venerdì 20 giugno 2025

Recensione: "La regola dei terzi" - Gemina

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Titolo: La regola dei terzi

Autrice: Gemina



Buon Pomeriggio lettori,

oggi vorrei portarvi alla scoperta di un giallo interessante e coinvolgente, ambientato nella città più bella, carismatica, ricca di arte e storia: Roma.

Roma aspetta tutti. Con quante cose ti aspetta! Con quanta fiducia sa di non deluderti.”

(citazione tratta dal testo)

Prima di immergerci nella storia, occorre fare un viaggio indietro nel tempo, esattamente nel 1878. Roma è completamente diversa da come la conosciamo oggi. Niente traffico, lavori in corso, smog ma solo la vita quotidiana dell'epoca. Per iniziare al meglio questo viaggio dovrete raggiungere Via di Banchi Vecchi. Una volta arrivati, percorrete la strada fino a quando non trovate la bottega d'arte “Ditta Almaviva. Belle Arti”.

Trovata? Bene.

Entrate. Gironzolate nella bottega, ma attenti a Maritozzo, il gargoyle che accoglie i clienti. Lo so, è strano ma la sua presenza rende il posto ancora più caratteristico. Alcesti vi è affezionata....come? Chi è Alcesti? Giusto, ho dimenticato di presentarvi la proprietaria della bottega e protagonista di questo romanzo.

Alcesti Almaviva ha aperto da poco la sua attività, grazie all'aiuto di Sor Leo, vicino di bottega, nonché amico e locatore dell'immobile. Un personaggio importante che scoprirete durante la lettura. Ma torniamo alla nostra protagonista, la donna è tornata a vivere a Roma, la sua città natale, dopo aver trascorso vent'anni della sua vita in Sicilia. Alcesti era sposata, ma qualcosa nel matrimonio non ha funzionato, ma non esamineremo ora le cause della sua fine perché ciò che ci interessa è conoscere meglio la donna e i personaggi che ruotano intorno alla sua vita e alla bottega.

Alcesti è una donna intensa, carismatica e combattiva. Una donna pronta a tutto pur di essere libera ed economicamente indipendente. Non è più disposta a sottomettersi all'autorità e al volere di un uomo. Non è più disposta ad annullarsi e rinunciare ai suoi sogni, e se non può più diventare un'artista giramondo, creando e firmando le sue opere, può comunque rimanere nel mondo artistico vendendo pennelli, colori, album, aiutando e sostenendo gli altri a creare opere artistiche.

Non pensiate che per lei sia un ripiego, perché ama il suo lavoro, ciò che ha costruito ma, soprattutto, è affezionata ad alcuni clienti che frequentano la sua bottega.

Valentino Carrasco, ad esempio, è un giovane e talentuoso artista e la donna si affeziona immediatamente a questo ragazzo introverso che disegna dei paesaggi magnifici. Per aiutarlo e sostenerlo decide di assumerlo come aiutante, dandogli la possibilità di esporre e vendere le sue opere. Un'opportunità importante che il ragazzo prende al volo, permettendogli di comprare tutto il materiale che gli occorre.

Altro personaggio che frequenta la bottega di Alcesti, ma per altri motivi, è Davi, una ragazzo arguto, ironico e attento, che l'aiuta nel reperire alcuni materiali artistici, come ad esempio il carboncino.

Due ragazzi caratterialmente diversi ma legati da un'amicizia sincera e da un bene filiale che la donna sente per loro.

La loro vita scorre più o meno tranquillamente fino a quando una sera non accade qualcosa che travolge la vita di Alcesti.

Cosa?

Una morte misteriosa.

Di chi?

Attilio Bonadie, un professore di scienze.

Cosa gli è accaduto? Si è sentito male? Ha avuto un incidente? Lo hanno ucciso?

È troppo presto per svelarvi la storia, ciò che posso sicuramente anticiparvi è che Alcesti scopre il cadavere e, suo malgrado, si ritrova a indagare per comprendere e appagare la sua voglia di agire e investigare. Istintivamente prende il suo quaderno da disegno e inizia a riprodurre su carta la scena e...direi basta così, altrimenti svelo troppo, togliendovi il piacere di leggere e scoprire un giallo emozionante e divertente.

