Buongiorno!!
Eccoci
giunti alla seconda tappa del blogtour: “Tutto il peso di una
caloria”.
In ogni tappa avrete modo di conoscere, scoprire e
approfondire la magia e la bellezza di questo romanzo.
Oggi
conoscerete colei che ha dato vita al libro e ci ha donato un testo
meravigliosamente delicato e intenso.
Siete
pronti?
Bene!!
Allora iniziamo.
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Ciao
Sara!! Benvenuta nel mio piccolo blog, innanzitutto, complimenti per
il tuo testo e grazie per la sensibilità e delicatezza con cui hai
trattato il tema dell’obesità.
🔹 Questo è il tuo primo libro e a tal proposito volevo chiederti, perché hai scelto di parlare di un tema così delicato e al tempo stesso importante?
Credo
che lo scrittore, oggi più che mai, debba confrontarsi con temi
importanti. Abbiamo bisogno di parole che siano una cura. Non ti
nascondo che adoro scrivere romanzi d'amore, ma quante belle parole
sono state già scritte al riguardo? Tantissime, troppe! C'è invece
una realtà orfana di parole, lo scrittore ha il compito di riempire
questo vuoto ed essere testimone del suo tempo.
🔹 Qual
è stata la maggior difficoltà nel realizzare il libro?
Scendere
in profondità, capire veramente cosa nascondeva Paola dietro i suoi
chili di troppo. Entrare in contatto con il dolore e tirare fuori le
parole giuste, tirarle letteralmente fuori.
🔹 È
stato difficile, durante la stesura del testo, mettere da parte la
professionista per lasciare spazio alla donna?
Prima
di inziare a scrivere ho cercato di dimenticare me stessa ed ho
ascoltato solamente il personaggio che raccontava la sua storia. Solo
grazie a questo lavoro sono riuscita ad essere autentica, mettendo da
parte la professionista.
🔹 Perché hai scelto il diario, come forma narrativa, per questo testo?
Adoro
scrivere in prima persona, l'ho sempre fatto. Credo renda le emozioni
più vere e più forti, mi piace investire chi legge e lasciare un
segno nel suo animo. La lettura di un testo deve lasciarti stordito,
aprire un varco che permetta alle parole di entrare e sconvolgere
tutte le certezze.
🔹 Perché
si continua a pensare alla persone in sovrappeso, come persone
sempre allegre, libere e gioiose, legandole in questo modo a uno
stereotipo?
La
nostra società ci lascia credere che i beni di consumo, tra cui il
cibo, possano riempire il vuoto generato dalla povertà delle
relazioni umane che caretterizzano il nostro mondo occidentale. Del
resto, offrire un dolce è il modo più semplice, ma non per questo
giusto, per consolare qualcuno che amiamo e vederlo felice. La
felicità offerta dal cibo è proprio il risultato di questo
ragionamento: chi mangia è felice perchè pensa di sentirsi pieno,
soddisfatto, appagato. Forse è ancora più solo, ma solo uno sguardo
attento può capirlo.
🔹 Perché
è difficile considerare l’obesità come una malattia?
Siamo
la società del benessere, del consumo, dell'abbondanza, è molto
difficile credere che mangiare troppo sia un problema. Inoltre il
consumo eccesivo fa parte della nostra economia, sembra un paradosso,
non una malattia, e per questo motivo si diffonde come un'epidemia
nei paesi occidentali.
🔹 Cosa
rappresenta il cibo, per una persona obesa?
Sicuramente
è una bellissima ossessione, un incubo dolce e succulento, ma
soprattutto la più grande perdita di libertà e autonomia dell'uomo
moderno.
🔹 Perché
il cibo è considerato un migliore amico? Perché non giudica?
Il
cibo stimola il nostro cervello a produrre molecole della felicità,
esattamente come una banale droga. In un momento di grande difficoltà
emotiva il cibo diviene un grande amico di cui non si può fare a
meno. Inoltre il cibo buono si trova ovunque ed è accessibile per
tutti. Nel silenzio della proprio stanza, senza nessun testimone, si
può fingere la felicità molto bene.
