Nel piccolo comune di Brancion-en-Chalon, situato nella regione francese della Borgogna, si trova un piccolo cimitero. Il posto è tranquillo e ben curato, e le anime dei defunti riposano in pace, tra le costanti visite dei parenti e le cure del personale che si occupa di tenere pulito e in ordine il luogo. Tra i suoi viali si aggirano molte persone, tra familiari, amici e addetti ai lavori, ma una sola persona rimane con i defunti anche quando la notte scende e il silenzio avvolge il luogo in un caldo abbraccio: la guardiana del cimitero, Violette Toussaint.
Violette è una donna gentile, sorridente, discreta. Accoglie e ascolta, con calma e pazienza, tutti coloro che bussano alla sua porta. Parenti che riversano su di lei confidenze, sospiri, rabbia, disperazione e lacrime. Lacrime che sgorgano dal cuore e da anime ferite e sofferenti che hanno salutato definitivamente i loro cari.
“Non sei più dov'eri,
ma sei ovunque sono io.”
(citazione tratta dal testo)
Violette vive sola da quando il marito è scomparso. No, non è morto. Semplicemente un giorno non è tornato più a casa, lasciando tutto e tutti. Da quando l'uomo è sparito, Violette ha ripreso a respirare, a riemergere senza di lui, continuando a lavorare, prendendosi cura delle persone e delle anime dei defunti. Ma la sera ha voglia di stare sola, di dedicarsi a se stessa, così legge, ascolta la radio etc. Ritornando padrona del proprio tempo e della propria vita.
“Una volta chiuso il cancello il tempo è mio, ne sono l'unica proprietaria. È un lusso essere proprietari del proprio tempo, lo ritengo uno dei più grandi lussi che l'essere umano possa concedersi.”
(citazione tratta dal testo)
Violette non è come appare, nasconde molto del suo passato. Lo nasconde e lo tutela da tutto. Lo cela tra le pieghe della sua anima, come fa con i colori dei suoi vestiti. Vestiti colorati che rappresentano pienamente il suo essere, nascosti sotto cappotti grigi e scuri.
Cosa nasconde? Cosa si cela dietro il suo passato? Dolore. Un dolore atroce e lancinante che ha devastato la sua anima, sconvolgendo completamente la sua vita. Un dolore che l'ha piegata, calpestata, annientata al punto da farla sentire svuotata e inesistente. Un dolore che, però, non l'ha finita completamente, perché la donna ha trovato la forza di riemergere, tornando a vivere e respirare.
“Solo quando si vive quello che sto vivendo io si capisce che va tutto bene, che niente è grave, che l'essere umano ha una capacità inaudita di ricostruirsi e cauterizzarsi, come se avesse vari strati di pelle uno sull'altro, vite sovrapposte e altre di scorta, e che i magazzini dell'oblio sono illimitati.”
(citazione tratta dal testo)
Un giorno bussa alla sua porta un commissario di polizia di Marsiglia. L'uomo sta seguendo le ultime volontà della madre, morta da poco, e vorrebbe seppellire i suoi resti accanto alla tomba dell'avvocato Prudent. La cosa strana è che il commissario non conosce l'avvocato e non comprende quale possa essere la correlazione con sua madre. Da questo piccolo mistero, prende vita e forma questo dolce e malinconico romanzo di Valérie Perrin. Un romanzo che ha toccato, in maniera profonda, le corde della mia anima, pizzicandole, a volte, con frasi ironiche e spesso accarezzandole con una storia delicata e malinconia. Perché il romanzo cela tra le sue pagine molte storie che come fili si intrecciano legandosi tra di loro. Fili destinati a incontrarsi, in particolare, con il lettore, donandogli diverse sfumature di colore che rappresentano le diverse fasi della vita che ognuno di noi vive o ha vissuto: felicità, amore, lacrime e dolore.
Ogni personaggio nasconde una storia, a volte semplice, altre volte più complessa e intricata. Personaggi verosimili che amano e imparano ad amare seguendo se stessi.
L'intreccio della storia non è poi così scontato come potrebbe sembrare, perché il continuo passaggio tra passato e presente permette di scoprire storie e misteri che, come tessere di un mosaico, formeranno la trama del romanzo, svelando molto dei personaggi e lasciando spesso i lettori basiti.
La storia di Violette è coinvolgente e mai scontata, perché la morte, il dolore e la perdita non lo sono mai e segnano in maniera indelebile le persone. Ogni personaggio, inserito nel romanzo, reagirà alla morte e al dolore in maniera diversa, alcuni si lasceranno sopraffare dalla sofferenza, dal rimorso, facendosi schiacciare e annientare completamente, perdendo di vista ogni cosa. Molti altri, invece, affronteranno il dolore vivendolo pienamente, lasciandosi avvolgere ma mai annientare definitivamente, come Violette che, piano piano, riesce a riemergere, ritrovando la forza di vivere dopo la perdita della figlia.
“Crescerai in un altro modo nell'amore che avrò sempre per te. Crescerai altrove, nei mormorii del mondo, nel Mediterraneo, nell'orto di Sasha, nel volo di un uccello, con l'alba e col tramonto, in una ragazza che incontrerò per caso, nel fogliame di un albero, nella preghiera di una donna, nelle lacrime di un uomo, nella luce di una candela. Rinascerai un giorno sotto forma di fiore o di maschietto con un'altra mamma, sarai ovunque i miei occhi si poseranno. Dove sarà il mio cuore, il tuo continuerà a battere.”
(citazione tratta dal testo)
Una forza che emerge prepotentemente dal libro e influenza il lettore, perché la caratteristica di questo romanzo è la voglia di vivere. Si respira vita dall'inizio alla fine.
“Assaporo la vita, la bevo a piccoli sorsi, come un tè al gelsomino con un po' di miele.”
(citazione tratta dal testo)
Il romanzo è delicato, sensibile, ironico in alcuni punti e riesce a toccare diverse tematiche, come il dolore, la perdita, l'amore in ogni sua sfumatura, i segreti, la scoperta della verità, la rinascita. Tematiche che l'autrice ha inserito e affrontato in maniera delicata, regalando quella punta di malinconia che ben si adatta alla trama e all'atmosfera del romanzo.
Ho amato molto la figura di Violette, una donna che ha saputo trasformare la sua sofferenza in forza vitale. Ricordandomi che occorre andare avanti, nonostante tutto, anche quando la vita ci piega e ci lascia a terra tramortiti, senza più alcuna forza e voglia di rialzarsi. Una storia che mi ha emozionata e mi ha ricordato parte delle mie sofferenze ma, soprattutto, la forza di tornare a vivere, sorridere, amare, vestendo la propria anima di tutti i colori, anche quelli più scuri, perché siamo anche luce e ombra, chiaro e scuro, gioia e sofferenza, fragilità e forza, in una continua dualità che segna la nostra esistenza e il romanzo stesso.
Vi consiglio di leggerlo e di andare oltre le apparenze e i cappotti grigi e scuri di Violette e di cercare il colore...il colore della vita.
Buona lettura!
Marianna Di Bella
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