Visualizzazione post con etichetta seconda guerra mondiale. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta seconda guerra mondiale. Mostra tutti i post

martedì 17 giugno 2025

Recensione: "A Roma non ci sono le montagne" - Ritanna Armeni

a roma non ci sono le montagne, recensione, libro, libri il nostro angolo di paradiso, mdb, seconda guerra mondiale, via rasella, resistenza romana, gap, partigiani

Titolo: A Roma non ci sono le montagne.

Il romanzo di via Rasella: 

lotta, amore e libertà

Autrice: Ritanna Armeni

Editore: Ponte alle Grazie



Scrivere per imprimere su carta eventi che hanno influenzato e cambiato la Storia.

Scrivere per ricordare e per ridare voce a una memoria storica che non deve essere dimenticata o sotterrata sotto strati di ignoranza e indifferenza.

Scrivere per far rivivere e conoscere un evento storico che ha segnato, in maniera indelebile, il nostro Paese.

Grazie al lavoro e alla ricerca di alcuni scrittori, storici e giornalisti, oggi possiamo leggere e conoscere, in maniera approfondita e dettagliata, gli eventi che hanno caratterizzato e cambiato il nostro Paese.

Ritanna Armeni è una giornalista e saggista che negli anni ha scritto dei testi significativi che hanno analizzato alcuni episodi storici molto importanti. Nel suo ultimo libro “A Roma non ci sono le montagne”, ad esempio, ha raccontato, utilizzando la forma del romanzo. uno degli episodi più emblematici, riguardanti la città di Roma: l'azione partigiana a Via Rasella.

Tutti sappiamo cosa è accaduto il 23 marzo 1944 a via Rasella.

Tutti conosciamo l'attacco dei partigiani contro un reparto delle forze d'occupazione tedesche.

Tutti sappiamo quali sono state le conseguenze a questo gesto di resistenza; ma se qualcuno ancora ignora questo evento storico o, semplicemente vuole approfondirlo, immergendosi nella scrittura dell'autrice, allora vi consiglio di prendere il libro, rilassarvi e iniziare a leggere, perché il viaggio che intraprenderete sarà intenso e altamente istruttivo.


Roma, 23 marzo 1944

Sono le prime ore del pomeriggio e la gente sta pranzando o ha terminato e si sta riposando.

L'ora in cui il silenzio è rotto di tanto in tanto solo dalla voce della radio.”

(citazione tratta dal testo)

Lungo via Rasella c'è silenzio e nessuno si aggira per la strada, ad eccezione di uno spazzino che con il suo carretto si ferma al numero 156, precisamente davanti al Palazzo Tittoni, ed è intento a svolgere il suo lavoro di pulizia; ma se ci fermiamo ad osservare meglio, notiamo che in realtà, l'uomo lo sta facendo in maniera approssimativa e senza alcuna particolare cura. Si guarda intorno, come se stesse aspettando qualcuno; avrete sicuramente capito che l'uomo fa parte della resistenza romana. Lui è Rosario Bentivegna, detto Sasà e nome di battaglia Paolo. Ha 22 anni, studente di medicina e membro dei Gap, il gruppo di azione patriottica. Un'organizzazione armata del partito, il cui scopo è liberarsi dei nazisti che occupano Roma.

L'organizzazione è formata da piccoli gruppi, che si muovono autonomamente nella città e il cui compito consiste nel colpire i posti di comando tedeschi. Devono attaccare velocemente e inaspettatamente, in modo da cogliere di sorpresa i nazisti, minando, in questo modo, la loro mania d'invincibilità.

I partigiani che partecipano a questi gruppi di azione devono possedere dei requisiti importanti, come ad esempio, resistenza fisica, sangue freddo, capacità di sparare e scappare immediatamente, devono essere disposti a sacrificare molto delle loro vite, in primis la famiglia, perché devono entrare in clandestinità e non avere un posto fisso dove mangiare o dormire.

Non tutti potranno partecipare. Chi ne farà parte deve possedere calma, sangue freddo e tanta resistenza fisica...Essere capace di sparare e sparire in pochi secondi. Di colpire senza tregua, tutti i giorni. Dobbiamo selezionare i migliori. Deve essere chiaro, dobbiamo saperlo tutti: un gappista non avrà più famiglia, né un posto fisso dove mangiare, dormire o dove incontrare gli amici. E non potrà rivelare per nessun motivo il suo nome. Entrerà in clandestinità.”

(citazione tratta dal testo)

Rosario Bentivegna viene scelto per questo compito, proprio perché possiede queste caratteristiche. È un ragazzo di corporatura robusta, sa mantenere la calma ed è veloce a fuggire.

Per concentrarsi abbassa lo sguardo. È stato scelto per questo: perché è robusto, perché quando corre stabilisce record da atleta, perché riesce a rimanere lucido anche dopo due giorni di digiuno. Perché sa mantenere la calma nelle situazioni più difficili. Perché di lui si fidano.”

(citazione tratta dal testo)

Suo è il compito di accendere la miccia della carica esplosiva presente del bidone dell'immondizia, ma non sarà l'unico partecipante, perché per questa azione audace e ad alto rischio servono tutti i membri dei quattro piccoli gruppi che formano il Gap di Roma. Ognuno con un compito ben preciso.

Un compito che porteranno a termine nonostante gli imprevisti che metteranno a rischio l'intera azione.

Un azione che vi invito a leggere e scoprire attraverso questo testo, perché Ritanna Armeni, scegliendo la forma del romanzo, permette a ogni lettore di entrare nel vivo della scena e nel cuore della storia, diventando il testimone diretto e principale dell'evento.

Quella in via Rasella non è un'operazione come le altre. Questa volta sono impegnati tutti e quattro i Gap centrali. Dodici di loro sono sulla strada. Ma altri cinque nei giorni precedenti hanno preparato l'azione, una vera azione di guerra. Una battaglia come mai è stata combattuta nella città occupata dopo l'8 settembre.”

(citazione tratta dal testo)

“A Roma non ci sono le montagne” è un libro bello e importante. Io l'ho apprezzato in ogni sfumatura, regalandomi momenti di pathos, rabbia, solidarietà e molti elementi su cui riflettere.

Ritanna Armeni ci ha donato, grazie alla sua scrittura e alla sua attenzione ai particolari, un romanzo molto importante perché evidenzia, in modo particolare, il lato più intimo e personale di ogni partigiano protagonista. Questo ci permette di conoscerli meglio e capire il loro vissuto, i loro ideali e le azioni intraprese per cacciare gli oppressori e riconquistare la libertà. Partigiani, ma prima di tutto giovani, per lo più studenti universitari, che nel 1943 con l'armistizio e l'occupazione tedesca, non esitano a lasciare studi, casa, famiglia e protezione per entrare in clandestinità e lottare contro il nemico comune. Ragazzi che hanno donato parte della loro giovinezza e spensieratezza per liberare Roma.

Hanno lottato strenuamente andando spesso incontro alla morte.

Hanno dato loro stessi per tutelare un valore fondamentale: la libertà.

Esplorando la loro sfera personale e psicologica, l'autrice li rende più vividi e concreti ai nostri occhi, rendendo il testo ancora più bello ed emozionante.

In ogni libro di Ritanna Armeni si evince un grande studio storico e un'attenzione particolare ai dettagli. Solitamente, ogni capitolo è diviso in due momenti temporali: passato e presente narrativo. Il passato si distingue dal presente narrativo, perché è posto alla fine del capitolo ed è scritto in corsivo. Una netta distinzione che permette al lettore di avere una visione chiara degli elementi storici e di quelli “romanzati”. In questo testo, la divisione tra passato e presente nei capitoli, si focalizza, in particolare, su ogni singolo componente dell'azione a via Rasella e sulle loro azioni personali e collettive durante la fase della Resistenza romana.

Ogni capitolo, inoltre, scandisce il tempo che separa i partigiani e noi lettori, dall'orario dell'azione. Ore e minuti che scorrono lentamente, creando pathos e tensione; trascinando il lettore all'inevitabile epilogo che tutti conosciamo ma che non ci siamo mai fermati a osservare con attenzione e interesse.

Ma possiamo, anche oggi, dopo tanti anni e tante interessate menzogne, percorrere le strade di Roma e ricordarli. Una giornata di marzo. Carla all'angolo della strada che attende. Gli occhi immobili. Le mani contratte. Cola che si toglie il cappello per dare il segnale. Sasà che apre il bidone. Gli altri, le armi in mano, pronti a intervenire. L'odio per l'esercito, che ha tolto dignità alla città, che passa arrogante e minaccioso. La voglia di libertà che il pericolo, la paura non riescono a sopire. E poi l'esplosione.”

