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mercoledì 22 gennaio 2020

Recensione: "Mathilda" - Mary Shelley

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Titolo: "Mathilda"
Autrice: Mary Shelley
Editore: Darcy Edizioni





1819.
In un'ampia e isolata brughiera è situato un piccolo cottage abitato da una giovane donna trasferitasi anni prima perché desiderosa di vivere sola e lontana dal resto del mondo. Lei è Mathilda, la nostra protagonista, una ragazza che ha scelto volontariamente la solitudine, allontanando qualsiasi compagnia. Tiene tutti lontani dalla sua vita, farli avvicinare troppo vorrebbe dire entrare in confidenza rischiando di far trapelare un segreto orribile, doloroso e angosciante che custodisce nel suo cuore e nella sua anima.

“Chi può essere più solitario anche in mezzo alla folla, di colui la cui storia e i sentimenti continui e i ricordi che ne derivano sono ignoti a qualsiasi anima vivente? C'era un orrore troppo profondo nel mio racconto per confidarlo. Ero sulla terra l'unica depositaria del mio segreto. Potevo dirlo ai venti e alle deserte brughiere, ma mai ai miei simili, né a parole né con sguardi dare credito alla più piccola congettura sulla terribile realtà, dovevo ritirarmi prima dagli sguardi dell'uomo per timore che leggere la colpa di mio padre nei miei occhi vitrei: dovevo tacere per timore che la mia voce incerta tradisse inimmaginabili orrori.”
(citazione tratta dal testo)

Arriva un momento nella vita in cui bisogna fare i conti con il proprio passato, affrontando il dolore e la paura che tengono in ostaggio la nostra esistenza e per Mathilda è giunto quel momento.
La donna non sta bene, sta per morire e questa condizione la mette di fronte a se stessa decidendo di svelare ciò che porta con sé, a colui che rimane ed è il suo unico e vero amico. L'unica persona a cui ha permesso di entrare nella sua vita, accostandosi alla sua anima e al suo cuore, riponendo in lui fiducia e rispetto. Mathilda decide così di scrivere una lunga lettera in cui racconta la sua vita fatta di dolore, tormento e vergogna.
La giovane donna non ha mai conosciuto la mamma, morta dandola alla luce, questo evento drammatico ha segnato profondamente la sua esistenza e quella della sua famiglia, infatti, il padre non riuscendo a superare il dolore per la perdita dell'amata e adorata moglie, abbandona la figlia alla sorella e parte, girando per il mondo senza una meta o destinazione precisa. L'uomo vuole fuggire dal dolore che lo sta consumando e crede che allontanarsi dalla sua casa, dalla figlia e dalla famiglia possa aiutarlo a mitigare il suo lutto.
Mathilda cresce con la zia, una donna fredda e scostante che, purtroppo, non le regalerà l'amore e l'affetto che merita ogni bambino. La ragazza cresce, così, nella solitudine ma tutto sommato è felice. Intorno ai 16 anni il padre torna nella sua vita e questo la riempie di immensa gioia. I due cercheranno non solo di costruire un rapporto genitore/figlia ma anche di recuperare il tempo perduto, facendo progetti, confidandosi, creando un legame, fino a quando qualcosa non cambia in maniera drastica e drammatica le loro esistenze.
La forte somiglianza della ragazza con la defunta madre, spinge il padre a provare molto più di un semplice affetto tra padre e figlia, insinuandosi in lui un sentimento perverso, sbagliato e...qui mi fermo perché il racconto è molto breve e continuare vorrebbe dire svelarvi tutta la storia, e sarebbe un peccato perché mi piacerebbe che scopriste da soli il resto della trama.
Quindi mi fermo qui, ma voi prendete il libro e immergetevi tra le sue pagine, lasciandovi catturare dalle parole di una grande autrice: Mary Shelley. La donna ha scritto con maestria e bellezza, un romanzo tormentato e doloroso. Un testo sconosciuto e rimasto inedito per molti anni ma che, fortunatamente, riscopriamo e apprezziamo grazie al lavoro di alcune e interessanti case editrici.
Il romanzo è breve e scritto in prima persona creando, in questo modo, una confidenza intima e personale tra la protagonista e il lettore, perché leggere i pensieri e i sentimenti della ragazza crea un legame empatico e profondo, aiutando il lettore a immedesimarsi nel suo tormento e a comprendere al meglio la sua storia e il suo dramma. L'autrice tratteggia perfettamente il lato emotivo e psicologico di Mathilda facendo emergere quel senso di colpa che l'accompagnerà per il resto dei suoi giorni.

