Autrice: (a cura di) Antonietta Pastore
Editore: Einaudi
Non è facile riuscire a parlare e comprendere appieno la cultura di un paese, senza rischiare di cadere nei pregiudizi e negli stereotipi. Ci vogliono anni di studio per capire gli usi e i costumi, le tradizioni, la lingua etc. spogliandosi di ogni pregiudizio e osservando le cose con occhio neutrale. Il Giappone è un Paese che affascina e ammalia per la sua cultura, ricca e pregna di tradizione e modernità. Una dicotomia che attira come una calamita l'Occidente. Le grandi metropoli con insegne luminose, la parte tecnologica, le sopraelevate, la grande produzione di servizi e prodotti si amalgamano e si fondono con la parte più tradizionale, delicata ed elegante, i giardini zen, la natura, gli origami, i fiori di ciliegio etc.
Le due città che meglio rappresentano questa dicotomia sono: Tokyo e Kyoto. Tokyo è una megalopoli abitata da quattordici milioni di persone, mentre Kyoto è più piccola e tranquilla con le tipiche case in legno. Ma attenzione, perché in realtà questa dicotomia, questa netta contrapposizione, esiste solo per noi occidentali. Modernità e tradizione coesistono in maniera vera e autentica, e l'una è legata all'altra in maniera imprescindibile
Come fare allora per comprendere appieno questo paese? Come evitare di cadere nella trappola del turista che vede e consuma per diletto e per appagare un piacere effimero? Come riuscire a osservare per comprendere senza preconcetti?
Affidandosi alle parole e agli studi di giornalisti, antropologi, letterati, studiosi etc. che ci descrivono, in maniera neutrale e il più corrispondente alla realtà, parti del Giappone poco conosciuti, dandone voce e informazione.
“Racconti del Giappone” assolve in parte a questa funzione, perché raccoglie al suo interno diversi racconti scritti da altrettanti autori che affrontano tematiche diverse a seconda del loro settore di competenza e studio, delle loro esperienze di vita, del loro lavoro etc.
Antonietta Pastore, curatrice del testo, ha effettuato un accurata selezione di numerosi racconti di scrittori orientali ed europei, scegliendo, infine, quelli presenti nel libro.
Ogni racconto è stato scritto da un autore diverso ed ognuno di loro affronta ed esamina diverse tematiche tutte molto interessanti, come ad esempio gli evaporati, i terremoti, la condizione delle donne etc.
Esaminiamone alcuni, giusto per capire di cosa stiamo parlando e cosa è presente all'interno del libro.
Nel racconto “Attraverso la città in fiamme”, Paul Claudel, poeta e drammaturgo nonché diplomatico francese, ci descrive, con rispetto e senza alcun giudizio, una delle calamità naturali più terrificanti che minaccia costantemente il paese: i terremoti.
“Più di ogni altra parte del pianeta, il Giappone è un paese in pericolo e in allarme continuo, esposto a qualche catastrofe: maremoto, ciclone, eruzione, terremoto, incendio, inondazione. Il suo terreno non ha alcuna solidità. È fatto di molti depositi alluvionali lungo un ammasso precario di materiali disgreganti, pietre e sabbia, lava e ceneri, trattenuti tenacemente dalle radici di una vegetazione semitropicale.”
(Paul Claudel)
Paul Claudel presente al terremoto del 1° settembre, assiste a morte, distruzione, incendi che distruggono tutto ciò che incontrano: edifici, industrie, case etc. L'autore osserva, in particolare, la compostezza dei giapponesi nel reagire alle catastrofi, infatti, consapevoli della fragilità della vita, non si attaccano troppo al materiale. se non a ciò che serve per sopravvivere.
“E come il giapponese ha adattato alle circostanze la sua casa e il mobilio, nello stesso modo ha adattato il suo animo.”
