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mercoledì 1 giugno 2022

Recensione: "Le Nuove Eroidi" - Ilaria Bernardini; Caterina Bonvicini; Teresa Ciabatti; Antonella Lattanzi; Michela Murgia; Valeria Parrella; Veronica Raimo; Chiara Valerio

 

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Titolo: Le Nuove Eroidi

Autrici: Ilaria Bernardini; Caterina Bonvicini; 

Teresa Ciabatti; Antonella Lattanzi; 

Michela Murgia; Valeria Parrella; 

Veronica Raimo; Chiara Valerio

Editore: HarperCollins Italia



La mitologia mi ha sempre affascinata, sin dai tempi delle scuole medie, quando la professoressa di italiano ci introduceva in un mondo, per noi studenti, misterioso, fantasioso, eroico ed estremamente avvincente. Ricordo che sfogliavo i testi scolastici in cerca di storie sui dei dell'Olimpo, storie che spesso si intrecciavano e scontravano con l'uomo dando vita a miti che affascinavano e appassionavano noi alunni, aprendoci un mondo diverso.

Crescendo e leggendo altri libri questi mondi sono diventati tanti, diversi e tutti speciali, così, quando ho trovato questo testo non ho esitato e l'ho preso, perché nel suo piccolo conteneva tutto ciò che ho imparato ad apprezzare e cercare nei libri: una scrittura elegante e coinvolgente, storie con personaggi femminili dalla personalità interessante, ambientazione storica etc.

Ho iniziato la lettura con grande entusiasmo, ma devo essere sincera sin da subito, non mi ha pienamente soddisfatta.

La reinterpretazione del classico di Ovidio è stata affidata alla penna di grandi autrici italiane, alcune delle quali apprezzo in maniera particolare. Ognuna di loro ha reinterpretato il testo in chiave moderna seguendo il proprio stile e la propria creatività, dando non solo voce alle donne, ma soffermandosi anche su alcune tematiche importanti e attuali. Tematiche come ad esempio: l'emigrazione, la famiglia, la verità, il lutto, il tradimento etc., regalandoci, così, punti di vista diversi dal solito.

Alcune lettere le ho apprezzate in maniera particolare perché hanno saputo donarmi emozioni intense e inaspettate, anche quando conoscevo benissimo la storia e il suo evolversi. La capacità di alcune autrici è stata proprio questa: riuscire a meravigliare il lettore pur conoscendone la storia, e sono del parere che solo una grande attitudine narrativa poteva portare a questi risultati.

Due di queste storie le ho amate in maniera incondizionata come ad esempio la lettera di Ero, reinterpretata da Ilaria Bernardini che ha ricostruito la storia dando risalto alla migrazione e a quelle barche che solcano i mari nella speranza di trovare libertà e serenità trovando, spesso, morte e disperazione. E su una di questa barche scivola il racconto di Ero e del suo amore, una storia che mi ha profondamente emozionata. L'altra lettera vede protagonista Elena, reinterpretata da una delle mie autrici preferite: Michela Murgia. Sarò di parte ma la sua vena creativa e la sua scrittura mi affascinano e coinvolgono sempre, lasciandomi interessanti spunti di riflessione sul testo e su me stessa, e anche questa volta è riuscita ad avvolgermi nella sua scrittura. Purtroppo non tutte le lettere hanno avuto questa capacità, le emozioni e il coinvolgimento sono stati appena sfiorati. Ho trovato le storie o troppo fantasiose o troppo letterali, in alcuni casi un pochino troppo volgari per i miei gusti.

Mi dispiace perché credevo molto in questo libro ma l'ho apprezzato per metà, il resto non mi ha convinta.

Mi aspettavo di più? Sì.

Ve lo sconsiglio? No, perché credo che in questo testo incida molto il gusto personale del lettore. Non c'è nulla da eccepire, obiettare o contestare sulla scrittura delle autrici italiane coinvolte e ogni storia coinvolge, entusiasma ed emoziona lettori diversi perché diversi sono i gusti personali. Quindi lascio a voi la scelta e, se deciderete di leggerlo, o se l'avete già letto, fatemi sapere quale storia avete apprezzato di più e perché no, anche quella che non è stata di vostro gradimento.

Buona lettura!!


Marianna Di Bella


giovedì 13 febbraio 2020

Recensione: "Mara. Una donna del Novecento" - Ritanna Armeni

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Titolo: "Mara. Una donna del Novecento"
Autrice: Ritanna Armeni
Editore: Ponte alle Grazie




Esistono storie poco conosciute che aspettano il momento opportuno per essere scoperte e portate alla luce. Storie di persone dimenticate tra le pagine dei libri, che hanno bisogno di tempo e studio per riemergere dai recessi della memoria storica per essere conosciute, comprese, rivalutate al di sopra di ogni giudizio o luogo comune.
Storie e persone che si incontrano e si intrecciano, non solo tra le pagine dei libri ma tra le maglie della vita, ricordandoci chi ha lottato con forza e tenacia per difendere i propri valori. Storie e persone che meritano di essere conosciute e ricordate, anche quando differiscono dai nostri ideali, dalle nostre opinioni personali e correnti politiche, perché il confronto con gli altri è necessario per aiutarci a comprendere meglio il passato, il presente e noi stessi. Permettendoci di affrontare la vita in maniera diversa, consapevoli del proprio passato storico e dei privilegi raggiunti, grazie ai sacrifici e alle lotte politiche intraprese da uomini e donne che credevano fortemente nei propri princìpi.
Se poi le protagoniste di queste storie sono donne, allora le loro gesta e le loro voci acquistano un'importanza e un peso determinante, per quanto riguarda i diritti raggiunti, e la nostra attenzione si deve fare più intensa e concentrata. Anche quando le battaglie per i propri diritti sono state intraprese da persone la cui corrente politica ha segnato in maniera negativa il nostro Paese. Correnti politiche che differiscono totalmente da quelle dell'autrice Ritanna Armeni che in questo nuovo testo prende in esame, analizza e affronta una figura femminile del Novecento fascista, esponendone i pensieri, gli ideali e i valori.
L'autrice è del parere che esiste una storia delle donne che si intreccia con quella degli uomini ma che non coincide mai in maniera perfetta, anzi, spesso viene lasciata in un angolo e dimenticata, ma in questo caso Ritanna Armeni ha cercato di farla riemergere dall'oblio della memoria, mettendo da parte i luoghi comuni e tutto ciò che la storia ci ha insegnato mostrando solo una parte della verità. L'autrice ha studiano, analizzato e messo da parte i cliché per far emergere figure femminili, anche contraddittorie, e in questo percorso ha creato Mara, la protagonista del libro.
Il romanzo inizia nel 1933, quando la ragazza ha solo 13 anni e Mussolini è nel pieno della sua potenza e fama politica. Mara vive a Roma con i genitori e due fratelli più piccoli. La sua famiglia non è ricca, ma guadagna quel poco che serve per vivere decentemente. La ragazza è una fervente fascista e ha una passione sfrenata per Mussolini, che considera un grande uomo, protettore degli italiani e delle donne.
La ragazza è giovane ma sa bene cosa vuole dalla sua vita, come ad esempio partecipare con entusiasmo ai sabati fascisti, dove può esprimere il suo fervore attraverso gli esercizi ginnici che esegue in maniera precisa e perfetta. Ama studiare e vorrebbe frequentare l'Università per diventare una scrittrice. Vuole essere libera di uscire quando vuole, recitare a teatro, tagliarsi i capelli secondo i suoi gusti e non chiedere ogni volta il permesso dei suoi genitori. Vorrebbe decidere autonomamente della sua vita, ma l'epoca e il contesto storico-culturale non le permettono questo privilegio, perché le donne erano considerate solo in funzione del loro ruolo di mogli e madri; non avevano privilegi o diritti, non potevano votare, esprimere liberamente il proprio pensiero, avere ruoli di prestigio in ambito lavorativo, potevano solo ambire a ruoli subalterni e sottomesse al marito che decideva anche per lei. È in questo quadro e contesto storico che Ritanna Armeni ha cercato di analizzare le figure femminili fasciste spogliandole di ogni luogo comune, e con uno sguardo il più neutrale possibile, tentando di comprendere il loro modo di pensare e l'ardore con cui idolatravano e amavano Benito Mussolini.

