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lunedì 5 dicembre 2022

Recensione: "I boschi e le stagioni" - Lucy Maud Montgomery


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Titolo: I boschi e le stagioni

Autrice: Lucy Maud Montgomery

Editore: Lindau



Avete mai passeggiato per i boschi in compagnia di una famosa autrice? Vi siete mai persi lungo sentieri di alberi, accompagnati dalle sue parole? No? Peccato. Ma tranquilli, perché è ancora possibile rimediare e vivere un'esperienza unica e affascinante, passeggiando e sognando tra alberi maestosi, ruscelli gorgoglianti, fiori profumati, e per farlo dovrete semplicemente sfogliare e leggere un piccolo libro. Un gioiellino meraviglioso in grado di regalarvi momenti piacevoli scoprendo i boschi e voi stessi.

Tranquilli, non sono impazzita, il libro in questione è “I boschi e le stagioni” di Lucy Maud Montgomery, l'autrice che ha scritto “Anna dai capelli rossi”, regalandoci uno dei tanti personaggi che ha segnato la nostra infanzia.

“I boschi e le stagioni”, è formato da quattro articoli scritti nel 1909 e pubblicati tra maggio e dicembre del 1911 per la rivista «The Canadian Magazine» di Toronto. Quattro articoli che parlano non solo di alberi, ma anche del mondo circostante, della natura, del loro ciclo vitale durante lo scorrere delle quattro stagioni.

Sin dalle prime pagine, Lucy Maud Montgomery prende per mano il lettore e lo accompagna in una passeggiata affascinante e mai noiosa tra alberi, ruscelli, prati, fiori. Rimane accanto a lui per tutto il tempo della lettura e il trascorrere delle quattro stagioni, aiutandolo a entrare in contatto con un mondo apparentemente ostile e distaccato. Perché, come ci svela l'autrice, per entrare in intimità con l'ambiente e con i boschi ci vuole tempo e pazienza. Occorre una frequentazione profonda e continua per riuscire a conquistare la fiducia degli alberi, bisogna imparare a osservare le piccole trasformazioni per rendersi conto di quanto la natura si apra donando tesori inestimabili, facendo scoprire meraviglie mai viste a chi è abituato a vivere in città.

Credetemi, non serve a nulla cercare i boschi per alcun motivo che non sia il puro amore nei loro confronti; essi ci scopriranno subito e ci nasconderanno tutti i loro soavi, antichi segreti. Ma se sapranno che ci rechiamo presso di loro perché li amiamo, si mostreranno assai gentili nei nostri confronti e ci offriranno un tale tesoro di beltà e di delizia che non si compra o si vende al mercato né si può pagare in moneta di conio terreno; poiché di boschi, quando danno, danno generosamente e non trattengono nulla dai loro veri adoratori. Dobbiamo andare da essi amorevolmente, umilmente, pazientemente, in maniera accorta, e impareremo quale struggente bellezza si celi nei luoghi selvaggi e nelle segrete radure...”

(citazione tratta dal testo)

L'autrice, considera gli alberi degli amici e come tali vanno trattati, con delicatezza e amore e proprio come in un rapporto di amicizia, la conoscenza deve basarsi su un rapporto di fiducia, rispetto, attenzione e una continua frequentazione.

I boschi sono talmente umani che per conoscerli dobbiamo viverci insieme. Un occasionale aggirarsi fra essi, mantenendosi, magari, su sentieri ben battuti, non ci ammetterà mai nella loro intimità. Se vogliamo esser vicini agli amici dobbiamo cercarli e conquistarli con frequenti e riverenti visite a tutte le ore, al mattino, a mezzogiorno, e alla sera, e in tutte le stagioni, in primavera e in estate, in autunno e in inverno.”