“Mi credevo contaminata dall'amore innaturale che avevo ispirato e che ero una creatura maledetta e bandita dalla natura.”
(citazione tratta dal testo)

Bellissime le descrizioni dell'ambiente e della natura circostante. Una natura bella, piena di luce e sole quando evidenziano i momenti di grande felicità, serenità e libertà della ragazza, per cambiare completamente e trasformarsi in un ambiente opprimente, ostile, selvaggio e cupo sottolineando il momento di grande drammaticità, dolore e tragedia. Una variazione che segna, inoltre, il cambiamento del ritmo narrativo e della storia, creando nel lettore quel senso di angoscia che vive la ragazza.
Mary Shelley riversa in questo romanzo molti elementi autobiografici, scritto in un periodo doloroso della sua vita, dopo aver perso il marito e i figli, due lutti che hanno segnato la sua anima e le pagine del testo facendo emergere la sofferenza dell'animo umano. L'autrice dà voce alla propria anima tormentata e al dolore, rivelando la sua profondità spirituale, dopotutto la donna non ha paura di esprimere se stessa, le sue emozioni, sensazioni, i suoi sentimenti e il senso di angoscia e tormento che prova. In questo testo, infatti, affronta un tema inusuale e inedito per l'epoca. Un tema scottante. L'amore perverso e malato di un padre verso la propria figlia ma anche la ricerca della morte come salvezza della propria anima.
Se avete letto Frankestein non potete rimanere indifferenti di fronte a questo racconto. Due romanzi diversi per storia e personaggi, ma profondi nei temi trattati e nelle riflessioni che lasciano nell'animo del lettore. Un classico che vi consiglio di leggere e scoprire.

“Solo nella solitudine sarò me stessa...”
(citazione tratta dal testo)

Buona lettura!!


(Marianna Di Bella)
  


(Gifted by) Ringrazio la traduttrice per la copia del libro.

lunedì 25 novembre 2019

Recensione: "L'Arminuta" - Donatella Di Pietrantonio

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Titolo: L'Arminuta
Autrice: Donatella Di Pietrantonio
Editore: Einaudi



Perdere i propri punti fermi, da un momento all'altro, senza un'apparente motivazione.
Confusi e storditi ci si guarda intorno cercando di capire cosa è accaduto e, soprattutto, dove stiamo andando. Non sappiamo cosa fare, fermi in un limbo in cui non riconosciamo niente e nessuno, neanche noi stessi. Ci sentiamo soli, sperduti in un mondo più grande di noi. Un mondo che non ci rappresenta. Sentiamo di non appartenere più a nulla e nessuno, senza un'identità, una famiglia, in bilico tra passato e presente, tra chi eravamo e chi siamo...tra identità e oblio.
La nostra protagonista ha solo 13 anni quando, un giorno del 1975, la sua vita viene completamente e inesorabilmente stravolta. Un ragazzina normale, con una vita normale, tranquilla e serena. Una vita scandita dalle lezioni scolastiche, corsi di danza e nuoto, all'interno di un famiglia benestante che l'ama profondamente...fino a quando, nella maniera più brutale e scioccante che le possa capitare, non viene condotta e “riconsegnata” a quella che è la sua vera famiglia, scoprendo in questo modo che coloro che ha sempre considerato i suoi genitori erano in realtà lontani parenti. Per una serie di motivazioni incomprensibili, la ragazzina viene ricondotta come un pacco postale alla sua famiglia biologica. Una famiglia povera composta da numerosi fratelli, dove ogni giorno si lotta per la sopravvivenza e per il cibo. Dove vige la legge del più forte, dove la violenza è quotidianità e ognuno deve darsi attivamente da fare all'interno del nucleo familiare.

“Io non conoscevo nessuna fame e abitavo come una straniera tra gli affamati. Il privilegio che portavo dalla vita precedente mi distingueva, mi isolava nella famiglia. Ero l'Arminuta, la ritornata. Parlavo un'altra lingua e non sapevo più a chi appartenere...”
(citazione tratta dal testo)

In poco meno di un giorno la sua vita viene stravolta, catapultata in una realtà che la stordisce e la mette di fronte al dolore, non solo di non riconoscersi in nessuno membro familiare, ma di sentirsi abbandonata per la seconda volta e, soprattutto, di non sapere più chi è...non avere più un'identità.

