lunedì 16 dicembre 2024

Recensione: "La collezionista di segreti" - Hannah Treave

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Titolo: La collezionista di segreti

Titolo Originale: The NoteKeeper

Autrice: Hannah Treave

Editore: Newton Compton Editori




Leggere regala emozioni. Spesso, però, queste sensazioni riaccendono ricordi e sofferenze che pensavamo aver superato, invece, il dolore si riacutizza e si fa fatica a procedere con la lettura; così, o si decide di interrompere, chiudere il libro e metterlo via; oppure si continua centellinando la lettura, intervallandola con altri testi più leggeri o con pause, più o meno prolungate.

Leggendo questo libro mi sono ritrovata ad avere le stesse reazioni, infatti, ho preso la decisione di leggere lentamente e poche pagine al giorno per non appesantire il mio carico emotivo, perché il tema trattato ha riacceso in me ricordi ancora troppo freschi perché potessi affrontarli serenamente durante la lettura.

“La collezionista di segreti” è un romanzo interessante, emozionante, ma affronta alcune tematiche molto profonde, come ad esempio: la morte, la malattia, la perdita di una persona cara, il dolore etc. Tematiche che per me hanno rappresentato un viaggio emotivo non semplice, soprattutto, in coincidenza con un problema personale. Ma cerchiamo di capire di cosa parla questo testo.

La storia ha come protagonista Zoe Evans, una giovane donna australiana che un giorno decide di abbandonare tutto, casa, lavoro, marito per fuggire in Gran Bretagna.

Perché è scappata? Cosa le è accaduto?

È ancora troppo presto per scoprirlo, ciò che sappiamo è che la donna è andata via portando con sé un dolore profondo e un biglietto per lei molto importante. Cosa c'è scritto e, soprattutto, chi l'ha scritto verrà svelato dopo poche pagine ma non posso ancora dire nulla, altrimenti rischio di anticipare troppo della trama togliendovi il gusto della scoperta e il carico emotivo che porta con sé. È importante però sapere che la donna trova lavoro come infermiera nell'hospice “The Oaks”, situato alla periferia di Bath.

“The Oaks” è una clinica di lunga degenza per i malati terminali. Qui Zoe lavora con amore, impegno e costanza. Lavorare la distrae dal suo tormento interiore e, aiutare i malati nel loro ultimo viaggio, l'aiuta a sopportare meglio il suo profondo e devastante dolore. La donna è apprezzata dai pazienti e dai loro parenti perché ha una peculiarità che la contraddistingue: scrivere gli ultimi pensieri dei malati prima di morire. Confessioni, messaggi d'amore che i pazienti desiderano lasciare ai propri cari. Semplici messaggi che diventano un grande conforto per chi rimane, un sollievo per affrontare il dolore che assale e devasta l'anima, in particolare, nei giorni a seguire, quando la vita quotidiana riprende a scorrere implacabile e senza pietà. Un conforto che Zoe conosce molto bene, perché il biglietto che si porta dietro dall'Australia, contiene un messaggio che l'aiuta ad affrontare la vita di tutti i giorni.

Trascrivere le ultime parole di chi stava per andarsene, o registrare dei messaggi per chi restava, era una cosa che Zoe faceva sin da quando era stata assunta come infermiera all'hospice, due anni prima.

Conosceva la forza di un messaggio del genere e il potere catartico per chi era arrivato a fine vita.”

(citazione tratta dal testo)

Un giorno all'hospice arriva Ben Tasker, il nuovo direttore degli infermieri. Il rapporto tra i due non è subito idilliaco, anzi direi che è catastrofico, ma per conoscere la loro storia dovrete continuare a leggere il romanzo e scoprire una storia intensa ed emozionante.

“La collezionista di segreti” ha una scrittura fluida e coinvolgente, i personaggi sono tutti ben caratterizzati e alcuni mi sono rimasti nel cuore ma, devo ammettere che, in alcuni passaggi, ho trovato Zoe eccessiva. Eccessiva nel suo atteggiamento al limite dell'egoismo e del vittimismo. Forse la ripetitività di alcuni comportamenti e ragionamenti ha reso il suo personaggio non particolarmente esaltante. Un altro particolare, che personalmente, avrei cambiato, anzi direi sfoltito, sono i drammi, capisco dover far capire l'importanza dei messaggi finali, ma nel romanzo è un susseguirsi di situazioni drammatiche, che mi hanno reso la lettura emotivamente faticosa. A parte questi elementi, il romanzo è piacevole, riflessivo e ricco di messaggi positivi e pieni di speranza, e alla fine del libro è impossibile non commuoversi; lo ammetto ho pianto, certo mi aspettavo l'evolversi di un particolare evento, ma l'emozione ha preso il sopravvento e le lacrime sono state inevitabili.

La storia ci ricorda quanto sia importante affrontare il passato e vivere il presente.

Vivere pienamente ogni attimo della nostra vita. Vivere senza rimpianti, risolvendo le incomprensioni e amando incondizionatamente.

Semplicemente...vivere.

Buona lettura.



Marianna Di Bella



(Gifted by) Ringrazio la Casa Editrice per la copia dell'ebook.

mercoledì 11 dicembre 2024

Recensione: "L'ultima volta che siamo stati bambini" - Fabio Bartolomei

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 Titolo: L'ultima volta che siamo stati bambini

Autore: Fabio Bartolomei

Editore: Edizioni E/O



C'è un momento, nella vita di ognuno di noi, che segna il passaggio dall'infanzia all'età adulta. Un passaggio importante e spesso traumatico, perché porta con sé lo scontro con la realtà. Si cresce perdendo spontaneità, purezza, innocenza e tutto ciò che ci faceva sentire invincibili, speciali. Si smette di giocare, di fantasticare...si smette di essere bambini.

Ricordate quel momento? Ricordate l'ultima volta che siete stati bambini? Come vi siete sentiti, cosa avete vissuto e cosa avete perso?

I protagonisti di questo romanzo lo ricordano benissimo. Un momento che ha segnato le loro vite in maniera indelebile, e nel modo più traumatico che possano vivere dei semplici bambini.

Cosimo, Vanda, Riccardo e Italo sono i protagonisti di questo splendido e coinvolgente romanzo, ambientato a Roma durante la Seconda Guerra Mondiale.

È il 1943, l'Italia ha firmato l'armistizio, Roma è occupata dai nazisti e i nostri quattro protagonisti sono impegnati nei loro giochi. La guerra li ha uniti e legati in una profonda amicizia e in una complicità difficile da capire per gli adulti. Giocano con la spensieratezza dei bambini, ma consapevoli che ciò che sta accadendo intorno a loro è pericoloso.

Le loro voci risuonano nel quartiere, corrono, si nascondono e spesso “giocano alla guerra”. Imitano ciò che vedono fare dagli adulti, sognando di essere loro gli eroi, come il fratello di Italo, ferito in battaglia e considerato da tutti, o almeno dai suoi genitori, un eroe.

Guarda, sogna e distruggi tutto, questo stanno imparando.”

(citazione tratta dal libro)

Cosimo, Vanda, Riccardo e Italo sono diversi per carattere, storia personale, estrazione sociale, religione etc.

Cosimo ha nove anni e mezzo, vive con il nonno e Sebastiano, il fratellino piccolo. La mamma è morta e il padre è assente. Vanda, invece, è una bambina orfana e vive in un orfanotrofio gestito dalle suore. Ogni giorno si allontana di nascosto per giocare con i suoi amici. È intraprendente, coraggiosa e desidera tanto poter avere una famiglia. Italo, compagno di scuola di Cosimo, è figlio di un gerarca fascista che predilige il fratello maggiore. Il bambino sente questa mancanza e cerca in ogni modo di attirare l'attenzione del padre comportandosi da perfetto balilla, ma la complicità e l'amicizia che ha creato con i suoi amici, lo porteranno a vivere avventure incredibili e un affetto che il padre non sarà mai in grado di eguagliare e dare.

