lunedì 27 maggio 2024

Recensione: "L'albero delle albicocche" - Beate Teresa Hanika

 

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Titolo: L'albero delle albicocche

Titolo Originale: Das Marillenmädchen

Autrice: Beate Teresa Hanika

Editore: Piemme




Buongiorno lettori,

oggi vorrei condividere con voi una lettura che, purtroppo, mi ha molto delusa.

Vi è mai capitato di andare in biblioteca o in libreria, vedere un libro ed esserne immediatamente attratti? Leggete la quarta di copertina e capite subito che quel libro vi intriga e senza pensarci due volte lo prendete, per poi rivelarsi un romanzo al di sotto delle vostre aspettative?

Ecco, questo è il mio caso e il libro in questione è “L'albero delle albicocche” di Beate Teresa Hanika.

La storia è ambientata a Vienna, in una casa al cui interno, precisamente nel cortile, troneggia un bellissimo albero di albicocche, utilizzato, negli anni, non solo come luogo di riposo dove trascorrere lunghi pomeriggi di lettura e divertimento, ma anche per realizzare delle ottime marmellate grazie ai frutti che venivano raccolti dagli abitanti della casa.

Negli anni l'abitazione si è andata spopolando e l'unica persona ad esservi rimasta è un'anziana signora: Elisabetta Shapiro.

La donna per vivere e guadagnare qualcosa è costretta ad affittare alcune stanze a ragazze e studentesse. L'ultima affittuaria è Pola, una ballerina al Wiener Staatsballett, e non piace alla padrona di casa. Perché? Questo lo scopriremo andando avanti nella lettura, ciò che dovremmo sapere è che l'anziana donna ha alle spalle un passato drammatico e, nei momenti di solitudine, parla con le sorelle, nulla di strano se non fossero morte durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale. Cosa è accaduto? Come sono morte?

Tra salti temporali e chiacchierate si scoprirà che Elisabetta e la sua famiglia erano ebrei e che furono presi dalle SS. Purtroppo in quegli anni, molte persone facevano la spia ai nazisti, svelando la presenza di ebrei che vivevano in città, nel loro quartiere o come vicini di casa. Nessuno veniva risparmiato o graziato, nemmeno la famiglia Shapiro che venne presa e deportata, ad eccezione di Elisabetta che riuscì a fuggire.

Dove poteva scappare una ragazzina, da sola e senza soldi? Da nessuna parte, se non nel luogo che per lei rappresentava la sicurezza: la sua casa.

La nostra protagonista decide, così, di tornare indietro, nascondersi in casa e aspettare il ritorno dei genitori e delle sorelle. Anni di attesa in cui è costretta a convivere con il dolore per la perdita della famiglia e con i fantasmi delle sorelle e del loro passato. Chi erano? Cosa sognavano? È ciò che ci chiediamo ancora oggi pensando alle milioni di vite che sono state uccise con disprezzo e senza pietà dal regime nazista. Milioni di storie. Milioni di sogni. Milioni di esseri umani.

Cosa c'entra Pola in questa storia? Chi è e cosa nasconde?

La ragazza non è una semplice affittuaria, perché conosce molte cose del passato della donna, come ad esempio di Rachel, la sorella di Elisabetta. Perché? Come fa a sapere tutti quei particolari?

Un enigma che si svelerà con il proseguimento della lettura, io mi fermerò con il racconto perché altrimenti rischio di svelare troppo del romanzo e dei suoi segreti. Ciò che posso dire è che, nonostante la splendida copertina, una trama interessante con elementi apparentemente emozionanti, la lettura si è rivelata deludente.

Il romanzo l'ho trovato lento, confusionario e approssimativo. La trama è intrisa di sottintesi che, purtroppo, non vengono spiegati, anzi dobbiamo essere noi lettori a dover immaginare e intuire alcuni passaggi a volte cruciali per la comprensione della storia. Alcune cose vengono spiegate, ma in maniera superficiale e approssimativa, tanto da lasciarmi spesso confusa e frustrata perché avrei gradito una spiegazione in più che mi aiutasse a comprendere meglio non solo il contesto, ma anche tutta la trama e i personaggi coinvolti.

Le voci narranti sono due: Elisabetta e Pola. Voci che si alternano nella narrazione in capitoli diversi, fin qui nulla di strano, considerato che molti autori utilizzano questo metodo per far conoscere la storia da diversi punti di vista e per comprendere meglio i comportamenti e i pensieri dei personaggi. Ciò che mi ha infastidita è che i capitoli in cui è protagonista Elisabetta sono narrati in prima persona, mentre quelli dedicati a Pola sono narrati, invece. in terza persona. Questo mi ha destabilizzata e reso la lettura ostica e poco fluida.

Altro particolare che non ho gradito, sono stati i continui salti temporali presenti all'interno dello stesso capitolo e nella stessa pagina, tanto da creare confusione nella fluidità della narrazione e nel riuscire a comprendere chi stesse parlando e con chi, in quale epoca e periodo. Questo continuo saltare tra passato e presente reca con sé una serie di avvenimenti che si intrecciano tra di loro senza una connessione logica, temporale e narrativa.

Per tutta la durata della lettura ho avuto sempre la sensazione che la trama fosse un grande puzzle da ricostruire, composto da pezzi creati male, spesso non coincidenti tra di loro, rivelando, alla fine, una storia imprecisa, confusionaria, non coinvolgente, fredda e distaccata, infatti, non sono mai riuscita a creare un legame empatico con le protagoniste e con le loro vicende personali.

Peccato perché la trama e gli elementi emozionanti per creare una bella storia c'erano tutti ma, all'atto pratico, per me non ha funzionato e l'ho trovato molto deludente.

Naturalmente questo è solamente il mio parere personale. Come sempre lascio a voi la scelta se leggerlo o meno.

Buona lettura!!



Marianna Di Bella


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