Autrice: Katherine Pancol
Editore: Dalai Editore
“Gli scoiattoli di Central Park sono tristi il lunedì” è il capitolo finale della trilogia scritta da Katherine Pancol. In quest'ultimo libro ritroviamo i personaggi che abbiamo imparato a conoscere negli altri due volumi: “Gli occhi gialli dei coccodrilli” e “Il valzer lento delle tartarughe”.
Joséphine sta cercando di superare il dolore per la morte violenta della sorella Iris. Un dolore devastante che le sta logorando l'anima e la vita, allontanandola da sé stessa, dagli altri e da un lavoro che ama: scrivere.
Hortense, la figlia maggiore, sta cercando di emergere nel mondo della moda, mentre Zoé, la figlia minore, è alle prese con il suo primo amore.
La madre di Joséphine, invece, sempre più divorata dalla rabbia nei confronti dell'ex marito, vuole vendicarsi distruggendolo economicamente; a seguire, le storie degli altri personaggi che si snodano all'interno di un libro dal numero infinito di pagine. Un volume corposo e pesante nel vero senso della parola, perché ho trovato questa lettura lenta, noiosa, prolissa, ripetitiva e confusionaria.
Le storie sono tante, banali e inverosimili. Non aggiungono nulla di nuovo e, in particolare, per quanto riguarda i personaggi, li ho trovati sempre alle prese con gli stessi problemi, le stesse insicurezze emotive e, per alcuni, la stessa rabbia e cattiveria. Invece di crescere e progredire, imparando dagli sbagli del passato, regrediscono sempre di più.
Joséphine torna di nuovo a crogiolarsi nella sua insicurezza cosmica continuando a farsi calpestare dalla vita e dagli altri, tornando a guardare il mondo dallo sfondo di uno scenario di cui lei dovrebbe essere la protagonista. Non ha capacità decisionale, le manca il coraggio anche solo per le cose più semplici. Questa sua incapacità di reagire, alla vita e al dolore, questo suo regredire e cullarsi nel vittimismo, la fa sembrare, ai miei occhi, di una noia e antipatia tale che ho avuto spesso la tentazione di entrare nella storia per scuoterla da questo suo passivismo.
La figlia Hortense, invece, è sempre più antipatica, egoista, egocentrica, arrogante e dispotica. Vuole avere successo, potere, ricchezza e non riesce a lasciarsi andare ai sentimenti per paura di soffrire per amore, solo che questo la porta a calpestare gli altri senza tenere conto dei loro sentimenti.
I personaggi li ho trovati, non solo regrediti, ma anche stereotipati e inverosimili come ad esempio il piccolo Junior che a tre anni è un genio assoluto. Parla, studia e ragiona come un erudito, ma quello che ho trovato esagerato è la sua capacità di mettersi in connessione con le cellule dell'altro per leggere nel pensiero. Per favore!
Le storie sono ripetitive, cambia il contesto, passano gli anni ma lo svolgersi della storia è sempre quella.
Lo so, lo so, sicuramente starete pensando: “Se l'hai trovato così terribile perché hai continuato a leggerlo?”
Perché volevo vedere fino a che punto arrivasse la trama e, dopo ben settecentocinquantacinque pagine confusionarie e noiose, ecco il finale più veloce che abbia mai letto. Un finale stringato e concentrato in poche pagine rispetto alla lunghezza del libro.
Mi dispiace, ma non mi è piaciuto e non lo consiglio.
Buona lettura!!
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