“Restavo orfana di due madri viventi. Una mi aveva ceduta con il suo latte ancora sulla lingua, l'altra mi aveva restituita a tredici anni. Ero figlia di separazioni, parentele false o taciute, distanze. Non sapevo più da chi provenivo...”
(citazione tratta dal testo)

Come può una ragazzina affrontare quel doppio senso di rifiuto e abbandono da parte di una madre adottiva che non la vuole più, e un'altra che non conosce e l'ha abbandonata quando aveva pochi mesi? Come ritrovare se stessa se tutto ciò che la circonda non la rappresenta? Come sopravvivere all'interno di una famiglia completamente estranea e anche un po' ostile? Cosa si nasconde dietro tutta questa storia, apparentemente incomprensibile? Dov'è la verità? È ciò che la nostra protagonista cerca di scoprire e comprendere con tutta se stessa. Ha bisogno di capire, di fare chiarezza nella sua vita per riuscire superare la situazione, trovando un punto di equilibrio per sopravvivere e andare avanti. Un punto di equilibrio che, inaspettatamente, riceverà proprio all'interno di quella famiglia sconosciuta, grazie al rapporto con la sorella Adriana che l'aiuterà, con il suo carattere, vero, schietto e sfrontato, a salvarsi. Una sorella che sarà un faro, pronta a illuminare il suo nuovo percorso di vita, donandole sostegno, punti fermi e amore.

“(...) Mia sorella. Come un fiore improbabile, cresciuto su un piccolo grumo di terra attaccato alla roccia. Da lei ho appreso la resistenza.
(….)
Nella complicità ci siamo salvate.”
(citazione tratta dal testo)

Per capire come la nostra protagonista scoprirà la verità e come si evolveranno i rapporti con la nuova e vecchia famiglia vi consiglio di proseguire la lettura di questo splendido romanzo di Donatella Di Pietrantonio.
Una storia triste, intensa, commovente ed emozionante in grado di scuotere ogni lettore nel profondo della propria anima. Un romanzo che affronta tematiche importanti come: la maternità, la miseria umana, l'amore imperfetto, il degrado sociale, il senso di appartenenza e l'identità che, sapientemente mescolati e legati alle parole delicate e vere di Donatella Di Pietrantonio, ci restituiscono un romanzo intenso in grado di colpire come un pugno nello stomaco. Presentandoci un quadro sociale interessante con molte tematiche serie su cui riflettere con attenzione.
La storia è narrata in maniera cruda senza fronzoli per abbellirla, l'autrice ha cercato di renderla il più possibile vera e aderente alla realtà, grazie anche ai dialoghi scritti in dialetto e italiano che rendono la storia più credibile.
La lettura è scorrevole, coinvolgente al punto da avvertire sulla nostra pelle quel senso di disperazione che vive la nostra piccola protagonista, percependo il suo senso di smarrimento, estraneità e solitudine all'interno di una famiglia e una realtà sociale a lei completamente sconosciute e in cui non riesce a riconoscersi.
La scrittura è intensa, cruda, essenziale, attenta e misurata e con un pizzico di delicatezza e sensibilità con cui l'autrice riesce a raccontare episodi forti, donandoci punti di riflessione importanti..
I personaggi sono tutti ben delineati e costruiti, in modo particolare la protagonista e sua sorella Adriana, che per me è il personaggio che ha più personalità e forza scenica grazie al suo carattere vero, semplice e diretto. Un punto fermo per l'Arminuta e per noi lettori, perché sarà lei che, inaspettatamente, le regalerà la forza per andare avanti e lottare per quell'identità che si è andata sgretolando. Mentre, la protagonista rappresenta la tenerezza, la sofferenza ma anche la forza e la determinazione nel sapere la verità. Una protagonista di cui non conosceremo mai il nome, come se si volesse evidenziare in maniera netta e forte questa sua non appartenenza, negandole l'identità narrativa.
Donatella Di Pietrantonio riesce con le sue parole a creare una storia meravigliosa in grado di coinvolgere il lettore in ogni frase o pagina, affrontando con fermezza e sensibilità tematiche forti e interessanti.

“Nel tempo ho perso anche quell'idea confusa di normalità e oggi davvero ignoro che luogo sia una madre. Mi manca come può mancare la salute, un riparo, una certezza. È un vuoto persistente, che conosco ma non supero. Gira la testa a guardarci dentro. Un paesaggio desolato che di notte toglie il sonno e fabbrica incubi nel poco che lascia. La sola madre che non ho mai perduto è quella delle mie paure.”
(citazione tratta dal testo)

“L'Arminuta” è un romanzo poetico, intenso, delicato e mai banale che vi consiglio di leggere e scoprire, lasciandovi affascinare dalla protagonista e da sua sorella Adriana, che con la loro forza, sincerità, e con un rapporto nato in maniera inconsueta e imprevedibile, sapranno conquistarvi e legarvi a loro.
Un romanzo forte come gli schiaffi della vita, commovente come le lacrime che rigano le guance della protagonista, vero come Adriana, destabilizzante come la nuova vita dell'Arminuta.
Un romanzo da leggere, amare e custodire.
Buona lettura.