(citazione tratta dal testo)

Personalmente, ritengo che Ritanna Armeni scriva magnificamente e anche questa volta ha donato a noi lettori un testo intenso, bello e necessario. Un testo su cui riflettere seriamente. Un libro da leggere e custodire per preservare la memoria storica di questo Paese che tende a dimenticare troppo facilmente.

Buona lettura.



Marianna Di Bella


martedì 3 giugno 2025

Recensione: "Le Bibliotecarie di Lisbona" - Suzanne Nelson

le bibliotecarie di lisbona, recensione, ebook, seconda guerra mondiale, portogallo, libri il nostro angolo di paradiso, mdb

Titolo: Le Bibliotecarie di Lisbona

Titolo Originale: The Librarians of Lisbon

Autrice: Suzanne Nelson

Editore: Newton Compton Editori




I libri sono macchine del tempo che ci portano in epoche passate alla scoperta di storie, eventi e personaggi poco conosciuti o dimenticati dalle grandi pagine di Storia.

I libri sono viaggi che tutti possiamo fare, non servono grandi preparativi, occorre solo una buona dose di intraprendenza, curiosità e un testo che ci guidi aiutandoci a districarci tra gli eventi che si succedono pagina dopo pagina. Una mappa entro cui muoversi per vivere un'avventura meravigliosa e indimenticabile.

Quando ho letto la trama del romanzo “Le Bibliotecarie di Lisbona” di Suzanne Nelson, sapevo che per me avrebbe rappresentato, non solo un viaggio in un periodo storico interessante, la Seconda Guerra Mondiale, ma anche un ampliamento del mio bagaglio di conoscenza, scoprendo particolari ed aspetti per me sconosciuti.

Pur essendo un'opera di fantasia, il romanzo si è ispirato a fatti, luoghi e persone che sono realmente esistiti, dando, in questo modo al romanzo, un'impronta storica più interessante e incisiva. Il romanzo, infatti, è ambientato in Portogallo, una nazione che, durante tutto il periodo della guerra, si dichiarò neutrale, giocando un ruolo fondamentale per le sorti del conflitto. Accolse rifugiati, e la città di Lisbona divenne l'epicentro per lo spionaggio, per gli affari clandestini, per il contrabbando di tungsteno e il mercato nero di visti, documenti etc.

Lisbona è stato il cuore delle più rischiose operazioni di spionaggio da parte degli Alleati. Numerose spie si sono incrociate, scontrate, sfiorate tra le vie della città, per raccogliere importanti informazioni sul nemico, ribaltando, in questo modo, le sorti del conflitto. Donne e uomini che coraggiosamente hanno messo a repentaglio la propria vita per salvarne altre.

Protagoniste di questo romanzo sono due spie. Due donne americane che, pur essendo diverse per carattere, estrazione sociale e storia personale, si ritrovano in un periodo particolare della loro vita e diventano amiche. Grandi amiche.

Bea e Selene vivono e lavorano a Boston come bibliotecarie fino a quando il destino non le porterà ad essere ingaggiate dai servizi segreti americani e mandate in missione a Lisbona per raccogliere informazioni e segreti sul nemico, dando in questo modo il loro contributo alla causa bellica e a una guerra atroce e disumana.

Bea è una ragazza molto intelligente, ha una eccezionale memoria visiva ed è bravissima a decifrare i codici. Ama la vita tranquilla, i libri e ha accettato l'incarico in Europa perché vorrebbe ritrovare il fidanzato, catturato dai nazisti.

Il suo incarico a Lisbona, consiste nel recuperare tutti i manuali che spieghino l'utilizzo dei mezzi e delle armi nemiche e tutte le pubblicazioni straniere scampate alla censura tedesca. Ma la sua genialità e le sue doti mnemoniche non passano inosservate e la ragazza viene ingaggiata dall'agenzia di intelligence più segreta ed enigmatica della Gran Bretagna per una missione di vitale importanza: scoprire il doppiogiochista che vende il tungsteno ai nazisti.

Aveva passato la vita a rendersi più piccola, più silenziosa, per risparmiarsi il disagio di essere notata. Ciò che aveva fatto per autoconservazione si era in qualche modo trasformato in un talento invidiabile.”

(citazione tratta dal testo)

Selene, invece, è una ricca ereditiera caduta in disgrazia ridotta a lavorare in una biblioteca pubblica di Boston. Quando si imbatte nel manifesto di reclutamento del dipartimento della guerra, la ragazza non esita neanche un secondo e si arruola. Ha bisogno di allontanarsi da quella città e da chi la conosce, ha bisogno dell'anonimato e raggiungere l'Europa è la soluzione ideale. Selene cerca la fuga, l'anonimato, il brivido. Il suo compito è di inserirsi nel jet set della città per scovare la spia che fa uccidere i rifugiati e i personaggi importanti.

Riusciranno le due ragazze nel loro compito? È ancora troppo presto per svelarlo, posso però dirvi che in questo gioco di spionaggio e controspionaggio si inserisce una variabile instabile e pericolosa per i soggetti interessati: l'amore. Un sentimento bellissimo che, inserito in un gioco così delicato e pericoloso, sbilancia e influenza il lavoro, l'imparzialità e le scelte delle due ragazze.

Siate intelligenti e scoprirete dei segreti. Siate fiduciose e vi ritroverete morte.”

(citazione tratta dal testo)

Di chi fidarsi? Di nessuno? Di tutti?

Una decisione difficile che, però, lascerò a voi scoprire.

“Le bibliotecarie di Lisbona” è un romanzo piacevole, interessante ma, personalmente, ho trovato alcune parti poco entusiasmanti e scontate. La storia di Selene, ad esempio, l'ho trovata prevedibile, banale, poco emozionante e con dei dialoghi superficiali. Il suo personaggio non trasmette quella serietà e quella professionalità che ci si aspetta da una spia che si trova a vivere in costante pericolo e impegnata a carpire informazioni vitali per le sorti della guerra. È, più che altro. una ragazzina che gioca a fare la spia e a inseguire il suo amore romantico e poco credibile.

Bea, al contrario, è il personaggio che ho apprezzato di più perché ha una crescita personale più significativa ed emozionante. Bea arriva in Portogallo come una semplice ragazza che cerca di superare le proprie sofferenze e passo dopo passo imparerà a conoscere se stessa e a prendere consapevolezza delle sue capacità e della sua forza. Una crescita personale che la porterà, non solo a prendere consapevolezza di sé, ma anche a scoprire e seguire i suoi sogni, i suoi desideri. Scoprendo una donna piacevole, indipendente e coraggiosa. I capitoli dedicati alla sua storia sono quelli che ho apprezzato di più. Mi hanno emozionata e incuriosita talmente tanto da non vedere l'ora di leggerli, desiderando saltare, a volte, quelli dedicati a Selene

Non ho apprezzato la scelta, da parte dell'autrice, di focalizzare il romanzo sulle storie d'amore, perché le ho trovate superficiali, poco coinvolgenti e poco credibili. Personalmente avrei dato più profondità e spazio al loro lavoro di spie, soffermandomi sulla pericolosità e l'ambiguità del lavoro e dei rapporti interpersonali. Avrei dato più spazio alla parte storica che ho trovato molto più interessante e incisiva perché affronta tematiche poco conosciute, come ad esempio il contrabbando del tungsteno, un materiale molto ricercato per la costruzione del materiale bellico; il ruolo del Portogallo come paese neutrale ma invischiato in giochi di potere e sotterfugi clandestini e fulcro di spie e contrabbandieri pericolosi. Oppure il ruolo delle bibliotecarie del congresso americano che avevano il delicato compito di trovare i libri condannati a sparire dalla censura nazista o i manuali dei mezzi bellici tedeschi. Un compito estremamente delicato, pericoloso e di vitale importanza per l'andamento della guerra. Una parte storica, questa, poco conosciuta e che merita il giusto riconoscimento e la giusta attenzione. Personalmente l'ho apprezzata molto e credo che la prossima ricerca verterà proprio su queste tematiche.

Peccato per le parti che non ho apprezzato, perché il romanzo poteva essere ancora più interessante ed entusiasmante.

Buona lettura.


Marianna Di Bella



(Gifted by) Ringrazio la Casa Editrice per la copia dell'ebook

martedì 14 gennaio 2025

Recensione: "Il falsario di Auschwitz" - Paul Schiernecker

 il falsario di auschwitz, ebook, recensione, libri il nostro angolo di paradiso, mdb, recensione,  seconda guerra mondiale
Titolo: Il falsario di Auschwitz

Titolo Originale: The Counterfeiter of Auschwitz

Autore: Paul Shiernecker

Editore: Newton Compton Editori



Ogni storia è unica e irripetibile. Possono esserci elementi similari, eventi che potrebbero rimandare ad altri ricordi o altre storie ma ognuno di loro è unico, soprattutto per la persona che l'ha vissuto.