(citazione tratta dal testo)

Le parole dell'autrice ci guideranno non solo alla scoperta della bellezza degli alberi ma anche del mondo circostante, conosceremo il ruscello vagabondo, gaio e irresponsabile che con il suo antico dolore ci farà vibrare l'anima, ascolteremo il cinguettio degli uccelli, osserveremo il cadere di tanto in tanto di una foglia: “...sull'acqua per andar via con la corrente e per esser usata, forse, come scialuppa dorata da qualche folletto del bosco, che avesse in mente di partire alla volta di qualche meravigliosa regione lontana dove tutti i ruscelli corrono nel mare.” (citazione tratta dal testo)

Contempleremo la maestosità della natura, osservando le lucciole, il cadere della pioggia che fa emergere l'aroma degli arbusti, dei fiori, della frutta matura. Vedremo passare, davanti ai nostri occhi di lettori, lo scorrere delle quattro stagioni donandoci la visione, non solo del tempo che passa, ma anche della trasformazione del luogo circostante e degli alberi. Una crescita che li vede a primavera pieni di vita spirituale mentre in estate, consapevoli di aver perso parte della loro giovinezza, sono più sensuali e pronti a far assaggiare le loro prelibatezze. In autunno, invece sono pieni di una dolce indolenza, vogliono ricordare, sognare e riposare, giungendo all'inverno completamente spogli del loro fogliame, dei loro drappeggi e della loro beltà, mostrandosi per come sono realmente e facendosi conoscere meglio.

Questa passeggiata stagionale sarà la nostra poesia, il sogno che ci guiderà nel profondo della natura e di noi stessi. Sì, proprio noi che, nascosti dietro scuse sulla vita frenetica che conduciamo, dimentichiamo il nostro io più profondo, celandolo agli altri e a noi stessi.

(...) Mi sembra di camminare in un mondo incantato di diamanti, cristalli e perle: sento una meravigliosa leggerezza di spirito e una gioia che scuote l'anima nella mera esistenza...una gioia che sembra sgorgare come una fontana dalle profondità del mio essere ed esser indipendente da tutte le cose terrene. Sono sola e ne sono felice. Qualsiasi compagnia umana, anche la più cara e perfetta, ora mi sarebbe estranea e superflua. Basto a me stessa, non ho bisogno di alcuna emozione terrena per completare la mia felicità. Tali momenti sono rari...ma quando giungono sono inesprimibilmente meravigliosi e splendidi...”

(citazione tratta dal testo)

Lucy Maud Montgomery ci ha donato, con questo testo, qualcosa di inestimabile valore, parole che hanno una grande potenza evocativa, regalandoci descrizioni paesaggistiche uniche e memorabili in grado di farci vivere sul serio quelle passeggiate, mostrandoci parte di ciò che si cela nei boschi. Ricordandoci di ascoltare tutto molto attentamente, anche il silenzio, in particolare quello dentro di noi. Un silenzio carico di significati.

Quando ho iniziato la lettura non prevedevo di innamorarmi di ogni passaggio scritto, di ogni frase poetica, di ogni descrizione naturalistica. Ho esplorato e amato ogni fiore, albero, ruscello, prato ed ognuno di loro mi ha donato serenità e delicatezza e chiudendo il testo mi sono resa conto di quanto mi mancassero quelle passeggiate. Ho deciso, così, di rileggere il testo ad ogni stagione accompagnandole a passeggiate nel bosco per comprendere meglio le descrizioni, ma anche per osservare di più e fare nuove conoscenze e scoperte.

Ora torno a leggere l'articolo sull'autunno e auguro a voi una buona lettura e, perché no, anche una buona passeggiata.



Marianna Di Bella

mercoledì 22 giugno 2022

Recensione: "L'equilibrio delle lucciole" - Valeria Tron

 

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Titolo: L'equilibrio delle lucciole

Autrice: Valeria Tron

Editore: Salani Editore



Ci sono libri che hanno la capacità di sfiorare e far vibrare l'anima di chi li legge. Arrivano silenziosamente, muovendosi lievi come una brezza leggera che avvolge, abbraccia e culla il lettore sussurrandogli all'orecchio storie intense e delicate. Storie in grado di regalare momenti indimenticabili, ma anche di profonda riflessione e insegnamento.

“L'equilibrio delle lucciole” di Valeria Tron ha rappresentato, per me, tutto questo. Leggerlo è stato come ritrovarmi seduta ai piedi di un albero, circondata dalla natura ma, soprattutto, da una serenità interiore dimenticata da tempo. Immergermi tra le sue pagine mi ha isolata da tutto, in particolare dai problemi quotidiani e di salute, dallo stress, dal dolore, che mi hanno allontanata da quella parte di me che cercavo di recuperare da tempo: le mie radici e il giusto equilibrio tra passato e presente.