(Marianna Di Bella)

giovedì 19 settembre 2019

Recensione: "Eleanor Oliphant sta benissimo" - Gail Honeyman

libro, mdb, recensione, libri il nostro angolo di paradiso, cicatrice, dolore
Titolo: "Eleanor Oliphant sta benissimo"
Titolo Originale: "Eleanor Oliphant is Completely Fine"
Autrice: Gail Honeyman
Editore: Garzanti



Ci sono esperienze che segnano la nostra esistenza, spesso in maniera irreversibile. Lasciando cicatrici che segnano la nostra anima, ricordandoci cosa abbiamo subito ma, soprattutto, cosa abbiamo affrontato per essere le persone che siamo diventate. Percorrendo strade difficili, irte di ostacoli da superare. Purtroppo, non sempre si è pronti e disposti ad affrontare il passato. Non sempre si è disposti ad accettare il dolore che si cela dietro le nostre ferite. Ma basta un piccolo inizio, un passo in avanti, uno sguardo diverso per renderci conto della bellezza, dell'amore e dell'affetto che ci circondano e che non vedevamo perché non eravamo pronti a vedere oltre la superficie, accettando noi stessi.
Accettare le cicatrici e convivere con la sofferenza. Eleanor sa bene cosa vuol dire convivere con le sue cicatrici. Quelle che deturpano il suo volto e, spesso, sono oggetto della curiosità degli altri. Ma lei è abituata agli sguardi curiosi degli altri e non ci fa caso, o almeno così afferma o forse tenta di convincere se stessa?
Le sue cicatrici sono il segno di un passato che non ricorda. La sua mente ha archiviato il tutto in un angolo remoto della sua memoria dimenticando ogni evento doloroso.

“Sul mio cuore ci sono cicatrici altrettanto spesse e deturpanti di quelle che ho in viso. So che ci sono. Spero che resti un po' di tessuto integro, una chiazza attraverso la quale l'amore possa penetrare e defluire. Lo spero...”
(citazione tratta dal testo)

Eleanor vive sola, lavora come contabile in un'agenzia di grafica e design. È ironica, sarcastica, schietta, non ha filtri e dice sempre quello che pensa. Non è abituata a interagire con gli altri e non si adatta facilmente alle comuni regole di interazione sociale e convenzionali, per questo non lega molto con i colleghi in ufficio e con le altre persone.
La sua vita scorre monotona, seguendo un ritmo abitudinario scandito da giornate fatte di lavoro, casa, letture serali e cene diverse a seconda del giorno della settimana. Il mercoledì riceve la telefonata della madre dal carcere, una donna che critica e denigra ogni aspetto della figlia, facendola vivere, sin da quando era piccola, nella perenne insicurezza di se stessa e del suo aspetto fisico. Il fine settimana, invece, si concede della vodka, con cui cerca di zittire quella vocina interiore che le chiede aiuto e attenzione.

“Il dolore è facile, il dolore mi è familiare. Mi rifugiai nella stanzetta bianca che c'è nella mia testa, quella del colore delle nuvole. Sa di cotone pulito e di coniglietto. L'aria lì è di un pallido rosa confetto e si sente una musica dolcissima.”
(citazione tratta dal testo)

Cosa è accaduto a Eleanor?
Cosa si nasconde nel suo passato?
Come si è procurata le cicatrici che rovinano il suo volto?
Cosa accade quando l'amore, l'affetto e l'amicizia arrivano in maniera inaspettata nella sua vita?

Accade che Eleanor inizierà a cambiare impercettibilmente...piano piano...riscoprendo l'amore per sé e per gli altri. Scoprirà e apprezzerà i piccoli gesti di tenerezza che sfioreranno la sua anima delicata e sofferente. Permetterà al suo passato di riemergere dal profondo della sua anima, affrontandolo definitivamente.

“Le feci un sorriso. Per due volte in un giorno ero stata oggetto di ringraziamenti e sguardi calorosi. Non avrei mai sospettato che qualche piccola azione potesse suscitare reazioni così sincere e generose. Sentii un piccolo bagliore dentro di me – non un incendio, ma più una specie di piccola fiammella costante.”
(citazione tratta dal testo)