Infine, c'è Riccardo, un bambino ebreo che grazie alla suo carattere buono e generoso, si prende cura di loro senza essere troppo invadente o asfissiante. È attento e sempre presente quando hanno dei problemi o sono in punizione. Nell'ottobre del 1943, Riccardo sparisce misteriosamente con i suoi genitori, lasciando casa e negozio. Cosa è accaduto? I bambini sono preoccupati, non sanno darsi una spiegazione plausibile, fino a quando non scoprono che i tedeschi li hanno portati via con il treno.

Noi lettori sappiamo cosa è avvenuto. Conosciamo la storia del rastrellamento del ghetto di Roma, sappiamo come è avvenuto e quali sono stati gli effetti. Ma mettiamoci per un attimo nei panni di tre bambini che non sanno nulla se non ciò che vivono, vedono e sentono dagli adulti. Non sanno nulla della Storia, perché la stanno vivendo. Non sanno nulla dei rastrellamenti o dei lager, ciò che per loro è importante è riavere Riccardo. Con il coraggio e l'intraprendenza della loro età, decidono di partire per liberare il loro amico e riportarlo a casa.

Inizia così la loro avventura...il viaggio che li segnerà per tutta la vita portandoli a scoprire un mondo più grande di loro e più pericoloso, scontrandosi con la dura realtà di quegli anni. Conosceranno e vedranno fame, miseria, morte e violenza, ma continueranno ad andare avanti anche quando il desiderio di tornare al sicuro nelle loro case e nei loro letti sarà forte e insistente. Andranno avanti sostenuti da una forza immensa: l'affetto per il loro amico.

Un viaggio che anche noi lettori intraprenderemo con loro, accompagnandoli in ogni passo e disavventura, sostenendoli nei momenti di sconforto e ridendo per le disavventure spesso divertenti e irriverenti, riportandoci indietro nel tempo...alla nostra infanzia. Quando giocavamo liberi, convinti di poter fare tutto, superare qualsiasi ostacolo. Appoggiati e sostenuti dai nostri amici con in quali intraprendevamo avventure per noi indimenticabili.

Leggere il libro è un tornare indietro, alla nostra infanzia e a una Storia che pur non avendo vissuto conosciamo benissimo. Un viaggio che vi consiglio di fare perché sarà emozionante e intenso. Questo romanzo è bello, commovente, divertente. Una lettura che si fa amare sin dalla prima pagina e che difficilmente si riesce a dimenticare. Cosimo, Italo, Vanda e Riccardo, entrano nelle nostre vite ognuno in maniera diversa a seconda del loro carattere, ma tutti, a fine lettura, lasceranno un segno indelebile nel nostro cuore. È impossibile non affezionarsi a loro, in tutte le loro sfaccettature.

Fabio Bartolomei ha costruito molto bene i personaggi, ognuno di loro è ben caratterizzato, credibile e non stereotipato. Purtroppo, in alcuni romanzi, capita di trovare dei bambini descritti in maniera superficiale, con pensieri e comportamenti incoerenti con la loro età anagrafica e spesso il risultato è esagerato, al punto da diventare delle macchiette. Fortunatamente in questo caso non avviene, perché le loro azioni e i loro pensieri sono congruenti alla loro età e al contesto storico. L'autore ci fa entrare nelle loro vite e ci fa vedere la storia attraverso i loro occhi, vivendo in prima persona la loro temerarietà, la paura, lo sconforto, il dolore. Ci mostra il momento in cui la loro innocenza si scontra con la dura realtà, comprendendo quanto la vita vera sia dura e spietata. Avvertendo indistintamente il rumore dei loro sogni infranti, ogni piccolo pezzo che si rompe e cade di fronte alla vastità del mondo e della sua malvagità.

Ho amato questo romanzo e i suoi protagonisti, in particolare Italo. L'ho amato istantaneamente, sia nel film che nel libro, il suo desiderio di sentirsi amato e visto da un padre indifferente, è preponderante. È un bambino che imita il padre per compiacerlo, ma le sue azioni e i suoi gesti, invece, dimostrano quanto siano distanti da tutti gli ideali in cui crede il genitore. Un bambino alla sola ricerca di amore e affetto. Nel film e nel libro si evince tutto questo in maniera semplice e diretta. Sì, avete letto bene, esiste anche una versione cinematografica e devo confessare che ho saputo dell'esistenza di questo testo grazie alla visione del film. Naturalmente ci sono delle differenze narrative, ma la storia rimane pressoché fedele al testo scritto, il finale è un pochino diverso ma è comunque commovente. Ho pianto in entrambi i casi, anche se a onor del vero, è stato più emozionante il finale del film, ma questo non pregiudica la mia predilezione per questa storia. L'ho amata in ogni sua sfaccettatura e la consiglio vivamente. Spesso le cose apparentemente più semplici e, in alcuni, punti più leggere risultano essere quelle più coinvolgenti, profonde ed emozionanti e questo testo è così, intenso nella sua leggerezza. Le storie più semplici sono quelle in grado di colpire dritte al cuore, senza paroloni o scene eclatanti; colpiscono duro in quella parte più delicata della nostra anima, lasciandoci a terra senza fiato ma consapevoli di avere ancora molto su cui riflettere.



Marianna Di Bella

venerdì 6 dicembre 2024

Recensione: "Brividi d'autunno" - Agatha Christie

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Titolo: Brividi d'autunno

Autrice: Agatha Christie

Editore: Mondadori



Il corpo senza vita di una giovane donna viene ritrovato nel suo appartamento.

Qualcuno l'ha uccisa o si è suicidata?

Un'altra donna muore avvelenata davanti a molte persone e un'altra ancora viene ritrovata impiccata nella sua stanza.

Una maledizione colpisce i primogeniti di una famiglia, facendoli morire prima di poter godere appieno dell'eredità.

Cosa sta accadendo? C'è un serial killer che uccide senza alcuna logica?

No, tranquilli, nulla di tutto questo.

Nessun legame unisce le diverse vittime, se non la donna che ha creato e scritto le loro storie e i racconti di cui sono i protagonisti inconsapevoli.

Di chi stiamo parlando? Naturalmente di Agatha Christie, la regina del giallo.

In questo nuovo testo, sono raccolti ben 13 racconti scritti dalla nostra amata autrice. Racconti pubblicati negli anni, su riviste e raccolti in libri diversi per gli Stati Uniti e il Regno Unito. Variano per traduzione, edizione, anno di pubblicazione, ma la bellezza della sua scrittura e la proverbiale fantasia nel costruire storie coinvolgenti e verosimili sono unici e irripetibili.

13 racconti che ci regalano misteri e omicidi di non facile soluzione, con al centro un elemento comune a tutti: la natura umana. È lei la protagonista assoluta di ogni episodio.

L'essere umano e le sue debolezze sono poste al centro dei racconti e, ognuno di loro si muove sulla scena spinto dal spasmodico desiderio di potere, vendetta, appropriazione. Pur di arrivare ai loro scopi e appagare i loro desideri, eliminano qualsiasi ostacolo si pone sulla loro strada, commettendo delitti all'apparenza incomprensibili, ma tutti pianificati La maggior parte dei quali avviene a causa di una mancata eredità, per adulterio, per gelosia etc.

