venerdì 20 giugno 2025

Recensione: "La regola dei terzi" - Gemina

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Titolo: La regola dei terzi

Autrice: Gemina



Buon Pomeriggio lettori,

oggi vorrei portarvi alla scoperta di un giallo interessante e coinvolgente, ambientato nella città più bella, carismatica, ricca di arte e storia: Roma.

Roma aspetta tutti. Con quante cose ti aspetta! Con quanta fiducia sa di non deluderti.”

(citazione tratta dal testo)

Prima di immergerci nella storia, occorre fare un viaggio indietro nel tempo, esattamente nel 1878. Roma è completamente diversa da come la conosciamo oggi. Niente traffico, lavori in corso, smog ma solo la vita quotidiana dell'epoca. Per iniziare al meglio questo viaggio dovrete raggiungere Via di Banchi Vecchi. Una volta arrivati, percorrete la strada fino a quando non trovate la bottega d'arte “Ditta Almaviva. Belle Arti”.

Trovata? Bene.

Entrate. Gironzolate nella bottega, ma attenti a Maritozzo, il gargoyle che accoglie i clienti. Lo so, è strano ma la sua presenza rende il posto ancora più caratteristico. Alcesti vi è affezionata....come? Chi è Alcesti? Giusto, ho dimenticato di presentarvi la proprietaria della bottega e protagonista di questo romanzo.

Alcesti Almaviva ha aperto da poco la sua attività, grazie all'aiuto di Sor Leo, vicino di bottega, nonché amico e locatore dell'immobile. Un personaggio importante che scoprirete durante la lettura. Ma torniamo alla nostra protagonista, la donna è tornata a vivere a Roma, la sua città natale, dopo aver trascorso vent'anni della sua vita in Sicilia. Alcesti era sposata, ma qualcosa nel matrimonio non ha funzionato, ma non esamineremo ora le cause della sua fine perché ciò che ci interessa è conoscere meglio la donna e i personaggi che ruotano intorno alla sua vita e alla bottega.

Alcesti è una donna intensa, carismatica e combattiva. Una donna pronta a tutto pur di essere libera ed economicamente indipendente. Non è più disposta a sottomettersi all'autorità e al volere di un uomo. Non è più disposta ad annullarsi e rinunciare ai suoi sogni, e se non può più diventare un'artista giramondo, creando e firmando le sue opere, può comunque rimanere nel mondo artistico vendendo pennelli, colori, album, aiutando e sostenendo gli altri a creare opere artistiche.

Non pensiate che per lei sia un ripiego, perché ama il suo lavoro, ciò che ha costruito ma, soprattutto, è affezionata ad alcuni clienti che frequentano la sua bottega.

Valentino Carrasco, ad esempio, è un giovane e talentuoso artista e la donna si affeziona immediatamente a questo ragazzo introverso che disegna dei paesaggi magnifici. Per aiutarlo e sostenerlo decide di assumerlo come aiutante, dandogli la possibilità di esporre e vendere le sue opere. Un'opportunità importante che il ragazzo prende al volo, permettendogli di comprare tutto il materiale che gli occorre.

Altro personaggio che frequenta la bottega di Alcesti, ma per altri motivi, è Davi, una ragazzo arguto, ironico e attento, che l'aiuta nel reperire alcuni materiali artistici, come ad esempio il carboncino.

Due ragazzi caratterialmente diversi ma legati da un'amicizia sincera e da un bene filiale che la donna sente per loro.

La loro vita scorre più o meno tranquillamente fino a quando una sera non accade qualcosa che travolge la vita di Alcesti.

Cosa?

Una morte misteriosa.

Di chi?

Attilio Bonadie, un professore di scienze.

Cosa gli è accaduto? Si è sentito male? Ha avuto un incidente? Lo hanno ucciso?

È troppo presto per svelarvi la storia, ciò che posso sicuramente anticiparvi è che Alcesti scopre il cadavere e, suo malgrado, si ritrova a indagare per comprendere e appagare la sua voglia di agire e investigare. Istintivamente prende il suo quaderno da disegno e inizia a riprodurre su carta la scena e...direi basta così, altrimenti svelo troppo, togliendovi il piacere di leggere e scoprire un giallo emozionante e divertente.

Mi prese d'istinto una frenesia nuova, che con il senno del poi mi parve teatrale e con il senno del mentre un eccentrico colpo di genio. Le mani frugarono nella borsa. Portavo sempre un taccuino da disegno per arte improvvisata, insieme a una matita e alla romanticheria di fermarmi per strada colta dall'ispirazione che offriva Roma. Catturare scorci, vecchiumi, palazzi, stemmi, colonne, mezze colonne da disegnare con l'aria assente degli artisti poveri, poveri aspiranti alla fama dei predecessori.”

(citazione tratta dal testo)

Se amate la città di Roma e volete viverla nella maniera più inconsueta, vi consiglio di leggere il libro per immergervi in una storia ricca di misteri da svelare, scorci mozzafiato da scoprire, personaggi carismatici e interessanti da conoscere e apprezzare.

Personaggi che sapranno ammaliarvi con la loro ironia. Personalmente ho apprezzato Davi, un ragazzo furbo, ironico, arguto e divertente. Sempre pronto ad aiutare e sostenere la nostra protagonista. Altro personaggio che ho apprezzato è Sor Leo. Una figura che, pur non essendo mai in primo piano, riesce ad essere presente, in particolare, nei momenti cruciali. Veglia, protegge e sostiene Alcesti da dietro le quinte, azionando una macchina di protezione efficiente e importante.

Alcesti, la nostra protagonista, è una donna intensa e avanti per quell'epoca. Dopo un matrimonio sbagliato, si ritrova a lottare per la sua libertà di donna e la sua indipendenza economica. Attraverso la vita di questa donna coraggiosa e libera, ci ritroviamo a riflettere su alcune tematiche importanti e delicate, come ad esempio l'impossibilità ad avere figli e il conseguente giudizio e biasimo da parte della società. Alcesti si ritrova a vivere sulla propria pelle il rimprovero e il sentirsi giudicata e sbagliata da un marito e da una società ristretta che preferiscono nascondere e chiudere in convento, piuttosto che comprendere e tutelare. La donna si ribella a tutto questo, non è disposta a lasciare che altri decidano della sua vita, non è disposta a sentirsi giudicata e sbagliata. Vuole dare la precedenza a se stessa e al suo benessere.

Vuole essere libera.

Ero invecchiata senza vivere, ma consapevole di una giovinezza mentale che non accettava la resa. Il tempo attraversa e consuma, ora, proprio ora, prima che il tempo mi divorasse, lo afferro, lo lego a me, lo vivo. Ci provo, magari quasi ci riesco.”

(citazione tratta dal testo)

“La regola dei terzi” è un giallo intrigante che inizia lentamente per permettere al lettore di entrare in punta di piedi nella storia e nella comprensione della città di Roma. Una città complessa e ricca di sfumature che ha bisogno di tempo per essere compresa pienamente.

Personalmente ritengo che ci siano alcune piccoli errori e questioni da sistemare, ma ciò non toglie che la trama, i personaggi e il contesto storico, artistico e culturale siano interessanti, coinvolgenti e belli da leggere e scoprire.

Apprezzo molto la scrittura di Gemina e la sua dedizione alla scrittura e alla creazioni di romanzi gialli accattivanti, complessi e ricchi di misteri. In questo romanzo, ad esempio, riesce ad intrecciare elementi apparentemente diversi regalandoci una storia coinvolgente, con un'investigazione lenta e mai serrata che ci conduce in un'immersione totale nella società romana e in un contesto di ineguagliabile bellezza.

Non so se Gemina ha pensato ad un seguito del romanzo ma, personalmente, mi piacerebbe ritrovare Davi, Sor Leo, Guido, Valentino, Pistacchio, Ottavo Augusto e tutti gli altri personaggi.

“La regola dei terzi” è un inno d'amore dell'autrice alla Città Eterna, all'arte, all'archeologia e a tutte quelle persone che hanno influenzato la sua vita lasciando un segno indelebile nella sua anima e che ritroviamo in alcuni personaggi presenti nel libro.

Un inno d'amore che vi invito a leggere e scoprire.

Buona lettura.




Marianna Di Bella

martedì 17 giugno 2025

Recensione: "A Roma non ci sono le montagne" - Ritanna Armeni

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Titolo: A Roma non ci sono le montagne.

