Titolo: L'inverno della Lepre Nera
Autrice: Angela Tognolini
Editore: Bompiani
Silenzio.
Impalpabile, inafferrabile, incorporeo. Eppure la sua presenza può essere pesante, dolorosa, asfissiante.
Ognuno di noi lo vive e percepisce in maniera diversa e personale. Il nostro stato emotivo, psicologico, e la nostra vita ce lo fanno vivere diversamente.
Ed ecco che assume mille facce, diventando per alcuni una fonte di stress o di paura. Per altri una cura e un conforto, perché aiuta a entrare in connessione con la parte più profonda di sé e con il mondo; alleviando sofferenze e paure. Mentre per altri, vivere anche solo degli attimi di silenzio, crea uno stato di disagio tale da doverlo riempire immediatamente con parole e discorsi inutili. La società odierna ci ha immersi nel rumore assordante di parole superficiali e suoni cacofonici, coprendo l'unica voce veramente importante che andrebbe ascoltata più spesso: la nostra. Entrare in contatto con se stessi e mettersi a nudo spaventa, perché non vogliamo “ascoltare”; così riempiamo il vuoto con altro “vuoto” creando incomunicabilità con noi stessi e con l'Altro.
Le due protagoniste di questo romanzo sono avvolte dal silenzio: quello creato dalla paura e dal dolore. Un silenzio che le allontana l'una dall'altra.
“Stare in silenzio e da sola, in fondo, era quello che sembrava fare più volentieri.”
(citazione tratta dal testo)
Nadia è una bambina di nove anni molto intelligente, ama leggere e guardare i documentari sugli animali. Li ama. La sua vita, però, è solitaria. Vive sola con la madre Rosa, una donna distante, fredda e silenziosa. La bambina vorrebbe conoscere meglio la mamma, avere un rapporto diverso con lei, ma è troppo piccola per poter risolvere il problema e colmare la distanza che si è creata. È una bambina lasciata sola ad affrontare le sue paure e quel mostro che l'aspetta in agguato al buio: il silenzio.
Perché Rosa è così distante? Dov'è il papà di Nadia?
È ancora troppo presto per rispondere a queste domande, però ciò che sappiamo è che Nadia non vuole riportare a galla i ricordi legati alla figura paterna e, cosa più importante, il giorno di Santo Stefano la madre decide di partire, lasciare la casa e andare in montagna dallo zio Tone.
L'uomo, zio di Rosa, vive in una baita circondata dagli alberi, una casa immersa nel silenzio della natura. Un silenzio rassicurante in grado di rimettere in connessione l'individuo con se stesso e con il mondo circostante.
Rosa è nata e cresciuta tra quelle montagne, immersa nella natura e in una realtà fatta di duro lavoro, di radici familiari forti e una cultura maschilista, misogina da cui si è staccata andando a studiare in città. Scoprendo un mondo a lei sconosciuto, con altri valori, atteggiamenti, altre regole. Vivendo in bilico tra chi è e chi vorrebbe essere; tra due mondi diversi, perdendo, inevitabilmente, una parte di sé.
“Non volevo solo vivere qualcosa di diverso. Volevo essere qualcosa di diverso.”
(citazione tratta dal testo)
Tutto questo lo scopriamo grazie ad alcuni capitoli in cui è la protagonista assoluta e voce narrante. Capitoli che diventano un diario e un flusso di coscienza in cui prende forma la sua storia. Una storia dolorosa che ha plasmato il presente, il suo essere e il rapporto con la figlia.
Gli altri capitoli sono concentrati sul presente e sulla permanenza di Rosa e Nadia nella casa di zio Tone. In questi capitoli, narrati in terza persona, si da più spazio a Nadia e al suo rapporto con lo zio che l'aiuterà a scoprire non solo il mondo della natura, insegnandole tutto ciò che sa sugli alberi, sulle leggende, ma anche qualcosa del passato della madre. Dandole gli strumenti adatti per imparare a conoscere se stessa, la natura e gli altri.
“Però Nadia sentiva che le cose che stava imparando erano comunque utili e importanti. C'era dentro una sapienza antica, che aveva a che fare con la terra e le stelle, con i nidi caldi delle volpi e la pelliccia a ciuffi dei conigli.”