Il Duce ha dimostrato ancora una volta di meritare la nostra fiducia e il nostro amore. Sì proprio l'amore. Non si può non avere trasporto e un sentimento intenso di devozione per chi ci protegge, ci guida e ha così a cuore il nostro benessere e la nostra felicità.”
(citazione tratta dal testo)

L'autrice volge lo sguardo oltre gli stereotipi e le pagine di storia, che non hanno mai evidenziato queste figure, e le fa emergere in tutta la loro complessità. Si spoglia di ogni pregiudizio e studia, esamina, ricerca e analizza le loro figure, ove possibile, e crea un personaggio femminile che possa fare da intermediario e voce narrante tra la storia e noi lettori: Mara Carucci.
Attraverso il punto di vista di Mara ripercorreremo il periodo storico che va dal 1933 al 1946 ma, soprattutto, scopriremo i cambiamenti della figura femminile nel campo politico, in particolare in quello della corrente fascista.

Anche nei primi anni del fascismo c'è, quindi, chi rivendica l'autonomia femminile. Donne che vogliono partecipare alla vita pubblica e politica e non si vogliono limitare alla beneficenza e all'assistenza.”
(citazione tratta dal testo)

Cosa spingeva le donne fasciste ad amare e difendere la figura di Benito Mussolini?
Secondo Ritanna Armeni per comprendere questo aspetto occorre risalire al periodo del Risorgimento, quando la donna non aveva nessun diritto e non era minimamente considerata se non per il suo essere una brava casalinga, moglie obbediente e procreatrice...un fantasma fuori e dentro le mura domestiche. Con l'ascesa di Benito Mussolini, le donne fasciste, invece, si sentono protette, riconosciute e considerate, acquisendo più importanza e credibilità all'interno della sfera politica e sociale, perché l'uomo politico chiede loro, non solo di essere mogli e madri perfette, ma pronte a fare sacrifici per la Patria. Un sacrificio che le relega comunque in un ruolo marginale imposto dalle figure patriarcali dell'epoca. Un ruolo che continua a non godere del diritto di voto, di istruzione, della possibilità di lavorare nelle alte gerarchie, di decidere autonomamente ecc. Tutti elementi che ci aiutano a comprendere meglio la complessità delle battaglie femminili fasciste e del loro punto di vista politico, sociale, culturale ecc.

Di fronte alle loro storie – ne ho lette tante, tutte dolorose, drammatiche, ostinate - , ho provato sentimenti contrastanti. Finalmente non più vedove e madri colpite dalla guerra o ragazze in attesa di convenienti matrimoni. E neppure donne tranquille perché ignare. Che aspettavano inerti quel che sarebbe avvenuto. Guerriere, invece. Audaci e consapevoli fino in fondo. Disposte a morire per quello in cui credevano. Erano fasciste ma non corrispondevano ad alcun modello femminile sostenuto dal fascismo durante il ventennio.”
(citazione tratta dal testo)

L'autrice ha cercato di dare voce a queste donne mettendo da parte il proprio modo di pensare, spogliandosi temporaneamente della propria visione politica per cercare di immergersi e capire una corrente politica opposta per valori e ideali. Un lavoro complesso, difficile e delicato perché non è sempre facile rimanere neutrali e super partes, spesso si rischia di cadere nella trappola degli stereotipi emettendo giudizi personali che potrebbero influenzare la lettura e la comprensione del testo. Ritanna Armeni è riuscita, in maniera elegante e perfetta a mantenere la sua neutralità costruendo una storia coinvolgente, avvincente e bella. Una storia che ci fa completamente immergere in un periodo storico difficile e incomprensibile, creando una figura femminile interessante che cresce con il trascorrere degli anni, maturando non solo fisicamente ma anche intellettualmente, narrando gli avvenimenti storici e politici dell'epoca. Uno sguardo dapprima adolescenziale e poi sempre più maturo che la porterà a mettere in discussione alcune scelte politiche e di vita.
Il libro si divide su due piani narrativi diversi e complementari. Due voci narranti che si alternano tra un capitolo e l'altro, segnando il ritmo narrativo della trama: la voce narrante di Mara e quella di Ritanna Armeni.
Attraverso la voce di Mara, il romanzo prende vita e anima, narrando, non solo le vicende politiche dell'epoca ma anche la sua esistenza di giovane donna, con i suoi amori, sofferenze, sogni infranti ecc. Mentre la voce dell'autrice è di appoggio alla storia della ragazza, intervenendo e spiegando alcuni dati politici, documenti o presentando alcune figure femminili che hanno segnato quel periodo storico.
La lettura è scorrevole, piacevole, intrigante e l'alternarsi delle due voci narranti non crea disagi o difficoltà durante la lettura, al contrario aiuta il lettore a comprendere meglio alcune parti, lasciandolo riflettere su alcune questioni.
La scrittura è semplice, intensa, vera e arriva al cuore dei fatti e delle persone, coinvolgendole completamente. I personaggi sono tutti ben analizzati e descritti, ognuno con una personalità ben definita. I personaggi che emergono in maniera forte e preponderante sono Mara e Nadia, la sua migliore amica. Due ragazze accomunate dagli stessi ideali, dalla stessa fede politica ma diverse per carattere e modo di agire. Mara è più posata, riflessiva e costretta, dalle vicende della vita, a rinunciare ai suoi sogni, costringendola a crescere e diventare adulta prima del tempo, diventando più critica verso se stessa e il mondo esterno. Nadia, invece, è più passionale, combattiva e irruenta nelle sue idee politiche, infatti seguirà fino alla fine i suoi ideali, difendendoli fino allo stremo delle sue forze, negando spesso la realtà dei fatti, non vedendo gli errori e non accettando la sconfitta, scontrandosi in maniera forte e pesante con la realtà.
“Mara. Una donna del Novecento” è un libro che ho amato moltissimo, non solo perché apprezzo i testi e la scrittura di Ritanna Armeni, ma perché mi ha permesso di spogliarmi dei luoghi comuni, per immedesimarmi in ideali e valori opposti ai miei cercando di comprendere l'altro in ogni sua sfaccettatura.
Vi consiglio la lettura del libro? Assolutamente sì, perché per capire il presente occorre comprendere il passato e i suoi errori, e questo libro ci presenta una visione diversa e interessante. La lotta femminista va studiata a trecentosessanta gradi, analizzando e studiando tutte le forze politiche che hanno fatto la differenza, segnando dei piccoli passi in avanti verso i diritti, l'indipendenza, la libertà e l'accettazione di sé. Quindi non perdete tempo e immergetevi nel testo, lasciandovi guidare dalle voci forti, tenaci e determinate di Mara e Ritanna Armeni.
Buona lettura!!




(Marianna Di Bella)



(Gifted by) Ringrazio la Casa Editrice per la copia del libro.

mercoledì 15 gennaio 2020

Recensione: "Reuben Sachs e altri racconti" - Amy Levy

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Titolo: "Reuben Sachs e altri racconti"
Autrice: Amy Levy
Editore: Darcy Edizioni




Quattro racconti che narrano ed evidenziano uno spaccato della società londinese dell'Ottocento.
Quattro racconti in cui i personaggi femminili si rivelano essere le protagoniste assolute, anche quando non lo sono, in particolare nella prima storia dedicata a un uomo: Reuben Sachs.
In questo primo racconto troviamo diverse tipologie di donne: ambiziose, vittime, insicure, donne costrette a sottostare alle leggi maschili dell'epoca. Obbligate a contrarre matrimoni di convenienza, a tenere comportamenti idonei al loro rango, reprimendo se stesse e i propri desideri, inesperte del mondo e della vita, costrette a vivere secondo la visione degli uomini e mai secondo i propri piaceri, le proprie emozioni o sensazioni.