Il romanzo di via Rasella: 

lotta, amore e libertà

Autrice: Ritanna Armeni

Editore: Ponte alle Grazie



Scrivere per imprimere su carta eventi che hanno influenzato e cambiato la Storia.

Scrivere per ricordare e per ridare voce a una memoria storica che non deve essere dimenticata o sotterrata sotto strati di ignoranza e indifferenza.

Scrivere per far rivivere e conoscere un evento storico che ha segnato, in maniera indelebile, il nostro Paese.

Grazie al lavoro e alla ricerca di alcuni scrittori, storici e giornalisti, oggi possiamo leggere e conoscere, in maniera approfondita e dettagliata, gli eventi che hanno caratterizzato e cambiato il nostro Paese.

Ritanna Armeni è una giornalista e saggista che negli anni ha scritto dei testi significativi che hanno analizzato alcuni episodi storici molto importanti. Nel suo ultimo libro “A Roma non ci sono le montagne”, ad esempio, ha raccontato, utilizzando la forma del romanzo. uno degli episodi più emblematici, riguardanti la città di Roma: l'azione partigiana a Via Rasella.

Tutti sappiamo cosa è accaduto il 23 marzo 1944 a via Rasella.

Tutti conosciamo l'attacco dei partigiani contro un reparto delle forze d'occupazione tedesche.

Tutti sappiamo quali sono state le conseguenze a questo gesto di resistenza; ma se qualcuno ancora ignora questo evento storico o, semplicemente vuole approfondirlo, immergendosi nella scrittura dell'autrice, allora vi consiglio di prendere il libro, rilassarvi e iniziare a leggere, perché il viaggio che intraprenderete sarà intenso e altamente istruttivo.


Roma, 23 marzo 1944

Sono le prime ore del pomeriggio e la gente sta pranzando o ha terminato e si sta riposando.

L'ora in cui il silenzio è rotto di tanto in tanto solo dalla voce della radio.”

(citazione tratta dal testo)

Lungo via Rasella c'è silenzio e nessuno si aggira per la strada, ad eccezione di uno spazzino che con il suo carretto si ferma al numero 156, precisamente davanti al Palazzo Tittoni, ed è intento a svolgere il suo lavoro di pulizia; ma se ci fermiamo ad osservare meglio, notiamo che in realtà, l'uomo lo sta facendo in maniera approssimativa e senza alcuna particolare cura. Si guarda intorno, come se stesse aspettando qualcuno; avrete sicuramente capito che l'uomo fa parte della resistenza romana. Lui è Rosario Bentivegna, detto Sasà e nome di battaglia Paolo. Ha 22 anni, studente di medicina e membro dei Gap, il gruppo di azione patriottica. Un'organizzazione armata del partito, il cui scopo è liberarsi dei nazisti che occupano Roma.

L'organizzazione è formata da piccoli gruppi, che si muovono autonomamente nella città e il cui compito consiste nel colpire i posti di comando tedeschi. Devono attaccare velocemente e inaspettatamente, in modo da cogliere di sorpresa i nazisti, minando, in questo modo, la loro mania d'invincibilità.

I partigiani che partecipano a questi gruppi di azione devono possedere dei requisiti importanti, come ad esempio, resistenza fisica, sangue freddo, capacità di sparare e scappare immediatamente, devono essere disposti a sacrificare molto delle loro vite, in primis la famiglia, perché devono entrare in clandestinità e non avere un posto fisso dove mangiare o dormire.

Non tutti potranno partecipare. Chi ne farà parte deve possedere calma, sangue freddo e tanta resistenza fisica...Essere capace di sparare e sparire in pochi secondi. Di colpire senza tregua, tutti i giorni. Dobbiamo selezionare i migliori. Deve essere chiaro, dobbiamo saperlo tutti: un gappista non avrà più famiglia, né un posto fisso dove mangiare, dormire o dove incontrare gli amici. E non potrà rivelare per nessun motivo il suo nome. Entrerà in clandestinità.”

(citazione tratta dal testo)

Rosario Bentivegna viene scelto per questo compito, proprio perché possiede queste caratteristiche. È un ragazzo di corporatura robusta, sa mantenere la calma ed è veloce a fuggire.

Per concentrarsi abbassa lo sguardo. È stato scelto per questo: perché è robusto, perché quando corre stabilisce record da atleta, perché riesce a rimanere lucido anche dopo due giorni di digiuno. Perché sa mantenere la calma nelle situazioni più difficili. Perché di lui si fidano.”

(citazione tratta dal testo)

Suo è il compito di accendere la miccia della carica esplosiva presente del bidone dell'immondizia, ma non sarà l'unico partecipante, perché per questa azione audace e ad alto rischio servono tutti i membri dei quattro piccoli gruppi che formano il Gap di Roma. Ognuno con un compito ben preciso.

Un compito che porteranno a termine nonostante gli imprevisti che metteranno a rischio l'intera azione.

Un azione che vi invito a leggere e scoprire attraverso questo testo, perché Ritanna Armeni, scegliendo la forma del romanzo, permette a ogni lettore di entrare nel vivo della scena e nel cuore della storia, diventando il testimone diretto e principale dell'evento.

Quella in via Rasella non è un'operazione come le altre. Questa volta sono impegnati tutti e quattro i Gap centrali. Dodici di loro sono sulla strada. Ma altri cinque nei giorni precedenti hanno preparato l'azione, una vera azione di guerra. Una battaglia come mai è stata combattuta nella città occupata dopo l'8 settembre.”

(citazione tratta dal testo)

“A Roma non ci sono le montagne” è un libro bello e importante. Io l'ho apprezzato in ogni sfumatura, regalandomi momenti di pathos, rabbia, solidarietà e molti elementi su cui riflettere.

Ritanna Armeni ci ha donato, grazie alla sua scrittura e alla sua attenzione ai particolari, un romanzo molto importante perché evidenzia, in modo particolare, il lato più intimo e personale di ogni partigiano protagonista. Questo ci permette di conoscerli meglio e capire il loro vissuto, i loro ideali e le azioni intraprese per cacciare gli oppressori e riconquistare la libertà. Partigiani, ma prima di tutto giovani, per lo più studenti universitari, che nel 1943 con l'armistizio e l'occupazione tedesca, non esitano a lasciare studi, casa, famiglia e protezione per entrare in clandestinità e lottare contro il nemico comune. Ragazzi che hanno donato parte della loro giovinezza e spensieratezza per liberare Roma.

Hanno lottato strenuamente andando spesso incontro alla morte.

Hanno dato loro stessi per tutelare un valore fondamentale: la libertà.

Esplorando la loro sfera personale e psicologica, l'autrice li rende più vividi e concreti ai nostri occhi, rendendo il testo ancora più bello ed emozionante.

In ogni libro di Ritanna Armeni si evince un grande studio storico e un'attenzione particolare ai dettagli. Solitamente, ogni capitolo è diviso in due momenti temporali: passato e presente narrativo. Il passato si distingue dal presente narrativo, perché è posto alla fine del capitolo ed è scritto in corsivo. Una netta distinzione che permette al lettore di avere una visione chiara degli elementi storici e di quelli “romanzati”. In questo testo, la divisione tra passato e presente nei capitoli, si focalizza, in particolare, su ogni singolo componente dell'azione a via Rasella e sulle loro azioni personali e collettive durante la fase della Resistenza romana.

Ogni capitolo, inoltre, scandisce il tempo che separa i partigiani e noi lettori, dall'orario dell'azione. Ore e minuti che scorrono lentamente, creando pathos e tensione; trascinando il lettore all'inevitabile epilogo che tutti conosciamo ma che non ci siamo mai fermati a osservare con attenzione e interesse.

Ma possiamo, anche oggi, dopo tanti anni e tante interessate menzogne, percorrere le strade di Roma e ricordarli. Una giornata di marzo. Carla all'angolo della strada che attende. Gli occhi immobili. Le mani contratte. Cola che si toglie il cappello per dare il segnale. Sasà che apre il bidone. Gli altri, le armi in mano, pronti a intervenire. L'odio per l'esercito, che ha tolto dignità alla città, che passa arrogante e minaccioso. La voglia di libertà che il pericolo, la paura non riescono a sopire. E poi l'esplosione.”

