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mercoledì 22 gennaio 2020

Recensione: "Mathilda" - Mary Shelley

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Titolo: "Mathilda"
Autrice: Mary Shelley
Editore: Darcy Edizioni





1819.
In un'ampia e isolata brughiera è situato un piccolo cottage abitato da una giovane donna trasferitasi anni prima perché desiderosa di vivere sola e lontana dal resto del mondo. Lei è Mathilda, la nostra protagonista, una ragazza che ha scelto volontariamente la solitudine, allontanando qualsiasi compagnia. Tiene tutti lontani dalla sua vita, farli avvicinare troppo vorrebbe dire entrare in confidenza rischiando di far trapelare un segreto orribile, doloroso e angosciante che custodisce nel suo cuore e nella sua anima.

“Chi può essere più solitario anche in mezzo alla folla, di colui la cui storia e i sentimenti continui e i ricordi che ne derivano sono ignoti a qualsiasi anima vivente? C'era un orrore troppo profondo nel mio racconto per confidarlo. Ero sulla terra l'unica depositaria del mio segreto. Potevo dirlo ai venti e alle deserte brughiere, ma mai ai miei simili, né a parole né con sguardi dare credito alla più piccola congettura sulla terribile realtà, dovevo ritirarmi prima dagli sguardi dell'uomo per timore che leggere la colpa di mio padre nei miei occhi vitrei: dovevo tacere per timore che la mia voce incerta tradisse inimmaginabili orrori.”
(citazione tratta dal testo)

Arriva un momento nella vita in cui bisogna fare i conti con il proprio passato, affrontando il dolore e la paura che tengono in ostaggio la nostra esistenza e per Mathilda è giunto quel momento.
La donna non sta bene, sta per morire e questa condizione la mette di fronte a se stessa decidendo di svelare ciò che porta con sé, a colui che rimane ed è il suo unico e vero amico. L'unica persona a cui ha permesso di entrare nella sua vita, accostandosi alla sua anima e al suo cuore, riponendo in lui fiducia e rispetto. Mathilda decide così di scrivere una lunga lettera in cui racconta la sua vita fatta di dolore, tormento e vergogna.
La giovane donna non ha mai conosciuto la mamma, morta dandola alla luce, questo evento drammatico ha segnato profondamente la sua esistenza e quella della sua famiglia, infatti, il padre non riuscendo a superare il dolore per la perdita dell'amata e adorata moglie, abbandona la figlia alla sorella e parte, girando per il mondo senza una meta o destinazione precisa. L'uomo vuole fuggire dal dolore che lo sta consumando e crede che allontanarsi dalla sua casa, dalla figlia e dalla famiglia possa aiutarlo a mitigare il suo lutto.
Mathilda cresce con la zia, una donna fredda e scostante che, purtroppo, non le regalerà l'amore e l'affetto che merita ogni bambino. La ragazza cresce, così, nella solitudine ma tutto sommato è felice. Intorno ai 16 anni il padre torna nella sua vita e questo la riempie di immensa gioia. I due cercheranno non solo di costruire un rapporto genitore/figlia ma anche di recuperare il tempo perduto, facendo progetti, confidandosi, creando un legame, fino a quando qualcosa non cambia in maniera drastica e drammatica le loro esistenze.
La forte somiglianza della ragazza con la defunta madre, spinge il padre a provare molto più di un semplice affetto tra padre e figlia, insinuandosi in lui un sentimento perverso, sbagliato e...qui mi fermo perché il racconto è molto breve e continuare vorrebbe dire svelarvi tutta la storia, e sarebbe un peccato perché mi piacerebbe che scopriste da soli il resto della trama.
Quindi mi fermo qui, ma voi prendete il libro e immergetevi tra le sue pagine, lasciandovi catturare dalle parole di una grande autrice: Mary Shelley. La donna ha scritto con maestria e bellezza, un romanzo tormentato e doloroso. Un testo sconosciuto e rimasto inedito per molti anni ma che, fortunatamente, riscopriamo e apprezziamo grazie al lavoro di alcune e interessanti case editrici.
Il romanzo è breve e scritto in prima persona creando, in questo modo, una confidenza intima e personale tra la protagonista e il lettore, perché leggere i pensieri e i sentimenti della ragazza crea un legame empatico e profondo, aiutando il lettore a immedesimarsi nel suo tormento e a comprendere al meglio la sua storia e il suo dramma. L'autrice tratteggia perfettamente il lato emotivo e psicologico di Mathilda facendo emergere quel senso di colpa che l'accompagnerà per il resto dei suoi giorni.

“Mi credevo contaminata dall'amore innaturale che avevo ispirato e che ero una creatura maledetta e bandita dalla natura.”
(citazione tratta dal testo)

Bellissime le descrizioni dell'ambiente e della natura circostante. Una natura bella, piena di luce e sole quando evidenziano i momenti di grande felicità, serenità e libertà della ragazza, per cambiare completamente e trasformarsi in un ambiente opprimente, ostile, selvaggio e cupo sottolineando il momento di grande drammaticità, dolore e tragedia. Una variazione che segna, inoltre, il cambiamento del ritmo narrativo e della storia, creando nel lettore quel senso di angoscia che vive la ragazza.
Mary Shelley riversa in questo romanzo molti elementi autobiografici, scritto in un periodo doloroso della sua vita, dopo aver perso il marito e i figli, due lutti che hanno segnato la sua anima e le pagine del testo facendo emergere la sofferenza dell'animo umano. L'autrice dà voce alla propria anima tormentata e al dolore, rivelando la sua profondità spirituale, dopotutto la donna non ha paura di esprimere se stessa, le sue emozioni, sensazioni, i suoi sentimenti e il senso di angoscia e tormento che prova. In questo testo, infatti, affronta un tema inusuale e inedito per l'epoca. Un tema scottante. L'amore perverso e malato di un padre verso la propria figlia ma anche la ricerca della morte come salvezza della propria anima.
Se avete letto Frankestein non potete rimanere indifferenti di fronte a questo racconto. Due romanzi diversi per storia e personaggi, ma profondi nei temi trattati e nelle riflessioni che lasciano nell'animo del lettore. Un classico che vi consiglio di leggere e scoprire.

“Solo nella solitudine sarò me stessa...”
(citazione tratta dal testo)

Buona lettura!!


(Marianna Di Bella)
  


(Gifted by) Ringrazio la traduttrice per la copia del libro.

martedì 10 dicembre 2019

Recensione: "L'arte di correre sotto la pioggia" - Garth Stein

libro, mdb, libri il nostro angolo di paradiso, amicizia, recensione, cane, speranza

Titolo: "L'arte di correre sotto la pioggia"
Titolo Originale: "The Art of Racing in the Rain"
Autore: Garth Stein
Editore: Piemme




Per raggiungere i propri obiettivi occorre lottare con forza e determinazione senza mai perdere la speranza, perché gli imprevisti sono sempre in agguato pronti a intralciare il nostro cammino, facendo di tutto per farci crollare a terra e desistere dai nostri propositi. È proprio in questi momenti che il coraggio e la determinazione devono avere il sopravvento sulla paura e il timore di non farcela, sostenendoci nella caduta e nella voglia di rivalsa, perché nella vita si impara attraverso gli errori e gli imprevisti. Si impara cadendo. Si impara sbagliando, provando e amando, sì perché l'amore è il motore della nostra esistenza ed è lui che alimenta la nostra forza e determinazione.
L'amore per se stessi, per gli altri, per la vita. L'amore infinito...l'amore che ci aiuta e sostiene nei momenti di sconforto, e Denny Swift è circondato d'amore, in particolare, quello del suo cane Enzo.
Denny e Enzo vivono a Seattle, l'uomo lavora dietro il bancone di un'autofficina come assistente ai clienti. Ama i motori ed è un pilota di auto da corsa che non ha mai espresso in pieno le sue capacità e potenzialità. Ama il suo cane e insieme condividono la passione per le corse automobilistiche che guardano spesso in TV.
Enzo, invece, è un cane particolare, adora guardare la televisione, soprattutto i documentari del National Geographic e le gare automobilistiche ed ha un sogno: poter rinascere nel corpo di uomo. Il cane è convinto di essere nato nel corpo sbagliato, perché sente di essere in tutto e per tutto un essere umano. Ama follemente il suo padrone, ma questo non vuol dire che non sia obiettivo nei suoi riguardi, sa benissimo che l'uomo è imperfetto, per questo quando parla di lui non omette i limiti e i lati negativi.
Enzo è tranquillo e appagato fino a quando nella vita di Denny non arriverà l'amore di Eve a travolgere la loro esistenza. Una terza persona che cambierà gli equilibri della loro vita e a cui Enzo dovrà abituarsi con calma e pazienza, soprattutto quando la malattia e la morte incomberanno nella loro famiglia portando dolore e sofferenza, ma a raccontarvi il resto della storia ci penserà il nostro protagonista a quattro zampe che sarà il testimone diretto di ogni avvenimento del romanzo, io posso solo suggerirvi di prepararvi a una storia commovente, coinvolgente e dolorosa.