Ho preso il libro, mi sono seduta, l'ho aperto e l'ho lasciato parlare. Le parole hanno preso vita e, come un soffio di vento, mi hanno raccontato di storie, amori, delusioni, attese, sofferenze. Mi hanno parlato di vita, speranza, fiducia.

Mi hanno parlato ed io ho ascoltato...in silenzio.

Adelaide torna, durante una bufera di neve, nella piccolo borgo in cui è nata, tra le montagne della Val Germanasca. Cerca un rifugio dove curare il suo cuore ferito dalla fine una relazione, ma anche un posto tranquillo dove poter mettere in ordine i propri pensieri e decidere con calma cosa fare della sua vita e del suo futuro. Ad attenderla c'è Nanà, una donna di più di novant'anni, riservata, legata alle montagne, alla natura, alle tradizioni e al dialetto che ancora parla: il patois. La donna parla poco, ma è piena di speranza, attenta alla vita e forte come solo i grandi e saggi alberi sanno essere.

C'è un richiamo nella lingua madre: scavalca le nebbie e i vuoti, sorvola il dolore e la solitudine dei pensieri e ti riporta a casa, ovunque tu sia stato fino a quel momento.”

(citazione tratta dal libro)

Nanà è l'ultima custode di un piccolo borgo che va piano piano scomparendo, ma che negli anni ha visto nascere amori, amicizie, sofferenze, risate. Un luogo che ha assistito a nascite, matrimoni, partenze, al suo lento spopolamento e a un cambiamento preoccupante della natura. Un posto che sta morendo.

Una borgata sopravvive di piccoli momenti condivisi e di attenzioni reciproche; altrimenti si sgretola e diventano solo case.”

(citazione tratta dal libro)

Nanà non è solo l'ultima custode di un borgo di poche case disabitate da tempo, lei è la custode dei ricordi e delle vite che hanno animato la sua esistenza e quella del paese. Lei è la chiave, colei che tiene il filo che lega tutte le esistenze delle persone che hanno vissuto lì e che segneranno, con i loro ricordi, la strada che aiuterà Adelaide a ritrovare se stessa e a tornare a casa. Perché:

Si torna alla propria radice come si può.”

(citazione tratta dal libro)

Ogni punto di partenza ha bisogno di un ritorno. Meizoun.”

(citazione tratta dal libro)

Il ritorno di Adelaide, protagonista e voce narrante del libro, è doloroso, non solo per la fine della sua relazione, ma perché rimettere piede, dopo tanto tempo, nella vecchia casa familiare, vuol dire venire assalita dai ricordi, quelli dolci e pieni di amore e felicità, ma anche quelli dolorosi, come ad esempio la morte del padre e dell'amata Memè. Sarà Nanà a guidarla tra i ricordi attraverso un piccolo segreto che solo lei e Levì conoscono: uno sgabuzzino. Sì, avete letto bene, un semplice sgabuzzino, situato in una normalissima camera da letto che custodisce al suo interno un tesoro di inestimabile valore. Basterà aprirlo per venire investiti da una folata di vita e speranza, perché al suo interno sono riposti: libri, oggetti, scatole, lettere, piccoli scampoli di vita appartenuti a tutte le persone che Nanà e Adelaide hanno amato e con le quali hanno trascorso parte della loro vita: Memè, Levì, Lena, Irma, bar Tricot etc.

Entrare in quello sgabuzzino vuol dire ritrovare queste persone e sentirle di nuovo vicine attraverso ogni oggetto che parla di loro, dando voce alle loro vite, alle loro sofferenze e speranze, agli amori, ai silenzi e ai rimpianti.

Entrare in quello sgabuzzino, vuol dire per Adelaide, conoscerle veramente, perché spesso ciò che si osserva e si vive da bambini è poco rispetto alla complessità degli adulti. A quell'età non si hanno le giuste capacità e la giusta maturità per comprendere alcune sfumature nei discorsi o nei comportamenti.

Da bambini, le parole dei vecchi sono uccelli che hanno fretta di migrare e vanno di corsa più delle gambe sbucciate. Non hanno tempo, le parole, quando si è bambini.”

(citazione tratta dal libro)

Ma è pur vero che quando sei bambino le storie ti passano tra le mani e difficilmente riesci a soppesarle.”