I racconti sono tutti interessanti e coinvolgenti, accompagnati da descrizioni accurate e dettagliate, tanto da avere la netta sensazione di vedere ciò che sta accadendo, come se fossimo presenti sulla scena. Ci sentiamo parte della storia e del dramma, spettatori attivi durante le fasi dell'indagine. Il piccolo detective che è in noi si rianima e appena vede comparire sulla scena Hercule Poirot, Miss Marple e gli altri investigatori, decide istantaneamente di affiancarli e seguire le loro indagini più o meno semplici, ma tutte accattivanti e coinvolgenti.

Personalmente ho amato ogni racconto presente in questa raccolta, li ho trovati non solo interessanti e coinvolgenti, ma anche profondamente riflessivi. Per tutta la lettura ho percepito un'atmosfera misteriosa e affascinante e quel calore tipico dell'autunno. Un testo da leggere e apprezzare nelle serate fredde, avvolti da una morbida coperta accompagnati da una buona tazza di tè.

Lasciatevi guidare dalla scrittura di Agatha Christie, seguite tutti gli indizi e, ove è possibile, individuate l'assassino.

Buona lettura.




Marianna Di Bella

venerdì 29 novembre 2024

Recensione: "Quanti miracoli" - Nicholas Sparks

 

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Titolo: Quanti miracoli

Titolo Originale: Counting Miracles

Autore: Nicholas Sparks

Editore: Sperling & Kupfer




Leggere per tornare a casa. È così che mi sento ogni volta che mi immergo in uno dei tanti romanzi scritti da Nicholas Sparks. La sua scrittura fluida e coinvolgente, le sue storie romantiche e mai stucchevoli, le tematiche attuali e riflessive, insieme a personaggi interessanti. creano una bolla dentro cui amo rifugiarmi per lasciarmi cullare e avvolgere dimenticando i problemi della vita quotidiana. Leggere i suoi libri diventa per me un'esperienza emotivamente intensa, coinvolgente, regalandomi una sensazione di serenità e familiarità. A volte mi basta leggere poche pagine per sentirmi completamente immersa nella storia e nella vita dei personaggi, sentendomi partecipe dei loro problemi e delle loro disavventure, come se fossero degli amici o dei parenti distanti.

Questo senso di familiarità e ritorno a casa l'ho avvertito anche con quest'ultimo romanzo. Un testo in cui troviamo, oltre alla consueta storia d'amore, anche tematiche profondamente riflessive e attuali come ad esempio: la difesa della natura, il difficile rapporto genitori-figli, il rapporto con la fede, la ricerca di sé etc.


Tanner Hughes è un ex ranger dell'esercito che ha vissuto gran parte della sua esistenza nelle basi militari o in missione. Sempre in viaggio per il mondo, seguendo incarichi in zone pericolose e ad alto rischio. Non ha mai sentito la necessità di fermarsi per vivere a lungo in un posto tanto da poterlo definire “casa”. Non ha mai voluto mettere radici. Perché? È ancora troppo presto per comprendere le sue scelte, siamo solo all'inizio del romanzo e ci sono ancora moltissime cose da conoscere. Ciò che sappiamo sin da subito è che Tanner è cresciuto con i nonni e con l'esercito.

Prima di morire, la nonna, gli consegna due messaggi importanti, il primo è

“Trova il posto a cui appartieni e fallo tuo”

(citazione tratta dal testo)

Il secondo messaggio, il più importante, gli svela il nome del padre biologico.

Tanner è sorpreso, non capisce perché la nonna gliel'abbia nascosto fino ad allora, ma spinto dalla voglia di conoscere il padre inizia la sua ricerca e si reca nella cittadina di Asheboro, North Carolina.

Giunto nella cittadina si imbatte in Kaitlyn, dottoressa e madre di due splendidi ragazzi: Mitch di nove anni e Casey un'adolescente in piena contestazione e affermazione di sé.

L'incontro tra i due protagonisti accende in loro qualcosa, un'interesse reciproco che li spinge a volersi conoscere meglio.

Questa donna ha una storia da raccontare e io voglio conoscerla.”

(citazione tratta dal testo)

Tanner e Kaitlyn iniziano a conoscersi, ma non sono i soli protagonisti perché c'è un altro personaggio che entra in scena e merita la nostra attenzione. È Jasper, un uomo di 80 anni, dal carattere schivo e riservato che non ama il contatto con la gente e preferisce vivere nella tranquillità della sua baita. Una dimora tranquilla e immersa nella natura. L'uomo vive solo in compagnia del cane Arlo e con un passato doloroso che ha segnato profondamente la sua anima e il suo corpo.

Quando un cervo bianco viene avvistato nel parco, si scatena l'interesse e la caccia da parte dei bracconieri che ambiscono ad uccidere e possedere una preda così rara. Un animale ritenuto sacro nella mitologia di molte popolazioni e protagonista di molte leggende. Jasper non è disposto a lasciare che il cervo venga ucciso, così, decide di difenderlo ad ogni costo.

Riuscirà nell'intento?

Cosa lega tutti questi personaggi?

Vi consiglio di seguire il cervo bianco e scoprire la storia.

“Quanti miracoli” è un romanzo in cui l'amore è sempre il protagonista assoluto. L'amore inteso in tutte le sue sfaccettature. Amore per la natura, per la famiglia, per se stessi, per l'Altro etc. Del resto, l'amore è sempre stato il protagonista di ogni libro di Nicholas Sparks; l'ingrediente principale di ogni sua storia insieme ad una buona dose di romanticismo, un pizzico di sofferenza e un legame profondo con la famiglia e la fede. Mescolati bene, questi elementi rendono i suoi romanzi intensi ed emozionanti. Anche con questo testo, l'autore riesce a entrare nei nostri cuori, anche se sono del parere che non potrà mai essere allo stesso livello dei primi e indimenticabili romanzi.

La sua scrittura è sempre fluida, misurata e mai volgare. Attenta e sensibile quando affronta argomenti particolarmente delicati, come ad esempio la perdita di un familiare o di un amore, le menomazioni fisiche, la sofferenza per la fine di un amore etc. Grazie a questa sua attenzione e premura, riesce a entrare, con rispetto, nel vissuto dei personaggi regalando al lettore, una chiave di lettura per comprendere le sue azioni e i suoi pensieri. Proprio per questo la struttura psicologica e caratteriale di ogni personaggio e ben costruita e approfondita. Anche le descrizioni paesaggistiche risentono di questa sensibilità, infatti sono sempre precise, particolareggiate e coinvolgenti. Mi è capitato spesso, durante la lettura dei suoi libri, di voler visitare i luoghi da lui descritti.

Ho apprezzato molto il romanzo, in particolare la parte dedicata a Jasper. Trovo la sua storia più coinvolgente, introspettiva, spirituale ed emotivamente intensa. Jasper è un uomo con una profonda fede e nonostante le innumerevoli tragedie che si sono abbattute sulla sua vita, non si è mai arreso, non ha mai smesso di credere, ha sempre atteso un miracolo...uno solo, quello in grado di infondere un po' di pace nella sua anima sofferente.

Sinceramente, la sua storia l'ho amata molto più di quella di Tanner che, pur avendo un passato interessante non è riuscito a coinvolgermi appieno.

“Quanti miracoli” è un romanzo riflessivo, introspettivo, romantico. È un invito a non rimandare la propria vita, ma viverla con amore, passione, rispetto e altruismo.

Un romanzo che vi consiglio di leggere, anzi no, vi consiglio di seguire le orme del cervo bianco, perché sicuramente vi condurranno in un luogo immerso nella natura, dove potrete ritrovare voi stessi, Jasper e tutti gli altri personaggi della storia.

