Titolo: Malalai.
Il viaggio di una donna libera
Autrice: Ortensia Visconti
Editore: Rizzoli
In bilico tra il mare e la
terraferma, tra la vita e la morte.
In bilico tra il passato e
il presente, tra l'essere se stessi e come gli altri ci vedono.
In bilico tra due culture,
due lingue diverse, due paesi.
In bilico su un precipizio a
guardare il fondo, in cerca di se stessi e della propria identità.
In balia di sentimenti contrastanti, che rendono gli individui
insicuri, arrabbiati, sfiduciati perché non riescono a riconoscersi
in nulla. La situazione è doppiamente critica quando questa
insicurezza nasce dalla consapevolezza di sentirsi fuori posto, di
non riconoscersi nella cultura di appartenenza e in quella di
adozione. Estranei agli occhi degli altri, della propria nazione e di
se stessi.
La propria identità è
divisa in due parti che non coincidono: ciò che si era non collima
con ciò che si è diventati. Si tenta di trovare un giusto
equilibrio, ma non è facile, perché spesso sono le persone che li
circondano a non riconoscerli e accettarli. Nascono così
frustrazione, incomprensione, rabbia, insicurezza. Emozioni difficili
da gestire e affrontare, soprattutto se si è poco più che
adolescenti, si è soli in un paese straniero dopo aver affrontato un
viaggio lungo e pericoloso in mare per cercare la salvezza e la
prospettiva di un futuro migliore.
È ciò che capita a
Malalai, una giovane ragazza afgana di 17 anni. La ragazza arriva in
Italia da sola, dopo aver affrontato il lungo viaggio della speranza
per sfuggire alla guerra, che da più di vent'anni colpisce la sua
amata terra. Ha affrontato molti pericoli, gli attacchi dei talebani,
il viaggio in mare, tutto pur di giungere in Italia e costruire una
nuova vita fatta di speranza e serenità. Ma la realtà è ben
diversa da ciò che aveva immaginato e idealizzato, ma andiamo con
ordine e...vedete quel barcone in mezzo al mare, in balia delle onde
e di un mare capriccioso e non sempre rilassante? Ecco, su quel
barcone c'è la nostra protagonista, sola e circondata da persone
estranee accomunate dalla stessa disperazione, paura e voglia di
sopravvivere. Terrorizzati dalla Marina Militare che potrebbe
spezzare temporaneamente i loro sogni, bloccando il viaggio e
riportandoli indietro, in un paese dove la loro sorte è segnata da
arresti, torture e sofferenze. Ma questo non li fermerà, perché
molti di loro tenteranno di nuovo la traversata in mare pur di
sfuggire alla morte e alla guerra che imperversano sulle loro terre.
Malalai è lì seduta tra
uomini e donne silenziosi, chiusi nel loro mondo e nei loro pensieri,
ripensando a ciò che hanno lasciato, famiglie, figli, mogli, mariti,
persone che amano e che non rivedranno per molto molto tempo. Anche
la ragazza ha lasciato il suo cuore oltre quel mare, in una terra che
ama profondamente ma da cui è dovuta fuggire per continuare a
vivere. Ripensa ai profumi dei fiori, agli odori dei cibi che ama ma,
soprattutto, pensa a suo padre Nur che ha fatto di tutto pur di farla
scappare.
Nata e cresciuta in
Afghanistan, non ha conosciuto altro che la guerra e i continui cambi
di governo, alternati a dittature, occupazione russa, talebani ecc.
La ragazza non ha mai conosciuto la libertà, la sua vita è sempre
stata scandita dal rumore degli spari e delle bombe. Malalai non è
mai stata libera di studiare, di esprimere le proprie idee, i propri
pensieri. Non è mai stata libera di essere donna...di essere se
stessa. Però rispetto alle altre donne, ha avuto la fortuna di
crescere con un padre, professore universitario, che non le ha
imposto nessun obbligo, al contrario, l'ha cresciuta insegnandole
tutto ciò che poteva, dalla matematica alla filosofia, trovandole
insegnanti privati che sopperissero alle sue mancanze in altre
materie, rendendola libera nel pensiero e nel ragionare. Le ha
insegnato l'italiano, a confrontarsi con un'altra cultura, le ha
donato tutte le carte per poter avere una mente più aperta e
moderna.
“Hai sofferto e sei
diventata più forte. Sei viva perché ce la devi fare. Devi farcela
perché in troppi sono morti, come se la vita nel nostro Paese non
valesse niente. La vita per te ha un valore immenso, Malalai. Ovunque
tu sia.”
(citazione tratta dal testo)
Malalai è figlia unica ed
ha perso la madre quando aveva solo tre mesi. La madre era una donna
particolare, anticonformista e anticonvenzionale. Sfidava apertamente
i poteri alti e gli uomini vestendo come loro, guidando la moto,
ribellandosi alle costrizioni dei dettami islamici. Una donna che ha
seguito se stessa, vivendo liberamente e lottando strenuamente per
suoi diritti di donna libera.
Una madre la cui assenza
pesa gravemente sulla crescita della ragazza, infatti, sente
fortemente la mancanza di gesti d'affetto, di abbracci, coccole, di un
confronto femminile anche se il padre è molto attento e aperto a
ogni sua esigenza, facendola crescere il più possibile libera
intellettualmente e sognando per lei un vita diversa. E quando le
cose si complicano, sarà il padre a decidere di farla fuggire in
Italia, dandole l'indirizzo di una persona che potrà aiutarla: il
maestro.