Mi prese d'istinto una frenesia nuova, che con il senno del poi mi parve teatrale e con il senno del mentre un eccentrico colpo di genio. Le mani frugarono nella borsa. Portavo sempre un taccuino da disegno per arte improvvisata, insieme a una matita e alla romanticheria di fermarmi per strada colta dall'ispirazione che offriva Roma. Catturare scorci, vecchiumi, palazzi, stemmi, colonne, mezze colonne da disegnare con l'aria assente degli artisti poveri, poveri aspiranti alla fama dei predecessori.”

(citazione tratta dal testo)

Se amate la città di Roma e volete viverla nella maniera più inconsueta, vi consiglio di leggere il libro per immergervi in una storia ricca di misteri da svelare, scorci mozzafiato da scoprire, personaggi carismatici e interessanti da conoscere e apprezzare.

Personaggi che sapranno ammaliarvi con la loro ironia. Personalmente ho apprezzato Davi, un ragazzo furbo, ironico, arguto e divertente. Sempre pronto ad aiutare e sostenere la nostra protagonista. Altro personaggio che ho apprezzato è Sor Leo. Una figura che, pur non essendo mai in primo piano, riesce ad essere presente, in particolare, nei momenti cruciali. Veglia, protegge e sostiene Alcesti da dietro le quinte, azionando una macchina di protezione efficiente e importante.

Alcesti, la nostra protagonista, è una donna intensa e avanti per quell'epoca. Dopo un matrimonio sbagliato, si ritrova a lottare per la sua libertà di donna e la sua indipendenza economica. Attraverso la vita di questa donna coraggiosa e libera, ci ritroviamo a riflettere su alcune tematiche importanti e delicate, come ad esempio l'impossibilità ad avere figli e il conseguente giudizio e biasimo da parte della società. Alcesti si ritrova a vivere sulla propria pelle il rimprovero e il sentirsi giudicata e sbagliata da un marito e da una società ristretta che preferiscono nascondere e chiudere in convento, piuttosto che comprendere e tutelare. La donna si ribella a tutto questo, non è disposta a lasciare che altri decidano della sua vita, non è disposta a sentirsi giudicata e sbagliata. Vuole dare la precedenza a se stessa e al suo benessere.

Vuole essere libera.

Ero invecchiata senza vivere, ma consapevole di una giovinezza mentale che non accettava la resa. Il tempo attraversa e consuma, ora, proprio ora, prima che il tempo mi divorasse, lo afferro, lo lego a me, lo vivo. Ci provo, magari quasi ci riesco.”

(citazione tratta dal testo)

“La regola dei terzi” è un giallo intrigante che inizia lentamente per permettere al lettore di entrare in punta di piedi nella storia e nella comprensione della città di Roma. Una città complessa e ricca di sfumature che ha bisogno di tempo per essere compresa pienamente.

Personalmente ritengo che ci siano alcune piccoli errori e questioni da sistemare, ma ciò non toglie che la trama, i personaggi e il contesto storico, artistico e culturale siano interessanti, coinvolgenti e belli da leggere e scoprire.

Apprezzo molto la scrittura di Gemina e la sua dedizione alla scrittura e alla creazioni di romanzi gialli accattivanti, complessi e ricchi di misteri. In questo romanzo, ad esempio, riesce ad intrecciare elementi apparentemente diversi regalandoci una storia coinvolgente, con un'investigazione lenta e mai serrata che ci conduce in un'immersione totale nella società romana e in un contesto di ineguagliabile bellezza.

Non so se Gemina ha pensato ad un seguito del romanzo ma, personalmente, mi piacerebbe ritrovare Davi, Sor Leo, Guido, Valentino, Pistacchio, Ottavo Augusto e tutti gli altri personaggi.

“La regola dei terzi” è un inno d'amore dell'autrice alla Città Eterna, all'arte, all'archeologia e a tutte quelle persone che hanno influenzato la sua vita lasciando un segno indelebile nella sua anima e che ritroviamo in alcuni personaggi presenti nel libro.

Un inno d'amore che vi invito a leggere e scoprire.

Buona lettura.