(citazione tratta dal libro)

Difficilmente si riesce a capirne il valore e così si perdono informazioni importanti che da adulti si cercherà di recuperare per ritrovare se stessi e le proprie radici e, come ci insegna Nanà e l'autrice stessa del romanzo, per farlo bisognerà tornare indietro...tornare a casa.

Nanà consegnerà ad Adelaide, e a noi lettori, le chiavi di questo immenso tesoro perché i ricordi possano continuare a vivere e ad essere di insegnamento per tutti.

«Lo sgabuzino è tutto quello che abbiamo e, se non è molto a prima vista, può bastare per raccontare la nostra casa. Così nessuno si perde e tutti sanno tornare».”

(citazione tratta dal libro)

Se credete che la trama di questo meraviglioso romanzo sia tutta qui, vi sbagliate enormemente perché quello che vi aspetta, all'interno di questo testo, sono le vite di personaggi indimenticabili come Memè, Lena, Irma e tutti gli altri, che pagina dopo pagina, prenderanno corpo e anima, facendovi innamorare di loro e delle loro vicissitudini. Vi prenderanno per mano e non vi lasceranno più, entrandovi nel cuore e nei pensieri per molto tempo. Come non amare la vivacità, il temperamento spensierato e l'impertinenza di Irma; la premurosità e dolcezza di Memè, l'inflessibilità e la rigorosità di Lena o le storie piene di allegria di bar Tricot...è impossibile resistergli.

Tutto questo avviene grazie alla capacità narrativa dell'autrice, Valeria Tron, che saprà ammaliarvi con il suo stile poetico, fluido e delicato, riuscendo a trascinarvi in un viaggio incantevole tra le vite di personaggi indimenticabili. L'autrice riesce a tratteggiare molto bene i differenti caratteri e a dare il giusto spazio a tutti loro in maniera equilibrata e mai invadente. La comparsa di ogni personaggio, nei ricordi di Nanà e Adelaide, avviene sempre in punta di piedi, senza quei salti temporali che spesso, durante la lettura, risultano pesanti, poco fluidi, legandosi male nella narrazione. In questo romanzo, invece, si inseriscono perfettamente nel testo e nel contesto narrativo, rendendo tutto molto fluido e sempre legato al presente delle due protagoniste e alle tematiche che stanno affrontando.

Ho amato molto lo stile dell'autrice, quel lato introspettivo che riesce a fare emergere in ogni ricordo e la sensibilità nell'affrontare alcune tematiche importanti e serie come: la perdita di un figlio, il dolore della guerra, la violenza sulle donne, la morte dei piccoli borghi e il grave problema ambientale. L'amore e il rispetto della natura si percepiscono e si respirano in ogni pagina e frase del libro, alcune descrizioni le ho trovate così vive che spesso ho avuto la sensazione di respirare il profumo del bosco, dei fiori o dei funghi.

Valeria Tron è, per me, un'artigiana delle parole e delle emozioni a cui riesce dare vita, forza e amore. Lo stesso amore che provo per questo libro, perché mi ha riportata alle mie radici, mi ha ricordato ciò che cercavo anch'io da tempo: tornare a casa e a quel legame con le persone che mi hanno accompagnata nella mia vita e di cui, forse, non ho compreso pienamente perché, come dice l'autrice, quando si è piccoli si hanno in mano storie che spesso ci lasciamo sfuggire non comprendendone il valore e, quando siamo pronti per capire, spesso le persone a cui vorremmo chiedere spiegazioni o consigli non ci sono più, allora cerchiamo ricordi, o almeno, io cerco quei ricordi che mi aiutino a comprendere meglio me stessa e le mie radici e sarebbe bellissimo avere qualcuno come Nanà pronto ad aprire il suo sgabuzzino per ritrovare coloro che ho amato e chissà, quella parte di me che ho perso e ritrovare la strada.

Una strada che Adelaide inizierà a percorrere, inconsapevolmente, grazie all'aiuto di Nanà e ai ricordi degli altri personaggi, imparando che non dovrà permettere ai rimpianti di condizionare la sua vita, che occorre uscire dai silenzi e dalle attese infinite, liberarsi dal rancore, vivere diversamente da tutti loro, afferrando ogni occasione per essere felice, amando e rispettando se stessa.

Un balsamo per la mia anima dolorante. Un abbraccio e una carezza inaspettati.