(citazione tratta dal testo)

Personalmente, ritengo che Ritanna Armeni scriva magnificamente e anche questa volta ha donato a noi lettori un testo intenso, bello e necessario. Un testo su cui riflettere seriamente. Un libro da leggere e custodire per preservare la memoria storica di questo Paese che tende a dimenticare troppo facilmente.

Buona lettura.



Marianna Di Bella


martedì 3 giugno 2025

Recensione: "Le Bibliotecarie di Lisbona" - Suzanne Nelson

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Titolo: Le Bibliotecarie di Lisbona

Titolo Originale: The Librarians of Lisbon

Autrice: Suzanne Nelson

Editore: Newton Compton Editori




I libri sono macchine del tempo che ci portano in epoche passate alla scoperta di storie, eventi e personaggi poco conosciuti o dimenticati dalle grandi pagine di Storia.

I libri sono viaggi che tutti possiamo fare, non servono grandi preparativi, occorre solo una buona dose di intraprendenza, curiosità e un testo che ci guidi aiutandoci a districarci tra gli eventi che si succedono pagina dopo pagina. Una mappa entro cui muoversi per vivere un'avventura meravigliosa e indimenticabile.

Quando ho letto la trama del romanzo “Le Bibliotecarie di Lisbona” di Suzanne Nelson, sapevo che per me avrebbe rappresentato, non solo un viaggio in un periodo storico interessante, la Seconda Guerra Mondiale, ma anche un ampliamento del mio bagaglio di conoscenza, scoprendo particolari ed aspetti per me sconosciuti.

Pur essendo un'opera di fantasia, il romanzo si è ispirato a fatti, luoghi e persone che sono realmente esistiti, dando, in questo modo al romanzo, un'impronta storica più interessante e incisiva. Il romanzo, infatti, è ambientato in Portogallo, una nazione che, durante tutto il periodo della guerra, si dichiarò neutrale, giocando un ruolo fondamentale per le sorti del conflitto. Accolse rifugiati, e la città di Lisbona divenne l'epicentro per lo spionaggio, per gli affari clandestini, per il contrabbando di tungsteno e il mercato nero di visti, documenti etc.

Lisbona è stato il cuore delle più rischiose operazioni di spionaggio da parte degli Alleati. Numerose spie si sono incrociate, scontrate, sfiorate tra le vie della città, per raccogliere importanti informazioni sul nemico, ribaltando, in questo modo, le sorti del conflitto. Donne e uomini che coraggiosamente hanno messo a repentaglio la propria vita per salvarne altre.

Protagoniste di questo romanzo sono due spie. Due donne americane che, pur essendo diverse per carattere, estrazione sociale e storia personale, si ritrovano in un periodo particolare della loro vita e diventano amiche. Grandi amiche.

Bea e Selene vivono e lavorano a Boston come bibliotecarie fino a quando il destino non le porterà ad essere ingaggiate dai servizi segreti americani e mandate in missione a Lisbona per raccogliere informazioni e segreti sul nemico, dando in questo modo il loro contributo alla causa bellica e a una guerra atroce e disumana.

Bea è una ragazza molto intelligente, ha una eccezionale memoria visiva ed è bravissima a decifrare i codici. Ama la vita tranquilla, i libri e ha accettato l'incarico in Europa perché vorrebbe ritrovare il fidanzato, catturato dai nazisti.

Il suo incarico a Lisbona, consiste nel recuperare tutti i manuali che spieghino l'utilizzo dei mezzi e delle armi nemiche e tutte le pubblicazioni straniere scampate alla censura tedesca. Ma la sua genialità e le sue doti mnemoniche non passano inosservate e la ragazza viene ingaggiata dall'agenzia di intelligence più segreta ed enigmatica della Gran Bretagna per una missione di vitale importanza: scoprire il doppiogiochista che vende il tungsteno ai nazisti.

Aveva passato la vita a rendersi più piccola, più silenziosa, per risparmiarsi il disagio di essere notata. Ciò che aveva fatto per autoconservazione si era in qualche modo trasformato in un talento invidiabile.”

(citazione tratta dal testo)

Selene, invece, è una ricca ereditiera caduta in disgrazia ridotta a lavorare in una biblioteca pubblica di Boston. Quando si imbatte nel manifesto di reclutamento del dipartimento della guerra, la ragazza non esita neanche un secondo e si arruola. Ha bisogno di allontanarsi da quella città e da chi la conosce, ha bisogno dell'anonimato e raggiungere l'Europa è la soluzione ideale. Selene cerca la fuga, l'anonimato, il brivido. Il suo compito è di inserirsi nel jet set della città per scovare la spia che fa uccidere i rifugiati e i personaggi importanti.

Riusciranno le due ragazze nel loro compito? È ancora troppo presto per svelarlo, posso però dirvi che in questo gioco di spionaggio e controspionaggio si inserisce una variabile instabile e pericolosa per i soggetti interessati: l'amore. Un sentimento bellissimo che, inserito in un gioco così delicato e pericoloso, sbilancia e influenza il lavoro, l'imparzialità e le scelte delle due ragazze.

Siate intelligenti e scoprirete dei segreti. Siate fiduciose e vi ritroverete morte.”

(citazione tratta dal testo)

Di chi fidarsi? Di nessuno? Di tutti?

Una decisione difficile che, però, lascerò a voi scoprire.

“Le bibliotecarie di Lisbona” è un romanzo piacevole, interessante ma, personalmente, ho trovato alcune parti poco entusiasmanti e scontate. La storia di Selene, ad esempio, l'ho trovata prevedibile, banale, poco emozionante e con dei dialoghi superficiali. Il suo personaggio non trasmette quella serietà e quella professionalità che ci si aspetta da una spia che si trova a vivere in costante pericolo e impegnata a carpire informazioni vitali per le sorti della guerra. È, più che altro. una ragazzina che gioca a fare la spia e a inseguire il suo amore romantico e poco credibile.

Bea, al contrario, è il personaggio che ho apprezzato di più perché ha una crescita personale più significativa ed emozionante. Bea arriva in Portogallo come una semplice ragazza che cerca di superare le proprie sofferenze e passo dopo passo imparerà a conoscere se stessa e a prendere consapevolezza delle sue capacità e della sua forza. Una crescita personale che la porterà, non solo a prendere consapevolezza di sé, ma anche a scoprire e seguire i suoi sogni, i suoi desideri. Scoprendo una donna piacevole, indipendente e coraggiosa. I capitoli dedicati alla sua storia sono quelli che ho apprezzato di più. Mi hanno emozionata e incuriosita talmente tanto da non vedere l'ora di leggerli, desiderando saltare, a volte, quelli dedicati a Selene

Non ho apprezzato la scelta, da parte dell'autrice, di focalizzare il romanzo sulle storie d'amore, perché le ho trovate superficiali, poco coinvolgenti e poco credibili. Personalmente avrei dato più profondità e spazio al loro lavoro di spie, soffermandomi sulla pericolosità e l'ambiguità del lavoro e dei rapporti interpersonali. Avrei dato più spazio alla parte storica che ho trovato molto più interessante e incisiva perché affronta tematiche poco conosciute, come ad esempio il contrabbando del tungsteno, un materiale molto ricercato per la costruzione del materiale bellico; il ruolo del Portogallo come paese neutrale ma invischiato in giochi di potere e sotterfugi clandestini e fulcro di spie e contrabbandieri pericolosi. Oppure il ruolo delle bibliotecarie del congresso americano che avevano il delicato compito di trovare i libri condannati a sparire dalla censura nazista o i manuali dei mezzi bellici tedeschi. Un compito estremamente delicato, pericoloso e di vitale importanza per l'andamento della guerra. Una parte storica, questa, poco conosciuta e che merita il giusto riconoscimento e la giusta attenzione. Personalmente l'ho apprezzata molto e credo che la prossima ricerca verterà proprio su queste tematiche.

Peccato per le parti che non ho apprezzato, perché il romanzo poteva essere ancora più interessante ed entusiasmante.

Buona lettura.