Avevo sempre desiderato amare Eve come la amava Denny, ma non ci ero mai riuscito perché mi spaventava. Lei era la mia pioggia. Il mio fattore imprevedibile. La mia paura. Ma un pilota non deve avere paura della pioggia, la deve accettare. Solo io potevo manifestare un cambiamento in ci che mi circondava. Mutando il mio stato d'animo, la mia energia avevo permesso a Eve di vedermi in modo diverso. E anche se non posso dire di essere padrone del mio destino, posso dire di ave avuto un attimo di padronanza, e ora so su cosa devo lavorare.”
(citazione tratta dal testo)

Enzo è la voce narrante del romanzo che ci guiderà tra le pagine del libro e la vita di Denny, attraverso i suoi pensieri e le sue riflessioni profonde e intelligenti. Il suo punto di vista ci permetterà di conoscerà a fondo l'uomo, la sua famiglia e il lungo e difficile percorso che dovrà affrontare per difendere ciò che ha costruito e ciò che rimane della sua famiglia travolta da un dolore immenso e inconsolabile.
Il punto di vista di Enzo ci porterà a riflettere su temi seri e importanti quali: la vita, la morte, l'amore, le passioni, la speranza, la sofferenza ecc. Un punto di vista sincero, vero, soprattutto, quando parla di Denny, perché il cane è del parere che gli eroi non sono perfetti e non renderebbe giustizia al suo padrone, parlando di lui solo in termini positivi, elogiandolo anche quando commette dei sbagli. Sono gli sbagli e i difetti a renderci unici, belli, interessanti e veri.

Il vero eroe è imperfetto. La vera prova per un campione non è riuscire a trionfare, ma piuttosto riuscire a superare gli ostacoli – meglio se creati a lui stesso – che gli impediscono di trionfare. Un eroe senza imperfezioni non interessa né al pubblico né all'universo...”
(citazione tratta dal testo)

Enzo è paziente, comprensivo, un compagno fedele, amico, confidente e guida silenziosa che sarà sempre al fianco del suo amico, nel bene e nel male, sostenendolo come può, con piccoli e significativi gesti che valgono più di tanti discorsi o parole.

I gesti sono tutto ciò che ho, e a volte devono essere eclatanti.”
(citazione tratta dal testo)

Garth Stein ha scritto un romanzo semplice ma al tempo stesso disarmante, utilizzando le descrizioni della guida come metafore della vita, regalando speranza, forza, tenacia e ricordandoci che non bisogna arrendersi mai di fronte agli imprevisti della vita, ma essere pronti a lottare con forza in ciò in cui si crede e per le persone che si amano e, in questo romanzo, la speranza, la tenacia e l'amore sono i pilastri del libro.
La lettura è coinvolgente; lo stile leggero, semplice e al tempo stesso profondo. La storia è quasi banale nell'evolversi degli eventi e del finale se non fosse per la prospettiva originale del punto di vista di Enzo che risulta una voce narrante profonda, intelligente, forse fin troppo umana. Ad essere sinceri le continue descrizioni delle corse e delle modalità di guida possono tediare e risultare fastidiose per chi non ama le corse automobilistiche e non capisce nulla di guida, rendendo la lettura difficoltosa e noiosa.
“L'arte di correre sotto la pioggia” è un romanzo piacevole, tenero, delicato, commovente e non è dedicato solo a chi ama i cani o le corse automobilistiche, è un piccolo dono che l'autore ha creato per tutti i lettori, ricordando loro che la vita non è priva di ostacoli, e che gli imprevisti sono sempre in agguato pronti a metterli alla prova, perché la vita è bella nella sua imperfezione...come noi, artefici del nostro destino e piloti della nostra vita.

...ciò che manifestiamo è davanti a noi; siamo noi gli artefici del nostro destino. Intenzionalmente o meno, siamo soltanto noi i responsabili dei nostri successi e dei nostri fallimenti.”
(citazione tratta dal testo)

Buona lettura!




(Marianna Di Bella)

lunedì 2 dicembre 2019

Recensione: "La lettera perduta di Auschwitz" - Anna Ellory

libro, mdb, recensione, romanzo, libri il nostro angolo di paradiso, lager, donne coniglio, seconda guerra mondiale, sopravvivenza
Titolo: "La lettera perduta di Auschwitz"
Titolo Originale: "The Rabbit Girls"
Autrice: Anna Ellory
Editore: Newton Compton Editori




Germania, 1989.
È una fredda giornata di dicembre ed è trascorso quasi un mese dalla caduta del muro di Berlino. L'atmosfera è satura di euforia, molte famiglie si riuniscono, finalmente, dopo anni di separazione e lontananza forzata. Vecchie ferite si riaprono e altrettante si rimarginano. Solo una donna sembra indifferente a tutto questo, per lei non ha molta importanza ciò che sta accadendo nel suo paese, è impegnata a pulire, accudire e guardarsi le spalle.
La donna è Miriam Voight e da poco più di un mese si sta prendendo cura del padre Henryk Winter, gravemente malato. L'uomo è stato colpito da un grave ictus, ritenuto dai medici inoperabile, e ora vive imprigionato in un corpo inerme che non risponde ai più semplici stimoli o reazioni, lottando tra la vita e la morte. L'uomo resiste, c'è qualcosa che lo tiene in vita, il ricordo di una persona che ha amato profondamente: Frieda.
Pensare alla donna è fonte di dolore, perché? Chi è Frieda?

“Ma io sono perduto.
Perduto nel passato.
Perduto con Frieda...”
(citazione tratta dal testo)

La donna è un mistero anche per la figlia, non sa nulla di lei, per questo si meraviglia quando il padre la chiama con quel nome. In realtà, ci sono molte cose di cui non è a conoscenza e che scoprirà casualmente, come i numeri tatuati sul polso del padre e nascosti sotto l'orologio. Suo padre è stato in un campo di concentramento? Perché? La loro famiglia non è di religione ebraica e allora perché quei numeri? Cosa nasconde il passato del padre? La curiosità ha il sopravvento e Miriam inizia a cercare in casa informazioni che possano aiutarla a capire, così, rovistando in un armadio trova una vecchia divisa, a chi appartiene? Toccando la veste si rende conto che tra le cuciture delle tasche, del colletto, del corpetto e della cintura sono nascosti dei piccoli foglietti ripiegati su se stessi. Foglietti che si riveleranno essere delle lettere, scritte in francese e tedesco. Chi le ha scritte? Sua madre? Frieda?