(Paul Claudel)
Ercole Patti, giornalista, nel racconto “Casa da tè con geishe”, ci conduce all'interno di una tipica casa da tè. Trovandosi in Giappone per lavoro, un giorno accompagna un collega viennese, che aveva insistentemente richiesto la sua compagnia per visitare una casa da te e vedere, in particolare, le geishe. Patti assiste a questa esperienza con discrezione, senza alcun preconcetto o stereotipizzazione e osserva tutto ciò lo circonda, spiegando con estrema attenzione e cura la cultura e il significato della figura femminile della geisha. Evidenziando, dall'altra parte, anche il comportamento del collega, che durante la visita incarna la tipica figura del turista che si crea delle aspettative, distorcendo le cose per il proprio piacere e tornaconto, dando significati allusivi che vanno al di là della cultura giapponese.
Nel leggere questo racconto mi sono spesso vergognata del comportamento del collega, mostrando apertamente l'ignoranza, la maleducazione e la prevaricazione del turista che pretende senza mettersi nella posizione di comprendere e rispettare un'altra cultura.
I racconti si succedono uno dietro l'altro, capitolo dopo capitolo, svelandoci un Giappone spesso a noi sconosciuto, come ad esempio, in quello di Léna Mauger, giornalista francese, in cui esamina il fenomeno sociale degli evaporati. Uomini e donne che, a causa di problemi economici e finanziari, spariscono, dall'oggi al domani, senza lasciare traccia. Questo è un fenomeno che, non solo svela quella parte del Giappone più in ombra, ma anche un episodio attivo a partire dagli anni Novanta, quando a causa dello scoppio della bolla finanziaria, molti impiegati del settore per sfuggire ai creditori, e non avendo più alcuna entrata economica, sono costretti a lasciare tutto e sparire nel nulla. Ma a questi si affiancano anche molte famiglie che, contraendo molti debiti, spesso con la Yakuza, si vedono costretti a fuggire, spesso aiutati da persone esperte. Sono molti gli evaporati in Giappone, ma per chi come noi che non è a conoscenza di questo fenomeno, non sa che molte persone sono scivolate nell'oblio, sparendo dalla società lasciando tutto.
Ho trovato molto belli e toccanti anche i due racconti scritti da Dacia Maraini e da suo padre Fosco Maraini. In quello scritto dal padre, si percepisce in ogni parola e descrizione lo sguardo dell'antropologo che, non solo racconta il suo ritorno nella via dove aveva abitato con la moglie e le figlie, descrivendo i vicini, ma anche la vita quotidiana vissuta negli anni. Ci spiega come per i bambini sia più facile entrare nell'anima di una cultura, in questo caso quella giapponese, attraverso le canzoncine, le filastrocche, la lingua e l'etichetta.
Mentre nel racconto della scrittrice ci ritroviamo a vivere l'esperienza della fame nel campo di prigionia, in cui lei e la sua famiglia vennero rinchiusi per due anni durante il periodo della seconda guerra mondiale. Due anni in cui la fame ha scandito la loro vita, spingendola a mangiare qualsiasi cosa, dalle formiche con la loro tossicità, alle ghiande non commestibili, ai funghi correndo il rischio dell'avvelenamento o della dissenteria. Un senso di fame che ancora oggi segna la sua vita.
Molti sono i racconti che si snodano in questa raccolta. Racconti che ho apprezzato perché ognuno di loro mi ha regalato un pezzetto di Giappone spesso poco noto, evidenziandone contraddizioni, problematiche, fenomeni sociali e naturali preoccupanti etc.
Bei racconti che vi consiglio di leggere uno alla volta, lasciando trascorrere del tempo l'uno dall'altro per assorbire meglio il loro significato, la profondità del tema e le emozioni che ne possono derivare. La bellezza di questa raccolta è che ci permette di immergerci nei racconti e nella cultura giapponese, senza filtri o influenze, comprendendo e apprezzando un popolo e una cultura affascinante e al tempo stesso complessa.
Un libro che vi consiglio di leggere se amate comprendere e conoscere una cultura diversa e se amate le parole e le descrizioni di grandi studiosi, letterati, giornalisti etc.
Buona lettura.
Marianna Di Bella