Georg Gottlieb ha vissuto pienamente la sua vita, affrontando momenti tragici e traumatici. Momenti che nessuno avrebbe dovuto vivere e affrontare. Momenti che ancora oggi ricordiamo attraverso ricorrenze, documenti, testimonianze. Olocausto, i campi di concentramento etc.

Georg Gottlieb è il protagonista e la voce narrante di questo romanzo. Colui che ci guiderà attraverso le pagine di un libro complesso, interessante e basato su eventi reali. Cosa sia vero e cosa sia falso non è importante, perché la nostra attenzione verrà catturata da due tematiche importanti e vitali di questo romanzo: il profondo amore di Georg per sua moglie e l'Unità di contraffazione creata dai nazisti per colpire gli Alleati.

Ma procediamo con ordine e ascoltiamo, anzi leggiamo, le parole di Georg e seguiamo le sue vicende personali.

Siamo a Londra, nella casa di riposo Golders Green. Qui vive Georg e in questo momento è in compagnia di Rebekah Braham, una giovane giornalista che vuole intervistarlo per scoprire la verità sull'Operazione Bernhard, l'Unità di contraffazione composta da 140 prigionieri ebrei e la misteriosa sparizione, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, di trecento milioni di sterline contraffatte.

Perché proprio lui?

Perché è l'ultimo sopravvissuto di quella operazione.

Con la sua caratteristica ironia, l'uomo inizia a raccontare la sua vita. Nel 1939 è un giovane tipografo che trascorre la sua esistenza a Praga, lavorando e uscendo con gli amici. Una sera incontra casualmente Rose Izelis e si innamora perdutamente di lei. Come ogni giovane innamorato cerca in ogni modo di impressionarla e conquistarla. Arrivando, addirittura, a far parte del partito Comunista, dove lei svolge operazioni segrete e illegali. La partecipazione del ragazzo diventa sempre più attiva e abbraccia gli ideali di libertà e lotta contro i nazisti. Riesce a conquistare Rose e a sposarla, ma i nazisti occupano Praga e la caccia ai nemici si fa sempre più serrata.

Un giorno Rose e Georg vengono arrestati e condotti su un treno diretti ad Auschwitz. Giunti a destinazione i due ragazzi vengono separati e costretti a seguire l'iter di ingresso che prevede la rasatura, la doccia, il tatuaggio. Un percorso il cui scopo è alienare e distruggere la dignità umana di ogni singolo individuo.

I giorni non significano più nulla quando non sei più umano.”

(citazione tratta dal libro)

Georg è preoccupato perché sente di dover tutelare, sostenere e prendersi cura di sua moglie, e ora che li hanno separati non sa come fare. Nasce, così, la sua determinazione a ritrovare la moglie, trasferita a Birkenau, e salvarla a qualsiasi costo, facendo qualsiasi cosa, anche falsificare il numero del suo tatuaggio e scappare, così, da Auschwitz.

La sua caparbietà, la sua intelligenza e la sua abilità di falsificazione lo premiano, perché miracolosamente riesce a raggiungere Birkenau e rivedere Rose ma, il tanto agognato momento dura pochissimo perché l'uomo viene prelevato dalle guardie naziste che, scoperto l'inganno, lo rintracciano e...no, non lo uccidono perché le sue abilità di tipografo e falsificazione sono utili per un'operazione segreta che si sta svolgendo in un altro campo di concentramento, lontano da occhi e orecchie indiscrete.

A Konzentrationslager Schlier, un campo satellite di Mathausen, è stato costruito un reparto segreto dove vengono falsificati e stampati documenti, passaporti e, in particolare, le monete dei paesi nemici. Qui nasce l'Operazione Bernhard, un'unità di contraffazione composta da 140 prigionieri ebrei, esperti del settore, il cui scopo principale è contraffare e minare dall'interno l'economia degli inglesi e degli americani. Uomini esperti costretti a lavorare senza libero arbitrio con l'unico scopo e premio di avere salva la vita. È qui che viene condotto Georg ed è qui che dovrà mettere a frutto le sue abilità e la sua intelligenza se vuole vivere e salvare la sua amata Rose.

Devi sopravvivere.

Devi trovare tua moglie.

Devi andartene da qui.”

(citazione tratta dal libro)

Riuscirà Geog a scappare e salvare Rose?

A voi scoprirlo seguendo le sue avventure e i suoi piani, spesso, fallimentari e pericolosi.

“Il falsario di Auschwitz” è un romanzo interessante, coinvolgente, sarcastico e piuttosto complesso e articolato. Finzione, contraffazione e realtà si rincorrono per tutte le pagine del racconto, regalandoci una storia interessante, per me troppo lunga e con una serie di eventi, spesso improbabili, che mi hanno più volte portata a chiedermi se non fosse un po' troppo costruito e artefatto rispetto alla realtà e al contesto dell'epoca. A parte queste mie personali opinioni, il romanzo è comunque interessante e coinvolgente e non si può fare a meno di volerne sapere di più sulla storia di Georg e sui suoi piani di evasione. Piani che spingono sempre al limite il protagonista, e i suoi compagni, in queste imprese folli, pericolose e spesso mortali per chi lo segue.

Georg è un personaggio complesso, intelligente, caparbio e a volte superficiale nelle scelte. Per tutto il romanzo è guidato dal profondo e intenso amore per Rose. Un amore che lo aiuterà a non arrendersi di fronte agli ostacoli e a creare piani di fuga sempre più articolati e pericolosi. Spesso, però, le sue scelte sono guidate da un pizzico di egoismo che non lo fanno riflettere sulle conseguenze negative che possono ripercuotersi sui suoi amici e compagni, mettendo in pericolo le loro vite. Questa sua superficialità verso il prossimo mi ha molto infastidita ma, riflettendo sul contesto storico e l'impulso alla sopravvivenza a cui era spinto l'essere umano in quelle condizioni, forse è comprensibile o almeno non giudicabile o criticabile.

L'amore e la speranza sono gli elementi principali su cui ruota il romanzo e la vita del protagonista che, attraverso la sua voce ironica e pungente, ci racconta una storia interessante e poco conosciuta. L'ironia è la sua armatura, il suo modo per sopravvivere e proteggersi dagli orrori che ha visto e vissuto. Ed è proprio con questo spirito che la narrazione procede pagina dopo pagina, rendendo il romanzo paradossalmente ancora più drammatico. Descrivere alcune scene violente utilizzando l'ironia creano un effetto emotivamente sconvolgente, come un pugno nello stomaco, lasciando in questo modo il lettore tramortito e traumatizzato, perché seppur inserite nel contesto di un romanzo. sappiamo che quelle atrocità sono state effettivamente inflitte a milioni di esseri umani.

“Il falsario di Auschwitz” è un romanzo che vi consiglio di leggere, nonostante alcuni difetti, che personalmente non ho gradito. È importante ricordare il passato, soprattutto in quest'ultimo periodo storico. È importante ricordare gli errori, le atrocità commesse ad altri esseri umani e cercare di imparare la lezione o quantomeno a riflettere sul rispetto dell'Altro e su quanto la vita sia breve.

Georg ci ha insegnato che è impossibile falsificare l'amore; e il suo amore per Rose è stato vero, intenso, profondo e unico.

...non ci sarà mai una replica esatta dell'amore che abbiamo condiviso. È la mia storia e non c'è molto che si possa fare per cercare di duplicarla. In fondo al cuore, dove conta, sappiamo sempre cosa abbiamo davvero da dare al mondo.”

(citazione tratta dal libro)

Promettimi che arriveranno sempre le otto di sera, qualunque cosa succeda e ovunque saremo.”

Te lo prometto. Arriveranno sempre le otto di sera”

(citazione tratta dal libro)

Buona lettura!


Marianna Di Bella


(Gifted by) Ringrazio la Casa Editrice per la copia dell'ebook.


mercoledì 11 dicembre 2024

Recensione: "L'ultima volta che siamo stati bambini" - Fabio Bartolomei

l'ultima volta che siamo stati bambini, recensione, seconda guerra mondiale, libro, libri il nostro angolo di paradiso, mdb, viaggio

 Titolo: L'ultima volta che siamo stati bambini

Autore: Fabio Bartolomei

Editore: Edizioni E/O



C'è un momento, nella vita di ognuno di noi, che segna il passaggio dall'infanzia all'età adulta. Un passaggio importante e spesso traumatico, perché porta con sé lo scontro con la realtà. Si cresce perdendo spontaneità, purezza, innocenza e tutto ciò che ci faceva sentire invincibili, speciali. Si smette di giocare, di fantasticare...si smette di essere bambini.

