venerdì 17 maggio 2024

Recensione: "Il treno degli orfani" - Gill Thompson

 

il treno degli orfani, ebook, recensione, seconda guerra mondiale
Titolo: Il Treno degli Orfani

Titolo Originale: The Orphans of the Train

Autrice: Gill Thompson

Editore: Newton Compton Editori



Hamilton, Scozia. 1939

In un venerdì, apparentemente tranquillo, Kirsty sta aspettando il ritorno del padre. L'uomo è un minatore e lavora nei pozzi di Hamilton, dove si estrae il carbone. Un lavoro pericoloso e precario che agita la ragazza. Ha paura per il padre, l'unico genitore che le è rimasto dopo la morte della madre. È una ragazza tranquilla, lavora, ama nuotare e da grande vorrebbe diventare un'istruttrice.

Nuotare rappresenta per lei una fonte di benessere, perché la rallegra e l'aiuta a placare le ansie, le preoccupazioni, il cattivo umore e le arrabbiature.

Nuotare cura il suo corpo e la sua anima.

Più nuotava, più i brutti pensieri e il dolore affiorano alla coscienza per essere trascinati via dalla corrente”

(citazione tratta dal testo)

I suoi sogni, purtroppo, verranno spezzati da una terribile tragedia che di lì a poco, sconvolgerà la sua giovane esistenza.

A causa di un grave incidente, Kirsty perde il padre e rimane orfana. Non ha più nessuno su cui contare. Nessuno da amare. È completamente sola.

Il dolore è profondo e devastante. Troppo, per una ragazzina di 14 anni. Ogni angolo di strada, ogni negozio le ricorda il padre. Così, quando il reverendo Murray le propone un lavoro come assistente cuoca presso la Casa delle ragazze a Budapest, Kirsty accetta. Andare via in un posto dove nessuno la conosce e non sa nulla di lei, probabilmente è la soluzione migliore per lenire e sopportare il dolore.

La direttrice dell'istituto è Jean Mathison, una donna gentile, confortevole e autorevole al tempo stesso. La donna è sempre pronta ad aiutare il prossimo in difficoltà, ama profondamente il suo lavoro e si prende cura di ogni ragazza presente nel suo istituto. Un complesso che ospita molte allieve cattoliche ed ebree; proprio queste ultime destano la sua preoccupazione più grande, perché la situazione politica e storica è allarmante. La Seconda Guerra Mondiale è scoppiata da poco e incombe in maniera devastante sui destini di milioni di esseri umani.

Quando Kirsty e Jean si conoscono vanno subito d'accordo, sono entrambe orfane e sono straniere in un territorio pericoloso. Certo, l'Ungheria si è dichiarata neutrale, ma i venti di guerra, la violenza e l'aumento dell'antisemitismo aleggiano in tutta la nazione.

La Casa delle ragazze, per ora è una bolla di tranquillità dove Kirsty può iniziare una nuova vita, lenendo il suo dolore e instaurando nuove amicizie che diventeranno fondamentali per la sua crescita interiore. Jean sarà la sua guida, una figura materna che le insegnerà molto, in particolare a prendersi cura degli altri in maniera incondizionata, perché un gesto di solidarietà è un balsamo per la propria anima.

Kirsty si affeziona, inoltre, a un'allieva dell'istituto: Anna. Una ragazza ebrea che diventerà presto un'amica, una confidente, una sorella. Un rapporto profondo che verrà messo a dura prova dalla guerra. Ma Kirsty non ha alcun dubbio, qualsiasi cosa accada lei starà accanto alla sua amica e alla sua famiglia. Infatti, quando anche l'Ungheria entrerà in guerra e i tedeschi invaderanno Budapest, Kirsty sarà al fianco di Anna.

Cosa accadrà alle due ragazze? Si salveranno?

Vi consiglio di continuare la lettura, perché ciò che vi ho raccontato finora è solo una piccolissima parte della storia. Al suo interno ci sono molti avvenimenti che si succedono e influiscono in maniera profonda nella vita di Kirsty e degli altri personaggi.

Eventi tragici che sono realmente accaduti. Come ad esempio, i bombardamenti, la presenza del partito delle Croci Frecciate, che voleva preservare la razza pura ungherese con episodi di estrema violenza; oppure la crudele fucilazione degli ebrei sulle rive del Danubio, oggi commemorato dal monumento “Scarpe sulla riva del Danubio”.

Un avvenimento, quest'ultimo, che mi ha profondamente commossa durante la lettura, e vedere la foto in Rete è stato di forte impatto emotivo. Un tragico episodio che non dimenticherò facilmente.