Marianna Di Bella



(Gifted by) Ringrazio la Casa Editrice per la copia dell'ebook

mercoledì 21 maggio 2025

Recensione: "L'Agnese va a morire" - Renata Viganò

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Titolo: L'Agnese va a morire

Autrice: Renata Viganò

Editore: Einaudi



Ci sono dei libri che lasciano un segno indelebile nella nostra anima e nella nostra cultura, affrontando tematiche importanti, riportando alla luce un periodo storico che, purtroppo, molti decidono deliberatamente di ignorare, relegandolo in fondo al cassetto della memoria. Una memoria, in questo caso, storica, che invece non può e non deve essere dimenticata, perché ignorare il passato, vuol dire dimenticare chi siamo, da chi veniamo, cosa abbiamo perso e cosa abbiamo conquistato.

Dimenticare il passato vuol dire dimenticare noi stessi e la nostra Storia.


“L'Agnese va a morire” di Renata Viganò è un testo intenso che tutti dovrebbero leggere per comprendere un periodo storico che è stato di vitale importanza per la liberazione del nostro Paese dal nazi-fascismo. Un libro che ricorda e rende onore a tutti i partigiani e le partigiane che, con il loro coraggio, i loro ideali e le loro vite hanno lottato perché l'Italia fosse libera, perché noi, cittadini del futuro, fossimo liberi di pensare. Liberi di vivere.

Quando ho deciso di leggere libri riguardanti il periodo storico della Resistenza, la mia scelta è caduta proprio sul testo di Renata Viganò, un libro che, ahimè, non avevo ancora letto. Mi è bastato leggere il primo capitolo per ritrovarmi immersa in un romanzo bello e intenso. Un libro che mi ha conquistata, emozionata e mi ha permesso di osservare da vicino il merito dei partigiani e la figura emblematica di Agnese.

Siamo nel settembre del 1943 e l'Italia ha firmato l'armistizio. Questo, però, non ha posto la fine della guerra ma solo l'inizio di un'occupazione pericolosa e mortale.

Agnese vive nel suo paesino, insieme al marito malato. La sua vita è ordinaria e scandita da semplici attività: il lavoro di lavandaia e il prendersi cura del marito. Agnese è una donna semplice, non ha idee politiche, non ha grandi ambizioni e non si è mai posta al centro della sua esistenza.

Un giorno, però, la sua ordinarietà viene stravolta, perché i tedeschi si presentano a casa per prelevare il marito e obbligarlo ai lavori forzati. A loro non interessa che sia malato, hanno bisogno di forza lavoro e non si fermano neanche davanti a persone anziane e malate. Perseguono il loro obiettivo ad ogni costo.

Agnese, rimasta sola, continua a lavorare e sperare che il marito torni a casa. Una sera si presentano alcuni amici del marito e capisce che l'uomo, oltre ad avere delle idee politiche ben definite, probabilmente collaborava con la Resistenza. Agnese si offre di aiutare, dando così il suo contributo alla causa. La sua collaborazione diventa sempre più costante, esegue gli ordini con disciplina e semplicità. Mette il bisogno e l'interesse degli altri sempre al primo posto, relegando se stessa ai limiti della cornice della sua esistenza. Questa sua insicurezza la porta spesso a dubitare di sé, ha timore di non fare abbastanza e di sbagliare mettendo in pericolo gli altri.

Non si rende conto che, invece, più il tempo passa e più diventa sempre più importante per il gruppo. Fa da staffetta, si occupa del recupero delle armi e degli alimenti, cucina e accudisce ogni singolo ragazzo, diventando in poco tempo una figura materna. I mesi passano, il fisico si stanca ma la sua mente si fa sempre più agile ed organizzata, esponendola però, in questo modo, al pericolo e....a una storia che vi invito a leggere e scoprire se ancora non lo avete fatto.

“L'Agnese va a morire” 'è un libro che ho amato in ogni sua sfumatura, donandomi la bellezza di una storia intensa, forte e difficile da dimenticare.

Quando ho iniziato la lettura non sapevo cosa avrei trovato e quali emozioni avrei vissuto, però per tutto il tempo c'è stata una domanda che mi ha bonariamente assillata. Una domanda posta da Sebastiano Vassalli nella sua prefazione al testo

Cos'è l'Agnese? Ebbene, che a questa domanda ognuno cerchi di rispondere come può e come vuole.”

(citazione tratta dal testo)

Devo ammettere che, inizialmente, credevo di non essere in grado di rispondere, ma giunta alla fine del testo ho capito di aver trovato la mia risposta. Giusta o sbagliata, è la mia risposta, anzi la mia modesta e personale opinione.

L'Agnese è lei stessa il romanzo, ma per me è il simbolo di quegli anni. Il simbolo della Resistenza. Lei è l'esempio e la testimonianza di ciò che accadeva tra le montagne, nei boschi e nei paesi occupati dalle forze naziste. È il simbolo di quel gruppo di uomini e donne che non si sono mai arresi di fronte alla presenza dei tedeschi e all'occupazione del proprio paese. Hanno lottato, mettendo a repentaglio la propria vita pur di cacciarli dal proprio territorio, sabotando ogni loro attività, attaccando ogni convoglio e ogni truppa. Hanno vissuto nella solitudine, nascondendosi e vivendo da emarginati. Spesso venivano aiutati dagli abitanti della propria zona di azione ma, venivano anche traditi e questo li costringeva a non fidarsi di nessuno e ad avere continuamente paura. Hanno dato la loro vita per la Libertà. Una libertà sognata, combattuta e vinta. Una libertà a cui le nuove generazioni sono talmente abituate da non comprendere che ciò che loro pensano gli sia dovuto, non è così. La libertà che stiamo vivendo è un diritto che non si acquisisce per nascita, ma è stato conquistato con spirito di sacrificio da uomini e donne che hanno lottato per raggiungerla. Hanno dato la loro vita perché noi potessimo vivere liberi e, dimenticare il passato e il loro contributo è un oltraggio al loro sacrificio e alle loro esistenze. È importante ricordare e onorare i partigiani, perché il loro contributo ha segnato le nostre vite e tutelato i nostri diritti.

Potrete dirlo, quello che avete patito, e allora tutti ci penseranno prima di farne un'altra di guerra.”

(citazione tratta dal testo)

L'Agnese è il simbolo e l'esempio che non occorreva avere per forza una fede politica ben radicata per essere un partigiano, perché spesso bastava la voglia e il coraggio di lottare per cacciare il nemico comune e riconquistare la propria libertà

Renata Viganò ha posto tra le nostre mani un dono di inestimabile valore. Una romanzo e una testimonianza vitali per la nostra memoria storica. Lei stessa è stata una partigiana e ha vissuto tra quegli uomini e quelle donne che hanno contribuito alla liberazione dell'Italia. In questo romanzo ha dato voce e testimonianza di ciò che avveniva nelle bande partigiane, la loro organizzazione, le loro azioni, ma anche il modo di agire, pensare e regolarsi per procedere nelle loro azioni.

L'autrice ha, inoltre, conosciuto la vera Agnese e in questo testo, ne ha riportato parte della sua memoria, in particolare il coraggio che l'ha guidata fino alla fine. Una donna che ha continuato a perseguire i suoi compiti anche quando il peso del dolore per la perdita dei propri compagni, diventa sempre più pesante e sfiancante, gravando sul fisico e sull'animo. Lei, come ogni partigiano, ha continuato a lottare senza indietreggiare mai...neanche di fronte alla morte.

“L'Agnese va a morire” è un libro che deve essere letto per preservare la nostra memoria storica. Ad 80 anni dalla Liberazione dell'Italia è importante leggere i testi sulla Resistenza, non solo per comprendere ma anche ridare voce e vita a ogni singolo partigiano. Onorando uomini e donne che con le loro gesta eroiche hanno conquistato la Libertà.

Io non dimentico.

Non voglio dimenticare, e questo libro mi ha regalato emozioni, sensazioni e molti spunti di riflessione da cui trarrò ancora più forza per andare avanti seguendo i miei valori e ideali. Lottando ogni giorno per preservare i miei diritti e quelli degli altri.



Marianna Di Bella


giovedì 20 marzo 2025

Recensione: "La Strega" - Marie NDiaye

 

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Titolo: La Strega

Titolo Originale: La Sorcière

Autrice: Marie NDiaye

Editore: Prehistorica Editore




Durante la lettura viviamo immersi in un altro mondo, lontani dalla realtà che ci circonda, assorbendo e percependo ogni emozione. Ci indigniamo, ci appassioniamo, ridiamo, piangiamo etc. Le emozioni ci attraversano lasciandoci, a seconda del libro, ricordi belli o brutti. Eh sì, perché alla fine della lettura, sappiamo con precisione se ci è piaciuto o meno e, soprattutto, cosa abbiamo apprezzato e cosa invece critichiamo della trama, della scrittura etc.