Buona lettura.



Marianna Di Bella

venerdì 15 novembre 2024

Recensione: "Le ricette perdute del ristorante Kamogawa" - Kashiwai Hisashi

 

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Titolo: Le ricette perdute del ristorante Kamogawa

Autore: Kashiwai Hisashi

Editore: Einaudi



Esistono degli oggetti, dei profumi e dei luoghi che hanno la capacità di risvegliare in noi momenti importanti del nostro passato. Facendoci ricordare e rivivere emozioni e sensazioni assopite da tempo, che avevamo nascosto e dimenticato in qualche cassetto della nostra memoria. Per una frazione di secondo tutto sembra tornare alla mente, i bei ricordi e, purtroppo, anche quelli spiacevoli. Riemergono e spesso ci aiutano non solo a ricordare ma, cosa più importante. a comprendere cosa ci era sfuggito e chiudere finalmente, un capitolo della nostra vita che avevamo lasciato aperto e incompiuto.

Se, invece di un luogo o un oggetto, fosse un cibo a risvegliare determinate emozioni? Se volessimo ricordare il sapore di un alimento che si è perso nei cunicoli della nostra memoria e delle nostre papille gustative? Un cibo che spesso abbiamo legato a una persona o a un evento che custodiamo gelosamente nella nostra anima. Un alimento che abbiamo tentato di riprodurre cercando gli ingredienti giusti oppure che abbiamo provato a mangiare in un ristorante, sperando di rivivere quelle sensazioni, ritrovandoci, invece, amareggiati perché il risultato, non solo è stato deludente, ma non ha riacceso in noi nulla se non la tristezza di aver fallito.

“I ricordi sono come le spezie, cambiano i sapori”

(citazione tratta dal libro)

Non avviliamoci perché in Giappone, esiste un ristorante in grado di riprodurre quei cibi e quei sapori perduti nella nostra memoria, aiutandoci a risvegliare i nostri ricordi. Non mi credete? Allora preparatevi a fare un piccolo viaggio letterario. Fermatevi, respirate a fondo e prendete in mano il libro, apritelo e lasciatevi avvolgere dalla sua storia. In poco tempo vi ritroverete tra le stradine di Kyoto in cerca di un locale situato alle spalle del tempio Higashi Hongan. È difficile da individuare perché non ha insegne ed esteticamente è anonimo e impersonale. Ma non scoraggiatevi, entrate e lasciatevi avvolgere dal clima accogliente e familiare perché è ciò che vi serve per questa ricerca nel passato. Il proprietario è Kamogawa Nagare che insieme alla figlia Koishi accolgono i clienti con cordialità e rispetto, offrendo piatti gustosi e un servizio di investigazione gastronomica.

Nagare, ex poliziotto, ha il compito di investigare e riprodurre i piatti, mentre la figlia raccoglie le informazioni che serviranno poi per le ricerche del padre. A lei il compito di porre le domande ai clienti, anche se poi le risposte non sono mai così esaustive, spesso sono ricordi sporadici, frammentari che a noi lettori non dicono nulla e spesso ci chiediamo come possa Nagare riuscire a risolvere l'enigma.

Beh che ci crediate o meno, dopo due settimane il cliente può tornare al ristorante e prepararsi a un viaggio tra i ricordi.

Tra questi troviamo chi vorrebbe riassaporare gli udon preparati dalla moglie defunta, o una ragazza che vorrebbe assaggiare di nuovo gli spaghetti mangiati con il nonno quando era una bambina, oppure una signora che vorrebbe mangiare lo stesso piatto assaggiato al suo primo appuntamento con il suo primo amore. Piatti diversi e storie diverse. Tutti accomunati dalla voglia di ricordare un momento particolare del proprio passato.

“Mai scordare le proprie radici”

(citazione tratta dal libro)

Ciò che i clienti non sanno e non si aspettano è che in realtà quell'esperienza li aiuterà a cambiare, aiutandoli a fare pace con il passato e con se stessi, alleviando la nostalgia, ridonando fiducia e comprensione.

Nagare è bravo nel suo lavoro e ricetta dopo ricetta, ci conduce all'interno delle storie con delicatezza e rispetto, senza dare giudizi.

“Certi piatti cambiano a seconda di chi li mangia”

(citazione tratta dal libro)

Le ricette perdute del ristorante Kamogawa” è un romanzo particolare, delicato ma che non è riuscito a darmi quelle emozioni che mi aspettavo. Apprezzo la letteratura giapponese e questa tipologia di filo narrativo, ma questo libro mi ha lasciato indifferente. La trama scorre lenta e senza particolari eventi o colpi di scena e il linguaggio è facile e comprensibile, ma il filo narrativo è ripetitivo. C'è sempre lo stesso modus operandi per ogni storia presente nel libro, ad es. arriva il cliente, mangia, risponde alle domande e dopo due settimane arriva la risposta con conseguente assaggio del piatto. Tutto uguale e ripetitivo, anche le domande e le frasi utilizzate da Koishi verso i clienti. Non si va oltre, non si entra nella psicologia dei personaggi, non si conosce nulla di loro, cosa pensano, come si sentono, quali emozioni percepiscono. Tutto rimane in superficie. Sappiamo solo cosa cercano. Tutto è distante e distaccato. I personaggi si susseguono uno dopo l'altro senza lasciare un impronta profonda con la loro storia. Sono delle immagini fugaci che si perdono dopo due secondi vengono lette. È come se ci fosse un muro tra il lettore e la storia.

Mi dispiace perché mi aspettavo molto da questo testo; pensavo di trovare più profondità narrativa ed emotiva invece tutti rimane piatto e superficiale.

Peccato.



Marianna Di Bella


martedì 12 novembre 2024

Recensione: "La Libreria delle Illusioni" - So Seo-rim

 

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Titolo: La Libreria delle Illusioni

Titolo Originale: The Booktstore of Illusions

Autrice: So Seo-rim

Editore: Newton Compoton Editori




Tra le montagne è situata una libreria speciale. Una di quelle apparentemente normali, ma una volta entrati si percepisce qualcosa di diverso. L'atmosfera è familiare, tranquilla e accogliente, al punto che si avverte la necessità di rilassare il proprio corpo e la propria anima, dimenticando per un po' i problemi della vita quotidiana. Un luogo speciale e raro di questi tempi, caratterizzati da ritmi veloci, esistenze stressanti e poca felicità.

Un posto difficile da visitare perché nessuno sa dove si trova e non tutti possono accedervi. No, tranquilli, non sto vaneggiando inventando luoghi inesplorati o esclusivi. La libreria esiste ma si presenta solo a coloro che si sentono persi nella vita. Ci sono momenti, nella nostra esistenza, in cui ci sentiamo sopraffatti dai problemi, dalla solitudine, dalla stanchezza; non riusciamo più a trovare gioia in quello che facciamo e perdiamo di vista gli obiettivi, noi stessi e la strada che stiamo percorrendo. È proprio in questi momenti che lei appare, come per magia. Come una risposta a una richiesta non formulata.

Si guardò rapidamente intorno. C'erano così tanti scaffali che non si vedevano i muri. Le mensole, disposte ovunque, erano affollate di volumi. Sì, era senza dubbio una libreria.”

(citazione tratta dal libro)

L'ampio tappeto verde scuro conferiva all'ambiente una certa atmosfera, era come il muschio ai piedi di un vecchio albero, e donava al locale un'aria cupa, indecifrabile, di certo unica.”