“Molti pregano, io non riesco a trovare un altro modo di continuare a vivere, non posso conservare la mia identità senza scrivere, quindi premo la mia matita ferma e forte. Per lassciare un segno sulla carta, per lasciare un corpo in vita.”
(citazione tratta dal testo)

Un segreto celato nell'anima del padre e tra le righe di quei fogli che per oltre quarant'anni hanno custodito risposte e verità dolorose. Ma anche Miriam nasconde qualcosa di altrettanto doloroso e tragico che la porta a guardarsi costantemente le spalle e a farsi deliberatamente del male pur di non sentire la paura che la soffoca e non la fa respirare. Così, tra passato e presente, e tra una lettera e l'altra, entreremo all'interno di una storia ricca di segreti, verità mai svelate, atrocità, sofferenze e sopravvivenza. Scopriremo l'amore di Henryk per Frieda, conosciuta durante il suo periodo di insegnamento all'università sotto il regime nazista, la loro storia extraconiugale, la verità svelata a Emilie, moglie di Henryk ecc.
Dopo il licenziamento e la cacciata dall'università, l'uomo è costretto a nascondersi per non essere arrestato dalle SS, ma l'amore per la ragazza lo spinge a uscire dal suo nascondiglio per vederla e trascorrere qualche ora con lei, mettendo in pericolo non solo se stesso ma anche la moglie e Frieda. Infatti, i due amanti verranno arrestati e trasferiti in un campo di concentramento. Dove? Cosa succederà a Henryk e Frieda?
Attraverso le lettere ritrovate nella divisa, scopriremo la difficile situazione di Frieda all'interno del lager di Ravensbrück dove venivano rinchiuse donne emarginate, zingare, sovversive, ribelli ecc. Le condizioni di vita erano disumane e volte a spezzare la loro identità, annientandole, non solo fisicamente ma anche psicologicamente e umanamente, azzerando la loro persona. Ma ciò che emergerà da questo posto, saranno le figure delle “donne coniglio”, donne prese e portate in sala operatoria per essere sottoposte, senza alcun consenso, a interventi chirurgici per esperimenti scientifici. Molte di loro sono morte sui tavoli operatori o per le infezioni; donne la cui vita non valeva nulla se non in termini di esperimenti disumani.

“Siamo state ridotte alla fame, aggredite, rasate, picchiate e umiliate. Solo dopo essere stati trattati peggio del bestiame, ci rendiamo conto che siamo ancora vive...
(citazione tratta dal testo)

Le lettere scritte dal lager custodiscono queste e molte altre verità dolorose e intense. Dei veri e propri pugni nello stomaco che lasciano senza fiato, esterrefatti di fronte alla brutalità e disumanità, ma anche con molti dubbi, perplessità e pensieri su cui riflettere seriamente.
Cosa si è disposti a fare per la propria libertà e sopravvivenza? Si farebbe di tutto, anche cose amorali e disumane a scapito di un altro essere umano. Una condizione difficile da comprendere e che non si può giudicare se non si è vissuto in quel clima di orrore, infatti, molti sopravvissuti non ne parlano perché non voglio essere giudicati da chi non sa capire.

«Gli esseri umani hanno davvero trattato così dei loro simili”»
«È il motivo per cui tante storie si sono perse. Chi le ha vissute non trova le parole e chi gli è vicino non vuole sentire. Le parole hanno molto più potere di quanto crediamo.
(…)
Anche le parole più buie troveranno la luce.»
(citazione tratta dal testo)

Le lettere sono la parte più bella ed emozionante del romanzo, quelle che mi hanno tenuta letteralmente incollata al testo e non mi hanno permesso di abbandonare il libro. Ebbene sì, la mia reazione alla lettura dei primi capitoli è stata di voler accantonare il romanzo e difficilmente lascio un testo, ma questo l'ho trovato confusionario e poco appassionante, ad eccezione di alcune parti. L'inizio è lento e difficile da comprendere perché Miriam, la protagonista, salta tra un ricordo e l'altro senza un'apparente logica o una specifica spiegazione creando confusione.
Il libro è strutturato in capitoli che si alternano tra le due voci narranti: Miriam e Henryk. Nei capitoli dedicati a Miriam veniamo a conoscenza della sua infanzia, della scoperta delle lettere, del suo presente e della sua vita di vittima delle molestie e della violenza del marito, che l'ha resa succube, espropriandola della propria identità e libertà facendole subire le peggiori sofferenze e atrocità. Mentre, nei capitoli dedicati al padre conosciamo parte della storia e dell'incontro con Frieda. Purtroppo le storie dei due protagonisti non hanno la stessa forza e intensità narrativa rispetto alle lettere. Non c'è una narrazione lineare che permette di comprendere le varie storie e la loro successione temporale. Appare tutto confusionario, saltando da un ricordo e all'altro in momenti storici diversi destabilizzando il lettore e complicando la comprensione di determinati avvenimenti. In questo modo la lettura risulta poco fluida, difficile e per quanto mi riguarda non sono riuscita a creare un rapporto empatico forte e intenso con i due protagonisti, fino alla scoperta delle lettere. Leggerle è stata un'esperienza forte, intensa, altamente riflessiva e dolorosa. La narrazione e lo stile cambiano totalmente, perché tutto diventa più definito, vero, incisivo. È la parte che ho amato di più del romanzo e che porterò sempre con me, una parte di storia da leggere, scoprire e custodire.
La storia d'amore tra Henryk e Frieda non mi ha emozionata, l'ho trovata superficiale e ho sempre avuto la sensazione che molte cose non siano stata affrontate e spiegate in maniera chiara e definita. Alcuni avvenimenti avevano bisogno di essere trattati con più calma, spiegando bene alcuni passaggi e reazioni emotive come ad esempio il motivo dell'arresto e del licenziamento, oppure la reazione di Emilie quando l'uomo le svela la relazione con Frieda. Non ho amato in maniera particolare nessuno dei protagonisti, ad eccezione delle donne coniglio. Miriam che è la protagonista e che aveva tutti i presupposti per attirare la mia attenzione, attraverso una storia drammatica e atroce, mi ha lasciata indifferente. La sua disperazione e sofferenza non sono riuscite ad emergere e creare un rapporto empatico con la mia parte emotiva e allo stesso tempo non ho apprezzato la figura del padre che l'ho trovato passivo, poco incisivo, soprattutto, nella sua scelta egoista di tenere in piedi sia il matrimonio che la relazione con la ragazza, mettendo in pericolo le due donne.
Forse narrato in maniera diversa il romanzo avrebbe reso di più, ed è un peccato perché le lettere le ho trovate emotivamente intense ed emozionanti. Peccato.
Questo, naturalmente è solo il mio modesto parere, e come sempre lascio a voi la scelta di leggere o meno il testo.
Buona lettura!!



(Marianna Di Bella)



(Gifted by) Ringrazio la Casa Editrice per la copia del libro.

giovedì 19 settembre 2019

Recensione: "Eleanor Oliphant sta benissimo" - Gail Honeyman

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Titolo: "Eleanor Oliphant sta benissimo"
Titolo Originale: "Eleanor Oliphant is Completely Fine"
Autrice: Gail Honeyman
Editore: Garzanti



Ci sono esperienze che segnano la nostra esistenza, spesso in maniera irreversibile. Lasciando cicatrici che segnano la nostra anima, ricordandoci cosa abbiamo subito ma, soprattutto, cosa abbiamo affrontato per essere le persone che siamo diventate. Percorrendo strade difficili, irte di ostacoli da superare. Purtroppo, non sempre si è pronti e disposti ad affrontare il passato. Non sempre si è disposti ad accettare il dolore che si cela dietro le nostre ferite. Ma basta un piccolo inizio, un passo in avanti, uno sguardo diverso per renderci conto della bellezza, dell'amore e dell'affetto che ci circondano e che non vedevamo perché non eravamo pronti a vedere oltre la superficie, accettando noi stessi.
Accettare le cicatrici e convivere con la sofferenza. Eleanor sa bene cosa vuol dire convivere con le sue cicatrici. Quelle che deturpano il suo volto e, spesso, sono oggetto della curiosità degli altri. Ma lei è abituata agli sguardi curiosi degli altri e non ci fa caso, o almeno così afferma o forse tenta di convincere se stessa?
Le sue cicatrici sono il segno di un passato che non ricorda. La sua mente ha archiviato il tutto in un angolo remoto della sua memoria dimenticando ogni evento doloroso.