Gill Thompson, non ha utilizzato solo episodi realmente accaduti, ma ha inserito anche persone realmente vissute che si sono prodigate per salvare il maggior numero di esseri umani, a scapito della propria vita, come ad esempio Carl Lutz, Raoul Wallenberg e Arthur Weiss.

Anche per le tre protagoniste, l'autrice si è ispirata a tre donne realmente esistite.

Éva Székely, per il personaggio di Anna, una nuotatrice ebrea che durante la Seconda Guerra Mondiale venne estromessa dalla squadra di nuoto locale.

Helen Orr Gordon, ha ispirato il personaggio di Kirsty, una nuotatrice che, in quanto donna, poteva allenarsi in piscina solamente 20 minuti.

Infine, Jane Haining che ha ispirato la figura di Jeane. L'unico personaggio, la cui storia all'interno del romanzo, aderisce perfettamente a quella della vera Jane. Ma non vi dirò nulla riguardante la storia di ogni personaggio presente nel libro, perché potrei rischiare di svelare troppo della trama e dell'epilogo, togliendovi il piacere di scoprire un romanzo gradevole e coinvolgente.

La lettura è fluida e interessante. Il libro mi conquistata sin dalle prime pagine con la storia drammatica di Kirsty e la perdita del padre. Le descrizioni delle miniere, dell'incendio e, in particolare, il momento in cui i parenti delle vittime si raccolgono davanti all'entrata della miniera per scoprire il destino dei propri cari, mi ha dolorosamente colpita nell'anima. Quel senso di angoscia e sospensione che si respira insieme al fumo, ti entrano dentro e ti lasciano riflettere profondamente sulla sicurezza nel lavoro, sulla pericolosità e la precarietà della vita.

Le descrizioni presenti nel libro, sono attente e particolari senza però eccedere nella drammaticità degli eventi. L'autrice non oltrepassa mai il limite, al contrario è particolarmente rispettosa del dolore e delle ferite fisiche e psichiche; le descrive sempre in maniera misurata e rispettosa e devo essere sincera, l'ho apprezzato molto. All'inizio pensavo che ci volesse un impatto emotivo più forte nelle descrizioni, invece, durante la lettura, mi sono resa conto che, pur con delicatezza, alcuni argomenti ti entravano dentro, centrando l'obiettivo: colpire l'anima del lettore lasciandolo riflettere sulla vita, la morte e la solidarietà.

I personaggi sono ben costruiti, ognuno con una profondità psicologica. Ho amato, in particolare, le figure di Jeane e Kirsty. Jeane è il personaggio che più di tutti fa riflettere il lettore su quanto sia importante aiutare l'Altro. È l'unica che non si arrende, portando avanti il suo obiettivo: proteggere quante più allieve le è possibile a scapito della propria esistenza.

Kirsty è l'altro personaggio che ho apprezzato molto, all'inizio del testo è un'adolescente immatura, per alcune questioni, costretta ad affrontare un dolore più grande di lei. Nel corso del romanzo e degli anni che si succedono nella storia, la vedremo crescere, maturare e diventare ogni giorno psicologicamente più forte. Non si arrende mai e si aggrappa tenacemente ad ogni filo di speranza che le viene concesso; è lei che trascina e sorregge Anna, quando la vede cedere psicologicamente.

“Custodì quella piccola scintilla di speranza come un prezioso tesoro in fondo alla mente per farlo riaffiorare ogni volta che si sentiva scoraggiata”

(citazione tratta dal testo)

La storia di Kirsty, Jeane e degli altri personaggi sono un insegnamento e una luce che fa sperare ancora nell'umanità delle persone. Un umanità che, osservando i fatti odierni, sembra che si stia nuovamente perdendo.

Unica pecca che ho percepito nel romanzo, sono le innumerevoli occasioni di salvezza che si presentano ad Anna e Kirsty, mi sono sembrate eccessive e inserite di proposito per far conoscere alcuni fatti realmente accaduti. Altro elemento che non ho apprezzato sono i capitoli finali. Personalmente avrei interrotto la storia con la liberazione di Budapest e non sarei andata oltre; non avrei inserito un altro periodo storico che, secondo me, richiedeva un capitolo, anzi no, una storia più approfondita e studiata.

In questo romanzo il bene e il male si inseguono costantemente insieme all'amore, la speranza, il dolore, la perdita e la rinascita emotiva e psicologica.

Siamo due orfane su un treno. Nelle nostre vite ne abbiamo già viste tante e supereremo anche questo momento difficile.”

(citazione tratta dal testo)

Un libro che fa riflettere e che vi consiglio di leggere.

Buona lettura.


Marianna Di Bella


 (Gifted by) Ringrazio la Casa Editrice per la copia del libro

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