Marianna Di Bella

martedì 17 giugno 2025

Recensione: "A Roma non ci sono le montagne" - Ritanna Armeni

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Titolo: A Roma non ci sono le montagne.

Il romanzo di via Rasella: 

lotta, amore e libertà

Autrice: Ritanna Armeni

Editore: Ponte alle Grazie



Scrivere per imprimere su carta eventi che hanno influenzato e cambiato la Storia.

Scrivere per ricordare e per ridare voce a una memoria storica che non deve essere dimenticata o sotterrata sotto strati di ignoranza e indifferenza.

Scrivere per far rivivere e conoscere un evento storico che ha segnato, in maniera indelebile, il nostro Paese.

Grazie al lavoro e alla ricerca di alcuni scrittori, storici e giornalisti, oggi possiamo leggere e conoscere, in maniera approfondita e dettagliata, gli eventi che hanno caratterizzato e cambiato il nostro Paese.

Ritanna Armeni è una giornalista e saggista che negli anni ha scritto dei testi significativi che hanno analizzato alcuni episodi storici molto importanti. Nel suo ultimo libro “A Roma non ci sono le montagne”, ad esempio, ha raccontato, utilizzando la forma del romanzo. uno degli episodi più emblematici, riguardanti la città di Roma: l'azione partigiana a Via Rasella.

Tutti sappiamo cosa è accaduto il 23 marzo 1944 a via Rasella.

Tutti conosciamo l'attacco dei partigiani contro un reparto delle forze d'occupazione tedesche.

Tutti sappiamo quali sono state le conseguenze a questo gesto di resistenza; ma se qualcuno ancora ignora questo evento storico o, semplicemente vuole approfondirlo, immergendosi nella scrittura dell'autrice, allora vi consiglio di prendere il libro, rilassarvi e iniziare a leggere, perché il viaggio che intraprenderete sarà intenso e altamente istruttivo.


Roma, 23 marzo 1944

Sono le prime ore del pomeriggio e la gente sta pranzando o ha terminato e si sta riposando.

L'ora in cui il silenzio è rotto di tanto in tanto solo dalla voce della radio.”

(citazione tratta dal testo)

Lungo via Rasella c'è silenzio e nessuno si aggira per la strada, ad eccezione di uno spazzino che con il suo carretto si ferma al numero 156, precisamente davanti al Palazzo Tittoni, ed è intento a svolgere il suo lavoro di pulizia; ma se ci fermiamo ad osservare meglio, notiamo che in realtà, l'uomo lo sta facendo in maniera approssimativa e senza alcuna particolare cura. Si guarda intorno, come se stesse aspettando qualcuno; avrete sicuramente capito che l'uomo fa parte della resistenza romana. Lui è Rosario Bentivegna, detto Sasà e nome di battaglia Paolo. Ha 22 anni, studente di medicina e membro dei Gap, il gruppo di azione patriottica. Un'organizzazione armata del partito, il cui scopo è liberarsi dei nazisti che occupano Roma.

L'organizzazione è formata da piccoli gruppi, che si muovono autonomamente nella città e il cui compito consiste nel colpire i posti di comando tedeschi. Devono attaccare velocemente e inaspettatamente, in modo da cogliere di sorpresa i nazisti, minando, in questo modo, la loro mania d'invincibilità.

I partigiani che partecipano a questi gruppi di azione devono possedere dei requisiti importanti, come ad esempio, resistenza fisica, sangue freddo, capacità di sparare e scappare immediatamente, devono essere disposti a sacrificare molto delle loro vite, in primis la famiglia, perché devono entrare in clandestinità e non avere un posto fisso dove mangiare o dormire.

Non tutti potranno partecipare. Chi ne farà parte deve possedere calma, sangue freddo e tanta resistenza fisica...Essere capace di sparare e sparire in pochi secondi. Di colpire senza tregua, tutti i giorni. Dobbiamo selezionare i migliori. Deve essere chiaro, dobbiamo saperlo tutti: un gappista non avrà più famiglia, né un posto fisso dove mangiare, dormire o dove incontrare gli amici. E non potrà rivelare per nessun motivo il suo nome. Entrerà in clandestinità.”

