Titolo: Mi
hanno fatto sedere qui
Autrice: Francesca
Cuzzocrea
Editore: Lettere
Animate Editore
Viviamo e accumuliamo esperienze,
sorrisi, abbracci, amori, dolori.
Accumuliamo ricordi.
Li custodiamo nei piccoli cassetti
della nostra mente, creando un archivio cerebrale di notevoli
dimensioni. Spesso rispolveriamo il nostro archivio personale,
aprendo alcuni cassetti, facendo prendere aria ad alcuni ricordi,
rivivendo momenti importanti, significativi, dolci, dolorosi.
Belli o brutti ci ricordano chi
siamo, cosa abbiamo vissuto, superato e metabolizzato.
I ricordi parlano di noi, ci
definiscono.
Cosa accade quando il nostro archivio
inizia ad avere problemi, funzionando male e cancellando parte di ciò
che custodisce?
Ci sono malattie degenerative, come
la demenza senile o l'Alzheimer, che in modo subdolo arrivano piano
piano, si muovono lentamente e quasi impercettibilmente iniziano ad
erodere la nostra memoria. Non si fermano, al contrario camminano e
acquisiscono sempre più forza, bruciando molte cellule e facendo
sparire parti sempre più grandi dei nostri ricordi, del nostro
vissuto, di noi stessi. Ci fanno dimenticare chi siamo, chi sono le
persone accanto a noi, le nostre emozioni e le cose che ci sembrano
banali, come l'esatto ordine di vestizione. Sono malattie che
distruggono non solo le cellule cerebrali ma soprattutto la dignità
delle persone.
In questo romanzo, scoprirete cosa
vuol dire assistere impotenti alla sparizione dei propri ricordi e di
se stessi.
“Mi presento: sono Adele.
O almeno quello che rimane di
lei.
Sono un piccolo sussurro della
sua coscienza, nascosta in un angolo sempre più buio della sua
memoria.”
(citazione tratta dal testo)
Adele è la protagonista di questo
romanzo, una donna di 75 anni che vive in una casa di cura. È
affetta da demenza senile e i suoi ricordi si stanno affievolendo
ogni giorno di più. Attraverso le sue parole viviamo e percepiamo il
profondo dolore per una perdita a cui non si può ribellare o
lottare, ma solamente subire. Le capitano giorni in cui si sveglia e
non riconosce la stanza in cui si trova o pensa di essere ancora una
bambina e cerca con tenerezza la sua mamma.
I suoi ricordi arrivano in modo
improvviso, senza avvisare, a volte basta un suono, un odore, un
oggetto per farli riemergere dal buio in cui erano caduti. Attraverso
i suoi ricordi, riusciamo a ricostruire la sua vita passata, entrando
in profondità nell'anima di questa donna e delle sue due figlie.
Tre voci di donne che raccontano il
loro modo di accettare e relazionarsi a questa malattia, in grado di
devastare non solo le cellule cerebrali ma anche famiglie e figli.
Un romanzo delicato, intenso,
educativo. Un libro che racconta la malattia, l'amore, i rapporti
familiari, il dolore, mettendo sempre in primo piano il rispetto e la
dignità della persona malata.
Un testo profondo e che fa riflettere
molto, chi ha vissuto con parenti che hanno avuto queste malattie,
sanno cosa vuol dire vederle spegnersi, non solo fisicamente ma anche
mentalmente. Vederli indifesi, impauriti e non poter fare nulla se
non stare loro accanto; è doloroso assistere impotenti a ogni
ricordo che sparisce per sempre nell'oblio.
“...Ed ora eccomi qui, la mia
voce è sempre più sottile, ma finché esisterò racconterò di me.
Penso, dunque esisto.
Ancora.”
(citazione tratta dal testo)
Buona lettura!!!
Marianna Di Bella
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