Un libro che custodirò gelosamente e rileggerò per ritrovare quei piccoli particolari, quelle sfumature che spesso non si percepiscono ad una prima lettura e per ritrovare le emozioni vissute, come ad esempio la scena dell'accensione delle candele in tutte le case del borgo, piccole lucciole che brillano e segnano la strada, come se riportassero in vita le anime di chi le ha abitate, una scena emozionante per ricordare...no, non aggiungerò altro perché non voglio togliervi il piacere della scoperta di un romanzo meraviglioso che ho amato intensamente.

...il tremolio della candela accesa attenua la solitudine nelle case.

Trattengo il respiro, vorrei piangere, riportare indietro le lancette e poter dire a tutti quanti che conosco meglio il peso delle loro vite, e che anche i segreti prima o poi si arrendono. Potergli dimostrare che la bellezza non sa morire come un corpo, perché è nell'anima: perciò ben vengano scatole, etichette, mucchi di fascine, canzoni e lettere, poesie e ramanzine, per ritrovarsi piene le mani di umanità e incanto, ben oltre la morte.”

(citazione tratta dal libro)

Prendete il libro, trovate un posto che vi faccia sentire bene, mettetevi comodi e perdetevi tra le sue pagine, alla fine della storia vi renderete conto di essere diversi.

Buona lettura.



Marianna Di Bella



(Gifted by) Ringrazio la Casa Editrice per la copia del libro

venerdì 6 dicembre 2019

Recensione: "Il guardiano della collina dei ciliegi" - Franco Faggiani

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Titolo: "Il guardiano della collina dei ciliegi"
Autore: Franco Faggiani
Editore: Fazi Editore





Sulla costa nord del Giappone è situato un piccolo villaggio flagellato, in inverno, dai venti artici e dove si vive seguendo le regole della natura. Il villaggio si chiama Rausu e per molti anni è rimasto incontaminato dalla modernità, dall'inquinamento e dalla vita frenetica. La vita ha un ritmo lento e cadenzato dalla natura e dalle sue stagioni. Sulle sue alture è situato un luogo magico e sacro: la collina dei ciliegi.
Gli Yamazakura sono ciliegi selvatici di montagna resistenti al freddo e alla siccità. Sono alberi longevi, ritenuti i gran sacerdoti degli alberi. Gli Yamazakura hanno bisogno di dedizione, cura e attenzione perché possano crescere in tutta la loro magnificenza, regalando ai visitatori una vista spettacolare, soprattutto, durante il periodo della fioritura. Su questa collina, in completo isolamento, vive il guardiano dei ciliegi, colui che per anni si è preso cura degli alberi, amandoli e proteggendoli dalle intemperie, dagli animali e da qualsiasi altro fenomeno nocivo per la loro esistenza.
Yuki Kahida è il guardiano, colui che dal 1915 al 1967 ha vissuto a stretto contatto con questi gran sacerdoti. L'uomo ha vissuto, meditato, amato, sofferto e riflettuto all'ombra delle loro chiome che l'hanno sempre protetto e accompagnato nel suo percorso di vita. Ma l'uomo nasconde qualcosa che non ha mai svelato a nessuno, nemmeno a sua moglie: la sua vera identità.
Il suo vero nome è Shizo Kanakuri, originario della città di Tanama, dell'isola di Kyushu, Giappone. L'uomo ha lasciato la sua terra d'origine nel 1912 quando, appena ventenne, partecipa alle Olimpiadi di Stoccolma, rappresentando il suo paese nella maratona. Il ragazzo amava correre, era il solo momento in cui si sentiva libero e felice. Libero di essere se stesso. Libero di immergersi nella natura e non pensare a nulla.

“...ero sempre dell'idea che la corsa non fosse un motivo per competere con gli altri ma con me stesso, che fosse un'occasione per conoscere sempre più a fondo la natura e i paesaggi intorno e ritrovare la sintonia con i kami. La corsa toglie di dosso tutto quello che è superfluo, mette a nudo, evidenzia quello che si è capaci di fare in ogni momento in cui un passo sopravanza l'altro. La corsa è crudele, non offre protezione.”
(citazione tratta dal testo)

Nel 1912, Shizo era un semplice studente universitario, amante della natura, degli alberi, della botanica, della corsa e costretto dal padre a studiare economia. Una vita tranquilla, posata che cambia improvvisamente quando all'università si accorgono del suo potenziale nella corsa e viene scelto per rappresentare il suo paese nelle Olimpiadi. Il Giappone e l'imperatore fanno grande affidamento su di lui, e questo grava sulla sua anima semplice che non ha mai vissuto la corsa come competizione, ma solo come un momento di felicità e libertà tutto suo.