Altre volte, invece, ci troviamo in bilico, in uno stato di confusione totale in cui non riusciamo a capire cosa proviamo per quel particolare libro, e allora si affacciano una miriade di domande a cui cerchiamo di dare una risposta. Pensieri e quesiti che si ingarbugliano lasciandoci ancora più confusi e indecisi.

Quando ho letto “La Strega” di Marie Ndiaye mi sono trovata in questo stato di confusione totale. Chiudendo il libro mi sono chiesta: E quindi? Cosa voleva raccontare e comunicare la scrittrice con questa storia? Mi è piaciuto? Sì, no, forse? Perché?

Domande a cui non riuscivo a dare una risposta adeguata e concreta. Ho deciso, così, di utilizzare la confusione come punto di partenza per riflettere, in particolare, sul perché continuassi a pensare alla storia e ai personaggi.

Mi sono fermata, ho messo da parte il libro e ho lasciato che tutto ciò che stavo provando mi entrasse dentro per assorbirlo e metabolizzarlo. Ho lasciato trascorrere alcuni giorni dalla fine della lettura e poi ho trovato la mia risposta, quella che più mi rappresenta: dare semplicemente voce a ciò che mi era arrivato, a cosa avevo vissuto e percepito del romanzo e, soprattutto, cosa avevo apprezzato.

La protagonista del romanzo è Lucie, una donna francese della borghesia, fin qui tutto normale se non che la donna nasconde un segreto: è una strega. Possiede dei poteri di divinazione non particolarmente forti, lei attribuisce questa mancanza alla madre. Una strega molto forte che non ha mai perso troppo tempo ad insegnarli alla figlia. Lucie ha sempre avuto la sensazione che la mamma non si impegnasse più di tanto ad aiutarla a farli emergere e renderli più forti e intensi. Una mancanza che l'ha segnata.

Lei è fiera di essere una strega, per questo motivo ritiene importante tramandare i poteri anche alle sue due figlie gemelle e portare avanti la tradizione delle donne di famiglia.


“...cercavo di trasmettere loro l'indispensabile ma imperfetta potenza di cui erano sempre state dotate le donne della mia stirpe.”

(citazione tratta dal libro)


Quando le due ragazze compiono 12 anni, la donna decide di dare inizio al percorso formativo, impartendo le lezioni nello scantinato di casa, lontano dagli occhi del marito, che non apprezza questo lato misterioso e magico della moglie. Le ragazze imparano velocemente e con ottimi risultati, infatti, dopo soli 11 mesi acquisiscono la facoltà di leggere il passato e il futuro. Lucie è molto fiera di loro e spera che un giorno possano tramandare quest'arte alle loro figlie etc. ma le due ragazze sono disincantate, probabilmente troppo giovani per comprendere appieno i loro poteri. È pur vero che sono due ragazze pragmatiche, aride, egoiste, che amano vivere ad un livello economico più alto di quello che in realtà vive la famiglia.

Tra la donna e le figlie non c'è un dialogo profondo e costruttivo, si rende conto della loro personalità distaccata, fredda, boriosa ma non fa molto per cercare di cambiare le cose. Apprezza il loro potere e sembra concentrata solamente su quello, risultando passiva nei confronti della vita, di ciò che la circonda, delle amicizie, del marito, anche lui borioso, la tratta male, spesso umiliandola etc.

Questa sua passività, accondiscendenza e il non voler vedere fino in fondo le problematiche di chi la circonda, mi ha infastidita molto. Capisco la difficoltà nel gestire la sua vera identità, nascondendo la sua vera natura, il timore di essere scoperta e additata come diversa se non peggio, elementi che possono lacerare l'anima di una persona. Un problema particolarmente forte e sentito anche nell'epoca moderna dove ancora oggi si tende a giudicare, denigrare e punire chi è diverso. Ma nel caso specifico di Lucie è diverso, perché ciò che non ho sopportato è il suo carattere, il suo modo di relazionarsi e affrontare i problemi. Questo non mi ha permesso di creare con lei un legame empatico.

Ciò che invece ho apprezzato molto in questo romanzo sono le tematiche di fondo, quelle che secondo me sono le vere protagoniste e gli elementi da evidenziare. La condizione femminile, i rapporti genitoriali, liti familiari, abbandono, separazione, difficoltà di integrazione, accettazione del diverso. Tematiche che, sapientemente inserite in una narrazione semplice e scorrevole non risultano pedanti e noiose. Questa costruzione narrativa fa sì che questi temi entrino in profondità nel lettore, facendolo riflettere sulla società odierna e sull'alienazione dell'essere umano, sul bisogno di accettazione e sul rifiuto del diverso etichettandolo come “mostro”.

Il titolo “La strega” riassume tutto questo. Nel passato, le donne ritenute diverse, intellettualmente, professionalmente, culturalmente venivano additate come “streghe”, perché non si conformavano ai canoni dell'epoca e allora per non essere accusate di stregoneria o peggio si nascondevano, reprimendo la propria identità. Se analizziamo tutto questo all'interno di un contesto moderno ecco che riappaiono le stesse dinamiche, è vero non ci sono le accuse di stregoneria, ma l'isolamento, la prevaricazione, la non accettazione della diversità, l'indifferenza, hanno lo stesso potere distruttivo e di repressione dell'identità. Se poi accompagniamo il tutto aggiungendo la condizione femminile ecco che si inseriscono altre dinamiche che conosciamo benissimo: offese, violenze, tradimenti etc.

Tutte queste tematiche, più un pizzico di magia, rendono il romanzo particolare, interessante e ammaliante, perché nonostante la mia confusione durante la lettura, non riuscivo a smettere di leggere, come se il potere della narrazione e della condizione femminile e umana attirassero la mia curiosità e voglia di capire. Una volta terminata la lettura, mi sono presa del tempo per pensare e mi sono resa conto che, a distanza di giorni, la storia e alcune tematiche tornavano prepotentemente a bussare alla mia mente, ed è allora che le ho lasciate entrare, le ho ascoltate e mi sono resa conto che, quella che ritenevo una storia strana, incomprensibile, in realtà possiede una visione profonda e forte sulla società moderna.

Devo ringraziare la Casa Editrice Prehistorica Editore perché ancora una volta mi ha fatta uscire dalla mia comfort zone ponendomi di fronte un romanzo particolare e interessante. Un viaggio letterario che consiglio di provare, perché spesso serve mettersi in gioco e scoprire altre letture, altre visioni, altri pensieri.

Buona lettura.



Marianna Di Bella



(Gifted by) Ringrazio la Casa Editrice per la copia del libro

venerdì 14 marzo 2025

Recensione: "Il piccolo negozio della signora Hinata" - Gen Katō

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Titolo: Il piccolo negozio della signora Hinata

Titolo Originale: Custard

Autrice: Gen Katō

Editore: Newton Compton Editori




Ci sono libri che sono delle vere e proprie coccole letterarie. Delle carezze che sfiorano delicatamente l'anima, portando un pochino si serenità e pace. Regalando una piccola pausa ai problemi quotidiani, allontanandoli per un po' dai nostri pensieri. Momenti in cui ci lasciamo avvolgere completamente dal romanzo estraniandoci dal mondo esterno.

Il piccolo negozio della signora Hinata” ha questa capacità; ci prende, ci avvolge e ci culla facendoci dimenticare momenti tristi, rimorsi e rimpianti per un passato che non c'è più e per avvenimenti che non possiamo modificare.

Se state attraversando un momento del genere e avete un rimpianto che non vi abbandona da tempo, vi consiglio di leggere il romanzo e di seguire le voci narranti che si alternano tra un capitolo e l'altro. Queste voci vi condurranno in un viaggio piacevole e delicato. Pronti?

Siamo a Tokyo alla fine di una strada in discesa e, incastonato tra alti edifici in cemento, c'è un piccolo ristorante che prepara degli ottimi bentō a un prezzo contenuto. Al suo interno troviamo una giovane donna riservata e schiva, non abbiate timore, lei è la figlia del proprietario del ristorante e una delle protagoniste, ma la sua storia la scopriremo solo alla fine del romanzo.