“...non ricordo la sua voce,
la pressione delle sue carezze, la temperatura del suo corpo, i suoi
umori, le sue cure...La mancanza è incolmabile, dà le vertigini”
(citazione tratta dal testo)
Inizia così il viaggio di
Malalai verso la salvezza, la scoperta del suo passato e di se
stessa. Perché ogni viaggio è sinonimo di cambiamento. Cambia la
visione di se stessi e del mondo e la ragazza inizierà un percorso
di trasformazione e mutamento a cui assisteremo grazie alla
narrazione coinvolgente e intensa di Ortensia Visconti.
L'autrice ha costruito un
romanzo equilibrato in ogni sua parte, riuscendo a inserire al suo
interno molti temi seri e interessanti. In maniera semplice, diretta
e comprensibile è riuscita a spiegare avvenimenti politici,
culturali e religiosi complessi per chi non ha dimestichezza o una
minima conoscenza della situazione afgana. Il suo modo di esporre e
narrare i fatti si rivela facile, chiaro e coerente al contesto
narrativo. Le sue esposizioni non sono mai pesanti, noiose o troppo
difficili e questo ci permette di comprendere meglio la complessità
politica e culturale dell'Afghanistan, avendo una visione più chiara
sulle diatribe interne, le guerre civili, i talebani e la difficile
condizione della donna, in un paese che cerca di annullare in ogni
modo la sua identità, celandola al mondo intero e a se stessa. Per
queste donne è sempre più difficile esprimere il proprio pensiero o
decidere liberamente, costrette a obbedire alla famiglia di origine o
al marito, obbligate a contrarre matrimoni con uomini più anziani.
Donne oppresse, schiacciate, calpestate nei più semplici diritti.
Donne la cui unica libertà acquisita è quella di dare fuoco al
proprio corpo per ribellarsi a quei matrimoni combinati che non
accettano. Una forma di ribellione attraverso cui gridare il proprio
dolore. Bruciare se stesse, il proprio corpo, la propria vita,
affidando alle fiamme la propria disperazione. Bruciare è il solo
atto che le rende libere di scegliere se vivere o morire. Le fiamme
diventano così il simbolo delle loro sofferenze e di quelle voci
silenziose che invece si alzano forti e incandescenti. Una pratica
che si sta diffondendo sempre di più e che non può non toccarci nel
profondo della nostra anima e l'autrice riesce a inserire tutto
questo in maniera emozionante, affrontandolo con delicatezza,
sensibilità ma anche fermezza e decisione.
“Ora sei la donna
invisibile,. Nessuno ti guarda, nessuno ti parla, nessuno si accorge
della tua presenza tranne tuo padre. A poco a poco la tua personalità
si stempera fino a sprofondare nel nulla. È una tecnica per
annientarci, per renderci depresse croniche ed esorcizzare la paura
che la donna provoca in loro.”
(citazione tratta dal testo)
Il libro si divide su due
piani temporali, passato e presente, che si alternano tra un capitolo
e l'altro svelandoci piano piano la vita di Malalai. Due piani
temporali che ci aiutano a riflettere sulle diversità politiche,
culturali e religiose di una nazione, ma anche sulla difficile e
pericolosa condizione di vita di alcune popolazioni e sui tentativi
di fuga e salvezza. Aiutandoci a immedesimarci nell'Altro,
comprendendo la difficile situazione degli immigrati e le difficoltà
di adattamento, di appartenenza, e spaesamento che ognuno di loro
vive sulla propria pelle. Malalai è il mezzo attraverso cui
comprendere tutto questo, entrando in un rapporto empatico tale da
sentire il suo senso di insicurezza e paura. La ragazza si sente
fuori posto sia nel suo paese che in quello di adozione che mal
tollerano le sue idee moderne e libere, il suo atteggiamento e non la
supportano nei suoi tentativi di adattamento. Cosa dovrebbe fare?
Dividersi e non riconoscersi in nessuna delle due culture? Scegliere
tra l'una e l'altra? O trovare il giusto equilibrio portando un
arricchimento e una crescita personale unica?
Trovare la giusta riposta
spetta a voi, io posso solo aggiungere che i personaggi sono tutti
ben costruiti, ognuno con una personalità ben definita e coerente
alla loro posizione nel romanzo. I tratti psicologici più
interessanti sono quelli di Nur, il padre, e Malalai. La loro
costruzione psicologica è un viaggio intimo nell'anima di due
personaggi che conquisteranno i cuori del lettori grazie alla loro
delicatezza, sensibilità e forza d'animo.
La lettura è scorrevole,
elegante, leggera e intensa al tempo stesso. Una narrazione che sa
colpire il lettore coinvolgendolo per tutta la durata del libro,
tenendolo legato alle sue pagine dall'inizio alla fine,
trasportandolo in un viaggio unico ed emozionate. Un viaggio che vi
consiglio di intraprendere e, credetemi, una volta terminato non
sarete più gli stessi o meglio il vostro sguardo sarà diverso e la
vostra anima più ricca.
“La libertà (…) non è
un traguardo, ma il percorso che s'intraprende per raggiungerla.”
(citazione tratta dal testo)
Buona lettura!
Marianna Di Bella
(Gifted by) Ringrazio la Casa Editrice per la copia del libro.
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