Ma per quanto riguarda Judith Quixano e per molte donne di rango come lei, è difficile concepire una formazione, un'esistenza, più curiosamente limitata, più completamente provinciale della sua. La sua visione della vita era la più stretta; del mondo, di Londra, della società oltre la sua cerchia, si può dire che ella non aveva provato nulla sulla propria pelle; aveva guardato tutto, non con i suoi occhi, ma con gli occhi di Reuben Sachs.”
(citazione tratta dal testo)

Quattro storie che prendono vita e forma grazie alla penna, alle parole e a una visione arguta, cruda e sarcastica della società da parte di una scrittrice considerata dalla critica letteraria inglese dell'epoca, come una delle rappresentanti della corrente del pensiero femminista “New Woman”: Amy Levy.
L'autrice venne considerata dalla critica una Jane Austen austera, realista, negativa che grazie alla sua penna ha tratteggiato nei suoi testi donne diverse, facendo emergere i limiti e gli stereotipi del loro ruolo.

Aveva paura di se stessa, della sua audacia, dei suoi pensieri selvaggi e strani sentimenti che lottavano per la padronanza di sé. Non c'è niente di più terribile, più tragico dell'ignoranza di una donna per la sua stessa natura, per le sue possibilità, per le proprie passioni.”
(citazione tratta dal testo)

Amy Levy è diretta, franca e vera, in particolare nel primo racconto dedicato alla storia di Reuben Sachs e del suo rapporto con Judith Quixano. L'autrice non descrive una banale storia d'amore, al contrario, rifugge da qualsiasi sentimentalismo stucchevole e da un finale romantico e melenso per descrivere una società piena di contraddizioni e lati negativi, in modo particolare la comunità ebraica, mettendo in risalto la condizione critica di quelle donne a cui era negata una dote sufficiente per un matrimonio consono e rispettoso. In questo racconto il finale è imprevedibile e per nulla scontato. Una storia che ho apprezzato molto più delle altre tre presenti nel libro, certo un po' difficoltoso nella lettura, ma che racchiude al suo interno molti spunti di riflessione interessanti, non solo sulla condizione delle donne, dei matrimoni combinati, della libertà di esprimere i propri sentimenti ma, soprattutto, sulla necessità di non rimandare mai le cose, ma di vivere gli attimi e i momenti senza perdere tempo a procrastinare, perché la vita non aspetta le nostre indecisioni o titubanze.

Ma la vita, la posizione, l'atmosfera, anche se ella non lo sapeva, la reprimevano. Questa donna, con la sua bellezza, la sua intelligenza, il suo potere di sentimento, vedeva se stessa come una delle tante ragazze in attesa di essere promesse al matrimonio.”
(citazione tratta dal testo)

Negli altri tre racconti vengono affrontati temi diversi, nel secondo ad esempio, l'autrice sembra quasi scegliere a forza un finale lieto e sdolcinato, infatti, risulta più frettoloso nella forma e nella narrazione, poco impegnativo e scontato nella trama. Narrato in prima persona, non ha la stessa forza ed energia della prima storia.
Negli ultimi due racconti vengono affrontati temi quali l'amarezza della vita, il non combattere arrendendosi al destino, l'estetica, il non sentirsi abbastanza belli da meritare di essere amati e di innamorarsi. Temi che osservati attentamente rispecchiano la società odierna fatta di insicurezze, dubbi, sfiducia, perdita di speranza e vitalità etc.
In ogni storia, Amy Levy non fa mancare la sua sottile ironia sull'amore e sul matrimonio, regalandoci un testo che ho trovato interessante e piacevole. Di non facile lettura. ma bello nella sua complessità linguistica, nell'ironia dell'autrice, nella sua visione personale della società inglese e nei messaggi che trasmette.
Apprezzo molto la penna di Amy Levy, autrice che ho scoperto con il romanzo “Storia di una bottega”, un testo completamente diverso per storia e stile narrativo ma altrettanto piacevole e interessante.
Se avete voglia di scoprire questa autrice, vi consiglio di leggere i suoi libri e di lasciarvi trascinare dalla sua visione sarcastica, vera e diretta.
Buona lettura.


(Marianna Di Bella)


(Gifted by) Ringrazio la traduttrice per la copia del libro.

lunedì 2 dicembre 2019

Recensione: "La lettera perduta di Auschwitz" - Anna Ellory

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Titolo: "La lettera perduta di Auschwitz"
Titolo Originale: "The Rabbit Girls"
Autrice: Anna Ellory
Editore: Newton Compton Editori




Germania, 1989.
È una fredda giornata di dicembre ed è trascorso quasi un mese dalla caduta del muro di Berlino. L'atmosfera è satura di euforia, molte famiglie si riuniscono, finalmente, dopo anni di separazione e lontananza forzata. Vecchie ferite si riaprono e altrettante si rimarginano. Solo una donna sembra indifferente a tutto questo, per lei non ha molta importanza ciò che sta accadendo nel suo paese, è impegnata a pulire, accudire e guardarsi le spalle.
La donna è Miriam Voight e da poco più di un mese si sta prendendo cura del padre Henryk Winter, gravemente malato. L'uomo è stato colpito da un grave ictus, ritenuto dai medici inoperabile, e ora vive imprigionato in un corpo inerme che non risponde ai più semplici stimoli o reazioni, lottando tra la vita e la morte. L'uomo resiste, c'è qualcosa che lo tiene in vita, il ricordo di una persona che ha amato profondamente: Frieda.
Pensare alla donna è fonte di dolore, perché? Chi è Frieda?

“Ma io sono perduto.
Perduto nel passato.
Perduto con Frieda...”
(citazione tratta dal testo)

La donna è un mistero anche per la figlia, non sa nulla di lei, per questo si meraviglia quando il padre la chiama con quel nome. In realtà, ci sono molte cose di cui non è a conoscenza e che scoprirà casualmente, come i numeri tatuati sul polso del padre e nascosti sotto l'orologio. Suo padre è stato in un campo di concentramento? Perché? La loro famiglia non è di religione ebraica e allora perché quei numeri? Cosa nasconde il passato del padre? La curiosità ha il sopravvento e Miriam inizia a cercare in casa informazioni che possano aiutarla a capire, così, rovistando in un armadio trova una vecchia divisa, a chi appartiene? Toccando la veste si rende conto che tra le cuciture delle tasche, del colletto, del corpetto e della cintura sono nascosti dei piccoli foglietti ripiegati su se stessi. Foglietti che si riveleranno essere delle lettere, scritte in francese e tedesco. Chi le ha scritte? Sua madre? Frieda?

“Molti pregano, io non riesco a trovare un altro modo di continuare a vivere, non posso conservare la mia identità senza scrivere, quindi premo la mia matita ferma e forte. Per lassciare un segno sulla carta, per lasciare un corpo in vita.”
(citazione tratta dal testo)

Un segreto celato nell'anima del padre e tra le righe di quei fogli che per oltre quarant'anni hanno custodito risposte e verità dolorose. Ma anche Miriam nasconde qualcosa di altrettanto doloroso e tragico che la porta a guardarsi costantemente le spalle e a farsi deliberatamente del male pur di non sentire la paura che la soffoca e non la fa respirare. Così, tra passato e presente, e tra una lettera e l'altra, entreremo all'interno di una storia ricca di segreti, verità mai svelate, atrocità, sofferenze e sopravvivenza. Scopriremo l'amore di Henryk per Frieda, conosciuta durante il suo periodo di insegnamento all'università sotto il regime nazista, la loro storia extraconiugale, la verità svelata a Emilie, moglie di Henryk ecc.
Dopo il licenziamento e la cacciata dall'università, l'uomo è costretto a nascondersi per non essere arrestato dalle SS, ma l'amore per la ragazza lo spinge a uscire dal suo nascondiglio per vederla e trascorrere qualche ora con lei, mettendo in pericolo non solo se stesso ma anche la moglie e Frieda. Infatti, i due amanti verranno arrestati e trasferiti in un campo di concentramento. Dove? Cosa succederà a Henryk e Frieda?
Attraverso le lettere ritrovate nella divisa, scopriremo la difficile situazione di Frieda all'interno del lager di Ravensbrück dove venivano rinchiuse donne emarginate, zingare, sovversive, ribelli ecc. Le condizioni di vita erano disumane e volte a spezzare la loro identità, annientandole, non solo fisicamente ma anche psicologicamente e umanamente, azzerando la loro persona. Ma ciò che emergerà da questo posto, saranno le figure delle “donne coniglio”, donne prese e portate in sala operatoria per essere sottoposte, senza alcun consenso, a interventi chirurgici per esperimenti scientifici. Molte di loro sono morte sui tavoli operatori o per le infezioni; donne la cui vita non valeva nulla se non in termini di esperimenti disumani.