(citazione tratta dal libro)

Lei è lì davanti a noi e, se siamo veramente stanchi e determinati a rilassarci, allora possiamo entrare. Non c'è obbligo di acquisto, possiamo sbirciare tra i vari volumi, osservare l'ambiente e ascoltare il proprietario leggere delle storie particolari, come quella racchiusa in questo volume.

Devo avvertirvi, però, che le storie raccontate non sono tutte a lieto fine, dolci e carine, al contrario, potrebbero essere un pochino inquietanti, ma tutte nascondono un significato comprensibile solo a chi le sa ascoltare con attenzione. Ne sa qualcosa Yeo-seo, una giovane donna che si perde a causa dell'infelicità che avvolge la sua esistenza. Si sente soffocare dai molteplici problemi che si accavallano e peggiorano sempre di più. È sola, infelice e sul ciglio di un dirupo quando incontra Seo-ju, il proprietario della libreria. Un uomo dall'aria eterea, che la invita ad entrare, guardarsi intorno e ascoltare una storia. Inizia così la conoscenza tra i due protagonisti, segnata da storie, divergenze e da qualcosa che li lega nel profondo. Qualcosa che Yeo-seo non riesce a comprendere, si sente attratta dall'uomo e improvvisamente sente come se gli ricordasse qualcosa. 

Cosa? Non lo sa, perché quella sensazione dura un attimo e la sua vita riprende a scorrere in una serie infinita di eventi negativi.

Ogni volta che si perde, inevitabilmente si ritrova davanti alla libreria, in compagnia di Seo-ju e delle sue storie che l'avvicinano sempre di più alla comprensione...di cosa lo scoprirete continuando la lettura di questo romanzo. Posso solo dirvi che i due protagonisti si conoscono da molto tempo, ma Yeo-seo non ricorda nulla dell'uomo e della sua vita passata, o meglio delle sue precedenti vite, perché ogni rinascita azzera i ricordi della ragazza e ogni volta Seo-ju cerca di farle ricordare la loro storia. 

Questa nuova vita permetterà ai due innamorati di vivere finalmente il loro amore?

Dicono che per un solo incontro sia necessario possedere un legame per ripercorrere epoche passate. Se ha avuto una sensazione di déja-vu...bè, forse è perché mi ha riconosciuto da una vita passata.”

(citazione tratta dal libro)

Preparatevi perché la lettura di questo romanzo non sarà semplice, c'è molto da scoprire, immaginare e comprendere. Occorre una buona dose di pazienza e una grande capacità di ascolto per entrare in empatia con la trama, con i personaggi e con una cultura diversa dalla nostra. Proprio come avviene nel romanzo, occorre raccogliersi ed essere disposti a rilassarsi e ascoltare la storia, i racconti e il vero messaggio che ognuno di essi nasconde.

La struttura del romanzo non è semplice e lineare, ogni capitolo racconta una parte della trama, come se fosse un pezzo di puzzle da incastrare l'uno all'altro, per poi giungere al quadro completo di una storia intensa, particolare ed emozionante.

Inizialmente, si ha la sensazione di non riuscire a comprendere dove l'autrice voglia condurci con i misteri, le tradizioni, i racconti ancestrali, un presente soffocante e la presenza di dei, creature mostruose, animali sacri, esseri umani etc. Tutto sembra confusionario, come la mente di Yeo-seo quando alcune immagini del passato riemergono inaspettatamente. Poi piano piano, la trama si fa più chiara e coinvolgente, e la lettura diventa più fluida e magica.

Le descrizioni sono dettagliate e accattivanti e la tradizione si mescola con il presente in maniera particolare e interessante, creando una storia magica e misteriosa dove l'amore eterno è il protagonista assoluto.

Devo essere sincera, inizialmente non mi è stato facile entrare nella storia, trovavo difficoltà a comprendere la connessione tra i vari racconti, però qualcosa mi spingeva a continuare la lettura, probabilmente la curiosità e quell'atmosfera magica che si respira nel romanzo. Non mi sono arresa e ho continuato, scoprendo una storia particolare, intensa con protagonista un amore che si rincorre in epoche e vite diverse.

Il romanzo regala molte tematiche su cui riflettere, in particolare, il senso della vita, il karma, l'amore, la reincarnazione, l'identità, il dolore etc.

“La libreria delle illusioni” è un libro che si fa amare piano piano. Non ha fretta di farsi apprezzare, al contrario aspetta con calma che il lettore sia pronto ad entrare in empatia con l'amore eterno e tormentato di Yeo-seo e Seo-ju. Un amore che si rincorre in epoche e vite diverse, portandosi dietro le stesse ansie e paure.

Un amore che aspetta di essere scoperto.

Se vi sentite persi, non spaventatevi, anzi, guardatevi intorno perché potreste trovare “La Libreria delle Illusioni” e conoscere Seo-ju.

Buona lettura.




Marianna Di Bella



(Gifted by) Ringrazio la Casa Editrice per la copia dell'ebook.

venerdì 8 novembre 2024

Recensione: "Amori e Segreti al Pumpkin Spice Cafè" - Laurie Gilmore

 

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Titolo: Amori e segreti al Pumpkin Spice Cafè

Titolo Originale: The Pumpkin Spice Cafè

Autrice: Laurie Gilmore

Editore: Newton Compton Editori




Dream Harbor è una pittoresca e suggestiva cittadina balneare del New England. Una piccola località accogliente, gradevole dove trascorrere qualche giorno in serenità, perdendosi tra le attività locali situate prevalentemente su Main Street.

Lungo questa via principale troviamo il locale “The Pumpkin Spice Cafè”, un luogo dove trascorreremo buona parte della nostra lettura, perché proprio qui è ambientata questa piacevole storia d'amore.

Jeanie Ellis è ufficialmente la nuova proprietaria del locale, lasciatole dalla zia desiderosa di andare in pensione per godere pienamente della sua vita. Jeanie non sa nulla della gestione di una caffetteria, ma è desiderosa di cambiare vita.

Jeanie stava ricominciando da capo. Jeanie era una donna nuova.”

(citazione tratta dal testo)

La nostra protagonista ha lasciato Boston e il suo lavoro di assistente in una grande azienda finanziaria, perché i ritmi frenetici e pesanti stavano diventando stressanti. Vorrebbe rallentare i suoi ritmi di vita e, se possibile, cambiare se stessa. Perché lei è piena di contraddizioni, chiacchierona, solare, confusionaria, non sta mai ferma, difficilmente riesce a rilassarsi e i suoi pensieri volano più alti della fantasia, immaginando catastrofi o ipotizzando teorie strampalate, ma al tempo stesso ha timore di non soddisfare le aspettative degli altri e per questo si blocca in alcune occasioni.

Niente teorie su chi o cosa stesse cercando di ucciderla, o aggiornamenti sullo scioglimento dei ghiacci della calotta polare, nessun elenco delle diciotto cose che avrebbe dovuto fare nell'arco di una sola giornata.”

(citazione tratta dal testo)


Jeanie è persa. In bilico tra chi è e chi vorrebbe essere.

Meno chiacchiere. Meno pensieri. Meno problemi.”

(citazione tratta dal testo)

Una cosa, però, è certa, vuole far parte della comunità locale, instaurare amicizie durevoli e profonde e vuole conoscere meglio Logan Anders, il nostro protagonista maschile.

Logan, al contrario di Jeanie, è taciturno, riservato, non ama stare al centro dell'attenzione, e rifugge dai convenevoli ma, se proviamo a superare questa apparenza burbera e distaccata scopriremo un uomo ironico, protettivo, sempre pronto a correre in aiuto e con una profonda ferita emotiva. Una ferita che influenza le sue relazioni e la sua paura di fidarsi e lasciarsi andare a un nuovo amore.