Il suo sarà un percorso lento, spesso doloroso, con punte di ironia che ci permetteranno di conoscere e apprezzare la donna. Sì, perché leggere questo romanzo, vuol dire conoscere un'anima pulita, sofferente, che seppur nella sua stravaganza, atipicità e insofferenza verso gli altri, saprà farsi amare da noi lettori. Regalandoci la sua visione strana e sagace del mondo, insieme a momenti di battute e frasi ironiche che ci lasceranno, a volte perplessi, altre volte con il sorriso sulle labbra.
Eleanor è un personaggio che ameremo e apprezzeremo grazie alla scrittura dell'autrice Gail Honeyman che l'ha resa vera agli occhi del lettore. Descritta perfettamente, in modo particolare, la parte psicologica che ho trovato completa e perfettamente in sincrono con il personaggio e la trama. Con le sue descrizioni, l'autrice ci permette di entrare in punta di piedi nella psiche della donna, mostrandocela in tutta la sua complessità, anche se a onor del vero, alcune situazioni sono facilmente prevedibili, ma questo non toglie nulla alla bellezza del romanzo.
La lettura è fluida e scorre velocemente. Non ci sono momenti di noia, al contrario, Eleanor riesce ad attirare e ammaliare il lettore, prendendolo per mano e conducendolo nella sua vita, ma lo farà sempre secondo il suo carattere, prima con riluttanza e poi con estremo piacere, aprendo le porte della sua anima.
Questo è un libro in grado di ricordarci cosa si nasconde dietro gli occhi e gli atteggiamenti di persone che non comprendiamo. Ci ricorda di non fermarci all'apparenza delle cose, ma di andare sempre oltre e che forse, un gesto di affetto e un sorriso rappresentano, per alcune persone, un salvagente in un mondo superficiale, indifferente e scostante verso chi non si conforma alla massa. Ed Eleanor è una persona che non si conforma a nessuno e ce lo ricorda in ogni momento, anche quando leggendo i suoi comportamenti stravaganti, spesso non ne comprendiamo i motivi, perché troppo abituati alle convenzioni sociali, a comportarci come gli altri si aspettano, per non essere additati, derisi e osservati.

“Ai giorni nostri la solitudine è il nuovo cancro, una cosa vergognosa e imbarazzante, così spaventosa che non si osa nominarla: gli altri non vogliono sentire pronunciare questa parola ad alta voce per timore di esserne contagiati a loro volta, o che ciò possa indurre il destino a infliggere loro il medesimo orrore.”
(citazione tratta dal testo)

Eleanor rappresenta la sofferenza, il dolore e li porta con orgoglio senza preoccuparsi degli altri. Eleanor ha un solo e unico desiderio inespresso che l'accomuna a tutti: essere amata.

“Soffro fisicamente per il desiderio di un contatto umano.”
(citazione tratta dal testo)

Lasciatevi ammaliare dal suo sarcasmo, scoprite le sue cicatrici, le sue sofferenze, non ve ne pentirete.
Fate entrare Eleanor nella vostra vita e regalate a lei e a voi stessi un gesto d'affetto.
Buona lettura!!



(Marianna Di Bella)

mercoledì 5 giugno 2019

Recensione: "Almarina" - Valeria Parrella

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Titolo: "Almarina"
Autrice: Valeria Parrella
Editore: Einaudi



 
Possono due solitudini incontrarsi e liberarsi da quel senso di oppressione che schiaccia e soffoca le loro anime?
Può la nostra protagonista entrare nel carcere di Nisida e sentirsi finalmente libera?
Può un posto, simbolo della chiusura e della prigionia dell'uomo, rappresentare la libertà e il luogo dove il tempo si ferma e si vive in una sorta di sospensione temporale? Dove la vita reale rimane chiusa fuori e le vite di adolescenti, insegnanti e guardie si intrecciano a volte toccandosi, altre volte passandosi accanto senza entrare in contatto?
Sì.
Ma andiamo con ordine e spieghiamo meglio ciò che sembra apparentemente improbabile e incomprensibile.
Elisabetta Maiorano è la protagonista del romanzo e insegna matematica nel carcere minorile di Nisida. È vedova e la sua esistenza è fatta di solitudine e malinconia. La sua vita è grigia, come la sua anima. Per lei tutto ciò che la circonda è senza spessore, importanza o incisività, e il suo sguardo e la sua anima sono intrisi di malinconia e tristezza.
Si sente sola e la sua vita scorre lenta, giorno dopo giorno, tra il lavoro e la sua casa vuota, senza alcun legame vero o eventi significativi che possano farla sentire viva. Entrare ogni giorno nel carcere, per lei vuol dire tornare a sentirsi libera, spogliandosi del superfluo per vestirsi solo del suo essere.