“Siamo state ridotte alla fame, aggredite, rasate, picchiate e umiliate. Solo dopo essere stati trattati peggio del bestiame, ci rendiamo conto che siamo ancora vive...
(citazione tratta dal testo)

Le lettere scritte dal lager custodiscono queste e molte altre verità dolorose e intense. Dei veri e propri pugni nello stomaco che lasciano senza fiato, esterrefatti di fronte alla brutalità e disumanità, ma anche con molti dubbi, perplessità e pensieri su cui riflettere seriamente.
Cosa si è disposti a fare per la propria libertà e sopravvivenza? Si farebbe di tutto, anche cose amorali e disumane a scapito di un altro essere umano. Una condizione difficile da comprendere e che non si può giudicare se non si è vissuto in quel clima di orrore, infatti, molti sopravvissuti non ne parlano perché non voglio essere giudicati da chi non sa capire.

«Gli esseri umani hanno davvero trattato così dei loro simili”»
«È il motivo per cui tante storie si sono perse. Chi le ha vissute non trova le parole e chi gli è vicino non vuole sentire. Le parole hanno molto più potere di quanto crediamo.
(…)
Anche le parole più buie troveranno la luce.»
(citazione tratta dal testo)

Le lettere sono la parte più bella ed emozionante del romanzo, quelle che mi hanno tenuta letteralmente incollata al testo e non mi hanno permesso di abbandonare il libro. Ebbene sì, la mia reazione alla lettura dei primi capitoli è stata di voler accantonare il romanzo e difficilmente lascio un testo, ma questo l'ho trovato confusionario e poco appassionante, ad eccezione di alcune parti. L'inizio è lento e difficile da comprendere perché Miriam, la protagonista, salta tra un ricordo e l'altro senza un'apparente logica o una specifica spiegazione creando confusione.
Il libro è strutturato in capitoli che si alternano tra le due voci narranti: Miriam e Henryk. Nei capitoli dedicati a Miriam veniamo a conoscenza della sua infanzia, della scoperta delle lettere, del suo presente e della sua vita di vittima delle molestie e della violenza del marito, che l'ha resa succube, espropriandola della propria identità e libertà facendole subire le peggiori sofferenze e atrocità. Mentre, nei capitoli dedicati al padre conosciamo parte della storia e dell'incontro con Frieda. Purtroppo le storie dei due protagonisti non hanno la stessa forza e intensità narrativa rispetto alle lettere. Non c'è una narrazione lineare che permette di comprendere le varie storie e la loro successione temporale. Appare tutto confusionario, saltando da un ricordo e all'altro in momenti storici diversi destabilizzando il lettore e complicando la comprensione di determinati avvenimenti. In questo modo la lettura risulta poco fluida, difficile e per quanto mi riguarda non sono riuscita a creare un rapporto empatico forte e intenso con i due protagonisti, fino alla scoperta delle lettere. Leggerle è stata un'esperienza forte, intensa, altamente riflessiva e dolorosa. La narrazione e lo stile cambiano totalmente, perché tutto diventa più definito, vero, incisivo. È la parte che ho amato di più del romanzo e che porterò sempre con me, una parte di storia da leggere, scoprire e custodire.
La storia d'amore tra Henryk e Frieda non mi ha emozionata, l'ho trovata superficiale e ho sempre avuto la sensazione che molte cose non siano stata affrontate e spiegate in maniera chiara e definita. Alcuni avvenimenti avevano bisogno di essere trattati con più calma, spiegando bene alcuni passaggi e reazioni emotive come ad esempio il motivo dell'arresto e del licenziamento, oppure la reazione di Emilie quando l'uomo le svela la relazione con Frieda. Non ho amato in maniera particolare nessuno dei protagonisti, ad eccezione delle donne coniglio. Miriam che è la protagonista e che aveva tutti i presupposti per attirare la mia attenzione, attraverso una storia drammatica e atroce, mi ha lasciata indifferente. La sua disperazione e sofferenza non sono riuscite ad emergere e creare un rapporto empatico con la mia parte emotiva e allo stesso tempo non ho apprezzato la figura del padre che l'ho trovato passivo, poco incisivo, soprattutto, nella sua scelta egoista di tenere in piedi sia il matrimonio che la relazione con la ragazza, mettendo in pericolo le due donne.
Forse narrato in maniera diversa il romanzo avrebbe reso di più, ed è un peccato perché le lettere le ho trovate emotivamente intense ed emozionanti. Peccato.
Questo, naturalmente è solo il mio modesto parere, e come sempre lascio a voi la scelta di leggere o meno il testo.
Buona lettura!!



(Marianna Di Bella)



(Gifted by) Ringrazio la Casa Editrice per la copia del libro.

venerdì 15 novembre 2019

Recensione: "Il Priorato dell'Albero delle Arance" - Samantha Shannon

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Titolo: Il Priorato dell'Albero delle Arance
Titolo Originale: The Priory of the Orange Tree
Autrice: Samantha Shannon
Editore: Mondadori




Il mondo è in pericolo!
Un'oscura minaccia si sta risvegliando e potrebbe abbattersi sul mondo orientale e occidentale, seminando morte, distruzione e sofferenza. Dopo mille anni, il Senza Nome sta tornando e con lui i tempi oscuri, dove il male imperverserà sui regni, le popolazini e il mondo intero.
Chi è il Senza Nome? Ancora un attimo di pazienza e lo scopriremo insieme.
Mentre la minaccia sembra concretizzarsi ogni giorno di più, la vita nei regni continua a scorrere tranquilla e ignara di tutto questo, le persone sono troppo prese dai propri problemi quotidiani per dare peso ai segnali di pericolo.
I diversi regni sono ostili tra di loro, in modo particolare, quelli dell'Oriente e dell'Occidente sempre più distanti l'uno dall'altro. Chiusi nei loro confini, professano e difendono le proprie tradizioni e credenze, rimanendo aggrappati al passato, vedendo nell'Altro un nemico da allontanare, combattere e debellare come il morbo rosso che infesta parte del mondo o il pericolo dell'Armata draconiana che crede nel potere del Senza Nome e si sta riattivando per prepare il suo ritorno.
L'Oriente venera i draghi, lacustrini e di mare. Creature possenti, magiche e meravigliose, dedite alla difesa del mondo orientale minacciato da epidemie e invasioni. Ogni 50 anni, alcuni draghi seikinesi scelgono dei cavalieri umani nell'eventualità di dover tornare a combattere, destino vuole che quel giorno sia arrivato e Tané, una delle nostre protagoniste, è in trepida attesa perché, dopo anni di allenamenti, è giunto il Giorno della Chiamata che potrebbe decretare la sua idoneità per entrare a far parte della Guardia dei Mari e proteggere, così, la sua terra a dorso di un drago. Ma prima, dovrà superare una serie di prove e qualcosa di ancora più difficile, qualcosa che potrebbe porre fine ai suoi sogni compromettendo il suo futuro...qualcosa che non doveva fare.
Cosa? Be', anche questa volta dovrete pazientare perché la storia è solo all'inizio e altre protagoniste richiedono la nostra attenzione.
Lasciamo, quindi, per un attimo Tané e spostiamoci a Occidente, nel regno incontrastato della regina Sabran Berethnet di Inys. La donna appartiene a una lunga discendenza femminile, costituita da regine che hanno governato per anni e anni. Credenza vuole che fin quando nel regno ci sarà una discendente della casata Berethnet, allora il Senza Nome non tornerà a minacciare il mondo. Sarà vero o è solo una leggenda?
Il mondo occidentale crede fermamente a questa leggenda, così come credono nella religione delle Sei Virtù che professano in maniera appassionata e chiunque non crede è ritenuto un nemico. Odiano la magia. Odiano gli orientali perché venerano i draghi, e non accettano nessun tipo di contatto commerciale o personale.
La regina è in pericolo, qualcuno sta tramando alle sue spalle per ucciderla, perché? Per scoprirlo ci basterà seguire una persona che da anni la sta proteggendo in maniera discreta e anonima, una giovane donna...una dama di corte: Ead Druyan. La donna originaria di Lasia, vive nel regno da otto anni e ha trascorso tutto questo tempo muovendosi nell'ombra e non destando sospetti, perché Ead è in realtà una maga con grandi abilità. La donna fa parte del Priorato dell'Albero delle Arance, un ordine segreto creato da Cleolind, colei che ha sconfitto il Senza Nome e capostipite della casata di Berethnet. Il Priorato è formato dalle Dame Rosse che hanno il compito di proteggere il mondo dall'Armata draconiana e traggono la loro forza dal Siden che scorre tra le linfee dell'albero e nei suoi frutti.