“Alla fine di quell'incontro mi sentii sulle spalle il peso di un masso e dentro la fragilità delle foglie quando l'autunno sta per cedere all'inverno. Il fardello incominciò ben presto a incombere anche sulla mia anima. Temevo che, come le foglie secche, anche lei si sarebbe sbriciolata.”
(citazione tratta dal testo)


Shizo non viene meno ai suoi obblighi e partecipa alla gara ma...non arriverà mai alla fine della corsa. Perché? Beh non è importante scoprire perché o cosa è accaduto, ma come ha reagito a questa disfatta che negli anni ha sempre considerato un'onta, un fallimento verso il suo paese. Una mancanza di rispetto, di onore e lealtà che non ha saputo mantenere nei confronti di se stesso e della sua nazione. Tutto questo lo fa sentire fallito e l'unica cosa che vuole è sparire, rendersi invisibile agli occhi del mondo perché ha disatteso le aspettative dell'imperatore, di suo padre e del suo paese. Inizia così un viaggio in cerca di un posto dove vivere ma, soprattutto, un viaggio dentro se stesso.
Un viaggio che lo porterà alla collina dei ciliegi, prendendosi cura di questi magnifici e imponenti alberi sacri, vivendo con loro e per loro...per rendersi conto che forse sono stati gli alberi a prendersi cura della sua anima, imparando che non è disonorevole fuggire, ma restare immobili e vedere la propria vita scorrere senza agire e fare qualcosa. Imparando che una sconfitta non è necessariamente sinonimo di fallimento, ma è solo un momento di stasi, un ostacolo da affrontare lungo il percorso della nostra vita e che ci si può sempre rialzare e ripartire per perseguire e raggiungere i propri obiettivi.

“La strada per trovare la pace interiore era fatta di piccoli passi, non privi di invisibili ostacoli su cui inciampare, di molte rinunce e di solitudine assoluta.”

(citazione tratta dal testo)

Ognuno di noi reagisce agli eventi della vita in maniera diversa, seguendo i propri tempi e affrontandoli secondo la propria indole e caratterialità, l'importante non è fermarsi ma imparare dagli eventi negativi per rialzarsi e continuare a percorrere la propria strada, raggiungendo i propri sogni, la propria meta, perché ciò che ci rende diversi dagli altri non è la realizzazione di qualcosa ma cosa siamo diventati e come abbiamo vissuto durante il percorso. E Shizo capirà che la vita ha ancora in serbo delle sorprese e che il fallimento non consiste nel non portare a termine la corsa, ma rialzarsi e riprendere a correre. Correre verso il traguardo che non ha mai raggiunto, tagliando la linea di arrivo dopo ben 54 anni. Correre per ritrovare se stesso, l'amore per la corsa, per la natura e la vita. Un amore che si respira a pieni polmoni in ogni pagina, frase e parola scritta da Franco Faggiani che ci ha regalato un romanzo intimo, delicato e riflessivo.
L'autore si è basato sulla vera storia di Shizo Kanakuri e ha costruito la trama del romanzo, usando la fantasia per creare un seguito diverso, ponendo al centro l'uomo evidenziando il suo lato intimo e riflessivo.
La lettura è fluida, piacevole, poetica e delicata. La prosa è elegante e le descrizioni sono intense e particolareggiate, in grado di regalare al lettore, non solo la sensazione di trovarsi immersi nell'animo del protagonista, ma a stretto contatto con la natura, in un rapporto sacro e di grande amore e rispetto.
La narrazione è in prima persona e la voce narrante è quella di Shizo che con calma e serenità ci accompagna all'interno dei suoi pensieri e del suo travaglio interiore che ci permette di entrare in completa empatia con lui comprendendone le sue azioni e i suoi pensieri. Un narrazione che prende la forma di un diario intimo attraverso cui scopriamo un animo sensibile, e dove spesso il silenzio è più significativo e profondo di tante parole messe insieme.
Franco Faggiani ci prende per mano e ci conduce all'interno di una cultura diversa dalla nostra, dove valori come onore, lealtà e rispetto hanno un peso e una valenza più profonda e sentita, facendoci immergere nell'atmosfera più vera del Giappone evidenziando il travaglio interiore del protagonista. Non è un romanzo tormentato o triste, al contrario emergono la gioia di vivere, l'amore per la natura e la sacralità degli alberi, la forza del silenzio, la riflessione e la comprensione di determinati insegnamenti che ci ricordano che quando accadono determinate situazioni non si può perdere tempo e dare la colpa agli altri, ma occorre prendere coscienza che sbagliare fa parte della vita e bisogna sempre rialzarsi con più forza e determinazione.
“Il guardiano della collina dei ciliegi” è un romanzo profondamente intimista, in grado di regalare al lettore molti momenti di riflessione.
Siete pronti ad accompagnare Shizo in questo percorso?
Siete pronti ad immergervi nella natura e comprendere che occorre sempre rialzarsi e correre verso i propri obiettivi? Sì?
Allora non mi resta che augurarvi buona corsa e buona lettura e mi raccomando....non è mai troppo tardi.