Una volta entrati, consiglierei di posizionarci in un angolo per osservare meglio la clientela che frequenta il locale, soffermandoci, in particolare, su quattro persone, i protagonisti e le voci narranti del libro. Saranno loro a condurci all'interno delle loro storie personali e nel cuore del romanzo, svelando il potere e la bellezza di questa storia.

Akari Maejima, Shinnosuke Ōsugi, Yūri Sakurada e il tassista sono le quattro voci narranti e clienti abituali del ristorante. Non si conoscono ma vivono e lavorano in zona e amano molto i bentō  preparati nel locale, tanto da frequentarlo spesso, per questo possiedono una tessera punti, al completamento della quale riceveranno un prodotto in omaggio, in questo caso una bibita; ma ciò che i nostri protagonisti non sanno è che insieme al prodotto verrà consegnato anche un piccolo dono custodito in una bustina di carta. Cosa contiene? È ancora troppo presto per svelarlo, ma posso dirvi che ogni persona riceverà un regalo diverso a seconda della loro storia e del rimpianto che si portano dietro. Un dono in grado di far riemergere i ricordi e quella sofferenza che li ha chiusi in se stessi rendendoli infelici.

Ebbene sì, pur essendo diversi, ognuno di loro porta con sé un rimpianto che li ha bloccati lungo il percorso della loro vita. Ad esempio Sakurada ha solo 16 anni eppure da un po' di mesi non frequenta più la scuola e non vuole fare amicizia con nessuno. Si è estraniata e allontanata da tutti, si sente persa e non sa come ritrovare la felicità, così si trascina giorno dopo giorno aspettando di capirlo. Akari, invece non riesce a tenere un lavoro stabile, non ha amici e la sua vita scorre lenta e monotona tra lavoro e casa; Ōsugi , invece, si è allontanato da casa per lavoro ed evita in ogni modo tutte le attenzioni della madre e anche la sua vita scorre lenta e noiosa.

Che cosa li blocca? Quali sono i rimpianti che si portano dietro e che ostacolano il loro percorso esistenziale, bloccandoli in un limbo da cui sembrano non riuscire a riemergere?

Per scoprirlo dovremo aspettare che ognuno di loro completi la tessera punti per poter sbirciare nella busta di carta e comprendere, così, la loro storia personale.

Un'attesa che ci permetterà di conoscere una storia delicata, istruttiva e commovente nella parte finale.

Ho apprezzato molto questo romanzo perché la sua storia mi ha emozionata e mi ha permesso di sognare estraniandomi dal resto del mondo. Per qualche ora ho lasciato fuori i problemi quotidiani e mi sono affidata completamente al contenuto delle pagine, permettendo alla storia di avvolgermi in un caldo abbraccio, respirando i profumi della cucina giapponese e immergendomi in un'atmosfera delicata ed emozionante. Amo questa tipologia di romanzi perché, non solo regalano momenti di delicatezza, ma portano con sé quel pizzico di speranza e positività che manca nella società odierna costellata da brutte notizie, violenza e soprusi. Questo è un romanzo che aiuta i protagonisti e noi lettori a vedere noi stessi e ciò che abbiamo intorno con uno sguardo più comprensivo e sereno. La storia ci ricorda quanto sia importante non fermarsi troppo sul passato e vivere in funzione di esso, ma di affrontarlo e superarlo per poter vivere meglio il presente e mettere le basi per un futuro più sereno. Occorre lasciare andare anche i rimpianti e gli sbagli, perché non farlo vorrebbe dire trasformarli in zavorre che appesantiscono il nostro essere e bloccano il nostro percorso esistenziale. A volte basta un piccolo e semplice passo in avanti per avviare il cambiamento e recuperare gli sbagli, il presente, se stessi e la propria vita. Lo capiranno anche i nostri protagonisti che grazie ai doni della signora Hinata, impareranno dai propri errori a vedere meglio la bellezza in se stessi e in ciò che li circonda ma, soprattutto, faranno quel primo passo che li porterà ad avviare il loro processo di cambiamento.

La mia vita. La mia felicità.

Come dovrei fare per afferrarle?

Come si fa concretamente?

Ancora non lo so, eppure nel frattempo la mia vita va avanti.”

(citazione tratta dal testo)

Siete pronti per lasciare andare i rimpianti e immergervi completamente in questo romanzo delicato ed emozionate?

Spero di sì.

Buona lettura.




Marianna Di Bella



(Gifted by) Ringrazio la Casa Editrice per la copia dell'ebook




martedì 11 marzo 2025

Recensione: "Preziosi indizi tra i libri antichi" - Miranda James

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Titolo: Preziosi indizi tra i libri antichi

Titolo Originale: Classified as Murder

Autore: Miranda James

Editore: Leggereditore




Charlie Harris e il suo amato gatto Diesel sono tornati con una nuova storia e una nuova indagine. Vi va di scoprirla insieme e seguire gli indizi che l'assassino ha lasciato dietro di sé?

Sì, avete letto bene, ci sarà un nuovo omicidio, ma del resto stiamo leggendo un “giallo” e non una semplice storia di vita quotidiana tra un uomo e il suo gatto, quindi prepariamoci per tornare nella cittadina di Athena nel Mississippi.

Siamo in vista delle vacanze primaverili e sono trascorsi alcuni mesi dall'ultimo omicidio che ha visti coinvolti i nostri due protagonisti. La vita ha ripreso a scorrere tranquillamente per gli abitanti di Athena; Charlie e Diesel hanno ripreso i consueti ritmi quotidiani, alternando le loro giornate tra la gestione della casa, il lavoro nella Sala dei libri rari e il volontariato nella biblioteca pubblica. Ed è qui che troviamo i nostri due protagonisti, intenti ad aiutare e prestare servizio.

Tra gli avventori abituali c'è anche un anziano affabile ma riservato. Lui è James Delacorte, un uomo con una grande sete di conoscenza e appassionato di vari argomenti che studia in maniera molto approfondita. In questo momento, ad esempio, vuole fare delle ricerche sulla vita e la famiglia della scrittrice Louisa May Alcott.

La sete di conoscenza può portare a percorrere tante strade interessanti. Io ne ho percorse molte nel corso degli anni. Si potrebbe dire che questa biblioteca è stata il mio agente di viaggio.”

(citazione tratta dal libro)

Charlie è sempre disponibile ad aiutarlo, tra i due c'è un reciproco rapporto di rispetto ma nulla di più perché sono entrambi molto riservati, in particolare il signor Delacorte che tiene molto alla sua privacy, per questo motivo preferisce erigere un muro dietro cui celarsi mantenendo distante il resto del mondo. Si sa poco della sua vita e della sua famiglia, ad eccezione di qualche pettegolezzo che si rincorre tra gli abitanti di Athena, ma a questo ormai ci siamo abituati, conoscendoli sin dal primo romanzo.

Un giorno il signor Delacorte chiede aiuto a Charlie, vuole assumerlo temporaneamente per aiutarlo a catalogare e archiviare la sua personale biblioteca di libri rari, più che altro un inventario per capire quali libri manchino, perché l'anziano è convinto che ci sia qualcuno che rubi dalla sua collezione e vorrebbe mettere fine ai furti.

Charlie accetta l'incarico e dopo qualche giorno il signor Delacorte muore e con lui sparisce anche un'opera di grande valore: il “Tamerlano”, ossia la raccolta di poesie autopubblicata da Edgar Allan Poes intorno al 1827.

Chi ha ucciso James Delacorte? Chi ha rubato la raccolta di poesie di Edgar Allan Poe? L'assassino è anche il ladro o sono due persone distinte? Chi è stato?

Un'indagine complessa che vedrà coinvolto, suo malgrado, anche Charlie, ma questa volta ad aiutarlo ci sarà anche suo figlio Sean che è tornato a vivere con il padre. Il ragazzo, giovane avvocato, ha lasciato misteriosamente il suo lavoro, ma non ne parla volentieri, infatti si è chiuso in un mutismo strano dal quale tiene lontano tutti, soprattutto suo padre.

Cosa gli accaduto? Cosa nasconde?

Come avrete capito, molte saranno le domande a cui trovare una risposta e molti gli enigmi da svelare, ma tranquilli, perché pagina dopo pagina tutto prenderà forma e il mistero si svelerà davanti ai vostri occhi. Naturalmente per scoprire l'intera storia dovrete continuare a leggere il romanzo e seguire Charlie, Sean, Diesel e gli altri personaggi in questo nuovo cozy mistery coinvolgente e intrigante.