“È troppo che sei lontana dall'albero. Sei una radice, mia cara. Devi nutrirti, altrimenti appassirai.”
(citazione tratta dal testo)

Se il Senza Nome sta per tornare a minacciare il mondo, come faranno i regni a sconfiggerlo? Riusciranno a mettere da parte i propri rancori per combattere e perseguire il bene comune? Come faranno le tre protagoniste a incontrarsi e intrecciare le loro storie? Chi vuole uccidere la regina? Queste e molte altre domande vi assaliranno durante la lettura di questo immenso e voluminoso epic fantasy, ma non vi dirò nulla e non aggiungerò altro alla trama perchè spero e desidero che siate voi a scoprire una storia meravigliosa, emozionante e ricca di colpi di scena. Quindi, mettetevi comodi, prendete il libro e immergetevi completamente tra le sue pagine, lasciandovi afferrare dalle parole di Samantha Shannon. Parole che vi faranno letteralmente volare sulle ali della fantasia e a dorso in un drago magico, possente, elegante come Naymathun.

“La sua voce era un richiamo di guerra, il canto delle balene, un rombo di tuono in lontananza il tutto amalgamato in forma di parole simili a vetri legati dalle onde. Ascoltarla parlare calmava Tané di un senso di tranquillità prossima alla pace del sonno.”
(citazione tratta dal testo)

Il numero delle pagine potrà spaventarvi ma, credetemi, una volta che avrete iniziato a leggere non vorrete smettere più e non farete caso alle pagine che sfoglierete e che si susseguiranno velocemente, perché troverete la lettura scorrevole e coinvolgente.
L'autrice ha uno stile narrativo moderno che ben si adatta a questo epic fantasy. Le descrizioni sono precise, attente e particolareggiate al punto da farci vivere completamente immersi in un'atmosfera suggestiva e avvincente. Con le parole riesce a creare un mondo vero e plausibile, perfettamente funzionale al testo. Tutto è costruito in maniera credibile e non si percepisce mai l'artefatto narrativo, al contrario, riesce a coinvolgere il lettore creando un legame empatico forte e intenso.
Nulla è lasciato al caso, nomi dei luoghi o dei personaggi, i diversi regni, i draghi, gli avvenimenti e i colpi di scena ma, non è solo lo stile narrativo ad essere moderno, ci sono anche gli episodi, gli eventi, le caratteristiche dei personaggi e gli elementi che costituiscono la trama a renderlo contemporaneo.
Samantha Shannon utilizza temi attuali perfettamente riconducibili alla società moderna, basti pensare all'ostilità e alla paura dell'Altro. Il timore di essere invasi da chi non si conosce, ritenendoli nemici da tenere lontani, fuori dai propri confini territoriali e personali. L'autrice affronta ed evidenzia temi come il rispetto delle culture, delle credenze, delle religioni diverse dalle proprie, viste con disprezzo e disgusto solo perché non si conoscono e non corrispondono con le proprie. Evidenzia il rispetto per ogni essere vivente.e per l'amore in ogni sua forma, sfumatura e bellezza.
L'autrice crea un epic fantasy le cui protagoniste sono donne forti, determinate a vivere come vogliono, inseguendo se stesse, sfidando le convenzioni e andando contro la morale sociale che le vuole brave regine in grado di procreare e proseguire la dinastia, o donne sole e spaventate.

“Ma a dire il vero...non sono affatto d'accordo che il futuro di una nazione risieda nella possibilità di procreare. Una donna è più di un utero da inseminare.”
(citazione tratta dal testo)

In questo romanzo le donne sono protagoniste e artefici del proprio destino, con pregi e difetti, paure e sensi di colpa, rimpianti e voglia di riscattare e ritrovare se stesse. Donne la cui forza crescerà una volta preso atto della propria forza interiore. Donne descritte e delineate molto bene, così come complete sono anche coloro che non si trovano al centro della scena ma ai margini della storia. In verità, tutti i personaggi sono costruiti bene, ognuno con una propria personalità ben definita e distinguibile l'uno dall'altro.

“Nessuno dovrebbe indurre un adonna a temere di non essere abbastanza.”
(citazione tratta dal testo)

Il romanzo è diviso in 6 parti, ognuna formata da capitoli che alternano la narrazione tra mondo orientale e occidentale. Ogni capitolo ha come protagonista un personaggio diverso che ci guiderà all'interno della storia presentandoci, non solo luoghi ed elementi diversi ma, soprattutto, punti di vista diversi. Ead, Tané, Loth e Niclays saranno le guide che ci condurrano alla scoperta di terre magiche e suggestive e all'interno di una storia emozionante e intensa. Una trama ricca di colpi di scena che ci lasceranno, alla fine di ogni capitolo, con il fiato sospeso, accendendo la fiamma della nostra curiosità e la voglia di continuare a leggere per scoprire nuovi avvenimenti.
A onor del vero, devo ammettere che la battaglia finale e l'epilogo mi hanno un po' delusa, perché mi aspettavo più pagine e maggior attenzione allo scontro finale, invece, l'ho trovato breve e sbrigativo se paragonato alla lunga attesa e preparazione delle pagine precedenti. Non so se è una scelta voluta o se l'autrice ha voluto trasmettere un messaggio importante, così, mi sono presa del tempo per riflettere e mi sono resa conto che non è il finale a rendere bella e gradevole una storia, bensì cosa avviene durante il viaggio che si intraprende. Basti riflettere sulle vicissitudini dei personaggi, infatti, ognuno di loro intreprende un viaggio, non solamente fisico, ma psicologico. Un viaggio intimo e personale che li porterà a scoprire se stessi, superando paure, e quel senso di colpa che li priva della capacità di vedere la bellezza intorno a loro e dentro la loro anima. Li priva della capacità di godere appieno ogni singolo istante della propria esistenza...li priva della capacità di vivere.

«Ti lascerò partire con la mia benedizione, Tané, ma devi prima promettermi una cosa» mormorò. «Che un giorno riuscirai a perdonare te stessa. Questa è la primavera della tua esistenza, bambina, ci sono tante cose che devi ancora imparare. Non negarti il privilegio di vivere.»
(citazione tratta dala testo)

Quindi, a parte lo scontro finale e l'epilogo frettolosi e stringati, il romanzo merita di essere letto e amato in ogni suo elemento e personaggio.
Ottocento pagine di pura emozione, magia e bellezza.
Ottocento pagine che vi condurranno in terre affascinanti e suggestive.
Ottocento pagine che vi consiglio di leggere perché le protagoniste vi sapranno affascinare e ammaliare con la loro forza e determinazione, come Ead ha saputo conquistare la mia attenzione eleggendola a personaggio preferito insieme Naymathun, drago elegante e maestoso.

