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lunedì 11 novembre 2019

Recensione: "Ti regalo le stelle" - Jojo Moyes

libro, romanzo, indipendenza femminile, mdb, libri il nostro angolo di paradiso, amicizia, biblioteca a cavallo

Titolo: "Ti regalo le stelle"
Titolo Originale: "The Giver of Stars"
Autrice: Jojo Moyes
Editore: Mondadori




Buongiorno lettori!!
Vi va di fare un viaggio indietro nel tempo, alla scoperta degli Appalachi Meridionali, circondati dalla natura e paesaggi meravigliosi?
Bene, perché oggi voglio portarvi con me nelle terre del Kentucky, esattamente nella seconda metà degli anni Trenta, quando i territori erano ancora impervi, le famiglie vivevano isolate e i luoghi erano difficili da raggiungere. Un viaggio alla scoperta di un'epoca difficile, non solo dal punto di vista economico, ma anche culturale, sociale e territoriale.
Siamo nella seconda metà degli anni Trenta, subito dopo la “Grande Depressione”, i cui effetti catastrofici si sono riversati, non solo sull'economia nazionale, ma su tutte quelle famiglie che in poco tempo hanno visto svanire risparmi, lavori e sogni. Ma, soprattutto, ci troviamo in un territorio difficile, inospitale, abitato prevalentemente da famiglie di montagna stoiche, dal carattere rude, poco inclini a manifestazioni di affetto o vulnerabilità, molte con mentalità chiuse e con una forte impronta religiosa e morale.
In questo clima difficile, isolato e provinciale, prende vita il romanzo di Jojo Moyes.
Siamo a Baileyville, una piccola cittadina di provincia, qui vive Alice Wright, una giovane donna inglese trasferitasi dall'Inghilterra dopo essersi sposata con Bennett Van Cleve. La ragazza è impulsiva, briosa e il matrimonio con Bennett rappresenta per lei un modo per lasciare il clima soffocante della famiglia di appartenenza, vedendo nella vita coniugale un modo per vivacizzare la sua esistenza e per evadere dalla routine. Cambiando paese e cultura pensa di trovare nel matrimonio un'avventura unica da vivere ma in realtà si rivelerà un'altra prigione, una delusione totale. Una vita coniugale accanto a un uomo debole, totalmente sopraffatto dal volere del padre che decide ogni aspetto della loro vita, ad esempio come vivere, cosa mangiare, quale musica ascoltare ecc. Una vita stretta, opprimente, claustrofobica, fino a quando qualcosa o qualcuno non stravolgerà l'esistenza di Alice.
Durante una delle interminabili riunioni in chiesa, viene presentato un progetto nuovo e innovativo: il programma di biblioteche a cavallo della WPA (Works Progress Administration). Un sistema di biblioteche mobili, il cui scopo consiste nel diffondere la cultura e i libri in quei posti difficili da raggiungere, per portare i libri in prestito a famiglie che non possono usufruire del servizio bibliotecario. Il programma prevede l'aiuto e l'ausilio di bibliotecarie a cavallo che si spostano tra zone impervie, per raggiungere le famiglie isolate portando con sé libri, riviste, abbecedari etc. da dare in prestito a tutti coloro che hanno desiderio e voglia di leggere e imparare, diffondendo in questo modo cultura e conoscenza. Un vero e proprio lavoro regolarmente retribuito. Per Alice un'opportunità da cogliere al volo per evadere dalla routine matrimoniale, per allontanarsi dagli sguardi degli altri sempre pronti a criticarla per ogni suo comportamento, gesto, atteggiamento o parola. Finalmente ha trovato qualcosa a cui dedicarsi per il suo piacere personale e non per ottenere l'approvazione degli altri. Inizia, così, la sua avventura lavorativa in un progetto che la porterà a conoscere altre donne, che diventeranno sue amiche ma, soprattutto, imparerà a conoscere e amare se stessa, scoprendo e apprezzando la bellezza della natura, delle persone e di tutto ciò che la circonda.

Amava le montagne e la gente del posto e il cielo infinito. Amava la sensazione di fare un lavoro che significava qualcosa, mettersi alla prova ogni giorno, cambiare la vita delle persone parola per parola.
(…)
aveva costruito una nuova Alice sull'impalcatura di un'altra se stessa nei cui panni non si era mai sentita del tutto a suo agio.”
(citazione tratta dal libro)

Tra le bibliotecarie, emerge Margery O'Hare, una donna indipendente, volitiva, forte, determinata a vivere come vuole lei senza dover rendere conto agli altri delle sue scelte. Un figura femminile che crea parecchie chiacchiere nella cittadina, soprattutto, per gli stereotipi e la morale dell'epoca
che voleva la donna consapevole del proprio ruolo all'interno della famiglia, delle proprie responsabilità nei confronti del marito a cui deve obbedire senza lamentarsi o proferire parola, anche quando viene picchiata. Perché ciò che conta non è la sua felicità o il suo benessere, ma la rispettabilità della famiglia.
In questo clima culturale e sociale, si snoda la storia e la vita di Alice, Margery e delle altre bibliotecarie, viste e criticate per la sconvenienza del loro lavoro.