Mentre avanzo verso i vetri antiproiettile, sento che finalmente mollerò gli ormeggi da quella vita di usura che mi è capitata. È il regolamento, io non c'entro: per le prossime cinque ore non sarà responsabilità mia: come ciascuno che entri a Nisida torno libera, torno bambina.”
(citazione tratta dal testo)

Il suo lavoro è difficile, così come difficile è il rapporto con i detenuti. Sono ragazzi che nella loro breve vita hanno visto e fatto di tutto. Ragazzi che non guardano mai negli occhi di chi hanno davanti, perché farlo vorrebbe dire accettare la presenza dell'altro. Guardare negli occhi è una concessione riservata a pochi e quando questo avviene, quando quello sguardo, finalmente, si posa sull'altra persona, vuol dire conquistare interesse e lasciarsi leggere. Dentro quegli occhi ci sono racconti e vite inimmaginabili, sacrifici da parte delle famiglie di origine, o vite segnate da violenze e sopraffazioni. Vite dove è più importante essere svelti con le mani che con il cervello..

I primi tempi non mi guardavano mai negli occhi. E io me lo ricordo, quel rispondere a testa bassa dei maschi, sorridere a metà tra di loro. Saperti dire senza dire mai che non sei nessuno, che stanno perdendo tempo con te, e tu stai perdendo il tuo...”
(citazione tratta dal testo)

La vita di Elisabetta sembra procedere lenta e monotona fino a quando in classe non arriva Almarina, una ragazza di 16 anni. Una ragazzina picchiata e violentata dal padre, scappata dal suo paese d'origine per mettere in salvo il fratellino e se stessa. Una ragazzina sola contro il mondo, ma piena di speranza che donerà, inconsapevolmente, anche alla nostra protagonista.

Almarina mi consegna la sua speranza e io sbaglio.
Ma non è che si possa rifiutare. Quando entri qui dentro non puoi rifiutare più nulla, i detenuti di Nisida non ti chiedono il permesso di maltrattarti o accoglierti...”
(citazione tratta dal testo)

Almarina riuscirà a smussare i lati del carattere della donna, ammorbidendola e rendendola più accogliente. Elisabetta imparerà ad amare incondizionatamente senza aspettarsi nulla in cambio, anzi, offrendo se stessa e preparandosi a probabili “No”.
La donna imparerà ad accogliere e noi impareremo a conoscere, non solo la sua vita, ma quella che si cela dietro le mura di un carcere minorile in grado di offrire nuove opportunità a ragazzi che hanno smesso di sognare e credere di meritare delle seconde possibilità. Impareremo a vedere in maniera diversa grazie attraverso le parole dure, ruvide e intense di Valeria Parrella che ci regala un romanzo struggente e graffiante. Il suo stile è conciso, intenso, emozionante e vibrante. Uno stile in grado di toccare le corde dell'anima attraverso una narrazione densa e concisa.
L'autrice usa parole incisive che sono dei veri e proprio pugni nello stomaco. Parole che non nascondono quel sottile filo di speranza che salva la nostra protagonista e ci aiuta a riemergere dal dolore e dalla dura realtà del carcere.
Il romanzo non è molto lungo ma è poetico ed emozionante, e la voce della protagonista è un flusso di coscienza che si snoda e scivola lentamente pagina dopo pagina, avvolgendo il lettore e regalandogli pensieri e riflessioni interessanti. Le considerazioni sul carcere, ad esempio, sono notevoli. Così come acute sono le analisi che la protagonista fa su se stessa e sugli altri.
Purtroppo tutto questo non sempre facilita la lettura, infatti, alcuni passaggi risultano strutturalmente difficili, rendendo la trama non sempre godibile e interessante. Ma la bravura di Valeria Parrella è evidente e non leggere questo libro, per la presenza di alcune parti difficili, vorrebbe dire non regalarsi l'opportunità di scoprire un romanzo intenso e struggente.
Un romanzo in grado di regalare momenti di riflessione importanti.
Buona lettura!



(Marianna Di Bella)

mercoledì 9 gennaio 2019

I Consigli di Mirtilla: "Tre storie di neve" - Vivian Lamarque; Maria Battaglia

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Titolo: Tre storie di neve
Autrice: Vivian Lamarque
Illustratrice: Maria Battaglia
Editore: Fabbri




C'era una volta una storia...no, erano due, anzi tre...ufffffff ho perso il filo del discorso. Un momento di pazienza, ricomincio.
C'era una volta una bambina che viveva su un albero, era sola al mondo e aiutava tutti gli animali del bosco, e poi c'era un'altra bambina che, invece, viveva in un grattacielo e un giorno trovò un cane. E, infine, c'era un cane che veniva abbandonato dal suo padrone e uffaaa è un po' complicato ma non spaventatevi, seguite il filo rosso che vedete disegnato sul libro e non vi perderete. Il filo vi condurrà alla scoperta di tre storie apparentemente diverse e slegate che si riuniranno, alla fine, dando vita a una storia dolce e intensa.
Il libro, scritto dalla penna sensibile e delicata di Vivian Lamarque e illustrata dalla brava Maria Battaglia, affronta tematiche importanti e profonde come: la solitudine, l'amore, l'amicizia e l'abbandono degli animali.
Una storia lieve in grado di toccare i cuori dei lettori, facendoli riflettere sull'importanza del rispetto dell'altro e dei nostri amici animali.