“Sul mio cuore ci sono cicatrici altrettanto spesse e deturpanti di quelle che ho in viso. So che ci sono. Spero che resti un po' di tessuto integro, una chiazza attraverso la quale l'amore possa penetrare e defluire. Lo spero...”
(citazione tratta dal testo)

Eleanor vive sola, lavora come contabile in un'agenzia di grafica e design. È ironica, sarcastica, schietta, non ha filtri e dice sempre quello che pensa. Non è abituata a interagire con gli altri e non si adatta facilmente alle comuni regole di interazione sociale e convenzionali, per questo non lega molto con i colleghi in ufficio e con le altre persone.
La sua vita scorre monotona, seguendo un ritmo abitudinario scandito da giornate fatte di lavoro, casa, letture serali e cene diverse a seconda del giorno della settimana. Il mercoledì riceve la telefonata della madre dal carcere, una donna che critica e denigra ogni aspetto della figlia, facendola vivere, sin da quando era piccola, nella perenne insicurezza di se stessa e del suo aspetto fisico. Il fine settimana, invece, si concede della vodka, con cui cerca di zittire quella vocina interiore che le chiede aiuto e attenzione.

“Il dolore è facile, il dolore mi è familiare. Mi rifugiai nella stanzetta bianca che c'è nella mia testa, quella del colore delle nuvole. Sa di cotone pulito e di coniglietto. L'aria lì è di un pallido rosa confetto e si sente una musica dolcissima.”
(citazione tratta dal testo)

Cosa è accaduto a Eleanor?
Cosa si nasconde nel suo passato?
Come si è procurata le cicatrici che rovinano il suo volto?
Cosa accade quando l'amore, l'affetto e l'amicizia arrivano in maniera inaspettata nella sua vita?

Accade che Eleanor inizierà a cambiare impercettibilmente...piano piano...riscoprendo l'amore per sé e per gli altri. Scoprirà e apprezzerà i piccoli gesti di tenerezza che sfioreranno la sua anima delicata e sofferente. Permetterà al suo passato di riemergere dal profondo della sua anima, affrontandolo definitivamente.

“Le feci un sorriso. Per due volte in un giorno ero stata oggetto di ringraziamenti e sguardi calorosi. Non avrei mai sospettato che qualche piccola azione potesse suscitare reazioni così sincere e generose. Sentii un piccolo bagliore dentro di me – non un incendio, ma più una specie di piccola fiammella costante.”
(citazione tratta dal testo)

Il suo sarà un percorso lento, spesso doloroso, con punte di ironia che ci permetteranno di conoscere e apprezzare la donna. Sì, perché leggere questo romanzo, vuol dire conoscere un'anima pulita, sofferente, che seppur nella sua stravaganza, atipicità e insofferenza verso gli altri, saprà farsi amare da noi lettori. Regalandoci la sua visione strana e sagace del mondo, insieme a momenti di battute e frasi ironiche che ci lasceranno, a volte perplessi, altre volte con il sorriso sulle labbra.
Eleanor è un personaggio che ameremo e apprezzeremo grazie alla scrittura dell'autrice Gail Honeyman che l'ha resa vera agli occhi del lettore. Descritta perfettamente, in modo particolare, la parte psicologica che ho trovato completa e perfettamente in sincrono con il personaggio e la trama. Con le sue descrizioni, l'autrice ci permette di entrare in punta di piedi nella psiche della donna, mostrandocela in tutta la sua complessità, anche se a onor del vero, alcune situazioni sono facilmente prevedibili, ma questo non toglie nulla alla bellezza del romanzo.
La lettura è fluida e scorre velocemente. Non ci sono momenti di noia, al contrario, Eleanor riesce ad attirare e ammaliare il lettore, prendendolo per mano e conducendolo nella sua vita, ma lo farà sempre secondo il suo carattere, prima con riluttanza e poi con estremo piacere, aprendo le porte della sua anima.
Questo è un libro in grado di ricordarci cosa si nasconde dietro gli occhi e gli atteggiamenti di persone che non comprendiamo. Ci ricorda di non fermarci all'apparenza delle cose, ma di andare sempre oltre e che forse, un gesto di affetto e un sorriso rappresentano, per alcune persone, un salvagente in un mondo superficiale, indifferente e scostante verso chi non si conforma alla massa. Ed Eleanor è una persona che non si conforma a nessuno e ce lo ricorda in ogni momento, anche quando leggendo i suoi comportamenti stravaganti, spesso non ne comprendiamo i motivi, perché troppo abituati alle convenzioni sociali, a comportarci come gli altri si aspettano, per non essere additati, derisi e osservati.

“Ai giorni nostri la solitudine è il nuovo cancro, una cosa vergognosa e imbarazzante, così spaventosa che non si osa nominarla: gli altri non vogliono sentire pronunciare questa parola ad alta voce per timore di esserne contagiati a loro volta, o che ciò possa indurre il destino a infliggere loro il medesimo orrore.”
(citazione tratta dal testo)

Eleanor rappresenta la sofferenza, il dolore e li porta con orgoglio senza preoccuparsi degli altri. Eleanor ha un solo e unico desiderio inespresso che l'accomuna a tutti: essere amata.

“Soffro fisicamente per il desiderio di un contatto umano.”
(citazione tratta dal testo)

Lasciatevi ammaliare dal suo sarcasmo, scoprite le sue cicatrici, le sue sofferenze, non ve ne pentirete.
Fate entrare Eleanor nella vostra vita e regalate a lei e a voi stessi un gesto d'affetto.
Buona lettura!!



(Marianna Di Bella)

venerdì 13 settembre 2019

Recensione: "I segreti di Villa Durante" - Caroline Montague

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Titolo: "I segreti di Villa Durante"
Titolo Originale: "An Italian Affair"
Autrice: Caroline Montague
Editore: Newton Compton Editori




La vita è meravigliosa e imprevedibile. È in grado di regalarci momenti di pura felicità e serenità, ma anche di profonda sofferenza e disperazione. Lascia segni indelebili nella nostra anima, forgiando il nostro carattere e cambiando completamente il corso della nostra esistenza. Segni che porteremo sempre con noi, influenzando la nostra visione del mondo e il rapporto con gli altri.
Cambia tutto.
Cambiamo noi.
Cambiano anche i protagonisti di questo romanzo che, una mattina di novembre, assisteranno inermi a una tragedia sconvolgente...ma andiamo con ordine.
Siamo a Londra, nel 1934, cinque anni dopo il crollo di Wall Street e la Grande Depressione che ha provocato gravi crisi economiche, non solo in America, ma in quasi tutte le nazioni. Ciò che ci interessa osservare, in questo momento, non è la situazione economica della Gran Bretagna, ma un posto in particolare: Grovesnor Square. Qui abita la famiglia Marston, il cui destino sta per cambiare in maniera tragica e definitiva.
Come ogni mattina, Anthony, il capofamiglia, si sta preparando per andare al lavoro. L'uomo è un affermato medico, uomo gentile, generoso che ama profondamente sua moglie Alessandra e i suoi due figli: Diana, l'ultimogenita e Robert, un dolce ragazzino che ama gli aerei e i francobolli, passione che condivide con il padre.
Una famiglia felice e serena che verrà distrutta da un grave incidente. Un incidente nel quale Anthony perderà la vita, proprio sotto gli occhi del figlio, che assisterà impotente alla morte del padre, dalla finestra di casa.