(citazione tratta dal testo)

Rosario Bentivegna viene scelto per questo compito, proprio perché possiede queste caratteristiche. È un ragazzo di corporatura robusta, sa mantenere la calma ed è veloce a fuggire.

Per concentrarsi abbassa lo sguardo. È stato scelto per questo: perché è robusto, perché quando corre stabilisce record da atleta, perché riesce a rimanere lucido anche dopo due giorni di digiuno. Perché sa mantenere la calma nelle situazioni più difficili. Perché di lui si fidano.”

(citazione tratta dal testo)

Suo è il compito di accendere la miccia della carica esplosiva presente del bidone dell'immondizia, ma non sarà l'unico partecipante, perché per questa azione audace e ad alto rischio servono tutti i membri dei quattro piccoli gruppi che formano il Gap di Roma. Ognuno con un compito ben preciso.

Un compito che porteranno a termine nonostante gli imprevisti che metteranno a rischio l'intera azione.

Un azione che vi invito a leggere e scoprire attraverso questo testo, perché Ritanna Armeni, scegliendo la forma del romanzo, permette a ogni lettore di entrare nel vivo della scena e nel cuore della storia, diventando il testimone diretto e principale dell'evento.

Quella in via Rasella non è un'operazione come le altre. Questa volta sono impegnati tutti e quattro i Gap centrali. Dodici di loro sono sulla strada. Ma altri cinque nei giorni precedenti hanno preparato l'azione, una vera azione di guerra. Una battaglia come mai è stata combattuta nella città occupata dopo l'8 settembre.”

(citazione tratta dal testo)

“A Roma non ci sono le montagne” è un libro bello e importante. Io l'ho apprezzato in ogni sfumatura, regalandomi momenti di pathos, rabbia, solidarietà e molti elementi su cui riflettere.

Ritanna Armeni ci ha donato, grazie alla sua scrittura e alla sua attenzione ai particolari, un romanzo molto importante perché evidenzia, in modo particolare, il lato più intimo e personale di ogni partigiano protagonista. Questo ci permette di conoscerli meglio e capire il loro vissuto, i loro ideali e le azioni intraprese per cacciare gli oppressori e riconquistare la libertà. Partigiani, ma prima di tutto giovani, per lo più studenti universitari, che nel 1943 con l'armistizio e l'occupazione tedesca, non esitano a lasciare studi, casa, famiglia e protezione per entrare in clandestinità e lottare contro il nemico comune. Ragazzi che hanno donato parte della loro giovinezza e spensieratezza per liberare Roma.

Hanno lottato strenuamente andando spesso incontro alla morte.

Hanno dato loro stessi per tutelare un valore fondamentale: la libertà.

Esplorando la loro sfera personale e psicologica, l'autrice li rende più vividi e concreti ai nostri occhi, rendendo il testo ancora più bello ed emozionante.

In ogni libro di Ritanna Armeni si evince un grande studio storico e un'attenzione particolare ai dettagli. Solitamente, ogni capitolo è diviso in due momenti temporali: passato e presente narrativo. Il passato si distingue dal presente narrativo, perché è posto alla fine del capitolo ed è scritto in corsivo. Una netta distinzione che permette al lettore di avere una visione chiara degli elementi storici e di quelli “romanzati”. In questo testo, la divisione tra passato e presente nei capitoli, si focalizza, in particolare, su ogni singolo componente dell'azione a via Rasella e sulle loro azioni personali e collettive durante la fase della Resistenza romana.

Ogni capitolo, inoltre, scandisce il tempo che separa i partigiani e noi lettori, dall'orario dell'azione. Ore e minuti che scorrono lentamente, creando pathos e tensione; trascinando il lettore all'inevitabile epilogo che tutti conosciamo ma che non ci siamo mai fermati a osservare con attenzione e interesse.

Ma possiamo, anche oggi, dopo tanti anni e tante interessate menzogne, percorrere le strade di Roma e ricordarli. Una giornata di marzo. Carla all'angolo della strada che attende. Gli occhi immobili. Le mani contratte. Cola che si toglie il cappello per dare il segnale. Sasà che apre il bidone. Gli altri, le armi in mano, pronti a intervenire. L'odio per l'esercito, che ha tolto dignità alla città, che passa arrogante e minaccioso. La voglia di libertà che il pericolo, la paura non riescono a sopire. E poi l'esplosione.”

