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lunedì 20 gennaio 2020

Recensione: "Alto come un vaso di gerani" - Giacomo Poretti

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Titolo: "Alto come un vaso di gerani"
Autore: Giacomo Poretti
Editore: Arnoldo Mondadori Editore



Ci sono romanzi che entrano casualmente nelle nostre vite, alcuni per curiosità, altri grazie al passaparola di amici e conoscenti che ci consigliano la lettura. Il mio incontro con il testo di Giacomo Poretti è stato casuale e per certi versi inaspettato. Comprato diverso tempo fa, ho atteso a lungo prima di leggerlo, fino a quando non è scattata quella molla che mi ha spinta a guardare la libreria e sceglierlo senza dubbi o perplessità.
Aprirlo e leggerlo è stato come sfogliare un vecchio album dei ricordi, ricco di foto in bianco e nero, testimoni silenziose di un passato carico di nostalgia e di momenti particolari e intensi della nostra vita. Un album intriso di emozioni e sensazioni che scaldano il cuore e ci fanno chiudere gli occhi per tornare indietro nel tempo, a quegli anni e a quei momenti che hanno segnato la nostra anima e la nostra esistenza.
Giacomo Poretti ha aperto il suo personale album dei ricordi e ci ha regalato momenti particolari della sua infanzia, adolescenza e vita adulta. Ci ha donato parte della sua esistenza attraverso aneddoti dolceamari che ci hanno permesso di comprendere meglio la sua persona e il suo passato. Attraverso le sue parole ripercorriamo la sua infanzia, ma l'autore lo fa con una delicatezza e sensibilità tali da toccare l'anima, facendo emergere, al tempo stesso, i nostri ricordi personali.
L'autore apre il cassetto dei ricordi stipato di emozioni, sensazioni sopite per anni, permettendoci di sbirciare al suo interno e di avventurarci nel suo passato coinvolgendoci nelle sue storie personali e familiari.

“La vita l'ho sentita molto intensamente nel mio corpo, a volte fin troppo intensamente, quasi da provare dolore.”
(citazione tratta da libro)

Il libro è diviso in quattro parti, le quattro stagioni dell'anno che simboleggiano le quattro età della vita, dall'infanzia all'età adulta. Ed è proprio dall'infanzia che il testo prende vita, quando il piccolo Giacomo, a soli quattro anni, viene mandato in colonia per respirare aria di mare.
Un'infanzia povera ma dignitosa, vissuta nel piccolo centro di Villa Certosa dove la vita scorre lenta tra il lavoro nelle fabbriche e il rapporto con la comunità. Siamo negli anni Sessanta e l'Italia sta per affrontare il cambiamento del boom economico, dove tutto cambierà in maniera radicale dal lavoro, alla scuola, ai rapporti interpersonali, alla vita comunitaria ecc.
L'autore segnerà ed evidenzierà questi passaggi attraverso i suoi ricordi, narrando aneddoti che meglio sottolineano questi momenti, come ad esempio i pomeriggi trascorsi a giocare a calcio nell'oratorio della chiesa parrocchiale, l'adolescenza segnata dalla frequentazione dei bar che rappresentavano un rito di passaggio dall'infanzia all'età adulta. Le prime fasi di ribellione, dalla musica alle prime manifestazioni politiche, oppure il trasferimento nella grande città dove, purtroppo, si perde il contatto umano con le persone. Qui l'autore porrà le basi della sua vita professionale e personale: si innamorerà, costruirà la sua famiglia e conoscerà Aldo e Giovanni che non saranno solo dei semplici colleghi di lavoro.

“Dicono che tutti noi, a un certo punto della vita, sentiamo una voce dentro che ci spinge via da dove siamo nati; per qualcuno, o forse per tutti, la voce ha grandi progetti, il problema è capire quello che la voce ti dice.”
(citazione tratta dal libro)

Racconti e aneddoti che verranno narrati senza malizia o sarcasmo, al contrario, verranno affrontati dall'autore con delicatezza, candore, sensibilità e amore per un periodo che ha segnato profondamente il suo animo nostalgico e malinconico.
Ho apprezzato molto il suo modo di raccontare, sempre in punta di piedi senza mai essere invadente, quasi chiedesse il permesso a noi lettori di narrare qualcosa di profondamente intimo e personale. Con dignità e rispetto narra la sua vita economicamente povera ma ricca di amore, ricordando i sacrifici dei suoi genitori che hanno cercato di non fargli mancare nulla, regalandogli serenità e piccoli doni che lui ha custodito come tesori unici e preziosi.