Jeanie non vuole essere responsabile del cuore di un'altra persona se prima non mette in ordine se stessa. 

Logan non vuole affidare di nuovo il suo cuore a qualcuno che andrà via. Non vogliono...hanno paura...ma l'attrazione tra di loro è fortissima. 

Riusciranno a trovare un punto di equilibrio? Supereranno le loro paure?

Non c'è bisogno che aggiunga altro nella descrizione se non un invito a continuare a leggere questa storia d'amore che, personalmente, ho trovato gradevole.

Ho letto molti pareri negativi riguardo a questo romanzo. Alcune obiezioni le comprendo e mi trovano concorde, come ad esempio la storia non originale, in alcuni punti un po' banale, la velocità con cui i due protagonisti si innamorano, in particolare Logan, la staticità degli eventi etc. Però, nonostante questo, l'ho apprezzato tantissimo.

Leggerlo ha rappresentato per me un momento di serenità e delicatezza. Immergermi tra le sue pagine mi ha fatta sentire accolta e coccolata. Per tutto il tempo della lettura ho dimenticato i problemi della vita quotidiana e per un po' mi sono lasciata avvolgere dall'atmosfera calorosa e amicale della comunità di Dream Harbor. È impossibile non sentirsi parte della vita cittadina, con abitanti simpatici, fuori dal comune, impiccioni ma sempre pronti a sostenersi e aiutarsi l'uno con l'altro. Li ho amati tutti, anche nelle loro stravaganze come ad esempio i membri del club del libro con le loro letture piccanti, il sindaco Kelly con i suoi sogni premonitori, Hazel, Annie, Noah etc.

Le assemblee cittadine sono i momenti comunitari che ho preferito, perché emergono le stramberie di alcuni cittadini e quella sottile ironia che rende Logan divertente e meno burbero. Mi hanno ricordato, seppur vagamente, le assemblee presenti nella serie Gilmore Girls (“Una mamma per amica).

“Amori e segreti al Pumpkin Cafè” è una storia d'amore piacevole, dolce, romantica e avvolgente come una calda coperta in una fredda serata autunnale. Una lettura leggera senza grandi pretese letterarie. Una storia in cui i due protagonisti sono impauriti dalle loro nuove emozioni, ma la speranza di vivere un nuovo amore è più forte. Jamie e Logan sono due personaggi gradevoli, insicuri, amichevoli e ironici; nonostante il continuo rimuginare sulle loro paure non mi hanno annoiata o infastidita, al contrario, ho trascorso, in loro compagnia delle piacevoli ore di lettura.

Una lettura, per me, scorrevole, con quel pizzico di ironia che apprezzo nei romanzi, un piccolo mistero da risolvere, una storia d'amore delicata e un'atmosfera comunitaria calda e avvolgente. Un senso di comunità che amo ritrovare nei libri, probabilmente, perché nella società odierna si sta definitivamente perdendo dietro egoismi e indifferenza.

Un romanzo che, personalmente, rileggerò più in là per rivivere la storia tra Jeanie e Logan, ritrovare gli abitanti di Dream Harbor e respirare quell'atmosfera calda e avvolgente che ho vissuto in questa prima lettura.

L'autunno era uno strano momento per reinventarsi, era più adatto per le...coccole e il cibo grondante di salsa.”

(citazione tratta dal testo)


Buona Lettura!



Marianna Di Bella

martedì 5 novembre 2024

Recensione: "Il giardino dei segreti" - Kate Morton

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Titolo: Il giardino dei segreti

Titolo Originale: The Forgotten Garden

Autrice: Kate Morton

Editore: Sperling & Kupfer





Buongiorno lettori,


Prima di parlarvi di questo libro, che presenziava da anni nella mia libreria in attesa di essere scelto e letto, devo premettere una cosa fondamentale: non amo particolarmente questa autrice. Mi spiego meglio per non correre in fraintendimenti. Quando ho deciso di leggere questo testo, sapevo che stavo dando una seconda possibilità ai romanzi scritti da Kate Morton. Il primo libro letto “La donna del ritratto”, mi aveva delusa a causa della scelta, presa dall'autrice, di strutturare la storia su diversi piani temporali, snodando la trama su diversi anni e con diversi personaggi. Una scelta che, personalmente, non ho gradito, rendendo la mia lettura faticosa e noiosa. Però, avendo apprezzato le descrizioni e la scrittura, avevo deciso che volevo provare a darle una seconda possibilità, leggendo un altro libro. La mia scelta cade inevitabilmente su “Il giardino dei segreti” e....prima dirvi la mia opinione, mi sembra corretto svelarvi parte della trama.

Australia, 1913.

Sulla banchina del porto c'è una bambina di quattro anni con una valigetta bianca che aspetta tutta sola. Chi è? Perché è sola? Dove sono i suoi genitori?

Non sappiamo nulla di lei, poverina. Non ricorda nulla se non che “l'Autrice” le ha detto di aspettarla e di non svelare a nessuno il suo nome.

Il mistero si infittisce e anche la nostra preoccupazione per lei.

Fortunatamente viene ritrovata da Hugh, un uomo che lavora al porto, che si prende cura di lei adottandola. La bambina prende il nome di Nell e cresce felice, con due genitori che la amano profondamente, ma inconsapevole del suo passato.

I segreti trovano sempre il modo di rivelarsi”

(citazione tratta dal testo)

Un passato che torna in maniera travolgente quando Hugh decide di raccontarle la verità. Nell è grande, ma questo la fa sprofondare nel dolore e nell'incertezza della sua identità, sentendosi sola e smarrita.

Chi è realmente? Chi sono i suoi genitori? Da quale paese o nazione proviene?

Inizia, così, la ricerca delle origini di Nell e il mistero che circonda la sua vita. Tra continui salti temporali in anni diversi con protagoniste diverse, il mistero si dipana e la storia prende vita. Ogni donna ha molto da raccontare di sé, ma anche molto da regalare per comprendere l'intricata trama. Abbiamo Nell, Cassandra sua nipote, Rosa ed Eliza Makepeace la scrittrice del libro di favole “Racconti magici per fanciulli e fanciulle”, che Nell aveva con sé nella sua piccola valigia bianca.

Eliza è una ragazza orfana cresciuta in estrema povertà tra le strade malfamate di Londra, fino a quando lo zio non la trova e l'accoglie in casa. La sua vita cambia radicalmente. Non è più sola al mondo. Ora ha una cugina, Rosa, con cui instaura un legame importante e per lei indissolubile. Siamo nel 1900, prima della nascita di Nell e del suo abbandono ma...la storia vira inevitabilmente verso un altro capitolo e un altro anno, catapultandoci nel 1975, quando una Nell più adulta inizia la ricerca sulle sue origini, arrivando in Gran Bretagna. Ma quando sembra che stiamo per comprendere qualcosa, ecco che il capitolo cambia e con esso anche l'anno, ritrovandoci nel 2005 e qui conosciamo Cassandra, sua nipote, che eredita dalla nonna un cottage a Tregenna, in Cornovaglia, comprato negli anni Settanta.

Il mistero si infittisce sempre di più e la storia si complica.

Quale legame unisce queste donne? Cosa nasconde il loro passato?

A voi il piacere di scoprirlo, io posso affermare, molto sinceramente che ho continuato la lettura solo perché volevo scoprire il mistero del passato di Nell, altrimenti avrei abbandonato il libro. Questa scelta narrativa non fa per me, non è nelle mie corde. Ho fatto fatica a leggere, più volte mi sono fermata lasciando per giorni il libro sul comodino. Ripeto, ho continuato solo per curiosità.

