Titolo: Vox
Autrice: Christina Dalcher
Editore: Nord
100
Non è un numero fortunato.
Non cela segreti o poteri
magici.
100
È
il numero totale di parole che si possono pronunciare in una sola
giornata.
O
meglio, è il limite massimo che una donna può utilizzare nell'arco
di una giornata. Il resto del tempo è solo silenzio.
Un
silenzio asfissiante.
Un
silenzio carico di tormenti e sofferenze.
Un
silenzio che devasta il mondo.
Cento
parole non sono sufficienti ad esprimere al meglio ciò che si prova.
Non si può dare voce ai propri sentimenti, sensazioni, al piacere di
parlare con i propri figli, narrare loro le favole della buonanotte,
consolarli e rassicurarli nei momenti di tristezza o paura.
Non
si può parlare liberamente alle proprie amiche, confrontarsi con gli
altri, cantare a squarciagola esprimendo i propri stati d'animo. Non
si può parlare alla persona che si ama, non si può consolare o
litigare. Non si può vivere costretti a rinunciare alla propria
libertà di espressione.
Non
si può...e se, invece, tutto questo accadesse sul serio?
Proviamo ad immaginare un
futuro, non troppo lontano, proviamo...anzi no, qualcuno ha provato
ad immaginarlo per noi, quindi apriamo il libro di Christina Dalcher
e scopriamo che negli Stati Uniti d'America, il Movimento per la
Purezza è salito al potere. Le loro idee sono estremiste, ultra
conservatrici, puriste e insinuandosi nei poteri forti, hanno ridotto
al silenzio le donne, relegandole al ruolo di casalinghe. Le hanno
private dei loro lavori, dei passaporti per evitare fughe dal paese
ma, soprattutto, le hanno private della voce. Costrette a pronunciare
non più di 100 parole al giorno, registrate da un braccialetto
elettronico che, parola dopo parola, scandisce il ritmo vitale delle
loro voci e dei loro discorsi. Ogni giorno a mezzanotte, il
dispositivo si resetta, ma superare quel limite vorrebbe dire
ricevere una scossa elettrica che aumenta di intensità con
l'aumentare delle parole che si pronunciano in più.
“Ad ogni scatto ne
percepisco la vibrazione sul polso, come il rimbombo minaccioso di un
tamburo.”
(citazione tratta dal testo)
Jean è la protagonista del
romanzo, esperta in linguistica cognitiva, costretta al silenzio e a
occuparsi della gestione della casa e della famiglia. La donna è
sposata, ha tre figli maschi e una bambina di appena 6 anni,
costretta a reprimere la sua voce, se stessa e la sua vivacità.
È una donna insoddisfatta
della suo matrimonio e di un marito che considera un pavido, vile che
non è in grado di difenderla.
Ma le cose stanno per
cambiare, perché il presidente degli Stati Uniti d'America ha
bisogno del suo aiuto, ha bisogno che l'esperta in linguaggio
cognitivo entri in azione per aiutare e salvare il fratello, colpito
da un grave incidente che ha lasciato effetti devastanti sul
linguaggio e sul sistema cognitivo.
Cosa farà Jane? Accetterà
l'incarico?
Di solito vi consiglio di
proseguire la lettura per scoprire da soli il seguito della trama, ma
questa volta, devo essere sincera, faccio molta fatica a consigliarvi
di continuare, perché questo libro è confusionario, costruito male,
pieno di luoghi comuni e stereotipi, con una protagonista egoista e
antipatica.
Ma andiamo con ordine.
La trama poteva essere
intrigante e interessante, ma perde di mordente dopo poche pagine.
Le prime pagine, non sono
solo introduttive e descrittive, ma forti e rendono l'aria satura e
insofferente. Leggerle vuol dire sentirsi soffocare di fronte al
divieto di parlare. Manca il fiato per ogni parola negata. Manca il
fiato per ogni parola che scatta su quel diabolico dispositivo. Manca
il fiato giusto il tempo di superare le prime pagine introduttive,
perché appena il romanzo inizia a prendere forma e corpo, ecco che
si intravedono le prime crepe. La situazione diventa ingarbugliata,
non perché la trama è ricca di avvenimenti intriganti e
appassionanti, ma per la superficialità e frettolosità con cui è
stato costruito il testo.
La trama si perde
completamente e da romanzo distopico e intrigante, diventa una banale
storia d'amore dove la protagonista è più preoccupata della sua
relazione extraconiugale che di ciò che accade intorno a lei e nella
sua famiglia. Del resto la donna, sin dai tempi dell'università, si
è sempre preoccupata di ciò che accadeva nella sua piccola bolla,
disinteressandosi completamente del mondo esterno, delle
manifestazioni, dei propri diritti, deridendo la sua compagna di
stanza, nota attivista che aveva previsto i cambiamenti futuri.
“Non avete idea di
quello che vi attente, mie care signore, proprio nessuna idea. Stiamo
tornando dritte nella preistoria, ragazze mie. Rifletteteci.
Riflettete su quello che sarete un giorno, su quello che saranno le
vostre figlie, quando i tribunali porteranno indietro le lancette
dell'orologio. Riflettete su espressioni come 'autorizzazione
coniugale' e 'consenso paterno'. Immaginate come sarà svegliarsi una
mattina e scoprire che non avete più voce in capitolo su niente.”
(citazione tratta dal testo)
Il romanzo è scritto in
prima persona e per questo ci si aspetta una significativa
introspezione da parte della protagonista che, invece, risulta essere
una donna egoista, concentrata su se stessa, pronta a criticare e
puntare il dito contro il marito che considera un codardo, elogiando
l'amante come un uomo coraggioso e pronta a difenderla ma che, in
realtà si rivelerà l'esatto opposto.
Gli altri personaggi sono
piatti e non lasciano un segno. Gli antagonisti, che dovrebbero avere
un ruolo significativo all'interno della trama, sono privi di
personalità, delle macchiette, presenze inconsistenti.
Il romanzo è pieno di
stereotipi e luoghi comuni, gli avvenimenti descritti sono
confusionari e spesso si è costretti a tornare indietro con la
lettura, perché non si capisce il senso di un episodio e come si è
arrivati a quel punto. Il finale è ingarbugliato, frettoloso e la
scena clou, che dovrebbe spiegare il tutto, avviene fuori campo, non
permettendo al lettore di partecipare in prima persona
all'avvenimento, ma costringendolo a leggere poche righe sintetiche
in cui un personaggio accenna al finale.
Il libro è frettoloso,
ripetitivo, confusionario e noioso. Un romanzo che non ho apprezzato
e non mi sento di consigliarvi.
“Pensa a quello che
devi fare per essere una donna libera.”
(citazione tratta dal testo)
Buona lettura!!
(Marianna Di Bella)
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