“I miei genitori sono stati sempre molto poveri, ma non mi hanno mai abbandonato, e mi hanno sempre regalato libri, chissà perché...Forse perché non ne hanno mai letto uno in vita loro, forse perché volevano riscattare nei figli il fatto di non aver potuto studiare, forse perché intuivano che tra quelle pagine, a loro precluse, c'erano storie straordinarie.”
(citazione tratta dal libro)

La lettura è stata piacevole ed emotivamente coinvolgente, in modo particolare la prime due parti dedicate al periodo dell'infanzia e dell'adolescenza. Sono quelle che mi hanno maggiormente coinvolta e affascinata. L'autore ha saputo gestire e narrare con sensibilità e rispetto momenti delicati e pieni di di fascino, mentre le ultime due parti non le ho trovare all'altezza delle precedenti.
Secondo me perdono di mordente, fascino e interesse. Ho fatto molta fatica a terminare le ultime due stagioni, un elenco di personaggi che a lungo andare mi hanno annoiata. Ho avuto come l'impressione che tutto venisse raccontato in maniera precipitosa e frettolosa.
Un peccato perché il testo era iniziato bene, con la giusta dose emotiva e il giusto ritmo narrativo, tenendomi letteralmente incollata alle pagine, probabilmente perché il periodo dell'infanzia e dell'adolescenza portano con sé una maggiore attrattiva grazie al candore e a quella magia che rendono tutto diverso, emozionante, ricco di fascino.
Lascio a voi il piacere di scoprire il libro, chissà che non apprezziate anche le ultime due stagioni.
Buona lettura.



(Marianna Di Bella)

lunedì 28 ottobre 2019

Recensione: "Paddy Clarke ah ah ah!" - Roddy Doyle

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Titolo: "Paddy Clarke ah ah ah!"
Autore: Roddy Doyle
Editore: Guanda





Irlanda, 1968.
Paddy Clarke ha dieci anni e trascorre le sue giornate in compagnia dei suoi amici, gironzolando per il quartiere e combinando malefatte e scherzi. Scorribande caratterizzate da piccoli furti nei negozi, costruire capanne, scavalcare i muretti dei giardini, incendiare piccole oggetti e scherzi...scherzi e angherie agli amici e al fratello Sinbad.
Paddy vive nel quartiere di Barrytown con i genitori, il fratellino e le due sorelline. Gioca a calcio, odia il suo insegnante e ammira la figura di Geronimo, considerato l'ultimo dei rinnegati. Nonostante la giovane età, avverte distintamente la tensione che aleggia in casa, captando i primi segnali di litigi o incomprensione tra i suoi genitori, vorrebbe che la smettessero di litigare ma è impossibile, gli adulti sembrano non rendersi conto del dolore e della sofferenza che provocano a un bambino così piccolo.
Paddy cerca di sopravvivere come può a un'infanzia giocosa ma non idilliaca. Ha una sua visione del mondo influenzata non solo dal clima familiare, ma anche dalla realtà sociale, politica e culturale in cui vive.
Seguire le sue scorribande nel quartiere, ci permette di conoscere la sua realtà e il percorso di crescita e cambiamento, grazie anche agli avvenimenti e alle vicende che si susseguono nel testo e ci fanno entrare nel cuore del romanzo di Roddy Doyle.
Il libro è scritto bene con uno stile narrativo interessante che riesce a dare risalto ai pensieri e alle descrizioni del mondo, raccontate dal punto di vista di Paddy. Lo stile narrativo si adegua al linguaggio e alle espressioni di un bambino di 10 anni rendendo, in questo modo, la storia credibile e aderente alla realtà dell'epoca. Il punto di vista di Paddy risulta sincero, credibile, con opinioni, pensieri e descrizioni a volte tristi, malinconiche, sfacciate e irriverenti tipiche dell'eta.
Purtroppo ci sono delle parti del testo che non ho apprezzato, come ad esempio le angherie e le violenze verso il fratellino e alcuni suoi amici, oppure il lungo e interminabile elenco di avvenimenti ed eventi. Episodi inseriti senza una separazione temporale, provocando nel lettore una grande confusione, perché non c'è una separazione netta tra passato e presente. I fatti si mescolano senza dare una visione chiara e decisa su cosa avviene prima o dopo.
Memorie inserite senza alcuna logica narrativa, dando a volte l'idea di essere legati ad un filo conduttore, mentre altre appaiono completamente slegati tra di loro, al contesto e alla narrazione, creando dispersione e smarrimento. In questo modo, le emozioni non emergono mai in maniera decisa e non aiuta il lettore ad entrare in completa empatia con la storia, ritrovandosi a vivere un avvicendarsi di momenti toccanti, noiosi, banali e ripetitivi. Si ha costantemente la sensazione di trovarsi in un limbo, in attesa di un cambiamento, un'evoluzione, una crescita che ci conduca al cuore della trama che non arriva mai. Pagine su pagine in cui non avviene nulla di eclatante e vitale per lo svolgersi della trama.
Il testo è comunque ben scritto, istruttivo ma si perde nell'uso ripetitivo e illogico degli avvenimenti, rendendo la lettura troppo lunga e noiosa.
Come sempre lascio a voi il piacere di scoprire il testo...buona lettura!!