Ricordate quel momento? Ricordate l'ultima volta che siete stati bambini? Come vi siete sentiti, cosa avete vissuto e cosa avete perso?

I protagonisti di questo romanzo lo ricordano benissimo. Un momento che ha segnato le loro vite in maniera indelebile, e nel modo più traumatico che possano vivere dei semplici bambini.

Cosimo, Vanda, Riccardo e Italo sono i protagonisti di questo splendido e coinvolgente romanzo, ambientato a Roma durante la Seconda Guerra Mondiale.

È il 1943, l'Italia ha firmato l'armistizio, Roma è occupata dai nazisti e i nostri quattro protagonisti sono impegnati nei loro giochi. La guerra li ha uniti e legati in una profonda amicizia e in una complicità difficile da capire per gli adulti. Giocano con la spensieratezza dei bambini, ma consapevoli che ciò che sta accadendo intorno a loro è pericoloso.

Le loro voci risuonano nel quartiere, corrono, si nascondono e spesso “giocano alla guerra”. Imitano ciò che vedono fare dagli adulti, sognando di essere loro gli eroi, come il fratello di Italo, ferito in battaglia e considerato da tutti, o almeno dai suoi genitori, un eroe.

Guarda, sogna e distruggi tutto, questo stanno imparando.”

(citazione tratta dal libro)

Cosimo, Vanda, Riccardo e Italo sono diversi per carattere, storia personale, estrazione sociale, religione etc.

Cosimo ha nove anni e mezzo, vive con il nonno e Sebastiano, il fratellino piccolo. La mamma è morta e il padre è assente. Vanda, invece, è una bambina orfana e vive in un orfanotrofio gestito dalle suore. Ogni giorno si allontana di nascosto per giocare con i suoi amici. È intraprendente, coraggiosa e desidera tanto poter avere una famiglia. Italo, compagno di scuola di Cosimo, è figlio di un gerarca fascista che predilige il fratello maggiore. Il bambino sente questa mancanza e cerca in ogni modo di attirare l'attenzione del padre comportandosi da perfetto balilla, ma la complicità e l'amicizia che ha creato con i suoi amici, lo porteranno a vivere avventure incredibili e un affetto che il padre non sarà mai in grado di eguagliare e dare.

Infine, c'è Riccardo, un bambino ebreo che grazie alla suo carattere buono e generoso, si prende cura di loro senza essere troppo invadente o asfissiante. È attento e sempre presente quando hanno dei problemi o sono in punizione. Nell'ottobre del 1943, Riccardo sparisce misteriosamente con i suoi genitori, lasciando casa e negozio. Cosa è accaduto? I bambini sono preoccupati, non sanno darsi una spiegazione plausibile, fino a quando non scoprono che i tedeschi li hanno portati via con il treno.

Noi lettori sappiamo cosa è avvenuto. Conosciamo la storia del rastrellamento del ghetto di Roma, sappiamo come è avvenuto e quali sono stati gli effetti. Ma mettiamoci per un attimo nei panni di tre bambini che non sanno nulla se non ciò che vivono, vedono e sentono dagli adulti. Non sanno nulla della Storia, perché la stanno vivendo. Non sanno nulla dei rastrellamenti o dei lager, ciò che per loro è importante è riavere Riccardo. Con il coraggio e l'intraprendenza della loro età, decidono di partire per liberare il loro amico e riportarlo a casa.

Inizia così la loro avventura...il viaggio che li segnerà per tutta la vita portandoli a scoprire un mondo più grande di loro e più pericoloso, scontrandosi con la dura realtà di quegli anni. Conosceranno e vedranno fame, miseria, morte e violenza, ma continueranno ad andare avanti anche quando il desiderio di tornare al sicuro nelle loro case e nei loro letti sarà forte e insistente. Andranno avanti sostenuti da una forza immensa: l'affetto per il loro amico.

Un viaggio che anche noi lettori intraprenderemo con loro, accompagnandoli in ogni passo e disavventura, sostenendoli nei momenti di sconforto e ridendo per le disavventure spesso divertenti e irriverenti, riportandoci indietro nel tempo...alla nostra infanzia. Quando giocavamo liberi, convinti di poter fare tutto, superare qualsiasi ostacolo. Appoggiati e sostenuti dai nostri amici con in quali intraprendevamo avventure per noi indimenticabili.

Leggere il libro è un tornare indietro, alla nostra infanzia e a una Storia che pur non avendo vissuto conosciamo benissimo. Un viaggio che vi consiglio di fare perché sarà emozionante e intenso. Questo romanzo è bello, commovente, divertente. Una lettura che si fa amare sin dalla prima pagina e che difficilmente si riesce a dimenticare. Cosimo, Italo, Vanda e Riccardo, entrano nelle nostre vite ognuno in maniera diversa a seconda del loro carattere, ma tutti, a fine lettura, lasceranno un segno indelebile nel nostro cuore. È impossibile non affezionarsi a loro, in tutte le loro sfaccettature.

Fabio Bartolomei ha costruito molto bene i personaggi, ognuno di loro è ben caratterizzato, credibile e non stereotipato. Purtroppo, in alcuni romanzi, capita di trovare dei bambini descritti in maniera superficiale, con pensieri e comportamenti incoerenti con la loro età anagrafica e spesso il risultato è esagerato, al punto da diventare delle macchiette. Fortunatamente in questo caso non avviene, perché le loro azioni e i loro pensieri sono congruenti alla loro età e al contesto storico. L'autore ci fa entrare nelle loro vite e ci fa vedere la storia attraverso i loro occhi, vivendo in prima persona la loro temerarietà, la paura, lo sconforto, il dolore. Ci mostra il momento in cui la loro innocenza si scontra con la dura realtà, comprendendo quanto la vita vera sia dura e spietata. Avvertendo indistintamente il rumore dei loro sogni infranti, ogni piccolo pezzo che si rompe e cade di fronte alla vastità del mondo e della sua malvagità.

Ho amato questo romanzo e i suoi protagonisti, in particolare Italo. L'ho amato istantaneamente, sia nel film che nel libro, il suo desiderio di sentirsi amato e visto da un padre indifferente, è preponderante. È un bambino che imita il padre per compiacerlo, ma le sue azioni e i suoi gesti, invece, dimostrano quanto siano distanti da tutti gli ideali in cui crede il genitore. Un bambino alla sola ricerca di amore e affetto. Nel film e nel libro si evince tutto questo in maniera semplice e diretta. Sì, avete letto bene, esiste anche una versione cinematografica e devo confessare che ho saputo dell'esistenza di questo testo grazie alla visione del film. Naturalmente ci sono delle differenze narrative, ma la storia rimane pressoché fedele al testo scritto, il finale è un pochino diverso ma è comunque commovente. Ho pianto in entrambi i casi, anche se a onor del vero, è stato più emozionante il finale del film, ma questo non pregiudica la mia predilezione per questa storia. L'ho amata in ogni sua sfaccettatura e la consiglio vivamente. Spesso le cose apparentemente più semplici e, in alcuni, punti più leggere risultano essere quelle più coinvolgenti, profonde ed emozionanti e questo testo è così, intenso nella sua leggerezza. Le storie più semplici sono quelle in grado di colpire dritte al cuore, senza paroloni o scene eclatanti; colpiscono duro in quella parte più delicata della nostra anima, lasciandoci a terra senza fiato ma consapevoli di avere ancora molto su cui riflettere.



Marianna Di Bella

martedì 29 ottobre 2024

Recensione: "La lista di Josephine" - Elizabeth B. White; Joanna Sliwa

la lista di josephine, ebook, recensione, seconda guerra mondiale, polonia, mdb, libri il nostro angolo di paradiso


Titolo: La lista di Josephine

Titolo Originale: The Counterfeit Countess

Autrici: Elizabeth B. White,

     Joanna Sliwa

Editore: Newton Compton Editori




Ci sono persone che, nel corso della loro esistenza, hanno dato un contributo notevole alla Storia salvando migliaia esseri umani, ma delle loro vite non si sa nulla. Non si conoscono le storie, gli eventi, le identità.

Vite che cadono nell'oblio dell'esistenza.

Ogni tanto, fortunatamente, alcune di esse riemergono e riprendono vita attraverso ricordi, documenti, ricerche. Uno studio accurato che ridona conoscenza e dignità a chi ha dato la priorità e l'incolumità degli altri prima della loro, senza cercare fama o riconoscenza. Spinti solamente dalla forza di volontà, dal coraggio e dalla compassione, hanno compiuto gesti straordinari.

