domenica 27 gennaio 2019

Recensione: "Ballando ad Auschwitz" - Paul Glaser

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Titolo: "Ballando ad Auschwitz"
Autore: Paul Glaser
Editore: Bompiani




Segreti. Silenzi. Dolore. Tradimento. Allegria. Vivacità. Forza.
VITA.
Sì, vita. Ogni pagina trasuda voglia di vivere nonostante il tema e il periodo storico trattato.
A dispetto di quello che possiate pensare leggendo il titolo, questo libro, non è il solito testo che affronta il tema dell'Olocausto. Semplicemente perché ritengo che in ogni libro, che tratti tale argomento, sia nascosta la vita unica e irripetibile di chi ha vissuto sulla sua pelle questa immane tragedia.
In questo senso, “Ballando ad Auschwitz” è unico e irripetibile.
Prendete tra le mani il libro, tenetelo tra le braccia per un po' come fosse un bambino piccolo, poi accomodatevi tranquilli e quando vi sentite pronti, apritelo. Immergetevi nella lettura, lasciate scorrere le parole, osservate attentamente le fotografie che accompagnano la storia. Lasciatevi prendere per mano da Rosie e da suo nipote Paul, fatevi guidare in questo lungo viaggio fatto di dolore, morte, sofferenza, vita, amore, vivacità, musica, ballo. Avrete l'onore e il piacere di conoscere una donna forte e caparbia; una donna che ha lottato strenuamente per sopravvivere ai campi di sterminio e vivere appieno la sua vita, nonostante tutto e tutti.
Rosie, appartenente a una famiglia ebrea non praticante, è per quei tempi una ragazza anticonformista, ma soprattutto vivace, allegra, innamorata della vita, della musica e del ballo. Dopo la morte del suo compagno, un dolore grande per una ragazza così giovane, conosce il futuro marito, insegnante di ballo che la convincerà a insegnare insieme a lui aprendo una scuola. Sono gli anni dell'avvento del nazismo, anni in cui gradualmente iniziano le restrizioni per gli ebrei fino allo scoppio della seconda guerra mondiale con le persecuzioni, gli arresti e le deportazioni nei lager. Rosie non si spaventa, non si arrende alle restrizioni e continua a insegnare, nonostante i divieti, creando una scuola di ballo nell'attico dei suoi genitori. Verrà tradita, arrestata e deportata nei campi di concentramento. Subirà, come tutti, violenza psicologica, fisica, esperimenti di laboratorio ecc., l'unica differenza tra gli altri è che lei nonostante tutto è determinata a sopravvivere, utilizzando qualsiasi mezzo a disposizione, astuzia, vivacità, intraprendenza, passione per il ballo e il canto, capacità seduttive. Lo so, molti di voi li immagino già storcere il naso, ma fatevi un esame di coscienza e ponetevi una sola e unica domanda “Chi siamo noi per giudicare?”, mettetevi per un secondo nei suoi panni e poi ditemi se avreste fatto diversamente.
Sua cugina Suzy, una sopravvissuta anche lei, parlando con Paul, dice una cosa importante:

Ma chi sono io per giudicare? Rosie è sopravvissuta a quell'inferno e questa è l'unica cosa che conta.” 
(citazione tratta dal libro) 

Continua, dicendo:

Poco dopo la guerra, (…) le cose erano ancora bianche o nere, le sfumature non erano contemplate, e se avevi collaborato con i tedeschi era male. Andare a letto con un tedesco era senza dubbio male. Ma bisognava sapere come stavano davvero le cose in un campo di concentramento. Se volevi sopravvivere non bastava un po' di fortuna...”.
(citazione tratta dal libro) 

Rosi non si è aggrappata alla fortuna, ha fatto in modo di creare le situazioni necessarie per poter sopravvivere a qualsiasi costo e ce l'ha fatta.
Una donna che ha vissuto fino alla fine dei suoi giorni con coraggio e determinazione a non farsi piegare, ritornando nei luoghi di sofferenza, denunciando i suoi traditori. Ha raccolto foto, lettere scritte in quel periodo e ha raccontato tutto su un diario.
Suo nipote Paul ha scoperto in tarda età le sue origini ebraiche, la storia della sua famiglia, la conoscenza e la vita di questa zia forte e coraggiosa. Un segreto celatogli per preservarlo dai dolori e dalle sofferenze patite da suo padre e dagli altri familiari. Ha raccolto il materiale e ha regalato a noi lettori questa storia straordinaria. Un regalo che io porterò sempre con me, ricordandomi di non arrendermi, di lottare per quello che desidero ma soprattutto di non sopravvivere in questa vita...bisogna VIVERE, perché la vita che ci è stata donata è una, sola, unica e irripetibile.
Leggetelo, non ve ne pentirete, se per caso avete ancora qualche dubbio, vi lascio un pensiero di Rosie:

Dall'inizio della mia nuova vita qui in Svezia, ho sempre firmato le mie lettere Rosie, come facevo prima. Ma con una differenza. Nella R di Rosie e del mio vero nome Rosita disegnavo una faccina sorridente, che sorrideva alla vita. Una risposta a quelli che volevano intimidirmi, spezzarmi. Non ci sono riusciti.”
 (citazione tratta dal libro)

Buona lettura e Buona Vita!



(Marianna Di Bella)

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