Un filo ci lega tutti? Sono tutti collegati gli abitanti del mondo, gli animali del mondo, gli alberi e i grattacieli del mondo?”
(citazione tratta dal testo)


Siamo tutti collegati da un filo, dobbiamo solo trovare il nostro e scoprire dove ci condurrà e, soprattutto, chi ci farà incontrare.
Buona lettura!!

Mirtilla 



(Marianna Di Bella)

lunedì 4 giugno 2018

Recensione: "Crioconservazione" - Gabriella Carbone

libro, recensione, mdb, libri il nostro angolo di paradiso, destino, solitudine, romanzo
Titolo: "Crioconservazione"
Autrice: Gabriella Carbone
Editore: Casa Editrice Kimerik



Tra le strade trafficate di Roma, tra le migliaia di persone che la visitano, la vivono e l'amano, quattro sono i volti che calamitano la nostra attenzione. Quattro persone in grado, di catturare il nostro interesse, permettendoci di entrare nelle loro vite, scoprendo se stessi. Seguiamoli e conosciamoli meglio. Loro sono: Claudia, Marco, Teresa e Mario.
I quattro protagonisti non si conoscono ma, per uno strano gioco del destino, le loro esistenze sono destinate a vivere e svelarsi in questo libro e per tutta la durata della lettura.
Claudia è una studentessa universitaria, originaria della Calabria. Ha da poco perso la nonna a cui era legatissima. Questo episodio non ha fatto altro che accentuare le sue debolezze e insicurezze, facendola cadere nel vortice della bulimia. La sua sofferenza è atroce, ma nessuno sembra rendersi conto del suo dolore che, urla in modo straziante nel suo povero corpo martoriato da una malattia subdola.
Marco, invece, è tornato da poco a Roma. Ha viaggiato per anni, in giro per il mondo, cercando di soffocare il dolore per la perdita del padre, morto in un incidente d'auto. Ha cercato, inutilmente, di riempire quel vuoto che lo accompagna da quando è nato. La sua vita non è stata facile, cresciuto senza la madre, morta poco dopo il parto e senza l'affetto del padre, chiuso nel suo dolore e successivamente perso in un altro rapporto, privando il figlio di quell'affetto e quell'amore che avrebbero potuto colmare, quella sensazione di solitudine e vuoto esistenziale.
Teresa è un'insegnante d'inglese in pensione. La sua vita è trascorsa lezione dopo lezione, anno dopo anno, impegnata tra classi, studenti, interrogazioni ed ora si ritrova sola, con tantissimo tempo libero a disposizione. La sua esistenza e il suo sé sono legati all'insegnamento, e senza di esso si sente vuota, trascurata, abbandonata a se stessa.
Infine, ecco Mario, lui ha sempre amato la fotografia, immortalando istanti da custodire e conservare. È sposato, ha un figlio adolescente e per un bel po' di tempo ha messo da parte la sua passione per dedicarsi alla famiglia. Quando sembra che i suoi sogni stiano per avverarsi, un tragico incidente mette fine a tutte le sue speranze, lasciandolo con gravi problemi alle gambe e una lunga riabilitazione.
Cos'hanno in comune queste quattro persone? La solitudine, il sentirsi persi, inadeguati ai cambiamenti e alla società che li circonda. Si sentono invisibili, con un dolore straziante e persistente, il loro unico desiderio è di poter porre fino a tutto, fino a quando...
Fino a quando non decidiate di continuare la lettura, dando vita e importanza alle loro esistenze, scoprendo i cambiamenti e le svolte del destino.
Leggendo il libro, imparerete a vedere oltre le apparenze, scoprendo un mondo ai margini che spesso tendiamo a ignorare ma, soprattutto, ricorderete quanto è importante la vita. Spesso lo dimentichiamo, lasciandoci distrarre dalla routine quotidiana o lasciandoci sopraffare dalla sofferenza e dalla solitudine, che sanno essere cattive consigliere e non ci permettono di vedere altro, per cui valga la pena sorridere e vivere.
Gabriella Carbone ha tratteggiato con delicatezza i personaggi, evidenziandone le paure, le profonde solitudini e cicatrici. Ha creato una storia apparentemente semplice, dove tutto si svolge in maniera pacata e tranquilla. Ogni avvenimento si manifesta con ordine e calma, così come i personaggi che si alternano nelle loro storie. Ma la forza del romanzo cresce pagina dopo pagina, acquisendo energia e importanza, pronto a colpirci con un finale che non ci aspettiamo, lasciandoci interdetti, con quel senso di amarezza che ci accompagna sin dopo la fine del romanzo.
Un finale su cui riflettere molto attentamente.
Un finale amaro.
Un finale commovente.
Un finale difficile da dimenticare.