Oggi parleremo...no, ricorderemo Josephine Janina Mehlberg.

La sua storia è arrivata a noi in una maniera particolare e difficoltosa, come la sua vita del resto.

Nel dicembre del 1989, la storica Elizabeth B. White, riceve un pacco misterioso inviatole dal docente di storia americana dell'Università della Florida, Arthur Funk.

La storica White, lo apre e trova al suo interno il memoriale della nostra protagonista, conosciuta da tutti come Janina.

Il memoriale, scritto dalla stessa Janina, raccoglie alcuni dei ricordi riguardanti il periodo della Seconda Guerra Mondiale, esattamente 1943-1944, e alcuni eventi nel campo di concentramento di Majdanek, in Polonia.

Alla prima lettura del memoriale, l'autrice non dà molto credito agli eventi narrati, ritenendoli troppo fantasiosi. Per una serie di impegni e problemi personali, il memoriale viene messo da parte, rimanendo in un angolo in attesa.

Nel 2017, l'autrice riprende in mano il memoriale e decide che è arrivato il momento che la figura di Janina venga scoperta in tutte le sue sfaccettature. Per iniziare al meglio le ricerche, però, ha bisogno di una storica con le giuste qualifiche, così contatta Joanna Sliwa, esperta di Olocausto in Polonia e la donna, dopo aver letto il memoriale, accetta immediatamente.

Le ricerche dureranno anni, nei quali le due storiche saranno impegnate in un lungo lavoro di indagine, raccolta e verifica dati, giungendo a risultati inaspettati. Il passato di Janina, e il suo contributo, durante la Seconda Guerra Mondiale, saranno ancora più sorprendenti di ciò che possiamo immaginare. Non posso dirvi di più o spiegare dettagliatamente il suo apporto in quel contesto storico, altrimenti non avrebbe senso leggere il libro e scoprire la persona straordinaria che è stata.

Per me lo è stata, e mi dispiace che la sua storia non sia emersa prima o che il suo contributo non sia stato riconosciuto.

Probabilmente non l'ha voluto e cercato, perché di solito chi compie gesti coraggiosi e altruistici non lo fa per il mero riconoscimento, perché agisce spinto solamente da una forza interiore, da un forte senso del bene e di aiuto verso l'Altro.

...il valore di una vita è inferiore al valore di più vite, e la sua vita, se fosse sopravvissuta senza cercare di salvare gli altri, non avrebbe alcun valore.”

(citazione tratta dal libro)

Janina era una brillante matematica, una donna intelligente, perspicace, empatica, coraggiosa, analitica, caparbia e compassionevole. Ha sempre dato la priorità alla vita di suo marito e degli Altri a discapito della sua sicurezza e della sua stessa vita. Ha rischiato sempre, in ogni azione intrapresa. Non si è mai fermata di fronte a un ostacolo; ha sempre cercato con caparbietà, una soluzione alternativa per aggirare l'ostacolo che si frapponeva tra le persone e la loro salvezza.

Il suo obiettivo principale era salvare il più alto numero di vite umane e quando non riusciva ,si sentiva impotente e in colpa. Un rimorso che, immagino, possa averla logorata nell'anima.

Finché tanti avevano un bisogno terribile, dovevo vivere per rispondere a quel bisogno.”

(citazione tratta dal libro)

Lei, ebrea di nazionalità polacca, durante il secondo conflitto mondiale, riuscì a trovare un modo per mettersi al riparo dalla ferocia del nazismo, assumendo un'altra identità. Vedendo la disperazione, la violenza e la morte intorno a sé, decise di non voler sopravvivere passivamente, ma di agire e aiutare. Il suo senso di umanità e compassione la spinse a rischiare in prima persona affrontando numerose situazioni. Come ad esempio entrare nel campo di concentramento di Majdanek portando pacchi di cibo e medicinali per i prigionieri polacchi, conferendo con quegli stessi soldati tedeschi che stavano uccidendo milioni di ebrei.

Una forza di volontà e un coraggio che poche persone avrebbero avuto. Siamo abituati a vedere queste scene nei grandi film americani, ma qui non si tratta di una trasposizione cinematografica, questa è stata la realtà. Una realtà che a me, personalmente, mette i brividi e mi fa riflettere sul senso di umanità. Un'umanità che, nell'atrocità di quel periodo, non si è persa definitivamente, grazie, soprattutto, a queste persone che con coraggio e altruismo hanno aiutato gli Altri.

Janina ha cercato di contribuire nel bene. Ha rischiato in prima persona e non ha mai cercato la riconoscenza o la gloria. Ha agito e basta.

Vi basti pensare che nel secondo conflitto mondiale ha servito il più grande gruppo di resistenza nella Polonia occupata dai tedeschi, divenne il vice del massimo funzionario del distretto di Lublino e del consiglio centrale di assistenza polacco, portando aiuti ai prigionieri chiusi nei campi di concentramento, aiutandoli, ove possibile, a uscire da lì, trovando loro alloggi, cure etc. Divenne assistente sociale, durante l'occupazione sovietica nel 1944 e molto altro.

Nella sua vita si è reinventata più volte cambiando nome e professione; ma sarete voi a scoprirli leggendo questo libro.

Il libro si basa sul memoriale scritto da Janina, ma le due autrici hanno ritenuto opportuno aggiungervi la sua biografia, ricostruita in anni di ricerche e alcune nozioni storiche riguardanti la Polonia, per aiutare il lettore a conoscere e contestualizzare gli episodi che sono avvenuti durante la Seconda Guerra Mondiale. Senza questa conoscenza storico-politica dell'epoca è difficile comprendere il grande impegno dato da Janina e da tutte le altre persone che hanno cercato di salvare il più alto numero di vite umane.

Devo essere sincera, per me questa prima parte di spiegazione non è stata particolarmente semplice da gestire e comprendere. Anni di storia polacca concentrate nei capitoli iniziali, con nomi e situazioni a me sconosciute, hanno rallentato notevolmente la mia lettura. Spesso mi sono chiesta dove fosse la storia di Janina; quando avrei incontrato la sua figura. Mi ero demoralizzata ma, una volta superate le prime 50/60 pagine più o meno, la lettura ha preso un altro corso. Si è fatta più scorrevole, avvincente, interessante, emozionante e riflessiva.

Scoprire la storia e la figura di Janina è stato un dono. Un regalo ricco di umanità e coraggio. Ma anche di compassione e altruismo verso l'Altro.

Se avessi pensato solo ai pericoli per me o per coloro che amavo, non sarei servita a nulla. Ma se sopravvivere significava essere utile a molti, dovevo trovare la forza di sopravvivere, il che mi permetteva di provare un senso di realizzazione, persino di orgoglio”

(citazione tratta dal libro)

Sono andata a cercare in rete le foto che la ritraevano, per avere un quadro completo. Darle un volto mi ha aiutato a fissarla nella mia testa facendola diventare un ricordo da recuperare nei momenti di riflessione.

Nella vita non ha avuto il giusto merito ma, credo che questo libro sia un omaggio che rimarrà nel tempo. La sua storia e i suoi pensieri vivranno attraverso queste pagine e chiunque aprirà e leggerà il libro ridarà voce e vita a una donna, per me, straordinaria.

Non importa se non ho sviscerato al meglio il linguaggio, la scrittura, la costruzione narrativa, quello che è importante è conoscere questa storia. Conoscere Josephine Janina Mahlberg o Janina come ha sempre preferito essere chiamata.

Janina” era il nome della donna che era effettivamente diventata nei nove anni precedenti, l'identità di una versione di sé, forse la migliore, a cui non poteva né voleva rinunciare del tutto.”

(citazione tratta dal libro)

Scoprite Janina.

Buona lettura.



Marianna Di Bella


(Gifted by) Ringrazio la Casa Editrice per la copia dell'ebook.

martedì 8 ottobre 2024

Recensione: "La casa del carrubo" - Barbara Bellomo

 

la casa del carrubo. recensione, seconda guerra mondiale, sbarco in sicilia, libro, libri il nostro angolo di paradiso, mdb
Titolo: La casa del carrubo

Autrice: Barbara Bellomo

Editore: Salani



Buongiorno lettori.

Leggendo il mio blog, avrete sicuramente capito che prediligo le storie ambientate durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale. Leggo romanzi, saggi, biografie, qualsiasi testo che mi aiuti a conoscere e comprendere questo periodo storico complesso, ricco di eventi e storie, alcune ancora poco conosciute.