(citazione tratta dal testo)
“Sentiva che ogni informazione nuova, ogni scoperta, era come una radice che nasceva da lei per affondare dentro la terra. La facevano sentire più stabile, più salda, come se stesse diventando parte di qualcosa di silenzioso e grande e sempre uguale. Come se stesse diventando più animale.”
(citazione tratta dal testo)
Nadia imparerà moltissime cose e anche noi lettori, ma per farlo occorrerà continuare la lettura, immergendosi completamente nella storia e nell'atmosfera che si respira in tutto il libro. Preparatevi perché la lettura sarà intensa, intima, dolorosa ed esplorativa dell'animo umano.
Nadia e Rosa dovranno percorrere la propria strada, inciampando sugli errori, le incomprensioni e le paure, riflettendo su se stesse, lasciando che la montagna e la natura le avvolgano in un abbraccio curativo, mettendole in connessione con la parte più profonda di se stesse.
“L'inverno della lepre nera” è un romanzo intenso, doloroso ed emozionante. Ancestrale e silenzioso. La narrazione procede per capitoli distinti e alterni. Come abbiamo visto precedentemente, ci sono capitoli dedicati al passato di Rosa e sono narrati in prima persona, mentre gli altri sono concentrati sul presente e sullo svolgersi della storia con Nadia, zio Tone e Rosa come personaggi principali. In ogni capitolo e nel romanzo in generale, Angela Tognolini, affronta tematiche importanti e pesanti, come ad esempio la violenza fisica e psicologica, il complesso rapporto tra madre e figlia, le difficoltà comunicative, le radici familiari, la consapevolezza di sé, la natura etc. Li inserisce all'interno della storia con grazia e delicatezza. Non si sofferma a descrivere, in maniera morbosa, le scene di violenza, al contrario, lascia alle parole il compito di descrivere le emozioni, le sensazioni che vive la persona coinvolta. Non dedica troppo spazio a questi avvenimenti, perché pone maggiormente l'attenzione sulla parte spirituale e psicologica dell'individuo, e sulla sua capacità di sentire, comprendere e perdonare se stesso. Perché solo imparando a conoscersi pienamente, accettando i propri sbagli, si può pensare di intraprendere un percorso di guarigione, tornando a rinascere.
Rinascita e ascolto di sé, circondati dalla natura, dal silenzio e dalla montagna che diventano cura e sollievo, conforto e confronto con sé e con l'Altro.
La scrittura di Angela Tognolini è intensa, profonda, introspettiva, ma anche poetica e musicale. Le sue parole sembrano prendere vita da un inchiostro intriso di poesia e natura. Il silenzio, solitamente impalpabile e inafferrabile, grazie alle sue descrizioni, prende forma diventando chiaro e visibile.
Ho amato profondamente la sua scrittura, mi sono sentita avvolta dalle sue descrizioni, dalle metafore e da una narrazione introspettiva ed emozionante. I suoi personaggi sono costruiti bene, in particolare la sfera psicologica. Si percepisce la loro crescita interiore ma anche la grande difficoltà nell'affrontare il dolore, nel lasciare andare il passato, alcune persone e una parte di sé.
L'autrice, con le sue parole, plasma il romanzo e i personaggi così come fa la vita, che plasma la nostra esistenza, scavando nel nostro essere. Ciò che siamo è frutto degli incontri, delle esperienze, delle sofferenze, delle risate e di tutto ciò che abbiamo vissuto.
Ho amato profondamente questo romanzo, non so se sono riuscita a trasmettere solo una minima parte della bellezza di questa storia. Non so se sono riuscita a dargli il giusto merito. Probabilmente avrei potuto dirvi di più e in un altro modo, ma ho dato spazio all'istinto, alle sensazioni e ho lasciato andare le parole. Ho lasciato che fluissero liberamente e si poggiassero su questo foglio...il resto lo lascio fare a Nadia e Rosa.
P.S. Ho dimenticato di parlarvi della leggenda della Lepre Nera ma, a questo punto, vi lascio con la curiosità e un piccolo estratto del libro.
“...magica creatura che porta il cambio di stagione sulla terra correndo intorno alla montagna a ogni solstizio.”
(citazione tratta dal libro)
Buona lettura.
Marianna Di Bella
(Gifted by) Ringrazio la Casa Editrice per la copia dell'ebook.
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