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mercoledì 1 giugno 2022

Recensione: "Le Nuove Eroidi" - Ilaria Bernardini; Caterina Bonvicini; Teresa Ciabatti; Antonella Lattanzi; Michela Murgia; Valeria Parrella; Veronica Raimo; Chiara Valerio

 

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Titolo: Le Nuove Eroidi

Autrici: Ilaria Bernardini; Caterina Bonvicini; 

Teresa Ciabatti; Antonella Lattanzi; 

Michela Murgia; Valeria Parrella; 

Veronica Raimo; Chiara Valerio

Editore: HarperCollins Italia



La mitologia mi ha sempre affascinata, sin dai tempi delle scuole medie, quando la professoressa di italiano ci introduceva in un mondo, per noi studenti, misterioso, fantasioso, eroico ed estremamente avvincente. Ricordo che sfogliavo i testi scolastici in cerca di storie sui dei dell'Olimpo, storie che spesso si intrecciavano e scontravano con l'uomo dando vita a miti che affascinavano e appassionavano noi alunni, aprendoci un mondo diverso.

Crescendo e leggendo altri libri questi mondi sono diventati tanti, diversi e tutti speciali, così, quando ho trovato questo testo non ho esitato e l'ho preso, perché nel suo piccolo conteneva tutto ciò che ho imparato ad apprezzare e cercare nei libri: una scrittura elegante e coinvolgente, storie con personaggi femminili dalla personalità interessante, ambientazione storica etc.

Ho iniziato la lettura con grande entusiasmo, ma devo essere sincera sin da subito, non mi ha pienamente soddisfatta.

La reinterpretazione del classico di Ovidio è stata affidata alla penna di grandi autrici italiane, alcune delle quali apprezzo in maniera particolare. Ognuna di loro ha reinterpretato il testo in chiave moderna seguendo il proprio stile e la propria creatività, dando non solo voce alle donne, ma soffermandosi anche su alcune tematiche importanti e attuali. Tematiche come ad esempio: l'emigrazione, la famiglia, la verità, il lutto, il tradimento etc., regalandoci, così, punti di vista diversi dal solito.

Alcune lettere le ho apprezzate in maniera particolare perché hanno saputo donarmi emozioni intense e inaspettate, anche quando conoscevo benissimo la storia e il suo evolversi. La capacità di alcune autrici è stata proprio questa: riuscire a meravigliare il lettore pur conoscendone la storia, e sono del parere che solo una grande attitudine narrativa poteva portare a questi risultati.

Due di queste storie le ho amate in maniera incondizionata come ad esempio la lettera di Ero, reinterpretata da Ilaria Bernardini che ha ricostruito la storia dando risalto alla migrazione e a quelle barche che solcano i mari nella speranza di trovare libertà e serenità trovando, spesso, morte e disperazione. E su una di questa barche scivola il racconto di Ero e del suo amore, una storia che mi ha profondamente emozionata. L'altra lettera vede protagonista Elena, reinterpretata da una delle mie autrici preferite: Michela Murgia. Sarò di parte ma la sua vena creativa e la sua scrittura mi affascinano e coinvolgono sempre, lasciandomi interessanti spunti di riflessione sul testo e su me stessa, e anche questa volta è riuscita ad avvolgermi nella sua scrittura. Purtroppo non tutte le lettere hanno avuto questa capacità, le emozioni e il coinvolgimento sono stati appena sfiorati. Ho trovato le storie o troppo fantasiose o troppo letterali, in alcuni casi un pochino troppo volgari per i miei gusti.

Mi dispiace perché credevo molto in questo libro ma l'ho apprezzato per metà, il resto non mi ha convinta.

Mi aspettavo di più? Sì.

Ve lo sconsiglio? No, perché credo che in questo testo incida molto il gusto personale del lettore. Non c'è nulla da eccepire, obiettare o contestare sulla scrittura delle autrici italiane coinvolte e ogni storia coinvolge, entusiasma ed emoziona lettori diversi perché diversi sono i gusti personali. Quindi lascio a voi la scelta e, se deciderete di leggerlo, o se l'avete già letto, fatemi sapere quale storia avete apprezzato di più e perché no, anche quella che non è stata di vostro gradimento.

Buona lettura!!