(citazione tratta dal testo)

Personalmente, ritengo che Ritanna Armeni scriva magnificamente e anche questa volta ha donato a noi lettori un testo intenso, bello e necessario. Un testo su cui riflettere seriamente. Un libro da leggere e custodire per preservare la memoria storica di questo Paese che tende a dimenticare troppo facilmente.

Buona lettura.



Marianna Di Bella


martedì 3 giugno 2025

Recensione: "Le Bibliotecarie di Lisbona" - Suzanne Nelson

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Titolo: Le Bibliotecarie di Lisbona

Titolo Originale: The Librarians of Lisbon

Autrice: Suzanne Nelson

Editore: Newton Compton Editori




I libri sono macchine del tempo che ci portano in epoche passate alla scoperta di storie, eventi e personaggi poco conosciuti o dimenticati dalle grandi pagine di Storia.

I libri sono viaggi che tutti possiamo fare, non servono grandi preparativi, occorre solo una buona dose di intraprendenza, curiosità e un testo che ci guidi aiutandoci a districarci tra gli eventi che si succedono pagina dopo pagina. Una mappa entro cui muoversi per vivere un'avventura meravigliosa e indimenticabile.

Quando ho letto la trama del romanzo “Le Bibliotecarie di Lisbona” di Suzanne Nelson, sapevo che per me avrebbe rappresentato, non solo un viaggio in un periodo storico interessante, la Seconda Guerra Mondiale, ma anche un ampliamento del mio bagaglio di conoscenza, scoprendo particolari ed aspetti per me sconosciuti.

Pur essendo un'opera di fantasia, il romanzo si è ispirato a fatti, luoghi e persone che sono realmente esistiti, dando, in questo modo al romanzo, un'impronta storica più interessante e incisiva. Il romanzo, infatti, è ambientato in Portogallo, una nazione che, durante tutto il periodo della guerra, si dichiarò neutrale, giocando un ruolo fondamentale per le sorti del conflitto. Accolse rifugiati, e la città di Lisbona divenne l'epicentro per lo spionaggio, per gli affari clandestini, per il contrabbando di tungsteno e il mercato nero di visti, documenti etc.

Lisbona è stato il cuore delle più rischiose operazioni di spionaggio da parte degli Alleati. Numerose spie si sono incrociate, scontrate, sfiorate tra le vie della città, per raccogliere importanti informazioni sul nemico, ribaltando, in questo modo, le sorti del conflitto. Donne e uomini che coraggiosamente hanno messo a repentaglio la propria vita per salvarne altre.

Protagoniste di questo romanzo sono due spie. Due donne americane che, pur essendo diverse per carattere, estrazione sociale e storia personale, si ritrovano in un periodo particolare della loro vita e diventano amiche. Grandi amiche.

Bea e Selene vivono e lavorano a Boston come bibliotecarie fino a quando il destino non le porterà ad essere ingaggiate dai servizi segreti americani e mandate in missione a Lisbona per raccogliere informazioni e segreti sul nemico, dando in questo modo il loro contributo alla causa bellica e a una guerra atroce e disumana.

Bea è una ragazza molto intelligente, ha una eccezionale memoria visiva ed è bravissima a decifrare i codici. Ama la vita tranquilla, i libri e ha accettato l'incarico in Europa perché vorrebbe ritrovare il fidanzato, catturato dai nazisti.

Il suo incarico a Lisbona, consiste nel recuperare tutti i manuali che spieghino l'utilizzo dei mezzi e delle armi nemiche e tutte le pubblicazioni straniere scampate alla censura tedesca. Ma la sua genialità e le sue doti mnemoniche non passano inosservate e la ragazza viene ingaggiata dall'agenzia di intelligence più segreta ed enigmatica della Gran Bretagna per una missione di vitale importanza: scoprire il doppiogiochista che vende il tungsteno ai nazisti.

Aveva passato la vita a rendersi più piccola, più silenziosa, per risparmiarsi il disagio di essere notata. Ciò che aveva fatto per autoconservazione si era in qualche modo trasformato in un talento invidiabile.”