Ma restò impotente dinanzi al tempo che si allungava verso l'inevitabile.”
(citazione tratta dal testo)

Una morte che segnerà e cambierà le vite di tutti i membri della famiglia, affettivamente, emotivamente ed economicamente, perché da una vita agiata e piena di possibilità, si ritroveranno a dover cambiare casa e fare i conti con i pochi risparmi rimasti. Fortunatamente, un'inaspettata eredità da parte della nonna materna di Alessandra, li aiuterà a risalire la china, riprendendosi economicamente, cambiando la loro vita ma a patto che...eh sì ci sono delle clausole da accettare, quali?
Beh per ricevere l'eredità, gli eredi dovranno trasferirsi in Italia e prendere legalmente il cognome: Durante.
In cosa consiste l'eredità? La villa padronale e una grande tenuta agricola, gestita ancora a mezzadria.
Alessandra accetta, decisa a cambiare la sua vita e fuggendo da una città che le ricorda la vita felice e piena d'amore con il marito. Diana partirà con lei, mentre Roberto continuerà a studiare a Londra, sotto la tutela del migliore amico del marito.

...La fuga irrazionale di una vedova in preda al dolore...”
(citazione tratta dal testo)

La nuova vita lenirà le loro sofferenze, cambiandole nel profondo, ma l'ombra di una nuova guerra incombe sulle loro esistenze. Nuove tragedie in arrivo per la famiglia?
Sicuramente non sarà tutto rose e fiori, gli anni a venire non saranno sereni, ma questo ci permetterà di conoscere meglio i protagonisti, vivendo con loro le esperienze e gli avvenimenti che si succederanno durante gli anni, fino al momento più tragico e doloroso per l'umanità: la Seconda Guerra Mondiale.

Ma, presto, quella pace sarebbe stata di nuovo infranta. Si trovavano in un mondo pieno di incertezze, e se in futuro fosse scoppiata la guerra suo figlio si sarebbe ritrovato dall'altra parte..."
 (citazione tratta dal testo)

Non aggiungerò altro, anche se a onor del vero c'è ancora molto da raccontare, ma è giusto che siate voi a scoprire la storia. Ciò che posso dirvi o anticiparvi è che dovrete prepararvi a una storia lunga e non sempre la lettura sarà fluida e veloce.
L'inizio ha tutte le carte in tavola per catturare il lettore. Un prologo incalzante, dove due scene si alternano e si danno il cambio rincorrendosi a folle velocità, tra un capoverso e l'altro, come il camion che investirà il capofamiglia. Da una parte l'autista del camion mentre guida perso nei suoi pensieri e nei problemi familiari, dall'altra parte, invece, il clima sereno e tranquillo di casa Marston.
Due destini che si alternano, si rincorrono e si intrecciano. Due destini narrati, descritti e costruiti come se fossero scene di un film che conducono a quell'unica e inevitabile scena che cambierà per sempre i destini delle persone coinvolte, dando inizio e vita alla storia.
Il prologo è talmente suggestivo e incalzante che inevitabilmente ci si aspetta questo intenso ritmo narrativo anche durante la lettura, invece, niente. Il registro espositivo cambia e la storia diventa piatta, riportando gli avvenimenti, che si succedono negli anni, in maniera fredda, distaccata, senza emozioni e anima. Una parte che sinceramente mi ha annoiata e che avrei volentieri sorvolato.
Ciò che ho apprezzato molto, invece, sono le parti dedicate al periodo di addestramento e di guerra di Robert, nella Raf. I voli, le battaglie in cielo, la vita nello squadrone, il senso di appartenenza e la perdita di compagni e amici etc, sono ben descritte e hanno una funzione importante nel romanzo, perché ci aiutano a comprendere la figura e la crescita psicologica del ragazzo.
Invece, le parti dedicate alla nuova vita di Alessandra e Diana in Italia, mi hanno lasciata perplessa in alcuni punti. Mi aspettavo altro, forse una presa di coscienza più forte da parte della donna, più emozioni e intensità nei pensieri e nelle descrizioni.
Ho trovato, alcune parti narrate in maniera fredda e distaccata, senza anima, o più probabilmente è un mio problema perché non sono riuscita ad entrare in empatia con la donna e le sue vicende. Il racconto si alterna a momenti lenti e noiosi ad altri più interessanti e incalzanti. Questo alternarsi crea discontinuità nella lettura e nelle emozioni, che non si esprimono mai al massimo. Non ho apprezzato in maniera completa tutti i personaggi e, in modo particolare i dialoghi che ho trovato superficiali e pieni di stereotipi.
Mi aspettavo molto da questo libro, le prerogative e gli elementi di base per piacermi c'erano tutti, ma qualcosa non ha pienamente funzionato, almeno per me. Peccato.

Dobbiamo predere la felicità con tutte e due le mani.
(…)
la vita non é mai facile, ma mia mamma mi ha insegnato che bisogna abbracciare i bei momenti e non darli mai per scontati.”
(citazione tratta dal testo)

Come sempre lascio a voi il piacere di scegliere e di scoprire “I segreti di Villa Durante”
Buona lettura!



(Marianna Di Bella)


(Gifted by) Ringrazio la Casa Editrice per la copia del libro.

giovedì 6 giugno 2019

Recensione: "La cacciatrice di storie perdute" - Sejal Badani

romanzo, libro, recensione, mdb, libri il nostro angolo di paradiso, india, speranza, scrittura, dolore, amicizia
Titolo: "La cacciatrice di storie perdute"
Titolo Originale: "The Storyteller's Secret"
Autrice: Sejal Badani
Editore: Newton Compton Editori





Due epoche diverse.
Due storie dolorose.
Due anime sofferenti.
Due donne in cerca di se stesse.
L'amore in ogni sua forma ed espressione.


Jaya è una giovane giornalista di origine indiana. È sposata da otto anni con Patrick, avvocato civilista, conosciuto ai tempi del college. La donna ha un rapporto freddo e distaccato con la madre Lena, dalla quale non ha mai avuto un gesto di affetto o una parola dolce e affettuosa.
La vita di Jaya sembra normale e appagante, ma un dolore atroce la sta lentamente consumando, erodendo parte della sua anima e del suo essere. Un dolore legato alla maternità.
La donna, infatti, non riesce ad avere un figlio, portare avanti una gravidanza è un'impresa faticosa e dolorosa. Dopo tre aborti, si sente sempre più vuota e persa. Rifugiarsi in se stessa, sembra l'unica alternativa possibile per lenire parte del suo dolore; l'unica soluzione alla disperazione che attanaglia la sua anima e la allontana sempre di più da se stesa e dal marito. I due ragazzi reagiscono in maniera diversa ai lutti, ognuno cercando la sua strada...soli e lontani l'uno dall'altro. Il matrimonio inizia a a scricchiolare e la separazione è inevitabile. Jaya si sente inerme, persa, non sa più chi è e dove sta andando. Una barca che va alla deriva. Così, appena le si offre una via di fuga, ne approfitta e scappa. Fugge, lontano da tutto e tutti, da un marito che non la comprende più, da una madre fredda e distaccata, da tre aborti che hanno segnato in maniera indelebile la sua anima. Jaya fugge in India, il paese da cui proviene la madre.
Il paese custode delle sue radici e del suo passato.
Il paese che cambierà la sua vita e il suo futuro.

Mi ero sentita persa per troppo tempo e, in quel momento, ero convinta che fuggire fosse l'unica soluzione.”
(citazione tratta dal testo)

La ragazza parte consapevole del suo dolore ma non di ciò che potrebbe trovare, una volta giunta nel villaggio di sua madre. E ciò che troverà sarà un dono per la sua anima sofferente...un segreto mai rivelato...una storia piena di speranza e amore...la storia di Amisha, la nonna materna.
Amisha, morta giovanissima, era una donna all'avanguardia per l'epoca in cui viveva. A dispetto delle convenzioni sociali e culturali, amava scrivere e andare a scuola. La scrittura le permetteva di esprimere se stessa, i suoi sentimenti, le sue sensazioni e i racconti erano lo specchio della sua anima.

