Autrice: Renata Viganò
Editore: Einaudi
Ci sono dei libri che lasciano un segno indelebile nella nostra anima e nella nostra cultura, affrontando tematiche importanti, riportando alla luce un periodo storico che, purtroppo, molti decidono deliberatamente di ignorare, relegandolo in fondo al cassetto della memoria. Una memoria, in questo caso, storica, che invece non può e non deve essere dimenticata, perché ignorare il passato, vuol dire dimenticare chi siamo, da chi veniamo, cosa abbiamo perso e cosa abbiamo conquistato.
Dimenticare il passato vuol dire dimenticare noi stessi e la nostra Storia.
“L'Agnese va a morire” di Renata Viganò è un testo intenso che tutti dovrebbero leggere per comprendere un periodo storico che è stato di vitale importanza per la liberazione del nostro Paese dal nazi-fascismo. Un libro che ricorda e rende onore a tutti i partigiani e le partigiane che, con il loro coraggio, i loro ideali e le loro vite hanno lottato perché l'Italia fosse libera, perché noi, cittadini del futuro, fossimo liberi di pensare. Liberi di vivere.
Quando ho deciso di leggere libri riguardanti il periodo storico della Resistenza, la mia scelta è caduta proprio sul testo di Renata Viganò, un libro che, ahimè, non avevo ancora letto. Mi è bastato leggere il primo capitolo per ritrovarmi immersa in un romanzo bello e intenso. Un libro che mi ha conquistata, emozionata e mi ha permesso di osservare da vicino il merito dei partigiani e la figura emblematica di Agnese.
Siamo nel settembre del 1943 e l'Italia ha firmato l'armistizio. Questo, però, non ha posto la fine della guerra ma solo l'inizio di un'occupazione pericolosa e mortale.
Agnese vive nel suo paesino, insieme al marito malato. La sua vita è ordinaria e scandita da semplici attività: il lavoro di lavandaia e il prendersi cura del marito. Agnese è una donna semplice, non ha idee politiche, non ha grandi ambizioni e non si è mai posta al centro della sua esistenza.
Un giorno, però, la sua ordinarietà viene stravolta, perché i tedeschi si presentano a casa per prelevare il marito e obbligarlo ai lavori forzati. A loro non interessa che sia malato, hanno bisogno di forza lavoro e non si fermano neanche davanti a persone anziane e malate. Perseguono il loro obiettivo ad ogni costo.
Agnese, rimasta sola, continua a lavorare e sperare che il marito torni a casa. Una sera si presentano alcuni amici del marito e capisce che l'uomo, oltre ad avere delle idee politiche ben definite, probabilmente collaborava con la Resistenza. Agnese si offre di aiutare, dando così il suo contributo alla causa. La sua collaborazione diventa sempre più costante, esegue gli ordini con disciplina e semplicità. Mette il bisogno e l'interesse degli altri sempre al primo posto, relegando se stessa ai limiti della cornice della sua esistenza. Questa sua insicurezza la porta spesso a dubitare di sé, ha timore di non fare abbastanza e di sbagliare mettendo in pericolo gli altri.
Non si rende conto che, invece, più il tempo passa e più diventa sempre più importante per il gruppo. Fa da staffetta, si occupa del recupero delle armi e degli alimenti, cucina e accudisce ogni singolo ragazzo, diventando in poco tempo una figura materna. I mesi passano, il fisico si stanca ma la sua mente si fa sempre più agile ed organizzata, esponendola però, in questo modo, al pericolo e....a una storia che vi invito a leggere e scoprire se ancora non lo avete fatto.
“L'Agnese va a morire” 'è un libro che ho amato in ogni sua sfumatura, donandomi la bellezza di una storia intensa, forte e difficile da dimenticare.
Quando ho iniziato la lettura non sapevo cosa avrei trovato e quali emozioni avrei vissuto, però per tutto il tempo c'è stata una domanda che mi ha bonariamente assillata. Una domanda posta da Sebastiano Vassalli nella sua prefazione al testo
“Cos'è l'Agnese? Ebbene, che a questa domanda ognuno cerchi di rispondere come può e come vuole.”