(citazione tratta dal testo)

Selene, invece, è una ricca ereditiera caduta in disgrazia ridotta a lavorare in una biblioteca pubblica di Boston. Quando si imbatte nel manifesto di reclutamento del dipartimento della guerra, la ragazza non esita neanche un secondo e si arruola. Ha bisogno di allontanarsi da quella città e da chi la conosce, ha bisogno dell'anonimato e raggiungere l'Europa è la soluzione ideale. Selene cerca la fuga, l'anonimato, il brivido. Il suo compito è di inserirsi nel jet set della città per scovare la spia che fa uccidere i rifugiati e i personaggi importanti.

Riusciranno le due ragazze nel loro compito? È ancora troppo presto per svelarlo, posso però dirvi che in questo gioco di spionaggio e controspionaggio si inserisce una variabile instabile e pericolosa per i soggetti interessati: l'amore. Un sentimento bellissimo che, inserito in un gioco così delicato e pericoloso, sbilancia e influenza il lavoro, l'imparzialità e le scelte delle due ragazze.

Siate intelligenti e scoprirete dei segreti. Siate fiduciose e vi ritroverete morte.”

(citazione tratta dal testo)

Di chi fidarsi? Di nessuno? Di tutti?

Una decisione difficile che, però, lascerò a voi scoprire.

“Le bibliotecarie di Lisbona” è un romanzo piacevole, interessante ma, personalmente, ho trovato alcune parti poco entusiasmanti e scontate. La storia di Selene, ad esempio, l'ho trovata prevedibile, banale, poco emozionante e con dei dialoghi superficiali. Il suo personaggio non trasmette quella serietà e quella professionalità che ci si aspetta da una spia che si trova a vivere in costante pericolo e impegnata a carpire informazioni vitali per le sorti della guerra. È, più che altro. una ragazzina che gioca a fare la spia e a inseguire il suo amore romantico e poco credibile.

Bea, al contrario, è il personaggio che ho apprezzato di più perché ha una crescita personale più significativa ed emozionante. Bea arriva in Portogallo come una semplice ragazza che cerca di superare le proprie sofferenze e passo dopo passo imparerà a conoscere se stessa e a prendere consapevolezza delle sue capacità e della sua forza. Una crescita personale che la porterà, non solo a prendere consapevolezza di sé, ma anche a scoprire e seguire i suoi sogni, i suoi desideri. Scoprendo una donna piacevole, indipendente e coraggiosa. I capitoli dedicati alla sua storia sono quelli che ho apprezzato di più. Mi hanno emozionata e incuriosita talmente tanto da non vedere l'ora di leggerli, desiderando saltare, a volte, quelli dedicati a Selene

Non ho apprezzato la scelta, da parte dell'autrice, di focalizzare il romanzo sulle storie d'amore, perché le ho trovate superficiali, poco coinvolgenti e poco credibili. Personalmente avrei dato più profondità e spazio al loro lavoro di spie, soffermandomi sulla pericolosità e l'ambiguità del lavoro e dei rapporti interpersonali. Avrei dato più spazio alla parte storica che ho trovato molto più interessante e incisiva perché affronta tematiche poco conosciute, come ad esempio il contrabbando del tungsteno, un materiale molto ricercato per la costruzione del materiale bellico; il ruolo del Portogallo come paese neutrale ma invischiato in giochi di potere e sotterfugi clandestini e fulcro di spie e contrabbandieri pericolosi. Oppure il ruolo delle bibliotecarie del congresso americano che avevano il delicato compito di trovare i libri condannati a sparire dalla censura nazista o i manuali dei mezzi bellici tedeschi. Un compito estremamente delicato, pericoloso e di vitale importanza per l'andamento della guerra. Una parte storica, questa, poco conosciuta e che merita il giusto riconoscimento e la giusta attenzione. Personalmente l'ho apprezzata molto e credo che la prossima ricerca verterà proprio su queste tematiche.

Peccato per le parti che non ho apprezzato, perché il romanzo poteva essere ancora più interessante ed entusiasmante.

Buona lettura.


Marianna Di Bella



(Gifted by) Ringrazio la Casa Editrice per la copia dell'ebook