(Marianna Di Bella)

giovedì 1 febbraio 2018

Recensione: "La finestra alle spalle" - Sandra Valenti


Titolo: 
"La finestra alle spalle

Autrice: 
Sandra Valenti

Editore: 
Casa Editrice Kimerik




27 sogni, persi tra le maglie della vita quotidiana e di quella realtà che non lascia spazio alle speranze e ai desideri.
27 ricordi, lasciati in un angolo della memoria, in attesa di essere riscoperti e rivissuti. Ricordi di un'infanzia che si è cercato di dimenticare.
27 viaggi in cui conosceremo la vita, l'infanzia e la famiglia di Sandra Valenti.
27 racconti in cui impareremo a conoscere meglio l'autrice e anche noi stessi.


Sandra Valenti, con sapiente delicatezza e leggerezza, riesce a trasportarci all'interno dei suoi ricordi; facendoci compiere un salto indietro nel tempo, in un passato e in una Sicilia diversa da quella che conosciamo oggi.
Un viaggio emozionale, in cui spesso ci soffermeremo a ripensare alla nostra infanzia, a quei parenti che sono stati vitali per la nostra crescita e che senza rendercene conto, hanno lasciato un segno indelebile nella nostra anima.
Segni che non sempre sono positivi. Segni che ci portiamo dietro, che hanno influenzato il nostro carattere e il nostro futuro. Ma si sa, per comprendere al meglio noi stessi e il nostro presente, non bisogna far altro che prendere coraggio, immergerci e affrontare quei ricordi che seppur dolorosi, fastidiosi, malinconici, tristi, allegri, divertenti, dolci ed emozionanti, ci aiutano a comprendere l'istante che ha cambiato profondamente la nostra vita.
L'autrice ha aspettato il momento più adatto per far riemergere e rivivere i ricordi del suo passato. Ha aspettato di essere pronta o forse sono state le parole, le frasi e i pensieri rinchiusi in lei, ad attendere il momento opportuno per risvegliarsi dopo un lungo periodo di letargo e venir fuori con forza e delicatezza, rendendo questo testo, bello e intenso.
Sandra Valenti riesce con delicatezza, sensibilità e poeticità a toccare le corde della sua anima e anche della nostra. Con leggiadria si muove tra le righe e le pagine del libro, mettendosi a nudo pur non scoprendosi del tutto, lasciandoci la possibilità di entrare e osservare parte della sua infanzia, entrando in empatia con la sua anima, le sue emozioni, le sue sensazioni e sofferenze, come ad esempio il difficile rapporto con la madre che ha condizionato la sua vita e le sue scelte.
Accostatevi al testo con sensibilità e rispetto, perché solo così potrete vivere e comprendere appieno la bellezza di questo libro.
Buona lettura!!!


(Marianna Di Bella)