Titolo: "Ballando ad Auschwitz"
Autore: Paul Glaser
Editore: Bompiani
Segreti. Silenzi. Dolore.
Tradimento. Allegria. Vivacità. Forza.
VITA.
Sì, vita. Ogni pagina
trasuda voglia di vivere nonostante il tema e il periodo storico
trattato.
A dispetto di quello che
possiate pensare leggendo il titolo, questo libro, non è il solito
testo che affronta il tema dell'Olocausto. Semplicemente perché
ritengo che in ogni libro, che tratti tale argomento, sia nascosta la
vita unica e irripetibile di chi ha vissuto sulla sua pelle questa
immane tragedia.
In questo senso, “Ballando
ad Auschwitz” è unico e irripetibile.
Prendete tra le mani il
libro, tenetelo tra le braccia per un po' come fosse un bambino
piccolo, poi accomodatevi tranquilli e quando vi sentite pronti,
apritelo. Immergetevi nella lettura, lasciate scorrere le parole,
osservate attentamente le fotografie che accompagnano la storia.
Lasciatevi prendere per mano da Rosie e da suo nipote Paul, fatevi
guidare in questo lungo viaggio fatto di dolore, morte, sofferenza,
vita, amore, vivacità, musica, ballo. Avrete l'onore e il piacere di
conoscere una donna forte e caparbia; una donna che ha lottato
strenuamente per sopravvivere ai campi di sterminio e vivere appieno
la sua vita, nonostante tutto e tutti.
Rosie, appartenente a una
famiglia ebrea non praticante, è per quei tempi una ragazza
anticonformista, ma soprattutto vivace, allegra, innamorata della
vita, della musica e del ballo. Dopo la morte del suo compagno, un
dolore grande per una ragazza così giovane, conosce il futuro
marito, insegnante di ballo che la convincerà a insegnare insieme a
lui aprendo una scuola. Sono gli anni dell'avvento del nazismo, anni
in cui gradualmente iniziano le restrizioni per gli ebrei fino allo
scoppio della seconda guerra mondiale con le persecuzioni, gli
arresti e le deportazioni nei lager. Rosie non si spaventa, non si
arrende alle restrizioni e continua a insegnare, nonostante i
divieti, creando una scuola di ballo nell'attico dei suoi genitori.
Verrà tradita, arrestata e deportata nei campi di concentramento.
Subirà, come tutti, violenza psicologica, fisica, esperimenti di
laboratorio ecc., l'unica differenza tra gli altri è che lei
nonostante tutto è determinata a sopravvivere, utilizzando qualsiasi
mezzo a disposizione, astuzia, vivacità, intraprendenza, passione
per il ballo e il canto, capacità seduttive. Lo so, molti di voi li
immagino già storcere il naso, ma fatevi un esame di coscienza e
ponetevi una sola e unica domanda “Chi siamo noi per giudicare?”,
mettetevi per un secondo nei suoi panni e poi ditemi se avreste fatto
diversamente.
Sua cugina Suzy, una
sopravvissuta anche lei, parlando con Paul, dice una cosa importante:
“Ma chi sono io per
giudicare? Rosie è sopravvissuta a quell'inferno e questa è l'unica
cosa che conta.”
(citazione tratta dal libro)
Continua, dicendo:
“Poco dopo la guerra,
(…) le cose erano ancora bianche o nere, le sfumature non erano
contemplate, e se avevi collaborato con i tedeschi era male. Andare a
letto con un tedesco era senza dubbio male. Ma bisognava sapere come
stavano davvero le cose in un campo di concentramento. Se volevi
sopravvivere non bastava un po' di fortuna...”.
(citazione tratta dal libro)
Rosi non si è aggrappata
alla fortuna, ha fatto in modo di creare le situazioni necessarie per
poter sopravvivere a qualsiasi costo e ce l'ha fatta.
Una donna che ha vissuto
fino alla fine dei suoi giorni con coraggio e determinazione a non
farsi piegare, ritornando nei luoghi di sofferenza, denunciando i
suoi traditori. Ha raccolto foto, lettere scritte in quel periodo e
ha raccontato tutto su un diario.
Suo nipote Paul ha scoperto
in tarda età le sue origini ebraiche, la storia della sua famiglia,
la conoscenza e la vita di questa zia forte e coraggiosa. Un segreto
celatogli per preservarlo dai dolori e dalle sofferenze patite da suo
padre e dagli altri familiari. Ha raccolto il materiale e ha regalato
a noi lettori questa storia straordinaria. Un regalo che io porterò
sempre con me, ricordandomi di non arrendermi, di lottare per quello
che desidero ma soprattutto di non sopravvivere in questa
vita...bisogna VIVERE, perché la vita che ci è stata donata è una,
sola, unica e irripetibile.
Leggetelo, non ve ne
pentirete, se per caso avete ancora qualche dubbio, vi lascio un
pensiero di Rosie:
“Dall'inizio della
mia nuova vita qui in Svezia, ho sempre firmato le mie lettere Rosie,
come facevo prima. Ma con una differenza. Nella R di Rosie e del mio
vero nome Rosita disegnavo una faccina sorridente, che sorrideva alla
vita. Una risposta a quelli che volevano intimidirmi, spezzarmi. Non
ci sono riusciti.”
(citazione tratta dal libro)
Buona lettura e Buona
Vita!
(Marianna Di Bella)
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