🔹 Mangiare tanto vuol dire colmare un vuoto, lenire un dolore o tutte e due le cose?
Entrambe
le cose, nel vuoto si percepisce meglio la mancanza e il dolore. La
pienezza ci distrae da noi stessi, ci anestetizza.
🔹 Paola, la protagonista del tuo libro, affronta diversi momenti difficili, durante il percorso di cura. Nella tua esperienza lavorativa, quante persone hanno smarrito la strada, ritornando ad un’alimentazione sbagliata?
Il
problema non è smarrire la strada. Molte persone hanno paura dei
cambiamenti positivi e semplicemente scelgono di restare dove sono.
In fondo lasciare il proprio dolore è molto difficile perchè lo
conosciamo bene e sappiamo come affrontarlo. La felicità può essere
spaventosa per chi non l'ha mai provata!
🔹 È
più difficile affrontare il dolore e se stessi o diminuire
l’apporto di cibo?
Affrontare
il proprio dolore e le conseguenze del cambiamento.
🔹 Nel
libro affermi che la cura dipende da noi e sono pienamente d’accordo
con te, però mi chiedo: perché molto spesso i familiari e le
persone che ci sono intorno, sembrano non capire il momento
particolare che stiamo vivendo e piuttosto che sostenerci ci remano
contro? Hanno paura di scoprire e affrontare chi siamo realmente o
è il timore di non saper gestire i cambiamenti nella loro
quotidianità?
Quando
decidiamo di affrontare un percorso di questo tipo le persone
accanto a noi possono avere paura di non riconoscerci, di non poter
controllare il cambiamento. Del resto dimagrire cambia il nostro
corpo, e soprattutto il nostro modo di gestire le emozioni e le
relazioni generando timori e resistenze. La cosa importante è non
farsi influenzare dagli altri, ma restare fermi sul proprio percorso.
🔹 Nell’appendice del tuo libro scrivi: “…C’era bisogno di una voce che desse voce a tutte quelle donne che non ce la fanno a dimagrire. Parlo di donne, perché nelle mie esperienze sono le voci senza voce.”
Perché le donne sono sempre “le voci senza voce”?
I
fatti di cronica e la piaga sociale del femminicidio ci dimostrano
come oggi le donne sono le voci senza voce, le loro denuncie e
proteste infatti non trovano ascolto. La parola di una donna vale
ancora, purtroppo, un po' di meno della parola di un uomo. Mentre
negli Stati Uniti l'arrivo di Trump alla Casa Bianca ha risvegliato
le associazioni di donne e la lotta per i diritti, oggi in Italia
tutto rimane fermo e non c'è una vera mobilitazione nazionale per
contrastare la violenza sulle donne. Nel mio piccolo, spero di aver
risvegliato qualche coscienza.
🔹 Sono del parere che tutti dovrebbero leggere questo testo, soprattutto i ragazzi nelle scuole, cosa diresti per avvicinarli al tuo libro?
Direi
che tutti soffriamo, e che le parole più del cibo possono curare le
nostre ferite.
🔹 Prima
di concludere questa intervista, volevo conoscere la tua parola
preferita, quella che ti piace, ti rappresenta o ti regala
un’emozione particolare e perché.
Ritmo.
Tutto nella vita deve essere passione; quando fai una cosa devi
sentirne il ritmo. Credo che nascere il 16 agosto abbia lasciato
dentro di me un'incredibile voglia di cercare sempre il sole.
Grazie
di cuore per questo incontro scritto, per il tuo testo e per la
delicatezza delle tue parole.
Grazie
per la tua capacità di comprendere senza giudicare.
Grazie a voi lettori per averci seguito e tenuto compagnia.
Vi ricordo che il 4 aprile 2018, ci sarà la terza tappa del blogtour. Vi aspettiamo!!
(Marianna Di Bella)
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