Devo essere sincera fino alla fine e dire che, come per “La donna del ritratto” anche qui la scrittura e le descrizioni di Kate Morton sono affascinanti. Le sue descrizioni sono meravigliose e minuziose, tanto da far percepire al lettore le emozioni provate dalle protagoniste, ma anche la bellezza delle ambientazioni, della natura e quell'aria malsana che si respirava nella Londra nei primi anni del Novecento.

Ogni personaggio è ben costruito, in particolare la parte psicologica che ho trovato complessa e profonda. Il personaggio che, secondo me, emerge e affascina, rispetto agli altri, è quello di Eliza. Una donna forte, carismatica, temeraria, uno spirito libero che sogna di viaggiare e spiegare le ali per vivere la sua vita e realizzare i suoi sogni.

E' lei la chiave per aprire la porta del mio passato, sono sicura. Se trovo lei, troverò me stessa.”

(citazione tratta dal testo)

Le protagoniste femminili hanno tutte in comune un forte senso di solitudine, la ricerca di se stesse, la perdita di un figlio e la ricerca della maternità a tutti i costi. Tematiche importanti e delicate che, l'autrice, affronta con rispetto, delicatezza e sensibilità.

Tutto il romanzo ruota intorno alla ricerca di sé attraverso il passato, perché affrontarlo e conoscerlo sono elementi essenziali per andare avanti senza rimorsi o rimpianti. Conoscere il passato per ritrovare le proprie radici...la propria famiglia.

La memoria è una dama crudele con cui tutti dobbiamo imparare a danzare”

(citazione tratta dal testo)

Tutto questo, però, non è riuscito a superare quella parte, per me negativa, riguardante la costruzione narrativa, rendendo il tutto noioso e faticoso.

No, il mio rapporto con i libri di Kate Morton, purtroppo, termina qui. Mi dispiace, ma non riesco a legare con loro. Tutto questo, naturalmente, riguarda me e il mio gusto personale. Non lasciatevi condizionare e leggeteli, perché molto probabilmente li apprezzerete più di me.

Buona lettura.



Marianna Di Bella

giovedì 31 ottobre 2024

Recensione: "Doppio Stradivari" - Antonella Iuliano

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Titolo: Doppio Stradivari

Autrice: Antonella Iuliano

Editore: Pubme



C'era una volta...


Potremmo iniziare così, a parlare di questa misteriosa quanto affascinante storia scritta da Antonella Iuliano. Una storia che ci rimanda alle fiabe di una volta, dove il bene e il male si scontrano e la paura dell'ignoto e del mistero attirano e spaventano al tempo stesso.

Un romanzo che ci porta con la fantasia in un castello situato alle porte di Vienna.

L'atmosfera intorno a questo vecchio maniero è austera e rigida, come la sua padrona: la contessa Zsofia Von Grath. Una donna che incute timore negli altri e non si preoccupa del benessere degli abitanti del villaggio.

Vive nel castello con la contessina Katharina Von Grath, circondata da uno stuolo di domestici che non considera minimamente.

Nel villaggio però, circolano diverse storie e leggende riguardanti il maniero e la torre.

Non si sa bene cosa dicono, però possiamo seguire una figura incappucciata che in una fredda notte di inizio febbraio sale, con passo esitante, le scale della torre.

La misteriosa figura è Lena Reiter, una domestica del castello. Ha un incarico importante e segreto datole dalla contessa stessa. Nessuno deve sapere di cosa si tratta.

Fortunatamente noi non viviamo nel castello e non siamo alle dipendenze della contessa, quindi possiamo continuare a seguire la ragazza, per scoprire che il suo compito consiste nel portare, ogni sera, il pasto alla persona imprigionata nella torre.

Di chi si tratta?

Di una giovanissima fanciulla dai capelli corvini, dall'aria spaurita e con uno sguardo limpido e innocuo. Un'anima buona e indifesa. Lei è Larissa, la nostra protagonista e vittima della storia

Cosa le è accaduto? Perché la contessa la tiene prigioniera nella torre?

Quello che per ora posso dirvi, senza svelarvi tutta la trama, è che le due ragazze legheranno immediatamente e l'unico desiderio di Larissa è di poter riabbracciare il violino nero appartenuto al padre.

Trova il violino nero e portamelo. Lascia che lo veda un'ultima volta.”

(citazione tratta dal libro)

Il violino nero veniva suonato in coppia con un meraviglioso violoncello bianco, costruiti entrambi dal famoso Stradivari.

...comunicavamo tra noi a colpo di archetto. La musica era come una lingua comune, che soltanto io e mia sorella potevamo comprendere e al contempo un balsamo sulla grande ferita nel cuore di nostro padre. Suonare riempiva il vuoto lasciato dalla mamma: in quei momenti era come se lei fosse presente.”

(citazione tratta da libro)

Notte dopo notte Lena scoprirà la storia di Larissa e dei due strumenti musicali, mentre noi lettori non possiamo fare altro che continuare a sfogliare il libro e scoprire il mistero che si cela nel castello.

Lasciatevi guidare dalla scrittura di Antonella Iuliano e dalla melodia dolce e malinconica dei due strumenti, perché vi condurranno all'interno di una storia fiabesca, dolce, intrigante e misteriosa.

Si amarono le note feconde, si accarezzarono le corde tese, gli archetti veloci s'infiammarono...il bianco, il nero, le loro labbra.”

(citazione tratta dal libro)

È sempre piacevole farsi avvolgere dalla scrittura dell'autrice perché le sue descrizioni accurate e coinvolgenti fanno sentire il lettore come parte della storia. Si partecipa con emozione alla disavventura di Larissa entrando in empatia con lei e con Lena, una ragazza che, grazie alla sua sensibilità e al suo coraggio, aiuterà e sosterrà Larissa nei momenti di sconforto e timore.

La melodia era per Lara evasione dall'opprimente realtà in cui era confinata.”

(citazione tratta dal libro)

Leggere il romanzo è stato per me come ritrovarmi all'interno di una favola, dove il bene e il male entrano in conflitto e i personaggi cattivi si scontrano con quelli buoni. Tutto accompagnato da una melodia avvolgente e rassicurante.

Una lettura che vi consiglio se amate il mistero, le favole, un segreto da scoprire e qualcuno da salvare. Una lettura perfetta anche per questo periodo dell'anno.

Seguite la melodia e...buona lettura.



Marianna Di Bella



(Gifted by) Ringrazio l'Autrice per la copia dell'ebook


martedì 29 ottobre 2024

Recensione: "La lista di Josephine" - Elizabeth B. White; Joanna Sliwa

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Titolo: La lista di Josephine

Titolo Originale: The Counterfeit Countess

Autrici: Elizabeth B. White,

     Joanna Sliwa

Editore: Newton Compton Editori




Ci sono persone che, nel corso della loro esistenza, hanno dato un contributo notevole alla Storia salvando migliaia esseri umani, ma delle loro vite non si sa nulla. Non si conoscono le storie, gli eventi, le identità.

Vite che cadono nell'oblio dell'esistenza.

Ogni tanto, fortunatamente, alcune di esse riemergono e riprendono vita attraverso ricordi, documenti, ricerche. Uno studio accurato che ridona conoscenza e dignità a chi ha dato la priorità e l'incolumità degli altri prima della loro, senza cercare fama o riconoscenza. Spinti solamente dalla forza di volontà, dal coraggio e dalla compassione, hanno compiuto gesti straordinari.

Oggi parleremo...no, ricorderemo Josephine Janina Mehlberg.

La sua storia è arrivata a noi in una maniera particolare e difficoltosa, come la sua vita del resto.