“Preziosi indizi tra i libri antichi” è un romanzo che ho apprezzato molto più del primo, per una serie di motivazioni. La prima riguarda l'indagine condotta da Charlie; personalmente l'ho trovata più interessante e complessa. I personaggi sono diversi ed ognuno di loro è ben costruito con lati nascosti da svelare e scoprire. I rapporti familiari e la bramosia per l'eredità e il denaro sono, non solo gli elementi tipici dei romanzi gialli, ma anche il motore che spinge i vari personaggi a muoversi e interagire tra di loro, arrivando all'inevitabile omicidio e, quindi, alla costruzione dell'intera storia.

L'altra motivazione, che mi spinge ad apprezzare di più questo romanzo è per come l'autore ha deciso di inserire, all'interno della storia, il rapporto tra Charlie e Sean. Un rapporto che si sta sfilacciando a causa di incomprensioni, “non detti” e un dolore profondo che tutti e due custodiscono nella propria anima. Un dolore che allontana e ferisce seppur in maniera inconsapevole. Un dolore che si chiude al mondo esterno, trovando riparo nel proprio spazio vitale e nella propria comfort zone, evitando qualsiasi altra sofferenza. L'autore, inserendo questo aspetto, ha permesso a noi lettori, non solo di conoscere meglio Charlie, ma anche di leggere e scoprire un romanzo più riflessivo, introspettivo ed emozionante.

Un romanzo che vi invito a leggere.

Buona indagine.



Marianna Di Bella



(Gifted by) Ringrazio la Casa Editrice per la copia del libro

venerdì 7 marzo 2025

Recensione: "Delitto tra le pagine - Il gatto tra gli scaffali" - Miranda James

 

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Titolo: Delitto tra le pagine 

Il gatto tra gli scaffali

Titolo Originale: Murder Past Due

Autore: Miranda James

Editore: Leggereditore



Buon Pomeriggio lettori,

oggi vi porto con me all'interno di un cozy mistery piacevole e coinvolgente. Per farlo, però, dobbiamo fare un piccolo viaggio virtuale e trasferirci, grazie alla nostra immaginazione, nella cittadina di Athena, nello stato del Mississippi. Non perdiamo tempo a gironzolare per le stradine del posto e dirigiamoci direttamente alla biblioteca dell'Athena College perché è qui che sicuramente troveremo i due protagonisti del romanzo.

Vediamo...vediamo...ah eccoli lì.

Vedete quel signore distinto, dall'aspetto pacifico e sereno? Beh lui è Charlie Harris, bibliotecario e protagonista di questa storia. Ora abbassate lo sguardo, un pochino più in basso, e voilà ecco a voi Diesel, l'altro protagonista della storia e magnifico gatto main coon.

Loro saranno i nostri accompagnatori per tutta la durata del romanzo e ci aiuteranno a svelare misteri e a trovare l'assassino...ma andiamo con ordine e conosciamo meglio Charlie e Diesel.

Charlie Harris è un uomo tranquillo, rispettoso, sempre disponibile ad aiutare il prossimo. È il bibliotecario dell'Athena College e lavora nella Sala dei libri rari dove ha il compito di catalogare e archiviare i libri. È un uomo tranquillo, rispettoso degli altri e non ama spettegolare. È tornato a vivere nella cittadina di Athena da circa tre anni, vale a dire da quando è rimasto vedovo e ha ricevuto in eredità dalla zia Dottie, anche lei deceduta tre anni prima, una grande casa che accoglie alcuni studenti universitari.

Charlie vive serenamente in compagnia del gatto Diesel. Un animale socievole, intelligente, empatico, ma solo con chi decide lui perché quelli che ritiene antipatici o ostili non li degna di un minimo di attenzione. Diesel è arrivato nella vita di Charlie in un momento molto delicato e di grande sofferenza emotiva. I due sono molto affiatati e difficilmente l'uomo si separa dal suo amato gatto, infatti, lo porta con sé anche al lavoro.

La loro vita scorre tranquilla, fino a quando un giorno non si presenta nella Sala dei libri rari, Godfey Priest, ex compagno del liceo e ora affermato scrittore di libri thriller. L'uomo si è rivolto a Charlie perché vuole donare le sue opere e tutto il materiale lavorativo ed editoriale all'Università. Un buona notizia per l'Università, considerato il grande successo dell'autore ma a poche ore da questa vicenda, Godfrey Priest viene trovato morto nella sua stanza d'albergo.

Chi l'ha ucciso? Per quale motivo?

È ancora presto per scoprirlo, però, una cosa è certa, l'uomo era odiato da molte persone, compresi i suoi ex compagni di liceo, perché è sempre stato borioso, antipatico, un vero e proprio bullo. Ed ecco che il campo dei sospettati si allarga a macchia d'olio e per gli sceriffi della cittadina sarà un duro lavoro riuscire a dipanare la grande matassa di pettegolezzi e misteri che aleggiano sullo scrittore. Ad aiutare a sbrogliare questa matassa ci penserà Charlie ma non posso aggiungere altro per non svelare troppo, posso solo consigliarvi di seguirlo in questo piacevole e coinvolgente cozy mistery.

“Delitto tra le pagine – Il gatto tra gli scaffali” è un romanzo coinvolgente, piacevole e adatto a tutti. In ogni pagina ho respirato un'atmosfera familiare, avvolgente e uno stato di tranquillità, nonostante il fulcro del romanzo sia basato su un omicidio e la scoperta dell'assassino. Probabilmente questa tranquillità è data dalla figura del protagonista che rende tutto molto rilassato e godibile, un po' come avviene leggendo i libri di Agatha Christie o guardando le puntate del telefilm “La signora in Giallo”. L'atmosfera cittadina, dove la vita scorre serenamente, gli abitanti accoglienti, e due protagonisti simpatici ed empatici rendono il tutto piacevole, familiare e in alcune parti anche divertente.

Charlie è un personaggio positivo, affidabile e interessante ed è difficile non affezionarsi a lui; così come è impossibile non amare Diesel, un gattone che da solo riempie la scena oscurando tutti gli altri personaggi, ad eccezione di Charlie. Diesel è un amico peloso molto intelligente ma con una grande sensibilità, infatti riesce ad avvertire per primo gli stati d'animo delle persone che lo circondano, dando loro il giusto sostegno e affetto.

La scrittura dell'autore è delicata, semplice e, senza tanti fronzoli o colpi di scena irreali, riesce a destare l'attenzione del lettore coinvolgendolo in un'indagine interessante. Devo ammettere che per buona parte del romanzo ero convintissima di aver capito l'autore e il movente dell'omicidio, ed ero anche alquanto delusa da questo andamento, invece, non avevo capito nulla. Meglio così. Va beh, devo arrendermi, non sono brava nel risolvere i misteri. Sono negata. A parte questo mio tentativo investigativo, posso affermare che durante la lettura, la costruzione narrativa dell'indagine non si avverte, perché Charlie ha un modo particolare e personale di investigare, che rispecchia moltissimo il suo carattere, vale a dire la semplicità e il dialogo con le persone. Si avvicina a loro con rispetto e sensibilità, dialogando tranquillamente senza essere invadente e, cosa importante, prestando la giusta attenzione. Attraverso questa apertura comunicativa, la gente si confida, dando sfogo a pensieri e pettegolezzi, disegnando, in questo modo, un quadro più completo della vittima e del carattere degli altri personaggi. Molti sono i segreti che si celano dietro ognuno di loro e che piano piano emergono dalla sottile nebbia che li avvolge, svelandoci la verità.

Ho apprezzato molto questo romanzo. È uno di quei libri in grado di regalare piacevoli ore di lettura, senza creare quello stato di ansia e angoscia.

Un cozy mistery che vi invito a scoprire e leggere.

Buona indagine.



Marianna Di Bella      

martedì 4 marzo 2025

Recensione: "Le piccole libertà" - Lorenza Gentile

 

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Titolo: Le piccole libertà

Autrice: Lorenza Gentile

Editore: Feltrinelli


Il più bel regalo che una persona può farci è permetterci di essere noi stessi accettando chi siamo realmente, in tutte le nostre sfaccettature, pregi e difetti compresi. Alcuni, invece, si creano un'immagine di noi che non esiste, vedendo solo ciò che vogliono, limitandosi alla superficie senza mai rischiare di scendere in profondità, in quell'abisso dove è situato il nostro vero Io, la nostra vera essenza. È troppo rischioso confrontarsi con qualcuno diverso da loro.

