Titolo Originale: The Janeites
Autore: Rudyard Kipling
Editore: Elliot
Un libro può salvarci?
Può sostenerci nei momenti di tristezza e sconforto?
Sì.
Il libro è un balsamo per le ferite della nostra anima, allevia le nostre pene e ci dona un po' di calma.
È un antidoto alla noia, alla tristezza, alla sofferenza.
È un'àncora di salvezza quando ci troviamo in balìa dei nostri dubbi e non riusciamo a comprendere gli altri e la società. Ci solleva da incertezze, paure e sofferenze.
Il libro è una mappa che ci aiuta a ritrovare la strada che abbiamo perso. Ci riconduce a noi stessi.
Devo essere sincera, negli anni, diversi libri mi hanno aiutata, ognuno in maniera diversa e in particolari momenti della mia vita, ma i romanzi di Jane Austen sono quelli con cui ritrovo un po' di calma e serenità, in particolare: “Orgoglio e Pregiudizio”. L'ho letto e riletto tantissime volte e mi sono resa conto di averlo fatto nei momenti in cui ero più triste e confusa.
Leggendo “I Janeites” di Rudyard Kipling ho scoperto che anche l'autore trovò conforto nei libri di della scrittrice in un momento estremamente doloroso della sua vita. Lo scrittore perse il figlio John durante il primo conflitto mondiale e nel 1917, in lutto e in piena guerra, iniziò a leggere ad alta voce alla moglie e alla figlia i romanzi di Jane Austen.
Rudyard Kipling, conosceva e ammirava i libri della scrittrice, ma rileggerli in quella particolare situazione ebbero un effetto diverso, perché alleviarono le sue pene e sortirono un'azione benefica sulla sua anima duramente provata. Probabilmente questo episodio, e la grande ammirazione dell'autore per i romanzi di Jane Austen, lo portarono a scrivere un racconto, un omaggio alla grande scrittrice: “I Janeites”.
Il racconto è ambientato in Inghilterra nell'autunno del 1920 a guerra finita. Due ex commilitoni si incontrano e iniziano a parlare di ciò che hanno vissuto durante il conflitto e, in particolare, di come siano riusciti a salvarsi. Tra questi racconti spicca la voce e la storia di Humberstall, saltato due volte su delle bombe e sopravvissuto a quasi tutti i suoi ex compagni. Ma per noi lettori non è solo questo che rende particolare la storia dell'uomo, bensì il fatto che egli, durante il conflitto, fece parte di un club dedicato a Jane Austen.
Una società segreta composta da pochissimi membri e con delle regole ben precise.
“Be', come diceva il povero Macklin, è una società molto esclusiva, e dovevi essere un Janeite dentro di te oppure non avevi nessuna possibilità. Eppure fece di me un Janeite!”
(citazione tratta dal testo)
Humberstall era un Janeite e...non aggiungerò altro perché il libro è talmente corto che continuare a parlarvi della trama vorrebbe dire svelare tutto il testo togliendovi il gusto della scoperta.
Una cosa però posso dirla: non aspettatevi di leggere una storia romantica. Non lo è. Questo è un racconto, inserito nel contesto della guerra, che vuole essere un omaggio, una dichiarazione d'amore da parte di Kipling ai i romanzi di Jane Austen.
Un piccolo libro che ho apprezzato molto, non perché viene citata la mia scrittrice preferita, ma per la scrittura di Rudyard Kipling e la struttura del testo. Ammetto che, ad una prima lettura, sono rimasta spiazzata da una storia che mi ha dato l'idea di grande confusione e non capivo quale fosse il senso e il significato di tutto quello che stavo leggendo. Così mi sono fermata, sono tornata indietro e ho ripreso la lettura dall'inizio, ma questa volta l'ho fatto con più calma e attenzione, soffermandomi meglio su alcune parti, ed allora il messaggio è arrivato fortissimo.
Ho compreso che, probabilmente, quell'effetto caotico che avvertivo era semplicemente la confusione che vi era nella mente di Humberstall, dopotutto cosa ci si aspetta da un uomo che è saltato due volte sulle bombe? La sua mente ne ha risentito profondamente ma, sicuramente, non è stato l'unico soldato ad avere avuto ferite profonde. Ogni guerra lascia, purtroppo, non solo lesioni fisiche permanenti ma anche traumi importanti. I soldati tornano a casa con la psiche e l'anima a pezzi e riuscire a ricomporre il tutto è difficile, se non impossibile. Partono pieni di speranza, coraggio e determinazione, ma quello che vivono e vedono è talmente orrendo e indescrivibile che tornano a casa con dentro qualcosa di rotto in maniera irreparabile. Humberstall ne è un esempio, saltato su due bombe ha visto morire la maggior parte dei suoi commilitoni e per lui, leggere i romanzi di Jane Austen sono un antidoto a tutto ciò che ha vissuto.
“Ora leggo tutti e sei i suoi libri con piacere mentre sto in negozio, e questo mi riporta indietro...fino all'odore della vernice delle protezioni. Credetemi, fratelli, non c'è nessuno pari a Jane quando ti trovi in una brutta situazione. Dio la benedica, chiunque sia stata.”
(citazione tratta dal testo)
Leggere aiuta a superare i tormenti dell'anima e gli orrori della guerra. Aiuta guardare oltre il passato e dare una possibilità al futuro.
La storia di Humberstall mi ha colpita, non solo per la società segreta dedicata a Jane Austen e il modo in cui vi è entrato e come l'ha vissuto, ma per la parte finale che mi ha lasciata con un senso di malinconia e tristezza.
Rudyard Kipling ha scritto il racconto omaggiando la famosa scrittrice ma, per me, ha omaggiato anche i soldati e, suo figlio, che durante quella guerra sono morti o tornati devastati nel corpo e nell'anima, ricordando, a noi lettori, che un libro può aiutare chiunque, donando sollievo e conforto, dandoci la possibilità di tornare a vedere e vivere il presente e il futuro.
I libri curano?
Sì, ne sono certa.
Buona lettura.
Marianna Di Bella
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