Credo che mandare in giro delle donne da sola sia di sicuro la via verso il disastro. E non vedo nient'altro se non il rischio di fomentare pensieri irriverenti e comportamenti sbagliati con questa iniziativa malsana...”
(citazione tratta dal libro)

Il programma di biblioteche a cavallo istituito dalla WPA è realmente esistito e si è sviluppato il 1935 e il 1943, riuscendo a distribuire i libri a migliaia di famiglie delle zone rurali. Un programma utile e importante a cui, purtroppo, la storia non ha dato il giusto risalto e valore. Jojo Moyes, invece, ha ripreso questo programma e l'ha contestualizzato all'interno del suo nuovo romanzo, integrandolo con altri elementi importanti, come ad esempio il lavoro sottopagato e sfruttato nelle miniere di carbone, la sfruttamento del territorio, la violenza sulle donne, la conoscenza del proprio corpo, il rapporto tra marito e moglie, l'amicizia e l'indipendenza femminile. Elementi che, sapientemente mescolati, danno vita e corpo a un romanzo piacevole ed emozionante.

Sai qual è la cosa peggiore che può capitarti quando un uomo ti picchia?
(…)
Non è il dolore. È la scoperta, in quel preciso istante, di cosa significhi essere donna. Ti rendi conto che non importa quanto tu sia intelligente, quanto tu sia brava ad argomentare rispetto a loro, quanto tu sia migliore di loro, punto e basta. Capisci che possono sempre e comunque metterti a tacere con un pugno. Così.”
(citazione tratta dal libro)

L'autrice riesce sempre a trattare temi complessi e a forte impatto emotivo con delicatezza e sensibilità, senza cadere nella trappola della retorica. Il suo stile narrativo è semplice, diretto e riesce a colpire il cuore del lettore creando un legame empatico forte e coinvolgente. Affascinandolo sin dalle prime pagine, catturando la sua attenzione sulla storia, sui personaggi e sulle descrizioni dei paesaggi. Descrizioni talmente vivide e reali che sembra di vivere e respirare l'aria incontaminata di quei luoghi, perdendo il proprio sguardo tra montagne e valli meravigliose, cavalcando al fianco di Alice e Margery condividendo pensieri, dubbi, paure, tormenti, sogni, amori ecc.
i personaggi sono ben delineati e costruiti, anche quelli non protagonisti, ognuno di loro ha una diversa caratterialità e impronta psicologica ben definita. Margery e Alice, naturalmente, sono le protagoniste e occupano completamente la scena del romanzo, emergendo e affascinando il lettore grazie al loro carattere e alle loro storie. Personalmente, ho amato la figura di Margery, una donna che, per tutto il romanzo, ha lottato contro gli stereotipi, le chiacchiere, agendo sempre in maniera coerente al suo modo di pensare, vivere e amare. Una donna che per l'epoca era considerata troppo libera, indipendente e forte...una donna da fermare.

Ma non è soltanto la libertà di agire senza dover chiedere il permesso a nessuno, è la libertà mentale. La consapevolezza di non dover rispondere a nessuno. La possibilità di andare dove voglio. Fare ciò che voglio. Dire ciò che voglio...”
(citazione tratta da libro)

La storia è piacevole e affascinante anche se, a onor del vero, il finale e il colpo di scena sono abbastanza scontati e prevedibili ma, questo non toglie nulla alla piacevolezza della lettura e della storia.
Un libro che vi consiglio di leggere e scoprire.
Buona lettura!!



(Marianna Di Bella)

martedì 1 ottobre 2019

Recensione: "Il caso dei libri scomparsi" - Ian Sansom

libro, recensione, mdb, libri il nostro angolo di paradiso, irlanda del nord, romanzo
Titolo: "Il caso dei libri scomparsi"
Titolo Originale: "The Case of the Missing Books"
Autore: Ian Sansom
Editore: Tea