(citazione tratta dal testo)
Devo ammettere che, inizialmente, credevo di non essere in grado di rispondere, ma giunta alla fine del testo ho capito di aver trovato la mia risposta. Giusta o sbagliata, è la mia risposta, anzi la mia modesta e personale opinione.
L'Agnese è lei stessa il romanzo, ma per me è il simbolo di quegli anni. Il simbolo della Resistenza. Lei è l'esempio e la testimonianza di ciò che accadeva tra le montagne, nei boschi e nei paesi occupati dalle forze naziste. È il simbolo di quel gruppo di uomini e donne che non si sono mai arresi di fronte alla presenza dei tedeschi e all'occupazione del proprio paese. Hanno lottato, mettendo a repentaglio la propria vita pur di cacciarli dal proprio territorio, sabotando ogni loro attività, attaccando ogni convoglio e ogni truppa. Hanno vissuto nella solitudine, nascondendosi e vivendo da emarginati. Spesso venivano aiutati dagli abitanti della propria zona di azione ma, venivano anche traditi e questo li costringeva a non fidarsi di nessuno e ad avere continuamente paura. Hanno dato la loro vita per la Libertà. Una libertà sognata, combattuta e vinta. Una libertà a cui le nuove generazioni sono talmente abituate da non comprendere che ciò che loro pensano gli sia dovuto, non è così. La libertà che stiamo vivendo è un diritto che non si acquisisce per nascita, ma è stato conquistato con spirito di sacrificio da uomini e donne che hanno lottato per raggiungerla. Hanno dato la loro vita perché noi potessimo vivere liberi e, dimenticare il passato e il loro contributo è un oltraggio al loro sacrificio e alle loro esistenze. È importante ricordare e onorare i partigiani, perché il loro contributo ha segnato le nostre vite e tutelato i nostri diritti.
“Potrete dirlo, quello che avete patito, e allora tutti ci penseranno prima di farne un'altra di guerra.”
(citazione tratta dal testo)
L'Agnese è il simbolo e l'esempio che non occorreva avere per forza una fede politica ben radicata per essere un partigiano, perché spesso bastava la voglia e il coraggio di lottare per cacciare il nemico comune e riconquistare la propria libertà
Renata Viganò ha posto tra le nostre mani un dono di inestimabile valore. Una romanzo e una testimonianza vitali per la nostra memoria storica. Lei stessa è stata una partigiana e ha vissuto tra quegli uomini e quelle donne che hanno contribuito alla liberazione dell'Italia. In questo romanzo ha dato voce e testimonianza di ciò che avveniva nelle bande partigiane, la loro organizzazione, le loro azioni, ma anche il modo di agire, pensare e regolarsi per procedere nelle loro azioni.
L'autrice ha, inoltre, conosciuto la vera Agnese e in questo testo, ne ha riportato parte della sua memoria, in particolare il coraggio che l'ha guidata fino alla fine. Una donna che ha continuato a perseguire i suoi compiti anche quando il peso del dolore per la perdita dei propri compagni, diventa sempre più pesante e sfiancante, gravando sul fisico e sull'animo. Lei, come ogni partigiano, ha continuato a lottare senza indietreggiare mai...neanche di fronte alla morte.
“L'Agnese va a morire” è un libro che deve essere letto per preservare la nostra memoria storica. Ad 80 anni dalla Liberazione dell'Italia è importante leggere i testi sulla Resistenza, non solo per comprendere ma anche ridare voce e vita a ogni singolo partigiano. Onorando uomini e donne che con le loro gesta eroiche hanno conquistato la Libertà.
Io non dimentico.
Non voglio dimenticare, e questo libro mi ha regalato emozioni, sensazioni e molti spunti di riflessione da cui trarrò ancora più forza per andare avanti seguendo i miei valori e ideali. Lottando ogni giorno per preservare i miei diritti e quelli degli altri.
Marianna Di Bella
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