Titolo: "L'inverno si era sbagliato"
Titolo Originale: "My Dear I Wanted to Tell You"
Autrice: Louisa Young
Editore: Garzanti
Esistono diverse tipologie
di ferite, quelle che lacerano la carne e devastano il corpo, e
quelle più pericolose, subdole e silenziose che, invece, frantumano
l'anima, riducendola a brandelli.
Ferite profonde che
avvelenano, infettano e corrodono tutto ciò che trovano, toccano o
sfiorano: emozioni, sensazioni, affetti e amori. Anestetizzano il
cuore e nei casi più gravi provocano la morte dell'anima e dello
spirito, trasformando le persone in corpi senza vita, sguardi vitrei
e inanimati. Ombre di uomini forti e coraggiosi, trasformati in larve
umane, timorosi di qualsiasi rumore li circondi. Timorosi di se
stessi e della vita.
“Perché non siamo
tutti morti? Oppure siamo morti? E poi con un unico movimento
psichico il suo intero essere si rannicchiò e si ritirò, veloce
come un uccello che voli su una collina di boschi cedui verso il
tramonto, e lui si ritrovò in un posto piccolissimo in fondo al
proprio cranio. L'esterno gli passava accanto, come fosse
sott'acqua.”
(citazione tratta dal testo)
Chi li ha ridotti così? Chi
ha spezzato le loro giovani vite, frantumando i loro sogni?
La guerra.
Quale guerra?
Qualsiasi tipo di guerra.
L'umanità ha assistito a tantissime atrocità, perpetrate per
soddisfare i poteri politici di imperi e nazioni. Ha visto marciare
interi eserciti. File di soldati inviati al fronte come carne da
macello per conquistare territori o difendere la propria patria.
La Prima Guerra Mondiale, ad
esempio, è stata tra le più atroci. Una guerra di logoramento dei
corpi e dell'anima. Per mesi e mesi i soldati si sono ritrovati
dentro a trincee piccole e anguste per difendere le loro linee.
Fermi, immobili nelle loro postazioni, sotto i colpi mortali dei
nemici, circondati dai cadaveri dei loro compagni e in attesa della
loro fine.
Morte e distruzione come
uniche compagne. Le stesse compagne che ritroviamo in questo romanzo
ambientato proprio durante la Prima Guerra Mondiale, che evidenzia e
analizza proprio la devastazione fisica e psichica dei soldati.
Ma cerchiamo di andare con
ordine.
Il romanzo prende vita prima
dello scoppio della guerra, quando la vita era apparentemente
tranquilla e le problematiche serie riguardavano la povertà e la
disoccupazione.
Siamo a Londra e Riley
Purefoy, il nostro protagonista maschile, è un ragazzo dei ceti bassi
che ha avuto la fortuna, non solo di conoscere Nadine e la sua
famiglia borghese, ma di conoscere Sir Alfred che lo ha accolto come
aiutante tuttofare, dandogli un'istruzione elevata, insegnandogli a
disegnare e dipingere. Riley è curioso e vuole scoprire tutto ciò
che lo circonda ma, pur studiando e lavorando assiduamente, sa che le
sue umili condizioni non gli permetteranno di realizzare i suoi
sogni: sposare Nadine. Il ragazzo convinto di non avere alcuna
possibilità, si arruola e la sua carriera militare ha inizio in un
susseguirsi di avvenimenti negativi e pericolosi che segneranno
profondamente la sua vita.
Conoscerà il capitano Locke
e noi avremo la possibilità di conoscere sua moglie Julie e
l'infermiera Rose, cugina del capitano, ma saranno figure marginali,
perché Riley sarà il nostro accompagnatore in questo lungo e
intenso viaggio letterario. Attraverso la sua figura e le sue
esperienze impareremo a guardare gli effetti della guerra attraverso
gli occhi di un soldato, vivendo lo shock dei bombardamenti, la
difficoltà nell'esprimere e far conoscere il proprio dolore alle
persone che si ama e, soprattutto, capiremo cosa vuol dire sentirsi
morti dentro.
“Ci sono altri modi
di morire, oltre a quello fisico, che io prima non conoscevo. L'ho
imparato quest'anno.”
(citazione tratta dal testo)
Come spiegare ciò che si è
visto durante i lunghi mesi in trincea?
Come spiegare cosa si prova
nel vedere saltare in aria i proprio compagni?
Come spiegare quel desiderio
di venire colpiti da una pallottola per poter tornare a casa e
abbandonare quei luoghi intrisi di morte e distruzione?