Ogni testo mi aiuta ad ampliare la mia conoscenza, accendendo la mia curiosità e la voglia di continuare a conoscere e studiare.

Quando in libreria uscì il testo “La casa del carrubo” di Barbara Bellomo, non sentì subito il desiderio di leggerlo.

Ancora oggi non so spiegarmi il perché di questa “non scelta”. Ricordo solo di averlo segnato nella lista dei testi riguardanti il secondo conflitto mondiale e di averlo dimenticato. Un giorno, gironzolando tra gli scaffali della biblioteca comunale, mi imbatto in questo testo e, senza pensarci due volte, lo prendo in prestito. Inizio a leggerlo e, in poco tempo, mi ritrovo coinvolta e conquistata dalla storia e dai suoi personaggi.

Sfoglio le pagine e magicamente mi ritrovo in Sicilia nel 1943. Un momento storico di vitale importanza per le sorti del secondo conflitto mondiale. Le forte alleate sono in una fase di stallo e stanno cercando il modo di aprire altri fronti per accerchiare l'esercito tedesco.

Il 23 gennaio del 1943, a Casablanca, i grandi esponenti politici e militari delle forze alleate (Churchill, Roosevelt, Charles De Gaulle, il generale britannico Harold Alexander e il generale americano Dwight Eisenhower) si riuniscono per discutere e dare forma ad un nuovo e importante piano d'azione: l'operazione Husky, vale a dire lo Sbarco in Sicilia.

Non mi dilungherò sulle questioni puramente tecniche e militari, mi concentrerò, invece, sulla trama e i personaggi di questo romanzo

È il 15 aprile del 1943 e le forze alleate colpiscono in maniera violenta, la città di Catania, distruggendo edifici e uccidendo centinaia di civili.

Poi un nuovo boato. Un muro si squarcia e una profonda fenditura si apre minacciosa sulla volta sopra le loro teste. Polvere bianca e impalpabile scende giù, copiosa, riempiendo la stanza di una nuvola che toglie il respiro.”

(citazione tratta dal testo)

In pochissimo tempo la vita di molte persone viene stravolta, in particolare quella di Vittorio Floridia e della sua famiglia.

È strano vivere in guerra, considera. Se ne parla tanto, ma fino a quando non bussa alla tua porta sembra sempre meno cattiva di quel che è.”

(citazione tratta dal testo)

L'uomo, un professore di latino e greco, vede in pochi secondi cambiare la sua vita. La casa viene distrutta dal bombardamento e i suoi familiari feriti. Vittorio si rende conto che se vuole salvare la sua famiglia, deve mandarli via dalla città, in un luogo lontano e possibilmente al sicuro dalla morte e dalla fame. Decide così di accettare l'invito del suo amico Luigi Villalba che vive in campagna nella casa del carrubo.

Agata, la moglie, e i suoi tre figli, Luca, Elena e Michele, partono per primi, mentre lui li seguirà in un secondo momento, perché vorrebbe recuperare i risparmi di una vita, prima che arrivino gli sciacalli per fare incetta di tutto ciò che trovano.

La famiglia si mette in viaggio in uno stato di shock e terrore, consapevoli che quella è l'unica soluzione possibile. Arrivati alla casa del carrubo, si rendono conto che quello non è un semplice nome, ma si riferisce al grande albero che spicca al centro del terreno. Un albero maestoso che troneggia sulla proprietà e sui suoi abitanti.

Luigi Villalba non è solo il proprietario della casa, ma anche un uomo che nasconde la parte più passionale e combattiva del suo essere, insieme ad un passato e un segreto che saranno il cuore di questo romanzo. L'uomo vive nella grande casa insieme alla sorella Assunta, alla nipote Nunzia e alla governante Lina.

Personaggi che intrecceranno le loro vite in maniera forte ed emozionante, accomunati non solo dal contesto storico, ma anche dagli effetti della guerra e da molteplici segreti che vi invito a scoprire. Non procederò oltre nel continuare a raccontarvi la trama, perché farlo vorrebbe dire svelare troppo di questo romanzo. Ogni singolo evento e ogni personaggio sono strettamente legati e correlati tra loro e parlare di uno, vorrebbe dire anticipare e svelare la storia dell'altro. Quindi, lascio questo immenso vuoto per dare a voi l'opportunità di riempirlo, lasciandovi coinvolgere dai destini dei singoli personaggi.

“La casa del carrubo” è un romanzo che racchiude, al suo interno, alcuni fatti storici realmente accaduti, insieme ad avvenimenti e personaggi inventati. I grandi personaggi della storia si intrecciano ai destini e alle vicende dei civili, mostrandoci un capitolo storico importante: lo Sbarco in Sicilia degli Alleati.

Da questo connubio prende vita una storia emozionante, coinvolgente e interessante. L'autrice, Barbara Bellomo, utilizza una scrittura fluida, semplice che non si perde dietro ghirigori narrativi e alte elaborazioni lessicali ma, narra in maniera chiara, sincera e diretta, quelli che sono i fatti rendendoli, in questo modo, più reali per chi legge. I capitoli sono brevi e questo permette a noi lettori una lettura dinamica e mai pedante, permettendoci di entrare velocemente nel cuore della storia.

I personaggi sono ben costruiti e tutti hanno in comune un segreto da custodire e un passato da affrontare. Alcuni di loro mi hanno intrigata di più rispetto ad altri che, pur avendo un ruolo importante per lo svolgersi della storia, non hanno saputo trasmettermi molto a livello emotivo, lasciandomi per lo più indifferente.

I personaggi che mi hanno maggiormente colpita sono: Don Luigi, un uomo e un combattente costretto, dal periodo storico, a mettere a tacere una parte di sé ma, durante la storia, ritroverà se stesso e i suoi ideali. Nunzia, invece, è una ragazza, curiosa, ribelle e libera rispetto all'epoca storica, costretta a cambiare e maturare in maniera repentina e traumatica, così come traumatica sarà la crescita di Elena che da personaggio quasi bambinesco e per nulla incisivo, durante l'evolversi della storia acquisirà più presenza scenica e, devo essere sincera, è il personaggio che ho riscoperto e apprezzato. Infine, c'è il tenente Sullivan, che passando attraverso il dolore e la delusione capirà che tutto ciò a cui più ambiva, in realtà non gli porta nulla se non la consapevolezza che quella guerra reca con sé solo morte e distruzione. Le cui vittime sono sempre e solo anime innocenti.

È importante ricordare e affrontare il passato per liberarsi dai segreti che divorano l'anima, influenzando i destini. Comprendere gli sbagli e, possibilmente correggerli, vuol dire non ripetersi, non tornare a compiere lo stesso errore. È facile? No, e dagli ultimi eventi storici direi che non abbiamo capito nulla di ciò che i nostri nonni hanno affrontato per renderci liberi.

Però possiamo continuare a provare a cambiare, ad andare avanti.

La vita, pensa, è troppo breve per non godere dei singoli momenti di felicità che ci riserva.”

(citazione tratta dal testo)

Buona lettura.



Marianna Di Bella

giovedì 26 settembre 2024

Recensione: "Sotto le strade di Londra" - Kate Thompson


sotto le strade di londra, libro, recensione, libri il nostro angolo di paradiso, storia, romanzo, seconda guerra mondiale
Titolo: Sotto le strade di Londra

Titolo Originale: The Little Wartime Library

Autrice: Kate Thompson

Editore: Garzanti



Buongiorno lettori,

avete mai la sensazione che per quanto possiate leggere e studiare un argomento specifico, ci sarà sempre qualcosa di cui ignoravate l'esistenza?

A me capita, in particolare, con il periodo storico della Seconda Guerra Mondiale. Per quanto mi sforzi di leggere, c'è sempre quel particolare evento che mi costringe a fermarmi, studiare e aggiungere l'ennesimo tassello su questo grande e immenso puzzle storico.

“Sotto le strade di Londra” non è stato solo un romanzo intenso ed emozionante, che mi ha fatta innamorare della storia e di ogni suo personaggio, ma ha rappresentato un altro importante e prezioso pezzetto di puzzle da aggiungere al mio personale quadro sul secondo conflitto mondiale.

Ma andiamo con ordine e cerchiamo, prima di tutto, di conoscere la trama e per farlo occorrerà fare due viaggi indietro nel tempo. Due viaggi che ci permetteranno, non solo di collocarci in un preciso contesto geografico, ma anche di comprendere meglio la storia e due eventi che pur essendo diversi tra loro, hanno comunque influenzato le nostre vite, costringendoci a scontrarci con la morte, la restrizione e la paura per se stessi e il futuro.