Altri ancora, invece, cercano di manipolare gli altri, decidendo per loro ciò che è giusto o sbagliato, come devono vivere, cosa deve piacere o meno. Questi sono i più pericolosi e i più subdoli perché, nascondendosi dietro la frase “è per il tuo bene”, fanno passare i consigli per obblighi, annientando l'altra persona.

Oliva, la nostra protagonista, vive tra questi due estremi.

La ragazza ha trent'anni, è insoddisfatta della sua vita, sente di non aver realizzato nulla e di essere sempre un passo indietro rispetto agli altri. La sua vita è monotona, non ha un lavoro stabile, vive ancora con i genitori ed è fidanzata con Bernardo. Non ha mai fatto nulla di folle o ribelle, ha sempre cercato di compiacere i genitori e il fidanzato, rispondendo alle loro aspettative, a quell'immagine che hanno creato e voluto vedere. Si è adattata alle loro scelte, al loro volere, mettendo da parte i suoi sogni e i suoi desideri. Ha scelto di seguire i loro consigli, le loro ansie, perdendo se stessa.

Questo continuo reprimere se stessa è sfociato, negli ultimi mesi, in una sensazione di vuoto incolmabile, in attacchi di tachicardia, insonnia e psoriasi. È seguita da una psicologa, ma Oliva sente di non poter essere pienamente se stessa, neanche con lei, forse perché è un'amica della mamma? Sicuramente.

Oliva è in una fase di impasse, vorrebbe riempire quel vuoto, ma al tempo stesso si è talmente adagiata alle scelte degli altri da non riuscire più a distinguere cosa è giusto per lei e cosa no.

Cosa deve fare? Come può ritrovare se stessa?

È ancora presto per svelarlo, ma il destino sta per entrare in scena scombinando e travolgendo la vita della nostra protagonista.

Un giorno le arriva un pacco accompagnato da una lettera. Oliva rimane sorpresa e sconcertata perché la mittente è la zia Vivienne, sparita da 16 anni.

Cosa le è accaduto? Perché ha deciso di ripresentarsi nella sua vita dopo tanto tempo e cosa vuole? La spiegazione è trascritta nella lettera, così Oliva la apre, la legge e scopre che la zia vorrebbe vederla al più presto. Deve raggiungerla a Parigi, alla libreria “Shakespeare and Company” e portare il pacco con sé.

Cosa fare? Partire o lasciar perdere? Oliva ci pensa un po' e poi decide di partire perché vuole ascoltare cosa ha da dirle la zia e capire le motivazioni che hanno spinto la donna a sparire.

La ragazza sente molto la mancanza di zia Vivienne, uno spirito libero sempre impegnata a scoprire e vivere pienamente ogni passione. Una donna che ha sempre cercato di insegnare alla nipote a vivere pienamente la vita, rendendo ogni attimo indimenticabile e degno di essere vissuto, perché la vita è una sola e il tempo a disposizione è breve.

Giunta al luogo dell'appuntamento, la nostra protagonista riceve un'amara sorpresa perché la zia non si presenta. Perché? Cosa le è accaduto? Oliva non ha molto tempo per riflettere perché deve trovare un luogo dove passare la notte e capire cosa fare di sé, ed ecco che il destino torna a giocare con lei, presentandole un gruppo di ragazzi che vive e lavora nella libreria e che l'accolgono con calore e amicizia.

È, forse, giunto il momento per Oliva di affrontare le sue paure, uscire dalla sua comfort zone e scoprire le meraviglie del mondo e di se stessa? Per scoprirlo non dobbiamo far altro che seguire Oliva in questa avventura che si rivelerà un viaggio alla scoperta di sé, riportando finalmente alla luce il suo vero Io.

Una bella metafora per il nostro Io.”

(…)

a volte rimane sepolto una vita, ma se scavi lo trovi lì, ancora palpitante, pronto a sorprenderti.”

(citazione tratta dal testo)

“Le piccole libertà” non è solo un romanzo, ma un viaggio introspettivo nell'anima di Oliva e, per certi versi, anche di noi stessi. Attraverso le sue avventure e le sue conoscenze impariamo a conoscerla meglio e a riflettere su noi stessi e la nostra esistenza, ponendoci domande scomode e vitali, come ad esempio: Siamo felici? È questa la vita che vogliamo vivere? Siamo liberi di esprimere appieno chi siamo senza subire costrizioni o senza sentirsi in dovere di compiacere gli altri?

Hai il diritto di tradire le aspettative.

(…)

Le aspettative appartengono agli altri, non a te. Sei libera di essere ciò che credi. Devi smettere di fare quello che gli altri credono giusto per te, o addirittura quello che tu credi che loro credano giusto per te, se ti fa stare male. Solo tu puoi sapere per cosa sei fatta, e una volta che l'hai scoperto dovrai insegnarglielo.”

(citazione tratta dal testo)

La società di oggi, purtroppo, ci impone di adeguarci a tutti gli altri, di essere intraprendenti, di raggiungere molteplici obiettivi, soprattutto fama e successo, di dare sempre il meglio e non mostrare mai segni di debolezza, di vincere a discapito degli altri etc. ma è ciò che vogliamo? Sappiamo chi chiamo veramente?

È questo ciò che abbiamo il diritto e il dovere di scoprire e perseguirlo.

Siamo esseri umani in continua evoluzione e mentre leggiamo il libro, e anche questo scritto, ci rendiamo conto che siamo diversi; non siamo più chi eravamo quando abbiamo iniziato la lettura e continueremo a cambiare per tutto il tempo e anche oltre. Basta volgere lo sguardo indietro per rendersi conto dei passi che abbiamo compiuto, delle sfide che abbiamo affrontato e delle gioie che abbiamo vissuto; guardiamo indietro e vediamo chi eravamo e chi siamo ora, in questo preciso momento.

Cambiamo anche insieme alla protagonista perché, accompagnandola in questo viaggio saremo i testimoni diretti dell'evoluzione del suo essere donna, figlia, fidanzata...del suo essere se stessa.

Ho amato questo romanzo, prima di tutto perché è una bellissima storia di rinascita, consapevolezza, amicizia e amore profondo per la vita e per se stessi. La storia mette in risalto le paure che ogni individuo porta con sé, ma anche il rispetto per le proprie fragilità, perché la vita è un continuo sali e scendi di emozioni e situazioni, dove i problemi si alternano a momenti di serenità, felicità, sofferenza...ma è questo il bello della vita. Vivere pienamente ogni attimo, anche quello più difficile perché è proprio in quel momento che emerge la nostra forza e la nostra vera essenza.

Ci sono piccole libertà che ci cambiano per sempre.

(…)

Perché tante piccole libertà ne fanno una grande.”

(citazione tratta dal testo)

Lorenza Gentile ci ha regalato un libro bello, intenso, istruttivo e commovente nella parte finale. Ci ha accompagnati all'interno della famosa libreria “Shakespeare and Company” permettendoci di sbirciare e sognare, facendoci vivere, seppur virtualmente, un'esperienza magica. Ma, soprattutto, ci ha permesso di entrare nell'anima e nelle fragilità di una protagonista che, personalmente ho amato e per cui ho provato molta tenerezza. Una giovane donna che si è persa lungo il percorso della sua esistenza per ritrovarsi grazie all'amore e al rispetto di una persona cara.

Ho apprezzatole descrizioni dell'autrice e i vari personaggi, in particolare i ragazzi della libreria, li ho trovati intensi, folli ma credibili. Ho amato gironzolare tra le strade di Parigi, ma più di tutto ho amato ciò che ho fatto mio della storia. Ciò che inconsciamente stavo cercando e che avevo relegato in un angolo sperduto della mia anima: la consapevolezza. Non entrerò nel dettaglio della mia vita, perché non è il luogo e neanche il momento, ma una cosa è certa, non posso pretendere di tornare ciò che ero prima di... ma posso lasciare andare e accogliere il cambiamento come parte della mia evoluzione e accettare chi sono ora.

...l'unica vera responsabilità che abbiamo è essere felici.”

(citazione tratta dal testo)

Buona lettura.



Marianna Di Bella