Nella vita, ho capito, ci è permesso tutto, tranne che restare fermi. 
Ognuno deve fare il suo viaggio.”
(citazione tratta dal testo)

Non mi resta che augurarvi una buona lettura e ricordate: siate sempre voi stessi, vivete ogni istante e non fermatevi, continuate a camminare.
Buona lettura!!!



(Marianna Di Bella)

mercoledì 18 aprile 2018

Recensione: "Confusa e innamorata" - Colleen Oakley

libro, recensione, mdb, amore, allegria, solitudine, libri il nostro angolo di paradiso
Titolo: "Confusa e innamorata"
Autrice: Colleen Oakley
Editore: Newton Compton Editori





Brividi sulla pelle.
Gambe che tremano.
Le labbra si sfiorano.
Si cercano.
E poi quel bacio atteso, desiderato,
bello da togliere il fiato.
Il cuore batte velocemente, la gola si chiude e....
Perdita dei sensi.

No, non per l'emozione o per la sensazione unica e irripetibile che il bacio provoca in tutti gli innamorati. Questi, purtroppo, sono solo alcuni dei sintomi che Jubilee Jenkins accusa prima dell'arrivo di un tremendo, pericoloso e spesso mortale, shock anafilattico.
Jubilee è allergica alle persone.
Sì, avete letto bene, la nostra protagonista soffre di una rarissima allergia, che le compromette la possibilità di toccare qualsiasi essere umano. La sua pelle non può entrare in contatto con quella di altre persone e lo scambio di saliva le provoca delle forti reazioni allergiche, shock anafilattici che potrebbero farla morire. Per questo motivo indossa sempre dei guanti, evitando qualsiasi contatto e fonte di pericolo per la sua vita.
Ma come si fa a crescere senza le carezze, le coccole, i baci e gli abbracci della mamma?
Si cresce, purtroppo, con una grande carenza affettiva e con il desiderio di essere come tutti gli altri e non sentirsi un fenomeno da baraccone. Questo la porterà ad estraniarsi dal mondo per quasi nove anni, preferendo la solitudine e “l'abbraccio” confortevole della sua dimora.
Fino a quando qualcosa non la costringerà ad uscire di casa e riprendere in mano la sua vita e il suo futuro. Trova lavoro come bibliotecaria e un giorno incontra Eric Keegan.
Il nostro protagonista è un uomo con parecchi problemi da affrontare e risolvere, è divorziato, la figlia adolescente non gli parla e il figlio adottivo Aja è un bambino molto intelligente con alcune problematiche.
I due protagonisti. si incontrano casualmente in biblioteca e....

Mi guarda, ma non mi sta solo guardando, i suoi occhi mi trafiggono il viso, come se il suo sguardo mi stesse attraversando. È uno sguardo fisso e intenso.”
(citazione tratta dal testo)

Questo è un romanzo dolce e delicato. Un testo che con grande tatto e sensibilità, riesce a entrare nei cuori dei lettori, portandoli nell'anima delicata e sofferente della protagonista e degli altri personaggi.
Colleen Oakley ha creato una storia originale ed emotivamente coinvolgente. Il ritmo narrativo è pacato e tranquillo, senza risultare noioso, al contrario, riesce a dosare bene l'alternarsi di momenti delicati, emotivamente più toccanti ad altri più neutri, riuscendo a rendere la storia non troppo stucchevole o melensa.
I personaggi sono ben costruiti, in modo particolare la parte psicologica. Ho apprezzato, soprattutto, il rapporto tra Aja e Jubilee. Due anime sole e sofferenti che si riconoscono e comprendono senza troppe parole. Sono veri e diretti nelle loro conversazioni, negli stati d'animo e nei gesti d'affetto.
Le descrizioni sono accurate, coinvolgenti, delicate e finalizzate a far comprendere lo stato d'animo dei protagonisti, ma soprattutto l'estrema solitudine e sofferenza di una donna che non può sfiorare, accarezzare, abbracciare le persone che ama senza rischiare di morire.

...la verità si insinua nella mia mente: forse alcune cose sono più grandi della paura di morire. Come la paura di non poter mai più essere guardata nel modo in cui Eric mi guardava oggi. O il fatto che in quell'istante, ero io la persona più importante..."
(citazione tratta dal testo)


Non permettete alla paura di condizionare la vostra esistenza. Uscite dal vostro guscio e vivete ogni singolo istante che la vita saprà donarvi.
Buona lettura!!