Pronti?

Londra – 7 Settembre 2020

Periodo di pandemia. Il Covid imperversa in tutto il mondo portando morte e isolamento, costringendo le persone a rivedere la propria vita e il proprio futuro.

Siamo a Londra e anche qui aleggia quel senso di paura e isolamento ma, tranquilli, non dobbiamo osservare gli effetti della pandemia sul popolo londinese, bensì cercare un'anziana donna che ci aiuterà a entrare nel cuore di questo meraviglioso romanzo.

Osservate attentamente e....eccola lì, con il suo bastone e l'andatura oscillante che si dirige verso la metropolitana di Bethnal Green. La donna è accompagnata dalle sue figlie, Rosemary e Miranda, che la seguono preoccupate perché vorrebbero tutelare e preservare la salute della madre. Ma la donna è caparbia, non sente ragioni e prosegue per la sua strada. Ha una missione da portare a termine. Scende i gradini della metropolitana, si dirige verso la banchina e i ricordi iniziano a riaffiorare.

Due addetti della metropolitana le si avvicinano e le consegnano le sue lettere ritrovate durante i lavori di ristrutturazione Le aveva perse? Perché erano lì?

Riaprire e leggere quelle lettere è come riaprire il cassetto dei ricordi, riportando alla luce un passato che finora, la donna, aveva celato alle figlie.

I ricordi prendono il sopravvento e come un caldo abbraccio circondano la nostra cara signora e noi lettori che veniamo riportati indietro nel tempo.

Quel profumo evocativo, l'aroma della carta vecchia e ammuffita, le hanno riaperto i sentieri della mente, e adesso i ricordi vi si affollano. Sente il trillo delle risate dei bambini che corrono per i tunnel. Il lieve fruscio delle pagine che vengono girate. Bam. Il timbro del metallo sulla scheda dei prestiti. Il cigolio del carrello dei libri. E poi l'olezzo del fenolo, allora l'equivalente del gel igienizzante per le mani. Sono gli odori della sua storia personale.”

(citazione tratta dal testo)


Londra 1944 – Seconda guerra mondiale

Geograficamente non ci siamo spostati, siamo sempre qui nella capitale inglese e siamo sempre a Bethnal Green. Perché? Beh durante il secondo conflitto mondiale, la città è stata per anni sotto attacco, i continui bombardamenti hanno distrutto la città e costretto gli abitanti a sopravvivere come meglio potevano. In molti trovarono rifugio sotto le metropolitane, e proprio nella metropolitana di Bethnal Green vivevano più di 5000 persone.

Una città sotterranea che diede rifugio a migliaia di persone che si sentivano al sicuro lì sotto, ricreando uno spazio comunitario che li facesse sentire a casa, per quanto fosse possibile in un luogo angusto, con pochissima areazione e continuamente sotto accatto aereo.

Gli abitanti del quartiere avevano cercato di ricreare quel senso di comunità che si stava sgretolando, cercando di sopravvivere al terrore e alla morte, creando un teatro, corsi di danza, migliaia di letti a castello per ospitare chi una casa non ce l'aveva più o aveva il terrore di tornare nella propria e, infine, una biblioteca. Sì, avete letto bene, una biblioteca con ben 4000 volumi che accompagnavano e scandivano le giornate delle persone.

Un rifugio sotterraneo non solo fisico ma, soprattutto, mentale per evadere da una situazione diventata intollerabile e ingestibile. Sopravvivere psicologicamente ai bombardamenti era impossibile, perché morte, distruzione e dolore erano diventati una costante nella vita dei soldati e dei civili. I libri, nel loro essere oggettivamente piccoli, avevano il grande potere di far evadere e fuggire da quella atroce realtà, conducendo i lettori verso altri mondi, epoche, storie e vite. Leggere li aiutava a dimenticare per un momento la loro esistenza, trovando quella serenità e quella pace agognata da anni.

Quando in Gran Bretagna cadevano le bombe, la gente pensava solo a fuggire da quell'orrore e a evadere in un mondo nuovo che offrisse emozioni e fantasia. E quel mondo nuovo lo si poteva trovare dentro un romanzo.”

(Robert James, professore associato di Storia presso la University of Portsmouth)

Artefice della biblioteca di Bethnal Green è Clare Button. La donna trasferì lì sotto i 4000 volumi rimasti nella biblioteca centrale del quartiere, distrutta da una bomba, dove lavorava come responsabile della sezione letteratura per ragazzi.

La donna, insieme alla sua migliore amica Ruby Munroe, gestiscono la biblioteca prendendosi cura dei libri e dei lettori, organizzando prestiti, letture serali per i ragazzi, gruppi di lettura, qualsiasi cosa per mantenere il senso di comunità e aiutare gli altri.

Clare e Ruby non sono solo delle semplici bibliotecarie ma anche amiche, confidenti, assistenti sociali, psicologhe, qualsiasi cosa pur di essere di aiuto per i bambini, le donne e il resto della comunità.

Le due donne, seppur caratterialmente diverse, si vogliono molto bene. Clare è più introversa, calma ed ha la capacità di abbinare le persone ai libri, mentre Ruby vive la vita con coraggio, slancio e audacia. Per lei nulla è impossibile, o quasi. Perché, come tutti, le due donne portano dentro di sé un dolore immenso, un lutto, una ferita che segna la loro anima.

Si facevano forza a vicenda, loro due, entrambe anime in pena e in lotta contro il proprio passato.”

(citazione tratta dal testo)

Clare è la luce e il collante di questa comunità che vede ruotare, al suo interno, personaggi che in poco tempo si faranno amare dalla protagonista e da noi lettori.

Mr, Pepper, le operaie della fabbrica, Mrs Chumley, autoritaria vicedirettrice del rifugio, Billy, il barelliere. I Ratti della Metro e le sorelline Kolsky fuggite dal Jersey che, vi consiglio di non perdere di vista perché...no, non aggiungo altro.

Quello che è importante sapere è che la biblioteca diventa cuore pulsante della comunità sotterranea ma anche rivoluzionaria per la vita di alcune persone, in particolare le donne. Clare, Ruby e le altre donne impareranno, attraverso la lettura e il confronto, quanto sia importante credere in se stesse, nelle proprie capacità, cercando l'indipendenza per liberarsi da uomini, fidanzati e mariti violenti e alcolizzati, liberarsi da una vita fatta solo di lavoro, figli e cucina. La maggior parte di loro e, quindi, delle donne dell'epoca, ignorano qualsiasi forma o controllo delle nascite, sono poco istruite, costrette a lavorare per aiutare la famiglia.

Leggere rappresenta, oggi come allora, un atto sovversivo. Un atto che apre le menti, allarga gli orizzonti e istruisce, aiutando a migliorare la propria condizione economica, imparando a prendersi cura di se stesse e non lasciando più all'uomo la prerogativa di scegliere per loro, vita e futuro.

I libri diventano una fuga dalla realtà e dall'ignoranza. Diventano una speranza per un futuro migliore, diverso da quello che si sta vivendo. I libri sono la cura per la loro e la nostra anima. E questo romanzo ha in sé tutto questo.

...le operaie si avventarono sugli scatoloni come un cieco che aveva appena recuperato la vista. Che meraviglia vedere la gioia contagiosa che dava la lettura! I libri fornivano loro una via di fuga verso un altro mondo, meno duro. Passavano in rassegna i dorsi dei volumi con voracità, qualcuna andava direttamente all'ultima pagina, altre partivano dalle prime. Era come stare a guardare centinaia di sogni diversi che a poco a poco prendevano vita.”

(citazione tratta dal testo)

“Sotto le strade di Londra” è un romanzo in cui si respira costantemente la speranza e la voglia di ricostruire e andare avanti. Pur essendo un romanzo con personaggi inventati, è importante sottolineare che la storia è ispirata a fatti realmente accaduti. Tutto ciò che vi ho raccontato sui bombardamenti, sui rifugi, la città e la biblioteca sotterranea, sono esistiti realmente. Personalmente ero a conoscenza della situazione critica di Londra durante il secondo conflitto mondiale, ma non sapevo nulla di una biblioteca sotterranea e questo libro mi ha aperto un'altra finestra sul passato.

Grazie alla scrittura fluida, semplice e intensa dell'autrice si entra facilmente nel cuore romanzo. La storia è coinvolgente ed emozionante con molte tematiche su cui riflettere, come ad esempio: la violenza domestica, il potere dei libri, il lutto, la libertà sessuale, il controllo delle nascite. L'indipendenza economica, il patriarcato, la libertà di leggere ciò che si vuole etc.