“Comincia dall'inizio e vai avanti fino alla fine.”

(citazione tratta dal testo)




(Marianna Di Bella)

lunedì 18 novembre 2019

Le Recensioni di Mirtilla: "La memoria dell'acqua" - Mathieu Reynès; Valérie Vernay


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Titolo: "La memoria dell'acqua"
Autori: Mathieu Reynès - Valérie Vernay
Editore: Tunué





Marion si è appena trasferita sull'isoletta, insieme alla mamma Caroline. In pochi mesi la sua vita è cambiata totalmente, il divorzio dei genitori, la morte della nonna e ora il trasloco in una casa e in luogo a lei sconosciuti. Ma Marion è una ragazzina forte e non si perde d'animo, sa che per la mamma è importante allontanarsi dalla loro casa, per ritrovare serenità e una nuova energia per riprendere in mano la propria vita.

“...Ha un carattere che la spinge a guardare avanti, ha saputo metter da parte la sua pena e riprendere il timone prima che la nave affondasse.”
(citazione tratta dal testo)

Caroline decide, così, di tornare nella vecchia casa d'infanzia, abbandonata anni e anni prima alla morte del padre. Il luogo adatto per ricominciare e chissà per ritrovare il passato e le proprie radici.
Mentre la madre sistema la casa, Marion inizia a esplorare i dintorni. È una ragazzina curiosa e girovagare sull'isola l'aiuta a prendere confidenza con il posto, ad ambientarsi e a vedere le cose da un'altra prospettiva. C'è una cosa, in particolare, che attira la sua attenzione, la presenza costante di strane rocce scolpite, volti incisi accompagnati da iniziali e date. Cosa rappresentano? Sono monoliti legati a qualche leggenda? Hanno un significato particolare? Sono realizzati dagli abitanti dell'isola? Queste sono le tante domande che si pone la bambina, ma non è l'unico mistero che attira la sua attenzione e che aleggia nel posto, rendolo particolare ed enigmatico. Ad esempio, una strana e antica leggenda secondo cui la tempesta del 1904, che si è abbattuta sull'isola provocando morte e distruzione, sia stata scatenata dalle divinità per punire gli uomini rei di averle offese. Per quale motivo? È ciò che cerca di scoprire Marion, iniziando a curiosare e seguendo Virgil, un uomo ritenuto dalla popolazione, strano, brusco e scostante. Un uomo avvolto da un mistero e che incuriosisce Marion al punto da volerne sapere di più su di lui, andando oltre la superficie e la scorza dura dell'uomo, accendendo anche la curiosità dei piccoli e grandi lettori che si ritroveranno completamente attirati da una graphic novel emozionante, misteriosa e coinvolgente.