“Il mio cuore conosce bene il tuo canto, e il tuo cuore il mio. Io tornerò sempre da te.”
(citazione tratta dal testo)

Buona lettura!!



(Marianna Di Bella)



(Gifted by) Ringrazio la Casa Editrice per la copia del libro.

lunedì 11 novembre 2019

Recensione: "Ti regalo le stelle" - Jojo Moyes

libro, romanzo, indipendenza femminile, mdb, libri il nostro angolo di paradiso, amicizia, biblioteca a cavallo

Titolo: "Ti regalo le stelle"
Titolo Originale: "The Giver of Stars"
Autrice: Jojo Moyes
Editore: Mondadori




Buongiorno lettori!!
Vi va di fare un viaggio indietro nel tempo, alla scoperta degli Appalachi Meridionali, circondati dalla natura e paesaggi meravigliosi?
Bene, perché oggi voglio portarvi con me nelle terre del Kentucky, esattamente nella seconda metà degli anni Trenta, quando i territori erano ancora impervi, le famiglie vivevano isolate e i luoghi erano difficili da raggiungere. Un viaggio alla scoperta di un'epoca difficile, non solo dal punto di vista economico, ma anche culturale, sociale e territoriale.
Siamo nella seconda metà degli anni Trenta, subito dopo la “Grande Depressione”, i cui effetti catastrofici si sono riversati, non solo sull'economia nazionale, ma su tutte quelle famiglie che in poco tempo hanno visto svanire risparmi, lavori e sogni. Ma, soprattutto, ci troviamo in un territorio difficile, inospitale, abitato prevalentemente da famiglie di montagna stoiche, dal carattere rude, poco inclini a manifestazioni di affetto o vulnerabilità, molte con mentalità chiuse e con una forte impronta religiosa e morale.
In questo clima difficile, isolato e provinciale, prende vita il romanzo di Jojo Moyes.
Siamo a Baileyville, una piccola cittadina di provincia, qui vive Alice Wright, una giovane donna inglese trasferitasi dall'Inghilterra dopo essersi sposata con Bennett Van Cleve. La ragazza è impulsiva, briosa e il matrimonio con Bennett rappresenta per lei un modo per lasciare il clima soffocante della famiglia di appartenenza, vedendo nella vita coniugale un modo per vivacizzare la sua esistenza e per evadere dalla routine. Cambiando paese e cultura pensa di trovare nel matrimonio un'avventura unica da vivere ma in realtà si rivelerà un'altra prigione, una delusione totale. Una vita coniugale accanto a un uomo debole, totalmente sopraffatto dal volere del padre che decide ogni aspetto della loro vita, ad esempio come vivere, cosa mangiare, quale musica ascoltare ecc. Una vita stretta, opprimente, claustrofobica, fino a quando qualcosa o qualcuno non stravolgerà l'esistenza di Alice.
Durante una delle interminabili riunioni in chiesa, viene presentato un progetto nuovo e innovativo: il programma di biblioteche a cavallo della WPA (Works Progress Administration). Un sistema di biblioteche mobili, il cui scopo consiste nel diffondere la cultura e i libri in quei posti difficili da raggiungere, per portare i libri in prestito a famiglie che non possono usufruire del servizio bibliotecario. Il programma prevede l'aiuto e l'ausilio di bibliotecarie a cavallo che si spostano tra zone impervie, per raggiungere le famiglie isolate portando con sé libri, riviste, abbecedari etc. da dare in prestito a tutti coloro che hanno desiderio e voglia di leggere e imparare, diffondendo in questo modo cultura e conoscenza. Un vero e proprio lavoro regolarmente retribuito. Per Alice un'opportunità da cogliere al volo per evadere dalla routine matrimoniale, per allontanarsi dagli sguardi degli altri sempre pronti a criticarla per ogni suo comportamento, gesto, atteggiamento o parola. Finalmente ha trovato qualcosa a cui dedicarsi per il suo piacere personale e non per ottenere l'approvazione degli altri. Inizia, così, la sua avventura lavorativa in un progetto che la porterà a conoscere altre donne, che diventeranno sue amiche ma, soprattutto, imparerà a conoscere e amare se stessa, scoprendo e apprezzando la bellezza della natura, delle persone e di tutto ciò che la circonda.

Amava le montagne e la gente del posto e il cielo infinito. Amava la sensazione di fare un lavoro che significava qualcosa, mettersi alla prova ogni giorno, cambiare la vita delle persone parola per parola.
(…)
aveva costruito una nuova Alice sull'impalcatura di un'altra se stessa nei cui panni non si era mai sentita del tutto a suo agio.”
(citazione tratta dal libro)

Tra le bibliotecarie, emerge Margery O'Hare, una donna indipendente, volitiva, forte, determinata a vivere come vuole lei senza dover rendere conto agli altri delle sue scelte. Un figura femminile che crea parecchie chiacchiere nella cittadina, soprattutto, per gli stereotipi e la morale dell'epoca
che voleva la donna consapevole del proprio ruolo all'interno della famiglia, delle proprie responsabilità nei confronti del marito a cui deve obbedire senza lamentarsi o proferire parola, anche quando viene picchiata. Perché ciò che conta non è la sua felicità o il suo benessere, ma la rispettabilità della famiglia.
In questo clima culturale e sociale, si snoda la storia e la vita di Alice, Margery e delle altre bibliotecarie, viste e criticate per la sconvenienza del loro lavoro.

Credo che mandare in giro delle donne da sola sia di sicuro la via verso il disastro. E non vedo nient'altro se non il rischio di fomentare pensieri irriverenti e comportamenti sbagliati con questa iniziativa malsana...”
(citazione tratta dal libro)

Il programma di biblioteche a cavallo istituito dalla WPA è realmente esistito e si è sviluppato il 1935 e il 1943, riuscendo a distribuire i libri a migliaia di famiglie delle zone rurali. Un programma utile e importante a cui, purtroppo, la storia non ha dato il giusto risalto e valore. Jojo Moyes, invece, ha ripreso questo programma e l'ha contestualizzato all'interno del suo nuovo romanzo, integrandolo con altri elementi importanti, come ad esempio il lavoro sottopagato e sfruttato nelle miniere di carbone, la sfruttamento del territorio, la violenza sulle donne, la conoscenza del proprio corpo, il rapporto tra marito e moglie, l'amicizia e l'indipendenza femminile. Elementi che, sapientemente mescolati, danno vita e corpo a un romanzo piacevole ed emozionante.

Sai qual è la cosa peggiore che può capitarti quando un uomo ti picchia?
(…)
Non è il dolore. È la scoperta, in quel preciso istante, di cosa significhi essere donna. Ti rendi conto che non importa quanto tu sia intelligente, quanto tu sia brava ad argomentare rispetto a loro, quanto tu sia migliore di loro, punto e basta. Capisci che possono sempre e comunque metterti a tacere con un pugno. Così.”
(citazione tratta dal libro)

L'autrice riesce sempre a trattare temi complessi e a forte impatto emotivo con delicatezza e sensibilità, senza cadere nella trappola della retorica. Il suo stile narrativo è semplice, diretto e riesce a colpire il cuore del lettore creando un legame empatico forte e coinvolgente. Affascinandolo sin dalle prime pagine, catturando la sua attenzione sulla storia, sui personaggi e sulle descrizioni dei paesaggi. Descrizioni talmente vivide e reali che sembra di vivere e respirare l'aria incontaminata di quei luoghi, perdendo il proprio sguardo tra montagne e valli meravigliose, cavalcando al fianco di Alice e Margery condividendo pensieri, dubbi, paure, tormenti, sogni, amori ecc.
i personaggi sono ben delineati e costruiti, anche quelli non protagonisti, ognuno di loro ha una diversa caratterialità e impronta psicologica ben definita. Margery e Alice, naturalmente, sono le protagoniste e occupano completamente la scena del romanzo, emergendo e affascinando il lettore grazie al loro carattere e alle loro storie. Personalmente, ho amato la figura di Margery, una donna che, per tutto il romanzo, ha lottato contro gli stereotipi, le chiacchiere, agendo sempre in maniera coerente al suo modo di pensare, vivere e amare. Una donna che per l'epoca era considerata troppo libera, indipendente e forte...una donna da fermare.

