mercoledì 6 marzo 2019

Recensione: "La casa del gigante" - Elizabeth McCracken

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Titolo: La casa del gigante
Autrice: Elizabeth McCracken
Editore: Bompiani




Buongiorno lettori!!
Oggi faremo un lungo viaggio letterario. Voleremo oltreoceano e ci dirigeremo verso gli Stati Uniti d'America. La nostra meta sarà la piccola cittadina di Brewsterville a Cape Cod.
Un posto tranquillo che non offre nulla di particolare, ad eccezione di qualche Bed & Brekfast, prodotti fatti in casa e la spiaggia. Ma non siamo qui per fare i turisti, dobbiamo incontrare Peggy Cort, protagonista e voce narrante del romanzo. La donna sarà la nostra guida all'interno di una trama particolare e per certi versi intensa. Una guida che ci permetterà di entrare in punta di piedi nella sua vita e in quella di James Carlson Sweatt.
Chi è James? Un attimo di pazienza e saprete tutto. Intanto mettetevi comodi, chiudete gli occhi e lasciatevi guidare dalla voce della donna che aprirà il suo cuore e il cassetto dei ricordi, per dare vita e memoria alla storia di un ragazzo particolare.
Tutto inizia negli anni '50 nella biblioteca della cittadina.
Entriamo nell'edificio e aggiriamoci con calma tra gli scaffali della biblioteca. La direttrice è Peggy Cort, e in quegli anni è una giovane donna che ama profondamente il suo lavoro. Non è sposata, non ama il genere umano ed è una donna schietta e sarcastica.
La vita non è stata particolarmente generosa con lei, infatti, l'amore non l'ha ancora trovata.

“Essere priva di qualcosa è sempre stata una mia caratteristica...”
(citazione tratta dal testo)

Ma qualcosa sta per accadere nella sua vita, l'arrivo di James cambierà il suo futuro e il suo modo di vivere.

“E io? Adesso capisco. Stavo tenendo in serbo me stessa per James. “Me stessa” significava solo i miei segreti...”
(citazione tratta dal testo)

Il nostro protagonista maschile ha solo 11 anni quando entra nella sua biblioteca per cercare un libro su come diventare un mago. Purtroppo non è un bambino come gli altri, una malattia o disfunzione lo condanna a crescere più del normale, provocandogli notevoli problemi di salute, come ad esempio ossa e stomaco fragili, problemi alle gambe ecc. È un ragazzo delicato e vulnerabile alle malattie, spesso soggetto a continue fratture che lo costringono a ripetuti ricoveri in ospedale. Tutto questo però non l'ha emarginato dalla vita sociale e non gli ha impedito di avere degli amici.

“James Carlson Sweatt passò la vita a incurvarsi. In parte perché cresciuto piegandosi come un fiore; in parte per sembrare più piccolo agli occhi altrui.” 
(citazione tratta dal testo)

L'incontro tra Peggy e James segnerà l'inizio di un'amicizia singolare, che evolverà negli anni in qualcosa di più stretto e intimo. Un rapporto che unirà due persone che sapranno aiutarsi reciprocamente e...non vi svelerò altro perché il libro deve essere letto con molta attenzione, per non perdere quelle sfumature che vi aiuteranno a capire lo strano rapporto tra i due protagonisti e la storia di un ragazzo condannato a crescere a dismisura.

“L'ho amato come non avevo mai amato nessuno e come non amerò più nessuno dopo di lui, e in modo in cui pochi, penso (Peggy, la solita avida!), abbiano dato o ricevuto amore. L'ho amato perché era giovane, stava morendo e aveva bisogno di me. Ho amato non solo la sua altezza, ma la sua cautela con cui si dedicava a qualunque passatempo, la sua serietà, il suo strano senso dell'umorismo che mi sorprendeva sempre. L'ho amato perché volevo salvarlo, e perché non potevo. L'ho amato perché volevo essere abbastanza per lui, e non lo ero.
L'ho amato perché quel giorno, dopo anni di pratica, ho scoperto di avere un certo talento per la cosa.”
(citazione tratta dal testo)

Devo essere sincera, desideravo leggere questo romanzo da molto tempo. Quando ho avuto l'occasione di prenderlo non ho esitato, e mi sono subito immersa nella lettura ma, come spesso accade quando ci aspettiamo tanto da un libro, non è scattata la scintilla di stima e amore.
La trama interessante, lo stile discreto e la lettura abbastanza scorrevole non sono stati sufficienti a far sì che si creasse un legame empatico tra me e il romanzo.
Ho riflettuto molto sul perché di questa mancanza, ho analizzato ogni elemento del testo e mi sono resa conto che il personaggio di Peggy non mi ha facilitato le cose. Ho trovato il suo ruolo noioso e accentratore. Mi spiego meglio. L'autrice sceglie Peggy come voce narrante, affidandole il compito, non solo di raccontare una storia vecchia di 36 anni, ma di dare vita a un memoriale sulla vita di James. Ecco dove nasce il mio problema, mi aspettavo una conoscenza più approfondita del protagonista maschile e non la descrizione di una serie di avvenimenti che non mi permettono di entrare nell'animo e nella psiche del ragazzo. Avvenimenti a volte irrilevanti, inutili e noiosi, intervallati spesso dai pensieri e dalle opinioni della donna. Opinioni che hanno più il sapore della giustificazione per ogni scelta presa dalla protagonista nel decidere di affiancare, aiutare e sostenere il ragazzo. Capisco il contesto storico e sociale in cui è ambientato il romanzo; capisco il problema del rapporto affettivo tra i due protagonisti, ma la protagonista l'ho trovata fastidiosa e noiosa.
La donna dovrebbe rappresentare il ponte di collegamento tra il lettore e la figura di James, ma non sempre riesce nel suo ruolo, perché non permette al lettore di conoscere intimamente il ragazzo.
Avrei voluto conoscere i suoi pensieri e le sue sensazioni riguardo alla sua malattia e al sentirsi prigioniero all'interno di un corpo troppo grande per un anima piccola e delicata.
Avrei voluto sentire la voce del ragazzo e capire, dal suo punto di vista, il rapporto con Peggy.
Avrei voluto provare più emozioni nel rapporto tra i due protagonisti, ma ho trovato tutto molto freddo e inconsistente.
Avrei voluto ma...non ho scritto io il libro e quindi non posso pretendere altro, però posso esprimere il mio parere personale e lasciare a voi il piacere di leggere e scoprire il libro.
Fatemi sapere cosa ne pensate del romanzo e in attesa vi auguro una buona lettura.




(Marianna Di Bella)

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