Marianna Di Bella


mercoledì 5 giugno 2019

Recensione: "Almarina" - Valeria Parrella

libro, recensione, mdb, libri il nostro angolo di paradiso, solitudine, speranza

Titolo: "Almarina"
Autrice: Valeria Parrella
Editore: Einaudi



 
Possono due solitudini incontrarsi e liberarsi da quel senso di oppressione che schiaccia e soffoca le loro anime?
Può la nostra protagonista entrare nel carcere di Nisida e sentirsi finalmente libera?
Può un posto, simbolo della chiusura e della prigionia dell'uomo, rappresentare la libertà e il luogo dove il tempo si ferma e si vive in una sorta di sospensione temporale? Dove la vita reale rimane chiusa fuori e le vite di adolescenti, insegnanti e guardie si intrecciano a volte toccandosi, altre volte passandosi accanto senza entrare in contatto?
Sì.
Ma andiamo con ordine e spieghiamo meglio ciò che sembra apparentemente improbabile e incomprensibile.
Elisabetta Maiorano è la protagonista del romanzo e insegna matematica nel carcere minorile di Nisida. È vedova e la sua esistenza è fatta di solitudine e malinconia. La sua vita è grigia, come la sua anima. Per lei tutto ciò che la circonda è senza spessore, importanza o incisività, e il suo sguardo e la sua anima sono intrisi di malinconia e tristezza.
Si sente sola e la sua vita scorre lenta, giorno dopo giorno, tra il lavoro e la sua casa vuota, senza alcun legame vero o eventi significativi che possano farla sentire viva. Entrare ogni giorno nel carcere, per lei vuol dire tornare a sentirsi libera, spogliandosi del superfluo per vestirsi solo del suo essere.

Mentre avanzo verso i vetri antiproiettile, sento che finalmente mollerò gli ormeggi da quella vita di usura che mi è capitata. È il regolamento, io non c'entro: per le prossime cinque ore non sarà responsabilità mia: come ciascuno che entri a Nisida torno libera, torno bambina.”
(citazione tratta dal testo)

Il suo lavoro è difficile, così come difficile è il rapporto con i detenuti. Sono ragazzi che nella loro breve vita hanno visto e fatto di tutto. Ragazzi che non guardano mai negli occhi di chi hanno davanti, perché farlo vorrebbe dire accettare la presenza dell'altro. Guardare negli occhi è una concessione riservata a pochi e quando questo avviene, quando quello sguardo, finalmente, si posa sull'altra persona, vuol dire conquistare interesse e lasciarsi leggere. Dentro quegli occhi ci sono racconti e vite inimmaginabili, sacrifici da parte delle famiglie di origine, o vite segnate da violenze e sopraffazioni. Vite dove è più importante essere svelti con le mani che con il cervello..

I primi tempi non mi guardavano mai negli occhi. E io me lo ricordo, quel rispondere a testa bassa dei maschi, sorridere a metà tra di loro. Saperti dire senza dire mai che non sei nessuno, che stanno perdendo tempo con te, e tu stai perdendo il tuo...”
(citazione tratta dal testo)

La vita di Elisabetta sembra procedere lenta e monotona fino a quando in classe non arriva Almarina, una ragazza di 16 anni. Una ragazzina picchiata e violentata dal padre, scappata dal suo paese d'origine per mettere in salvo il fratellino e se stessa. Una ragazzina sola contro il mondo, ma piena di speranza che donerà, inconsapevolmente, anche alla nostra protagonista.

Almarina mi consegna la sua speranza e io sbaglio.
Ma non è che si possa rifiutare. Quando entri qui dentro non puoi rifiutare più nulla, i detenuti di Nisida non ti chiedono il permesso di maltrattarti o accoglierti...”
(citazione tratta dal testo)

Almarina riuscirà a smussare i lati del carattere della donna, ammorbidendola e rendendola più accogliente. Elisabetta imparerà ad amare incondizionatamente senza aspettarsi nulla in cambio, anzi, offrendo se stessa e preparandosi a probabili “No”.
La donna imparerà ad accogliere e noi impareremo a conoscere, non solo la sua vita, ma quella che si cela dietro le mura di un carcere minorile in grado di offrire nuove opportunità a ragazzi che hanno smesso di sognare e credere di meritare delle seconde possibilità. Impareremo a vedere in maniera diversa grazie attraverso le parole dure, ruvide e intense di Valeria Parrella che ci regala un romanzo struggente e graffiante. Il suo stile è conciso, intenso, emozionante e vibrante. Uno stile in grado di toccare le corde dell'anima attraverso una narrazione densa e concisa.
L'autrice usa parole incisive che sono dei veri e proprio pugni nello stomaco. Parole che non nascondono quel sottile filo di speranza che salva la nostra protagonista e ci aiuta a riemergere dal dolore e dalla dura realtà del carcere.
Il romanzo non è molto lungo ma è poetico ed emozionante, e la voce della protagonista è un flusso di coscienza che si snoda e scivola lentamente pagina dopo pagina, avvolgendo il lettore e regalandogli pensieri e riflessioni interessanti. Le considerazioni sul carcere, ad esempio, sono notevoli. Così come acute sono le analisi che la protagonista fa su se stessa e sugli altri.
Purtroppo tutto questo non sempre facilita la lettura, infatti, alcuni passaggi risultano strutturalmente difficili, rendendo la trama non sempre godibile e interessante. Ma la bravura di Valeria Parrella è evidente e non leggere questo libro, per la presenza di alcune parti difficili, vorrebbe dire non regalarsi l'opportunità di scoprire un romanzo intenso e struggente.
Un romanzo in grado di regalare momenti di riflessione importanti.
Buona lettura!



(Marianna Di Bella)