Ma non è soltanto la libertà di agire senza dover chiedere il permesso a nessuno, è la libertà mentale. La consapevolezza di non dover rispondere a nessuno. La possibilità di andare dove voglio. Fare ciò che voglio. Dire ciò che voglio...”
(citazione tratta da libro)

La storia è piacevole e affascinante anche se, a onor del vero, il finale e il colpo di scena sono abbastanza scontati e prevedibili ma, questo non toglie nulla alla piacevolezza della lettura e della storia.
Un libro che vi consiglio di leggere e scoprire.
Buona lettura!!



(Marianna Di Bella)

lunedì 30 settembre 2019

Recensione: "La stanza della tessitrice" - Cristina Caboni

libro, mdb, libri il nostro angolo di paradiso, recensione, senso di abbandono, speranza, donne, sardegna, filo, amore,
Titolo: "La stanza della tessitrice"
Autrice: Cristina Caboni
Editore: Garzanti





Può un abito rappresentare i sogni di una persona, ridando speranza, sicurezza e serenità?
Può un abito far riemergere il passato e i segreti celati per anni?
Può legare due persone a distanza di anni?
Sì. L'importante è saper vedere oltre le sue cuciture e la superficie delle stoffe. Seguendo quel filo che intreccia, crea, elabora e unisce persone e destini. Un filo in grado, non solo di unire, ma di indicare la strada da percorrere per realizzare i propri sogni e il proprio destino.
Un filo che ci guiderà attraverso le pagine di questo romanzo meraviglioso, regalandoci emozioni, misteri e sorprese.

“(...) Chi ha il coraggio di superare le proprie paure è capace di tessere il filo della vita. Afferra il tuo, adesso, e compi il tuo destino, figlia del mio cuore...”
(citazione tratta dal testo)

Siamo a Bellagio, sul lago di Como e la nostra meta è un piccolo negozio di sartoria. Qui lavora Camilla Sampietro, la nostra protagonista. La ragazza ha abbandonato Milano per rifugiarsi in un luogo dove poter essere libera di creare, sentire e vivere. Un luogo dove poter riprendere in mano la propria vita, ritrovando pace e serenità, concedendosi quelle “seconde possibilità” che spesso ci neghiamo per paura e orgoglio.
Vivere a Bellagio le ha permesso di crescere, maturare e fare affidamento solo su se stessa e le proprie capacità ma, soprattutto, le ha permesso di capire cosa vuole dalla sua vita: creare una moda basata sulle emozioni e sui sogni delle persone, infondendo coraggio e serenità. Riadattando vecchi abiti, creando vestiti unici e personali, dando così una seconda possiblità agli abiti e alla vita in generale.

“I vestiti che smontava e ricuciva erano speciali: era come se un filo unisse le esistenze di chi aveva creato il tessuto e di chi aveva disegnato e cucito il vestito, che sarebbe stato ancora una volta scelto e accompdoato per una nuova vita, per un altro destino. Le bastava anche solo parlare di un abito del genere e subito sapeva come modificarlo e traaformarlo: negli occhi delle clienti leggeva ciò che custodivano nel cuore. Erano desideri e sogni insieme. Coglieva le loro emozioni e ne ricavava stoffe di luce e di gioia, che applicava ai modelli.”
(citazione tratta dal testo)

Per Camilla, la moda rappresenta un legame, una storia a cui ridare vita e freschezza, legando sogni e persone in un viaggio poetico tra passato e presente. Purtroppo la sua visione lavorativa non è sempre compresa, soprattutto, dalle persone che le sono accanto e l'hanno vista crescere, come Marianne la donna che l'ha adottata e proprietaria della casa di moda Leclerc. Le divergenze di opinione hanno creato una frattura tra le due donne ma non vi racconterò altro su di loro, perché rischierei di svelarvi troppo, ciò che posso dirvi è che il passato tornerà a bussare alla porta di Camilla per risolvere alcune questioni lasciate in sospeso e per aiutare Marianne a ritrovare sua sorella Adele. Una sorella mai conosciuta...un segreto che sua madre Caterina ha custodito per anni fino al giorno della sua morte.
Perché Caterina non ha mai detto nulla di Adele? Cosa le è accaduto? Dove si trova?
Per scoprire il resto della storia, vi consiglio di continuare la lettura lasciandovi conquistare dalla storia e dalle parole di Cristina Caboni. L'autrice vi accompagnerà in un viaggio poetico ed emozionante. Un viaggio temporale tra passato e presente, alla scoperta di storie, persone, tradizioni e paesi, partendo dalla Sardegna, per giungere in Francia e Italia, in un susseguirsi di colpi di scena che vi terranno incollati alle pagine del libro.

“(...) Lo segue col ditino, quel ricamo, e all'improvviso lo vede. È solo un filo, all'inizio, poi diventa una storia. Le parla del vento che spalanca le tende e del mare che accompagna i pescatori che gettano le reti al crepuscolo e el recuperano all'alba, le racconta dei camp di spighe e di prati imbiancati dai fiori. È di donne chine sui telai, che sanno comprendere e tessere i sogni.”
(citazione tratta dal testo)

La storia, gli abiti, i misteri, il senso di abbandono e la ricerca di amore sono i pilastri di questo romanzo, che danno vita e anima a una trama emozionante, piena di speranza e di amore.
Camilla e Caterina sono le protagoniste e voci narranti del romanzo. Due donne che seppure vissute in due epoche storiche diverse, hanno molto in comune, come ad esempio: la stessa visione della moda, una storia familiare triste e dolorosa, il senso di abbandono, di esclusione e la voglia di essere amate che hanno inciso profondamente sulla loro anima e i loro destini, portandole a vivere e crescere nonostante le avversità, il dolore e la sofferanza.
Due donne apparentemente fragili, ma determinate a inseguire e lottare per i propri sogni, cercando il proprio posto nel mondo, ritagliandosi un angolino di pace dove poter essere serene e felici.
Due protagoniste complesse e ben caratterizzate, soprattutto la parte psicologica. L'autrice le ha descritte perfettamente, delineando pregi e difetti, mostrando i loro limiti, rendendole, in questo modo, credibili e aderenti alla realtà.
Caterina è la figura più impalpabile ed effimera, e questa sua non presenza risulta essere più incisiva e determinante per la trama, rendendo la storia più intrigante e misteriosa.

“La vita poteva essere vissuta solo in un senso, andando avanti.”
(citazione tratta dal testo)

Il romanzo è ben scritto, poetico ed emozionante. La lettura è scorrevole e accattivante.
Le descrizioni sono attente, precise e curate in ogni dettaglio, permettendo al lettore di immergersi completamente nella storia, sentendo sulla propria pelle le emozioni che si intrecciano e si rincorrono nel romanzo. L'autrice è riuscita a mantenere il giusto equilibrio tra le parti descrittive e quelle introspettive delle due protagoniste, mantenendo la giusta dose di eleganza e sensibilità senza eccedere nel sentimentalismo. Le sue parole, apparentemente semplici, scivolano come seta nell'animo del lettore, regalando emozioni e abbracci avvolgenti.
Personalmente ho trovato i capitoli dedicati al presente e alla storia di Camilla meno incisivi e forti rispetto a quelli dedicati alla storia di Caterina.
Il finale è troppo frettoloso e meno curato nei dettagli rispetto al resto del romanzo, ma questo non toglie nulla alla bellezza del libro che ho amato profondamente, ricordandomi quanto sia importante ritrovare prima se stessi e poi la felicità.

“(...) Ricordati sempre che il tuo futuro è nelle tue mani.
(…)
È il cuore quello che conta davvero, afferra i sogni con l'ago e ricamali...”
(citazione tratta dal testo)

Inseguite i vostri sogni...cercate voi stessi e vivete ogni attimo della vostra vita, lottando per ciò che desiderate.
Buona lettura.