“Durante tutti questi anni, mi ero perso e tu mi hai ritrovato. Avrei voluto conoscerti di più.”
(citazione tratta dal testo)

L'acqua è la protagonista assoluta insieme ai suoi misteri e alle paure ancestrali insite in noi umani. È l'elemento dominante che avvolge la storia ed evidenzia il complesso rapporto tra la natura e l'uomo. Un rapporto delicato, fatto di fragili equilibri difficili da mantenere e custodire.
Mathieu Reynès è Valérie Vernay sono riusciti, in questa graphic novel, a mescolare bene la natura e il fantastico, e quest'ultimo non è mai presente graficamente, al contrario, la sua evanescenza rende bene la sensazione di mistero che i due autori hanno voluto imprimere al racconto, tenendo il lettore con il fiato sospeso fino alla fine della storia.
L'inizio è lento, conducendo il lettore all'interno della trama con molta calma, creando quel senso di pathos e mistero che aleggia per tutto il libro. Le immagini e la storia presentano il quadro della storia in ogni mininmo particolare accendendo sempre di più la curiosità del lettore, coinvolgendolo al punto da ritrovarsi a sfogliare velocemente la graphic novel per scoprire nuovi avvenimenti ma, soprattutto, per trovare le risposte ai misteri che aleggiano sul posto. Purtroppo, ho trovato il finale troppo frettoloso rispetto all'andamento della storia e questo delulde un pochino, mi sarei aspettata qualcosina in più nella spiegazione e nell'epilogo.
Le tavole sono belle e intense, ho apprezzato moltissimo il cambio di luce e tonalità di colore a seconda dell'ambientazione delle scene. La scrittura è intensa, emozionante e raffinata. Marion, la protagonista, è delineata e descritta molto bene e durante l'evolversi della storia vedremo una sua crescita personale, perché si ritroverà a recuperare parte di un passato a lei completamente sconosciuto e che la lega inevitabilmente all'isola. Un passato che scoprirà in maniera imprevedibile e violenta
Una graphic novel che vi consiglio di leggere e scoprire, perché regala profonde riflessioni sul complesso e delicato rapporto tra l'uomo e la natura, ricordandoci che il legame è così fragile che potrebbe rompersi in qualsiasi momento e che dobbiamo essere più responsabili e attenti a ciò che ci circonda, creando un rapporto più equilibrato, protettivo e consapevole.

“...il mare è pericoloso qui, e punisce severamente gli incoscienti.”
(citazione tratta dal testo)

Buona lettura!!



(Marianna Di Bella)

venerdì 13 aprile 2018

Recensione: "Poesia e breve excursus sull'uomo" - Giuseppe Palumbo


recensione, libri il nostro angolo di paradiso, mdb, poesie
Titolo: Poesia e breve excursos sull'uomo
Autore: Giuseppe Palumbo
Editore: Casa Editrice Kimerik




Uomo.
Natura.
Relazioni.
Rapporto con la natura e con l'uomo
Abbondanza.
Scarsità.

Questo non è un semplice elenco, bensì sono alcuni dei temi che si rincorrono e si affrontano, all'interno di questo piccolo testo poetico.
Un libro che racchiude al suo interno, non solamente poesie dedicate alla Natura, ai suoi colori, agli elementi atmosferici che rendono questo mondo meraviglioso. Ma sono accompagnate e precedute, da una breve e semplificata indagine sull'uomo e il suo comportamento nei confronti di un altro essere umano.
Giuseppe Palumbo, dichiara:

“Credo che l'uomo che si esprime poeticamente sia lo stesso di sempre, che il modo di vivere sociale e l'evoluzione culturale non abbiano modificato nel tempo il modo di sentire, di percepire ed esprimere nella loro essenzialità le emozioni vissute nella Natura a cui spontaneamente si relaziona ché quegli aspetti di fatto non interferiscono..”


Ma afferma, altresì, che gli stessi aspetti, sono determinati dal comportamento dell'uomo verso l'uomo e...non posso e non voglio svelarvi ulteriori informazioni sull'indagine svolta dall'autore. Questo piccolo accenno, sarà l'inizio del vostro cammino per scoprire un'indagine e uno studio incisivo, breve e intrigante. Regalandovi un'interessante chiave di lettura sociale, culturale, economica della società contemporanea, spiegandovi l'evoluzione dall'uomo primitivo ad oggi.
Uno studio che non solo aiuta ad avere una visione ampliata e profonda, ma accompagna il lettore, verso la seconda parte del testo, che contiene le poesie. Qui, la Natura esce prepotentemente da ogni pagina, ammaliando e catturando il lettore con i colori, le descrizioni e le sensazioni che solo lei è in grado di regalare.
Un libro che vi consiglio di scoprire e leggere, soprattutto, se amate testi diversi, particolari e profondamente riflessivi.
Buona lettura!!


(Marianna Di Bella)