Tra le strade della piccola cittadina di Tundrum, Irlanda del Nord, si aggira un vecchio e arruginito furgone. Le sue condizioni sono pietose, andrebbe sistemato e riverniciato ma i soldi sono pochi e il comune non ha tutti i fondi a disposizione.
Cosa c'entra il comune? Beh questo vecchio e macilento furgone è il nuovo Bibliobus della cittadina.
Purtroppo, la biblioteca comunale è stata chiusa e il comune ha pensato di offrire dei nuovi servizi riconvertendo le risorse a disposizione, per essere più competitivi e flessibili sul territorio. Un nuovo “centro culturale mobile” in grado di offrire ai cittadini maggior assistenza anche in campo informatico, fotografia digitale, utilizzo della rete ecc.
Una buona idea, ma c'è prima un “piccolo” problema da risolvere, i 15.000 libri appartenenti alla biblioteca sono spariti.
15.000 volumi di cui nessuno sa nulla.
Chi li ha rubati? Perché?
Il compito di ritrovarli è affidato al nuovo bibliotecario di Tundrum: Israel Armostrong.
L'uomo viene da Londra e quando gli viene offerta l'opportunità di realizzare il suo sogno e mettere a frutto la sua laurea in lettere, lascia il lavoro di commesso presso una libreria discount, e raggiunge il suo nuovo posto di lavoro. Finalmente può smetterla di lamentarsi della sua vita triste, monotona e della mancanza di opportunità per il futuro. Continue lamentele a cui non ha mai reagito creando opportunità, al contrario si è adagiato alla monotonia e apatia, circondato dai suoi amati libri da cui si è sempre sentito protetto e capito. I libri hanno sempre fatto parte della sua vita sin da quando era piccolo, lettore vorace e instancabile, frequentatore assiduo delle biblioteche che considera “il suo luogo di appartenenza”.

Israel era cresciuto dentro e intorno alle biblioteche. Le biblioteche erano il suo luogo di appartenenza. Le biblioteche per Israel erano da sempre una costante. Nelle biblioteche Israel aveva sempre trovato calma e serenità. Nelle biblioteche gli era sempre parso di respirare un po' più facilmente.”
(citazione tratta dal libro)

Il nuovo lavoro rappresenta l'inizio della realizzazione dei suoi sogni e dei suoi studi, solo che arrivato a Tundrum scopre che non solo la biblioteca è stata chiusa definitivamente, ma che il suo nuovo compito consiste nel guidare il bibliobus e girare per il territorio portando libri e nuovi servizi. Per Israel è uno choc, perché considera il suo nuovo ruolo un declassamento, e interagire con le altre persone è sempre stato un problema. È una persona molto intelligente, ma schiva, sensibile, perso in sogni e idee e con una conoscenza minima della realtà...conoscenza che lo porterà a scontrarsi con gli abitanti della cittadina e a vivere svariate disavventure.

“Privato del denaro, dei vestiti e della dignità, incapace di capire per la metà delle volte di cosa parlasse la gente che incontrava, riluttante a mangiare il loro cibo, costretto a fare un lavoro che non voleva fare e minacciato, picchiato e ridotto, in uno stato caratterizzato da una certa qual incertezza, confusione e tensione, stava finalmente godendo l'esperienza del vero immigrante....”
(citazione tratta dal testo)

Non vi racconterò altro, vi lascerò liberi di decidere se salire sul bibliobus e seguire il resto della storia.
Io scendo qui e non proseguirò il viaggio, perché il libro non mi ha particolarmente entusiasmata.
Il libro è leggero, abbastanza gradevole, surreale in alcune parti, ma alla fine lascia ben poco nei ricordi e nelle emozioni.
La prima parte l'ho trovata molto lenta, noiosa e ho faticato ad entrare nell'atmosfera del romanzo. Proseguendo nella lettura, tutto diventa un po' più scorrevole, acquisendo un pochino di brio e ironicità che aiutano ad alleggerire la storia, anche se la trama fa molta fatica a decollare.
Alcuni punti sono narrativamente più deboli, monotoni e ripetitivi di altri, e la trama ne risente parecchio, infatti, spesso si fatica ad andare avanti con la lettura.
I personaggi sono surreali, bizzarri e sopra le righe, anche se onestamente funzionano di più i personaggi secondari che non il protagonista, che risulta essere pedante, fastidioso e antipatico. Un protagonista che non ha un'evoluzione e una crescita personale durante la storia, infatti, rimane fermo e statico con le sue convinzioni, luoghi comuni e comportamenti.
Il finale è frettoloso, superficiale e non ho apprezzato per niente la risoluzione dell'indagine, perché il movente viene fuori in maniera casuale e sbrigativa. Necessitava di un'argomentazione più seria e approfondita proprio perché tutta la trama del romanzo ruotava intorno alla ricerca dei libri scomparsi, invece, l'autore si è limitato a parlarne in maniera approssimativa e banale.
Peccato, perché il libro aveva tutte le caratteristiche per essere coinvolgente, interessante e divertente, invece molte argomentazioni sono state lasciate al caso, forzando alcune situazioni rendendole inverosimili e surreali.
Un libro semplice, leggero ma niente di più.
Il mio viaggio sul bibliobus si ferma qui e non credo che leggerò gli altri testi a lui dedicati.
Saluto Tundrum e voi lettori.
Buona lettura!!



(Marianna Di Bella)