Non si può, così, si
sceglie la strada del silenzio, dell'apatia, della morte apparente
pur di lenire e dimenticare quel dolore perpetuo, quella sofferenza
cronica che tiene svegli la notte in un continuo incubo.
È impossibile dimenticare.
Impossibile spiegare.
Impossibile vivere in quelle
condizioni.
Ciò che possiamo fare è
leggere per comprendere parte di quel dolore, per continuare la
storia e scoprire cosa accadrà ai vari personaggi e a Riley.
Riuscirà a salvarsi?
Riuscirà Nadine a comprendere il suo dolore? Cosa accadrà al
capitano Locke e a sua moglie?
Naturalmente non vi svelerò
nulla del romanzo, perché sapete che il mio piccolo compito consiste
nell'accompagnarvi per un tratto di strada e lasciarvi scoprire da
soli il romanzo, così da vivere pienamente e autonomamente le
emozioni e le sensazioni che la storia vi saprà regalare.
Mi aspettavo molto da questo
testo, anzi no, mi correggo...mi aspettavo tutta un'altra storia. La
sinossi mi ha ingannata, perché proponeva una particolare trama, le
cui protagoniste assolute sarebbero state tre donne coraggiose e
determinate. Leggendo, purtroppo, ho scoperto che i personaggi
femminili sono solo di contorno alla storia e le loro figure le ho
trovate incolori, marginali, poco interessanti e incisive, una di
loro, ad esempio è particolarmente superficiale e fastidiosa. Non
lasciano il segno e non hanno nessun un impatto narrativo importante.
L'unico personaggio ben
costruito e analizzato è Riley. Da solo riesce a occupare
completamente la scena, attirando a sé il lettore in un vortice di
sofferenze, dubbi e paure. Attraverso le sue emozioni e sensazioni,
riusciamo a entrare nell'anima dei soldati e nelle loro ferite
fisiche e psichiche. Impariamo a convivere con il silenzio e a
trovare in esso un momento di pace e tranquillità.
“Mi dispiace non
essere stato capace di scriverti della mia vita qui, in modo che tu
potessi capire come sono e come sto. Non ci sono scuse, ma una
ragione c'è e questa volta cercherò di spiegartela, perché presto
sarà di nuovo là in mezzo e non sarà più in grado di comunicare.
Ecco il motivo: là, io non esisto. È il mio modo di proteggermi da
tutto questo. L'enorme sconvolgimento, l'immensità assoluta di ciò
che succede là riduce l'individuo a un nulla. Non c'è posto per il
benessere personale perché il benessere comune sovrasta tutto. E gli
orrori? Nat, assistiamo a tanti orrori, e l'orrore più spaventoso è
che prima di partire per la licenza io non li vedevo nemmeno più.
Avevo smesso di guardare, perché vedere non aiuta e non mi piaceva
quel che vedevo. Invece, mi concentro, uno stato di concentrazione
quasi ipnotico. È come se passassi accanto a tutto di corsa,
pensando solo a dove sto andando. Il mio io si ritrae, il mio campo
visivo si restringe. Il mio corpo fa quel che deve essere fatto.”
(citazione tratta dal testo)
Il romanzo non ha una prosa
scorrevole, soprattutto nella prima parte del romanzo, che risulta
essere noiosa, lenta e pesante, ma se si ha la pazienza di continuare
la lettura si scoprirà un seconda parte più intensa, soprattutto
dal punto di vista psicologico.
Louisa Young riesce,
attraverso le sue descrizioni crude e dirette, ad afferrare il
lettore e trascinarlo nelle trincee e negli ospedali militari,
facendogli vivere il dolore, la follia e l'orrore della guerra. Il
senso di soffocamento, di terrore e l'odore di morte investono il
lettore lasciandolo completamente inerme e impaurito.
“Da una parte
all'altra della terra di nessuno, i soldati volavano in aria e
ricadevano, e la terra volava in aria e ricadeva, seppellendoli, che
fossero morti o no.”
(citazione tratta dal testo)
Questa seconda parte è
quella che ho trovato più incisiva, interessante e meglio descritta
nel romanzo. È la parte che ho apprezzato maggiormente del libro ed
è quella che vi consiglio di scoprire.
“Alcuni rimangono
zitti ed è come una ferita non medicata, un ascesso non drenato.”
(citazione tratta dal testo)
Scoprite cosa accade nei
silenzi dei soldati.
Silenzi di morte.
Silenzi dell'anima.
Silenzi pieni di vita.
Buona lettura!!
(Marianna Di Bella)