“Raccontare una storia era il modo migliore che conosceva per condividere con il neomarito i suoi sentimenti, le sue paure e le sue incertezze...”
(citazione tratta dal testo)

“Ma le storie nella sua testa non sarebbero mai morte. Quando scriveva, veniva trasportata in un luogo in cui lei poteva scoprire la persona che era ma non sarebbe mai potuta essere...”
(citazione tratta dal testo)

Sposata giovanissima a un uomo che non capisce il suo bisogno di dare voce ai suoi pensieri, ha dato lavoro a un intoccabile, trovando in lui un amico fidato e unico. Un amico che custodirà un segreto importante, una storia d'amore intensa ed emozionante...la storia di Amisha e Stephen.

“Il luogotenente mi ha insegnato che io valgo, indipendentemente da chi o cosa io sia”
(citazione tratta dal testo)

Attraverso le parole di Ravi, il domestico di famiglia e grande amico di Amisha, e la voce di Jaya intraprenderemo un viaggio emozionante e insolito, esplorando le vite di due donne forti, coraggiose e piene di vita. Le loro voci ci condurranno tra le pieghe di una storia interessante e mai banale, dove il passato riuscirà a lenire le sofferenze del presente. Racconto dopo racconto le tessere della storia si andranno a ricongiungere, formando un quadro, no un romanzo pieno di amore e speranza.
L'amore, l'amicizia e la speranza sono il motore che danno vita a questo testo che vede intrecciarsi le storie di due donne distanti nel tempo ma accomunate dallo stesso sangue. Le storie di Jaya e Amisha si intrecciano e si alternano durante la narrazione in maniera equilibrata e coerente al procedere e all'evolversi della storia, seguendo la crescita delle due donne. Ad ogni passo in avanti nella vita di Amisha corrisponde una presa di coscienza di Jaya, che l'aiuterà a vedere con occhi diversi e da un'altra angolatura la sua storia e se stessa, comprendendo i suoi sbagli e trovando la forza per superare il dolore e ritrovare la speranza. Riscoprire il passato e le sue radici, aiuteranno Jaya a comprendere meglio la madre.
Nonostante i salti temporali, la narrazione è fluida, scorrevole e piacevole. Lo stile è semplice e sa colpire dritto al cuore del lettore, attirando la sua attenzione con una storia emozionante, avvolgendolo con parole sincere e piene di amore.
Sejal Badani ci ha regalato una storia d'amore struggente, dolce e coinvolgente. Una storia in cui l'amore è il protagonista assoluto, ricordandoci, pagina dopo pagina che l'amore è libertà...libertà di essere se stessi, libertà di sbagliare, libertà di lasciare andare e ritrovarsi...prima o poi. E Amisha ha amato fino in fondo. Ha lottato per trovare il suo posto nel mondo e per vivere un amore unico e intenso.

“Per una notte, lei sarebbe appartenuta a se stessa.”
(citazione tratta dal testo)

“La cacciatrice di storie perdute” è un romanzo piacevole e dal potere salvifico, in grado di regalarci molti spunti di riflessione, come ad esempio: la condizione degli intoccabili, i matrimoni combinati, l'occupazione dell'impero britannico nella seconda metà del Novecento e la condizione femminile.
Un romanzo che ho apprezzato molto e che ha saputo toccare alcune corde della mia anima. Il finale della storia di Amisha, mi ha completamente spiazzata. In tutto il romanzo aleggia la morte prematura della donna, ma non mi sarei mai aspettata un finale così tragico e commovente, un vero e proprio pugno nello stomaco che lascia sconcertati e senza fiato. Al contrario, ciò che mi aspettavo dal romanzo, era un confronto tra Jaya e sua madre, un giusto tributo a una donna che ha risentito delle scelte prese da altri, vivendo una storia di dolore e sopraffazione, ma non aggiungo altro, perché altrimenti rischierei di svelarvi troppo. Quindi lascio a voi la scelta di scoprire il testo, ma se amate la cultura indiana, se apprezzate le storie dove le donne protagoniste sono forti e coraggiose e l'amore si manifesta in ogni sua forma, allora non lasciatevi sfuggire la possibilità di scoprire un romanzo piacevole ed emozionante.

“La felicità si annida nei rituali quotidiani e nelle storie nascoste tra le nuvole passeggere. La felicità si realizza nella vita che viviamo.”
(citazione tratta dal testo)

Seguite il vostro cuore...sempre.
Buona lettura.



(Marianna Di Bella)
 
 

(Gifted by) Ringrazio la Casa Editrice per la copia del libro.

venerdì 31 maggio 2019

Recensione: "L'inverno si era sbagliato" - Louisa Young

libro, romanzo, mdb, recensione, libri il nostro angolo di paradiso, prima guerra mondiale, ferite
Titolo: "L'inverno si era sbagliato"
Titolo Originale: "My Dear I Wanted to Tell You"
Autrice: Louisa Young
Editore: Garzanti




Esistono diverse tipologie di ferite, quelle che lacerano la carne e devastano il corpo, e quelle più pericolose, subdole e silenziose che, invece, frantumano l'anima, riducendola a brandelli.
Ferite profonde che avvelenano, infettano e corrodono tutto ciò che trovano, toccano o sfiorano: emozioni, sensazioni, affetti e amori. Anestetizzano il cuore e nei casi più gravi provocano la morte dell'anima e dello spirito, trasformando le persone in corpi senza vita, sguardi vitrei e inanimati. Ombre di uomini forti e coraggiosi, trasformati in larve umane, timorosi di qualsiasi rumore li circondi. Timorosi di se stessi e della vita.

“Perché non siamo tutti morti? Oppure siamo morti? E poi con un unico movimento psichico il suo intero essere si rannicchiò e si ritirò, veloce come un uccello che voli su una collina di boschi cedui verso il tramonto, e lui si ritrovò in un posto piccolissimo in fondo al proprio cranio. L'esterno gli passava accanto, come fosse sott'acqua.”
(citazione tratta dal testo)

Chi li ha ridotti così? Chi ha spezzato le loro giovani vite, frantumando i loro sogni?
La guerra.
Quale guerra?
Qualsiasi tipo di guerra. L'umanità ha assistito a tantissime atrocità, perpetrate per soddisfare i poteri politici di imperi e nazioni. Ha visto marciare interi eserciti. File di soldati inviati al fronte come carne da macello per conquistare territori o difendere la propria patria.
La Prima Guerra Mondiale, ad esempio, è stata tra le più atroci. Una guerra di logoramento dei corpi e dell'anima. Per mesi e mesi i soldati si sono ritrovati dentro a trincee piccole e anguste per difendere le loro linee. Fermi, immobili nelle loro postazioni, sotto i colpi mortali dei nemici, circondati dai cadaveri dei loro compagni e in attesa della loro fine.
Morte e distruzione come uniche compagne. Le stesse compagne che ritroviamo in questo romanzo ambientato proprio durante la Prima Guerra Mondiale, che evidenzia e analizza proprio la devastazione fisica e psichica dei soldati.
Ma cerchiamo di andare con ordine.
Il romanzo prende vita prima dello scoppio della guerra, quando la vita era apparentemente tranquilla e le problematiche serie riguardavano la povertà e la disoccupazione.
Siamo a Londra e Riley Purefoy, il nostro protagonista maschile, è un ragazzo dei ceti bassi che ha avuto la fortuna, non solo di conoscere Nadine e la sua famiglia borghese, ma di conoscere Sir Alfred che lo ha accolto come aiutante tuttofare, dandogli un'istruzione elevata, insegnandogli a disegnare e dipingere. Riley è curioso e vuole scoprire tutto ciò che lo circonda ma, pur studiando e lavorando assiduamente, sa che le sue umili condizioni non gli permetteranno di realizzare i suoi sogni: sposare Nadine. Il ragazzo convinto di non avere alcuna possibilità, si arruola e la sua carriera militare ha inizio in un susseguirsi di avvenimenti negativi e pericolosi che segneranno profondamente la sua vita.
Conoscerà il capitano Locke e noi avremo la possibilità di conoscere sua moglie Julie e l'infermiera Rose, cugina del capitano, ma saranno figure marginali, perché Riley sarà il nostro accompagnatore in questo lungo e intenso viaggio letterario. Attraverso la sua figura e le sue esperienze impareremo a guardare gli effetti della guerra attraverso gli occhi di un soldato, vivendo lo shock dei bombardamenti, la difficoltà nell'esprimere e far conoscere il proprio dolore alle persone che si ama e, soprattutto, capiremo cosa vuol dire sentirsi morti dentro.