...una donna non è proprietà del marito! Se grazie ai libri che ho prestato loro hanno trovato la forza di reagire e di seguire le proprie idee, allora benissimo, ne sono felice.”

(citazione tratta dal testo)

Il romanzo è scorrevole, emozionante e coinvolgente. Ogni personaggio è ben delineato, in particolare le protagoniste che emergono con le loro differenze e contraddizioni caratteriali e psicologiche. Ogni personaggio è facilmente riconoscibile e alcuni di loro mi sono rimasti nel cuore, come ad esempio Sparrow, Ruby, Clare, Billy e gli altri, ma lascerò a voi il piacere di scoprirli e conoscerli.

Ho amato il libro in ogni suo aspetto, ad essere sinceri pensavo di leggere una semplice storia ambientata durante il secondo conflitto mondiale, invece ho trovato emozione, sofferenza, amicizia, rinascita, speranza e amore per la lettura.

Spesso, a noi lettori, viene chiesto quale importanza hanno i libri nella nostra vita, beh oggi posso dirvi che la risposta è riassunta perfettamente in questo libro e in questa storia. Ogni libro è una medicina per i mali della vita, una cura per il dolore, la sofferenza, la perdita ma anche molto altro che però non ho voglia di spiegare perché sarà il libro a parlare per me.

Lasciatevi avvolgere dall'atmosfera del romanzo. Lasciatevi cullare dalle parole dell'autrice e perdetevi anche voi tra i binari della metropolitana di Bethnal Green e tra gli scaffali della biblioteca gestita da Clare e Ruby.

Ahhhh dimenticavo! Avete capito chi è l'anziana signora che ha dato inizio al romanzo? No? Beh allora scopritelo leggendo “Sotto le strade di Londra”, io credo lascerò passare un po' di tempo per rileggerlo di nuovo e scoprire altri particolari sfuggiti ad una prima lettura.



Marianna Di Bella

venerdì 2 agosto 2024

Recensione: "La bibliotecaria del Castello di Windsor" - Daisy Wood

 

la bibliotecaria del castello di windsor, recensione, seconda guerra mondiale, libro, ebook, inghilterra
Titolo: La bibliotecaria del Castello di Windsor

Titolo Originale: The Royal Librarian

Autrice: Daisy Wood

Editore: Newton Compton Editori






Buongiorno lettori,

oggi voglio parlarvi di un libro che ho apprezzato moltissimo. Solitamente, quando nella trama di un testo leggo le parole: “Seconda guerra mondiale”, la mia curiosità e il mio interesse si accendono, spingendomi a leggere e scoprire un altro testo che mi permetta di ampliare la mia conoscenza di questo periodo storico. Questo romanzo non ha fatto eccezioni perché, appena ho letto la trama, ne sono rimasta affascinata. Desideravo leggerlo consapevole che le aspettative potevano deludermi, rivelandosi un storia poco interessante, scritta male o poco aderente alla realtà dei fatti.

Ho iniziato la lettura con molta calma e senza nessuna aspettativa ma, pagina dopo pagina, la storia mi ha letteralmente catturata. La storia di Sophie, la protagonista, è affascinante, emozionante, intrigante. Coinvolgente al punto da ritrovarmi a leggere pagine su pagine senza interruzione e senza un attimo di noia. Alcuni passaggi ed episodi mi hanno profondamente emozionata e commossa, altri, seppur semplicemente descrittivi, mi hanno regalato un quadro storico particolareggiato e approfondito, come ad esempio la vita all'interno del Castello di Windsor durante il secondo conflitto mondiale.

Non possiamo aspettarci che le perone capiscano ciò che abbiamo vissuto, ma non possiamo nemmeno dimenticare il passato.”

(citazione tratta dal testo)

Ho amato questo romanzo dall'inizio alla fine. Non ci sono state parti che mi hanno annoiata, al contrario hanno sempre tenuto desta la mia attenzione, anche quando la storia compiva un salto temporale, spostandosi al presente.

La storia è costruita su due piani temporali: il 2022 e il 1938.

Nel 1938, troviamo Sophie Klein, la nostra protagonista, una giovane bibliotecaria che vive a Vienna con la sua famiglia, composta da una mamma pasticcera, il papà bibliotecario e la sorellina Hannah. Una famiglia tranquilla, serena con sani principi e per metà ebraica. Una famiglia che viene sconvolta, in poco tempo, dall'arrivo dei nazisti e di Hitler. La città è in pieno fermento ed eccitazione per questo ritorno e gli episodi antisemiti si intensificano notevolmente con azioni violente e umilianti, ed è proprio in uno di questi eventi che suo padre muore, la madre viene arrestata e Sophie si ritrova in poco tempo ad essere responsabile della vita della sorellina. Devono abbandonare Vienna. Hanno i passaporti ma nessuno che faccia loro da garante per poter ottenere i visti e fuggire.

Destino vuole che la sua abilità nel parlare fluentemente inglese, grazie alle origini della madre, venga notato dall'ambasciata inglese che le propone una via d'uscita: trasferire la sorella in America e far lavorare Sophie come spia per i servizi segreti britannici presso la Biblioteca del Castello di Windsor. Deve recuperare e catalogare lettere e documenti delicati, al servizio del bibliotecario reale e, soprattutto, tenere desta l'attenzione e reperire informazioni vitali, perché una grave minaccia grava sulla corona inglese: una cospirazione per destituire il re e mettere un governo fantoccio guidato dai nazisti.

Sarà vero? Se sì, riuscirà Sophie ad aiutare la Corona Inglese e i servizi segreti britannici?

Per ora non possiamo saperlo, perché dobbiamo fare un salto temporale e ritrovarci negli Stati Uniti d'America nel 2022.

Siamo a Filadelfia per seguire le vicissitudini di Lacey, una ghostwriter piuttosto conosciuta, che cela un segreto che non ha confessato a nessuno, nemmeno alla sua amata sorella Jess o alla nonna Gubby. Ma è su Gubby che dovremmo soffermarci perché Lacey scopre casualmente che l'amata nonna è nata a Vienna e si è trasferita negli Stati Uniti prima dello scoppio del secondo conflitto mondiale. Lacey cerca di avere informazioni dalla nonna, ma quando inizia a fare domande la donna si chiude a riccio. Perché? Cosa nasconde l'anziana signora? E Sophie che fine ha fatto? Le due donne sono legate?

Lascio a voi il piacere di scoprirlo, io non posso e non voglio raccontarvi altro per non togliervi il piacere della scoperta e della lettura.

...in questo modo aveva oltrepassato una linea. Da un luogo sicuro era entrata in un territorio sconosciuto, e non poteva più tornare indietro.”

(citazione tratta dal testo)

“La bibliotecaria del Castello di Windsor” è un romanzo emozionante e intrigante. La lettura è scorrevole e coinvolgente con colpi di scena che, sinceramente, non mi aspettavo e mi hanno stupita e in alcuni punti commossa, ma non posso dire molto altrimenti vi svelerei la storia. I dialoghi sono ben costruiti così come i personaggi che ho trovato ben strutturati, in particolare la parte psicologica. L'autrice, attraverso il racconto, dà voce e intensità alle loro emozioni, paure, e solitudini.

Molte sono le tematiche trattate: l'amore tra sorelle, la paura della guerra, la mancanza di fiducia in se stessi, la perdita della famiglia, la violenza sulle donne, la felicità etc.

Sophie pensò che la guerra li avrebbe tutti messi alla prova in modi che non potevano prevedere. Alcuni sarebbero stati liberati, altri distrutti, e chi poteva dire in quale campo si sarebbe trovata alla fine di tutto?”

(citazione tratta dal testo)

Realtà e finzione si mescolano e si amalgamo perfettamente e, personalmente, non ho mai avuto la sensazione di leggere qualcosa di artefatto e troppo distante dalla realtà.

E se fosse realmente accaduto? È proprio da questi se che l'autrice è partita per creare una storia avvincente e interessante.

In breve, ho preso alcuni fatti e molta immaginazione, partendo da un gigantesco “e se?”. Spero che i lettori perdoneranno la mia temerarietà e si godranno il viaggio.”

(citazione tratta dal testo)

Io ringrazio l'autrice perché il viaggio me lo sono goduto pienamente e credo che più avanti tornerò a rifugiarmi tra le sue pagine per ritrovare Sophie e tutti gli altri personaggi, in particolare la regina Elisabetta. Tornerò a leggere per rivivere quelle atmosfere e scoprire tutti quei particolari che, ad una prima lettura, possono sfuggire.

Auguro a voi un buon viaggio e una buona lettura.



Marianna Di Bella



(Gifted by) Ringrazio la Casa Editrice per la copia dell'ebook