(Marianna Di Bella)

domenica 22 settembre 2019

Recensione: "Il catalogo delle amiche" - Isabella Bossi Fedigrotti

libro, amiche, mdb, libri il nostro angolo di paradiso, recensione, autostima insicurezza, donne

Titolo: "Il Catalogo delle Amiche"
Autrice: Isabella Bossi Fedigrotti
Editore: RCS Libri




10 ritratti.
10 donne.
10 amiche.

Dieci sono i capitoli che compongono questo piccolo catalogo scritto da Isabella Bossi Fedigrotti. L'autrice dedica ogni capitolo ad un'amica diversa, descrivendone il carattere e analizzando la sua situazione sentimentale e affettiva, creando un piccolo resoconto sulla loro vita, sulle problematiche, manie, fissazioni e difetti.
Dieci capitoli dedicati a donne caratterialmente e psicologicamente diverse che animano il libro e il loro gruppo. Donne diverse accomunate dal disagio, dal dolore, da una profonda insicurezza e tanta solitudine. Questi ultimi due elementi emergono in ogni storia, tratteggiando donne insicure di se stesse e del proprio aspetto fisico, alla continua ricerca di un uomo che le appaghi e le faccia sentire amate, nascondendo se stesse e appiattendo la loro personalità, pur di tenersi un uomo accanto.
Donne che si annullano per il fidanzato, succubi di madri che riversano sulle loro figlie il loro malcontento e i loro rimpianti, che rivestono il ruolo da infermiere per sentirsi importanti o troppo intente ad aiutare gli altri, per non accorgersi che la figlia adolescente ha seri problemi di accettazione, socializzazione e autostima.
Donne sole, il cui unico sogno è di poter di fuggire e cambiare vita, ma sono talmente ingabbiate e schiacciate dal ruolo che hanno costruito, in base alle aspettative degli altri, da non riuscire a riconoscere più se stesse e i loro sogni. Schiacciate al punto da accontentarsi di quel poco che ricevono, pur di sentirsi riconosciute e viste dagli altri.
Isabella Bossi Fedigrotti descrive con penna arguta, ironica e graffiante, dieci protagoniste con le loro manie, problematiche e imperfezioni, riuscendoci molto bene, ma ahimè, per me si limita solo a questo. Mi spiego meglio.
L'universo femminile è vasto, caratterizzato da molteplici sfaccettature e, per me, limitarsi a descriverne solo le imperfezioni, le manie e le problematiche vuol dire limitare la visione totale della donna. Vuol dire evidenziare elementi che non aderiscono totalmente alla realtà, rischiando di cadere nella trappola delle banalità, dei luoghi comuni e degli stereotipi.
Tratteggiare solo i lati negativi vuol dire non prendere in considerazione i pregi, i tratti positivi e tutto ciò che hanno da insegnare. Vuol dire non rispecchiare la realtà perché, parliamoci chiaro, queste dieci donne non sanno assolutamente cosa vuol dire essere amiche.
L'amicizia è confidenza, aiuto, sostegno, chiacchiere ma anche elementi negativi che donano in ogni rapporto umano, il giusto equilibrio che purtroppo manca in questo testo, perché le protagoniste sono unite da cattiveria e invidia e non da un'amicizia profonda.
Mi aspettavo un testo pù incentrato sulla sfera femminile, dando risalto non solo all'amicizia ma a tutta l'universo femminile, pregi e difetti compresi, ma a parte la scrittura graffiante e ironica dell'autrice, il resto del libro lascia un retrogusto amaro. Non capisco perché per parlare di donne, occorre descrivere ed evidenziare sempre e solo le loro problematiche, insicurezze, imperfezioni, nevrosi, sottolineando la loro continua ricerca di un amore che le faccia sentire appagate, come se la loro identità dipendesse solo da questi elementi. In modo particolare, non riesco ad accettare quelle descrizioni in cui le donne sono sempre l'una contro l'altra in un'eterna lotta tra invidie e gelosie, cadendo negli inevitabili stereotipi.
Sinceramente siamo molto più di questo...siamo altro...
Buona lettura!!



(Marianna Di Bella)

martedì 10 settembre 2019

Recensione: "Un'estate magica" - Corina Bomann

libro, recensione, mdb, libri il nostro angolo di paradiso, romanzo, confronto con se stessi
Titolo: "Un'estate magica"
Titolo Originale: "Ein Zauberhafter Sommer"
Autrice: Corina Bomann
Editore: Giunti




Nel cuore della campagna del Meclemburgo, si trova una vecchia casa padronale circondata da un giardino lussureggiante ricco di fiori profumati, con un tre alberi da frutto fitti e rigogliosi.
L'atmosfera calma e serena che circonda il posto, ci fanno dimenticare la routine cittadina e il caos della metropoli. Un luogo di pace e tranquillità dove ritrovare se stessi.
Qui vive, da ben 12 anni, Larissa Liebermann, la nostra protagonista. Una donna che ha deciso di lasciare la sua famiglia d'origine e la sua vecchia vita, per vivere in un luogo che non solo rispecchiasse la sua anima ma, soprattutto, l'aiutasse a curare le sue ferite. Vecchie cicatrici lasciate da un amore finito in modo tragico.
Larissa è un'anima solitaria, indipendente e non ama i legami familiari opprimenti e claustrofobici. Vive coltivando il suo campo di more, curando i suoi animali e dipingendo scarpe da sposa.
Una vita tranquilla, senza eventi eccezionali o colpi di scena eclatanti. Fino a quando nella sua vita non entra sua nipote Wiebke. Una giovane studentessa universitaria di biologia che, a un passo dalla laurea, fallisce l'ultimo esame, pone la parola fine alla sua storia d'amore con il fidanzato Nick e scappa in cerca di un luogo dove ritrovare se stessa.

Lì si augurava di risanare vecchie ferite e ricaricarsi per affrontare le decisioni difficili che prima o poi avrebbe dovuto prendere.”
(citazione tratta dal testo)

Cosa le è accaduto?
Perché si è rifugiata dalla zia che non vede da anni e anni?
Le due donne andranno d'accordo?
Beh come sempre starà a voi trovare le risposte a queste domande e scoprire la storia. Io posso solo darvi un mio parere personale, dicendovi che questo nuovo libro di Corina Bomann mi ha lasciata perplessa e insoddisfatta.
Ho letto altri libri dell'autrice e ho trovato sempre qualcosa di interessante nella trama in grado di attirare il lettore durante la lettura. Pur essendoci elementi interessanti, come ad esempio il confronto con se stessi e con il proprio passato, la storia non riesce a decollare e prendere vita.
Le due protagoniste le ho trovate poco incisive, superficiali e inverosimili. Larissa, che dovrebbe rappresentare il personaggio principale, risulta noioso, insoddisfacente e affettivamente immaturo.
Due figure che non lasciano il segno, così come la trama, ad eccezione di una impalpabile leggerezza durante la lettura. Tutto rimane freddo e distaccato, anche quando si parla di sentimenti e sofferenze. Il distacco emotivo è tale da tenere a distanza il lettore.

Il silenzio non portava a niente, se non a fraintendimenti e a ostinate chiusure sulle proprie posizioni. Era necessario parlare, al limite anche litigare ma mai tacere.”
(citazione tratta dal testo)

L'unico personaggio che ha saputo conquistare la mia curiosità è la maga delle spezie, un figura carismatica ma poco presente. Un personaggio che, secondo il mio parere, avrebbe dato più incisività e carattere alla storia, se solo l'autrice le avesse dato più spazio nella trama. Il resto, purtroppo, è veramente superficiale e non mi ha lasciata nessuna emozione, se non qualche ora di lettura senza pensieri.
A voi scegliere: leggere o non leggere...questo è il dilemma. 
Io andrò a scegliere un altro libro e nel mentre vi auguro una buona lettura!!



(Marianna Di Bella)