“Ci sono altri modi di morire, oltre a quello fisico, che io prima non conoscevo. L'ho imparato quest'anno.”
(citazione tratta dal testo)

Come spiegare ciò che si è visto durante i lunghi mesi in trincea?
Come spiegare cosa si prova nel vedere saltare in aria i proprio compagni?
Come spiegare quel desiderio di venire colpiti da una pallottola per poter tornare a casa e abbandonare quei luoghi intrisi di morte e distruzione?
Non si può, così, si sceglie la strada del silenzio, dell'apatia, della morte apparente pur di lenire e dimenticare quel dolore perpetuo, quella sofferenza cronica che tiene svegli la notte in un continuo incubo.
È impossibile dimenticare.
Impossibile spiegare.
Impossibile vivere in quelle condizioni.
Ciò che possiamo fare è leggere per comprendere parte di quel dolore, per continuare la storia e scoprire cosa accadrà ai vari personaggi e a Riley.
Riuscirà a salvarsi? Riuscirà Nadine a comprendere il suo dolore? Cosa accadrà al capitano Locke e a sua moglie?
Naturalmente non vi svelerò nulla del romanzo, perché sapete che il mio piccolo compito consiste nell'accompagnarvi per un tratto di strada e lasciarvi scoprire da soli il romanzo, così da vivere pienamente e autonomamente le emozioni e le sensazioni che la storia vi saprà regalare.
Mi aspettavo molto da questo testo, anzi no, mi correggo...mi aspettavo tutta un'altra storia. La sinossi mi ha ingannata, perché proponeva una particolare trama, le cui protagoniste assolute sarebbero state tre donne coraggiose e determinate. Leggendo, purtroppo, ho scoperto che i personaggi femminili sono solo di contorno alla storia e le loro figure le ho trovate incolori, marginali, poco interessanti e incisive, una di loro, ad esempio è particolarmente superficiale e fastidiosa. Non lasciano il segno e non hanno nessun un impatto narrativo importante.
L'unico personaggio ben costruito e analizzato è Riley. Da solo riesce a occupare completamente la scena, attirando a sé il lettore in un vortice di sofferenze, dubbi e paure. Attraverso le sue emozioni e sensazioni, riusciamo a entrare nell'anima dei soldati e nelle loro ferite fisiche e psichiche. Impariamo a convivere con il silenzio e a trovare in esso un momento di pace e tranquillità.

“Mi dispiace non essere stato capace di scriverti della mia vita qui, in modo che tu potessi capire come sono e come sto. Non ci sono scuse, ma una ragione c'è e questa volta cercherò di spiegartela, perché presto sarà di nuovo là in mezzo e non sarà più in grado di comunicare. Ecco il motivo: là, io non esisto. È il mio modo di proteggermi da tutto questo. L'enorme sconvolgimento, l'immensità assoluta di ciò che succede là riduce l'individuo a un nulla. Non c'è posto per il benessere personale perché il benessere comune sovrasta tutto. E gli orrori? Nat, assistiamo a tanti orrori, e l'orrore più spaventoso è che prima di partire per la licenza io non li vedevo nemmeno più. Avevo smesso di guardare, perché vedere non aiuta e non mi piaceva quel che vedevo. Invece, mi concentro, uno stato di concentrazione quasi ipnotico. È come se passassi accanto a tutto di corsa, pensando solo a dove sto andando. Il mio io si ritrae, il mio campo visivo si restringe. Il mio corpo fa quel che deve essere fatto.”
(citazione tratta dal testo)

Il romanzo non ha una prosa scorrevole, soprattutto nella prima parte del romanzo, che risulta essere noiosa, lenta e pesante, ma se si ha la pazienza di continuare la lettura si scoprirà un seconda parte più intensa, soprattutto dal punto di vista psicologico.
Louisa Young riesce, attraverso le sue descrizioni crude e dirette, ad afferrare il lettore e trascinarlo nelle trincee e negli ospedali militari, facendogli vivere il dolore, la follia e l'orrore della guerra. Il senso di soffocamento, di terrore e l'odore di morte investono il lettore lasciandolo completamente inerme e impaurito.

Da una parte all'altra della terra di nessuno, i soldati volavano in aria e ricadevano, e la terra volava in aria e ricadeva, seppellendoli, che fossero morti o no.”
(citazione tratta dal testo)

Questa seconda parte è quella che ho trovato più incisiva, interessante e meglio descritta nel romanzo. È la parte che ho apprezzato maggiormente del libro ed è quella che vi consiglio di scoprire.

“Alcuni rimangono zitti ed è come una ferita non medicata, un ascesso non drenato.”
(citazione tratta dal testo)

Scoprite cosa accade nei silenzi dei soldati.
Silenzi di morte.
Silenzi dell'anima.
Silenzi pieni di vita.
Buona lettura!!



(Marianna Di Bella)

martedì 16 aprile 2019

Recensione: "Restare vive" - Victoria Redel

libro, mdb, libri il nostro angolo di paradiso, recensone, amicizia, amiche, dolore, malattia, donne
Titolo: "Restare vive"
Autrice: Victoria Redel
Editore: Einaudi




In un tranquillo e sereno fine settimana, cinque amiche si rivedono per trascorrere del tempo insieme tra chiacchiere e risate.
Cinque amiche che si conoscono dai tempi delle scuole elementari e che giunte alla soglia della mezza età continuano a vedersi e frequentarsi, rinsaldando quel rapporto così unico e profondo. Cinque amiche cresciute insieme affrontando problemi, matrimoni, nascite, divorzi, risate e tutto ciò che la vita le ha riservato.

“Erano state bambine insieme e insieme madri.”
(citazione tratta dal testo)

Un'amicizia forte, intensa e unica.
Un'amicizia sempre attenta e presente, soprattutto, nei momenti più difficili e dolorosi...come oggi, perché questo, purtroppo, non è un tranquillo pomeriggio fatto di chiacchiere e risate. È un incontro per aiutare e sostenere per l'ennesima volta Anna. La donna è malata da molti anni, un tumore si è insinuato nell'atrio sinistro del suo cuore. Una massa tumorale che negli anni non l'ha mai abbandonata, devastandola con gli effetti nocivi dei medicinali, costringendola a cambiare continuamente le cure e ad affrontare cadute e recidive. Ha lottato per anni, attaccandosi alla vita e all'immenso aiuto dei familiari e delle amiche, ma ora è stanca. Stanca di lottare, soffrire e credere in una remissione. Stanca di essere forte per se stessa e per gli altri. Anna è stanca di vivere. Per questo ha deciso di smettere con le medicine e di seguire un iter di cure palliative domestiche che la porteranno lentamente alla morte e alla fine della sua atroce e indescrivibile sofferenza. La donna ha informato tutti della sua decisione: i figli, l'ex marito, i fratelli e le amiche. Loro vorrebbero farle cambiare idea, farla lottare ma lei è decisa e irremovibile. La donna che ha sempre tenuto unito il gruppo è pronta a lasciarlo, consapevole che la sua scelta è fonte di perplessità e dubbi.

