo struggente e graffiante.
Il suo stile è conciso, intenso, emozionante e vibrante. Uno stile
in grado di toccare le corde dell'anima attraverso una narrazione
densa e concisa.
L'autrice usa parole
incisive che sono dei veri e proprio pugni nello stomaco. Parole che
non nascondono quel sottile filo di speranza che salva la nostra
protagonista e ci aiuta a riemergere dal dolore e dalla dura realtà
del carcere.
Il romanzo non è molto
lungo ma è poetico ed emozionante, e la voce della protagonista è
un flusso di coscienza che si snoda e scivola lentamente pagina dopo
pagina, avvolgendo il lettore e regalandogli pensieri e riflessioni
interessanti. Le considerazioni sul carcere, ad esempio, sono
notevoli. Così come acute sono le analisi che la protagonista fa su
se stessa e sugli altri.
Purtroppo tutto questo non
sempre facilita la lettura, infatti, alcuni passaggi risultano
strutturalmente difficili, rendendo la trama non sempre godibile e
interessante. Ma la bravura di Valeria Parrella è evidente e non
leggere questo libro, per la presenza di alcune parti difficili,
vorrebbe dire non regalarsi l'opportunità di scoprire un romanzo
intenso e struggente.
Un romanzo in grado di
regalare momenti di riflessione importanti.
Buona lettura!
(Marianna Di Bella)
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