Nel dicembre del 1989, la storica Elizabeth B. White, riceve un pacco misterioso inviatole dal docente di storia americana dell'Università della Florida, Arthur Funk.

La storica White, lo apre e trova al suo interno il memoriale della nostra protagonista, conosciuta da tutti come Janina.

Il memoriale, scritto dalla stessa Janina, raccoglie alcuni dei ricordi riguardanti il periodo della Seconda Guerra Mondiale, esattamente 1943-1944, e alcuni eventi nel campo di concentramento di Majdanek, in Polonia.

Alla prima lettura del memoriale, l'autrice non dà molto credito agli eventi narrati, ritenendoli troppo fantasiosi. Per una serie di impegni e problemi personali, il memoriale viene messo da parte, rimanendo in un angolo in attesa.

Nel 2017, l'autrice riprende in mano il memoriale e decide che è arrivato il momento che la figura di Janina venga scoperta in tutte le sue sfaccettature. Per iniziare al meglio le ricerche, però, ha bisogno di una storica con le giuste qualifiche, così contatta Joanna Sliwa, esperta di Olocausto in Polonia e la donna, dopo aver letto il memoriale, accetta immediatamente.

Le ricerche dureranno anni, nei quali le due storiche saranno impegnate in un lungo lavoro di indagine, raccolta e verifica dati, giungendo a risultati inaspettati. Il passato di Janina, e il suo contributo, durante la Seconda Guerra Mondiale, saranno ancora più sorprendenti di ciò che possiamo immaginare. Non posso dirvi di più o spiegare dettagliatamente il suo apporto in quel contesto storico, altrimenti non avrebbe senso leggere il libro e scoprire la persona straordinaria che è stata.

Per me lo è stata, e mi dispiace che la sua storia non sia emersa prima o che il suo contributo non sia stato riconosciuto.

Probabilmente non l'ha voluto e cercato, perché di solito chi compie gesti coraggiosi e altruistici non lo fa per il mero riconoscimento, perché agisce spinto solamente da una forza interiore, da un forte senso del bene e di aiuto verso l'Altro.

...il valore di una vita è inferiore al valore di più vite, e la sua vita, se fosse sopravvissuta senza cercare di salvare gli altri, non avrebbe alcun valore.”

(citazione tratta dal libro)

Janina era una brillante matematica, una donna intelligente, perspicace, empatica, coraggiosa, analitica, caparbia e compassionevole. Ha sempre dato la priorità alla vita di suo marito e degli Altri a discapito della sua sicurezza e della sua stessa vita. Ha rischiato sempre, in ogni azione intrapresa. Non si è mai fermata di fronte a un ostacolo; ha sempre cercato con caparbietà, una soluzione alternativa per aggirare l'ostacolo che si frapponeva tra le persone e la loro salvezza.

Il suo obiettivo principale era salvare il più alto numero di vite umane e quando non riusciva ,si sentiva impotente e in colpa. Un rimorso che, immagino, possa averla logorata nell'anima.

Finché tanti avevano un bisogno terribile, dovevo vivere per rispondere a quel bisogno.”

(citazione tratta dal libro)

Lei, ebrea di nazionalità polacca, durante il secondo conflitto mondiale, riuscì a trovare un modo per mettersi al riparo dalla ferocia del nazismo, assumendo un'altra identità. Vedendo la disperazione, la violenza e la morte intorno a sé, decise di non voler sopravvivere passivamente, ma di agire e aiutare. Il suo senso di umanità e compassione la spinse a rischiare in prima persona affrontando numerose situazioni. Come ad esempio entrare nel campo di concentramento di Majdanek portando pacchi di cibo e medicinali per i prigionieri polacchi, conferendo con quegli stessi soldati tedeschi che stavano uccidendo milioni di ebrei.

Una forza di volontà e un coraggio che poche persone avrebbero avuto. Siamo abituati a vedere queste scene nei grandi film americani, ma qui non si tratta di una trasposizione cinematografica, questa è stata la realtà. Una realtà che a me, personalmente, mette i brividi e mi fa riflettere sul senso di umanità. Un'umanità che, nell'atrocità di quel periodo, non si è persa definitivamente, grazie, soprattutto, a queste persone che con coraggio e altruismo hanno aiutato gli Altri.

Janina ha cercato di contribuire nel bene. Ha rischiato in prima persona e non ha mai cercato la riconoscenza o la gloria. Ha agito e basta.

Vi basti pensare che nel secondo conflitto mondiale ha servito il più grande gruppo di resistenza nella Polonia occupata dai tedeschi, divenne il vice del massimo funzionario del distretto di Lublino e del consiglio centrale di assistenza polacco, portando aiuti ai prigionieri chiusi nei campi di concentramento, aiutandoli, ove possibile, a uscire da lì, trovando loro alloggi, cure etc. Divenne assistente sociale, durante l'occupazione sovietica nel 1944 e molto altro.

Nella sua vita si è reinventata più volte cambiando nome e professione; ma sarete voi a scoprirli leggendo questo libro.

Il libro si basa sul memoriale scritto da Janina, ma le due autrici hanno ritenuto opportuno aggiungervi la sua biografia, ricostruita in anni di ricerche e alcune nozioni storiche riguardanti la Polonia, per aiutare il lettore a conoscere e contestualizzare gli episodi che sono avvenuti durante la Seconda Guerra Mondiale. Senza questa conoscenza storico-politica dell'epoca è difficile comprendere il grande impegno dato da Janina e da tutte le altre persone che hanno cercato di salvare il più alto numero di vite umane.

Devo essere sincera, per me questa prima parte di spiegazione non è stata particolarmente semplice da gestire e comprendere. Anni di storia polacca concentrate nei capitoli iniziali, con nomi e situazioni a me sconosciute, hanno rallentato notevolmente la mia lettura. Spesso mi sono chiesta dove fosse la storia di Janina; quando avrei incontrato la sua figura. Mi ero demoralizzata ma, una volta superate le prime 50/60 pagine più o meno, la lettura ha preso un altro corso. Si è fatta più scorrevole, avvincente, interessante, emozionante e riflessiva.

Scoprire la storia e la figura di Janina è stato un dono. Un regalo ricco di umanità e coraggio. Ma anche di compassione e altruismo verso l'Altro.

Se avessi pensato solo ai pericoli per me o per coloro che amavo, non sarei servita a nulla. Ma se sopravvivere significava essere utile a molti, dovevo trovare la forza di sopravvivere, il che mi permetteva di provare un senso di realizzazione, persino di orgoglio”

(citazione tratta dal libro)

Sono andata a cercare in rete le foto che la ritraevano, per avere un quadro completo. Darle un volto mi ha aiutato a fissarla nella mia testa facendola diventare un ricordo da recuperare nei momenti di riflessione.

Nella vita non ha avuto il giusto merito ma, credo che questo libro sia un omaggio che rimarrà nel tempo. La sua storia e i suoi pensieri vivranno attraverso queste pagine e chiunque aprirà e leggerà il libro ridarà voce e vita a una donna, per me, straordinaria.

Non importa se non ho sviscerato al meglio il linguaggio, la scrittura, la costruzione narrativa, quello che è importante è conoscere questa storia. Conoscere Josephine Janina Mahlberg o Janina come ha sempre preferito essere chiamata.

Janina” era il nome della donna che era effettivamente diventata nei nove anni precedenti, l'identità di una versione di sé, forse la migliore, a cui non poteva né voleva rinunciare del tutto.”

(citazione tratta dal libro)

Scoprite Janina.

Buona lettura.



Marianna Di Bella


(Gifted by) Ringrazio la Casa Editrice per la copia dell'ebook.