“Anna chiuse gli occhi. Ascoltava. Così famigliari le cadenze e gli accenti delle voci delle sue amiche. Perfino le pause di Caroline per trovare la parola più adatta. Non riusciva a spiegare quando si sentisse sollevata. Non l'avrebbe mai immaginato. Parte del sollievo era non doverci più provare.”
(citazione tratta dal testo)

Helena, Ming, Molly, Caroline...le sue amiche. Eccole stringersi intorno a lei per vivere i suoi ultimi giorni, permettendo a noi lettori di entrare in punta di piedi nella casa di Anna per conoscere le loro vite e la loro amicizia e accompagnando la donna in questo ultimo viaggio. Un viaggio fatto di ricordi che emergono in ogni pagina e pensiero delle cinque donne. Ricordi che sembrano delle vecchie polaroid che immortalano una vita passata fatta di risate, sentimenti profondi, rapporti intensi. Ricordi che prendono vita, dando forma e contenuto a questo intenso ed emozionante romanzo di Victoria Redel.
L'autrice è riuscita ad affrontare un tema delicato, intenso e profondo con delicatezza e sensibilità. Soffermandosi sui sentimenti e su un'intensa introspezione di Anna e delle altre protagoniste. Introspezione che permette al lettore di scoprire e conoscere l'anima delle cinque donne.
La lettura è fluida e scorrevole e la scrittura è semplice ma intensa.
A molti probabilmente non piaceranno i continui salti temporali tra un ricordo e l'altro, le frasi brevi o i piccoli paragrafi che compongono i capitoli, ma io l'ho amato proprio per questo, perché credo che questa costruzione del testo renda il romanzo più intimo e introspettivo, permettendo al lettore di entrare in empatia con le cinque donne.

“Ma Anna sapeva che l'eccezionale avviene sottovoce dentro il quotidiano. Senza ornamenti, spesso inosservato.”
(citazione tratta dal testo)

Un romanzo scelto per caso.
Una lettura piacevole che lascia riflettere il lettore su temi importanti come il dolore e la morte.
Un libro che è un inno all'amicizia.

“La bellezza di quell'amicizia stava proprio nella volontà di restare unite attraverso i cambiamenti.”
(citazione tratta dal testo)

Buona lettura!!



(Marianna Di Bella)

mercoledì 6 giugno 2018

Recensione: "Ogni giorno come il primo giorno" - Giorgia Penzo


libro, mdb, libri il nostro angolo di paradiso, recensione, romanzo, diario, dolore
Titolo: "Ogni giorno come il primo giorno"
Autrice: Giorgia Penzo
Editore: Casa Editrice Nord



Scrivere per raccontare.
Scrivere per ritrovare se stessi.
Scrivere per essere finalmente liberi da dolore.
Scrivere per respirare.
Scrivere per ritornare a vivere.


Perdere la persona che si ama, vederla morire, inermi di fronte all’ineluttabilità della morte, è devastante. Si rimane pietrificati, immobili, come sospesi nel tempo e nello spazio, dove tutto ciò che ci circonda perde di consistenza e forma. Siamo lacerati, un dolore atroce e straziante urla dentro di noi e in ogni fibra del nostro essere. Vorremmo fermare il tempo, riavvolgere il nastro e tornare indietro per cercare di salvare la persona che abbiamo perso, ma l’unica immagine che continuiamo a rivedere incessantemente, è quell’unico e tragico istante in cui il suo cuore si è fermato, per sempre, e con esso anche la nostra voglia di respirare e vivere. Il dolore è inesprimibile, atroce, soffocante.
Ci vorrà del tempo prima di riuscire a reagire, cercando di lenire la sofferenza; ma ognuno di noi lo affronterà in maniera diversa, proprio perché siamo diversi gli uni dagli altri. Alcuni si chiuderanno in loro stessi, ripiegandosi come a volere contenere quell’onda d’urto devastante. Altri si ritroveranno completamente prosciugati, gusci vuoti senza anima, emozioni o sentimenti che possano dar loro la forza per riemergere dall’abisso in cui sono sprofondati. Altri ancora, reagiranno con rabbia e violenza a qualsiasi avvenimento o episodio della vita, pur di dimenticare. Una cosa è certa, in qualunque modo lo si affronti, ciò che cambierà in maniera profonda, sarà il nostro essere.
Petra è troppo giovane per riuscire a gestire le emozioni e le sofferenze che hanno accompagnato e segnato la sua giovane vita. Il dolore che sta provando è atroce, ingestibile. La morte della sorella Cloe, l’ha lasciata piegata sotto il peso del senso di colpa, della sofferenza, della solitudine e della paura. Difficile esprimere a parole o con i gesti, ciò che sta provando, così, inizia a scrivere, affidando a un diario le sue sensazioni, le sue emozioni…la sua vita.
Il diario sarà il tramite tra lei e Cloe, a cui racconterà la sua esistenza senza di lei, cercando di mantenere la promessa che le ha fatto prima di morire: vivere ogni giorno, ogni attimo anche per lei. Promettendole di migliorare se stessa, i brutti voti a scuola, lasciando stare alcool, droga e una vita sbandata e ribelle.
Il percorso non sarà facile, molto spesso sentirà la voglia e l’esigenza di desistere, facendosi riavvolgere dal falso e freddo abbraccio dei suoi demoni, che tenteranno in ogni modo di farla cedere. Dovrà contare solo su stessa e sulla sua forza di volontà perché, purtroppo, la sua famiglia sta cadendo a pezzi, facendola sentire ancora più sola e rifiutata. Ma la vita, riserva anche piccoli regali inaspettati, infatti, Petra avrà al suo fianco due persone importanti: Lore, la nuova compagna di banco e Diego, lo studente universitario che l’aiuta con le ripetizioni di matematica. Lore e Diego, l’aiuteranno a scoprire se stessa, a vedere la vita in maniera diversa, a lottare per le cose importanti e sentirsi finalmente libera.
Libera dai demoni e dalle insicurezze.
Libera di seguire se stessa.
Libera di affrontare il dolore.
Libera di amare ed essere amata.
Il cammino sarà lungo e faticoso, molti saranno gli imprevisti che la rallenteranno e qualcosa potrebbe farla tornare indietro, vanificando tutti i suoi sforzi, ma sono sicura che voi, cari lettori, andrete avanti nella lettura, forti e temerari come Petra. Perché credetemi leggere questo libro, sarà un’esperienza emozionante, avvincente, intensa e solo un’autrice come Giorgia Penzo poteva farci vivere appieno questo romanzo. La sua sensibilità e capacità narrativa, ci permettono di vivere e sentire sulla nostra pelle, la sofferenza della protagonista. Pagina dopo pagina, parola dopo parola il dolore viene fuori potente e devastante, travolgendoci e lasciandoci inermi di fronte a qualcosa di inesprimibile e personale.
Il dolore esige rispetto e Giorgia Penzo ne ha mostrato tanto, narrando con delicatezza e sensibilità l’anima di una ragazza giovane e insicura, creando una storia emozionante senza cadere nello stereotipo delle situazioni scontate o delle frasi fatte. Al contrario, in ogni singola parola c’è grande forza e determinazione e le descrizioni sono vere e non pretenziose.
L’autrice sembra aver intinto la penna nell’inchiostro delle emozioni, muovendosi con eleganza e delicatezza tra le sofferenze della vita, avvicinando il lettore con dolcezza, quasi a prenderlo per mano, mostrandogli la fragilità dell’essere umano.
Giorgia Penzo, mostra in questo romanzo una maturità emotiva importante. È difficile entrare nell’animo umano, analizzarlo in ogni suo aspetto e lasciarlo parlare con franchezza e spontaneità se non si è in grado di leggere e comprendere la sensibilità e la sofferenza degli altri e, soprattutto, senza aver letto, affrontato e compreso la propria sofferenza.
La scrittura è fluida e accattivante, le sue parole sono semplici, toccanti, vere al punto da rendere reali ai nostri occhi ogni scena, ogni dialogo che stiamo leggendo.
Siete pronti a tuffarvi nel romanzo, lasciandovi avvolgere dalle parole dell’autrice?
Siete pronti ad emozionarvi e piangere di gioia, dolore, paura e rabbia?
Siete pronti a lasciarvi attraversare dalle molteplici emozioni che la storia vi farà vivere?
Non esitate. Tuffatevi nel romanzo e nella vita. Sarà il più bel tuffo che eseguirete.
Buona lettura!!



(Marianna Di Bella)