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giovedì 31 ottobre 2024

Recensione: "Doppio Stradivari" - Antonella Iuliano

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Titolo: Doppio Stradivari

Autrice: Antonella Iuliano

Editore: Pubme



C'era una volta...


Potremmo iniziare così, a parlare di questa misteriosa quanto affascinante storia scritta da Antonella Iuliano. Una storia che ci rimanda alle fiabe di una volta, dove il bene e il male si scontrano e la paura dell'ignoto e del mistero attirano e spaventano al tempo stesso.

Un romanzo che ci porta con la fantasia in un castello situato alle porte di Vienna.

L'atmosfera intorno a questo vecchio maniero è austera e rigida, come la sua padrona: la contessa Zsofia Von Grath. Una donna che incute timore negli altri e non si preoccupa del benessere degli abitanti del villaggio.

Vive nel castello con la contessina Katharina Von Grath, circondata da uno stuolo di domestici che non considera minimamente.

Nel villaggio però, circolano diverse storie e leggende riguardanti il maniero e la torre.

Non si sa bene cosa dicono, però possiamo seguire una figura incappucciata che in una fredda notte di inizio febbraio sale, con passo esitante, le scale della torre.

La misteriosa figura è Lena Reiter, una domestica del castello. Ha un incarico importante e segreto datole dalla contessa stessa. Nessuno deve sapere di cosa si tratta.

Fortunatamente noi non viviamo nel castello e non siamo alle dipendenze della contessa, quindi possiamo continuare a seguire la ragazza, per scoprire che il suo compito consiste nel portare, ogni sera, il pasto alla persona imprigionata nella torre.

Di chi si tratta?

Di una giovanissima fanciulla dai capelli corvini, dall'aria spaurita e con uno sguardo limpido e innocuo. Un'anima buona e indifesa. Lei è Larissa, la nostra protagonista e vittima della storia

Cosa le è accaduto? Perché la contessa la tiene prigioniera nella torre?

Quello che per ora posso dirvi, senza svelarvi tutta la trama, è che le due ragazze legheranno immediatamente e l'unico desiderio di Larissa è di poter riabbracciare il violino nero appartenuto al padre.

Trova il violino nero e portamelo. Lascia che lo veda un'ultima volta.”

(citazione tratta dal libro)

Il violino nero veniva suonato in coppia con un meraviglioso violoncello bianco, costruiti entrambi dal famoso Stradivari.

...comunicavamo tra noi a colpo di archetto. La musica era come una lingua comune, che soltanto io e mia sorella potevamo comprendere e al contempo un balsamo sulla grande ferita nel cuore di nostro padre. Suonare riempiva il vuoto lasciato dalla mamma: in quei momenti era come se lei fosse presente.”

(citazione tratta da libro)

Notte dopo notte Lena scoprirà la storia di Larissa e dei due strumenti musicali, mentre noi lettori non possiamo fare altro che continuare a sfogliare il libro e scoprire il mistero che si cela nel castello.

Lasciatevi guidare dalla scrittura di Antonella Iuliano e dalla melodia dolce e malinconica dei due strumenti, perché vi condurranno all'interno di una storia fiabesca, dolce, intrigante e misteriosa.

Si amarono le note feconde, si accarezzarono le corde tese, gli archetti veloci s'infiammarono...il bianco, il nero, le loro labbra.”

(citazione tratta dal libro)

È sempre piacevole farsi avvolgere dalla scrittura dell'autrice perché le sue descrizioni accurate e coinvolgenti fanno sentire il lettore come parte della storia. Si partecipa con emozione alla disavventura di Larissa entrando in empatia con lei e con Lena, una ragazza che, grazie alla sua sensibilità e al suo coraggio, aiuterà e sosterrà Larissa nei momenti di sconforto e timore.

La melodia era per Lara evasione dall'opprimente realtà in cui era confinata.”

(citazione tratta dal libro)

Leggere il romanzo è stato per me come ritrovarmi all'interno di una favola, dove il bene e il male entrano in conflitto e i personaggi cattivi si scontrano con quelli buoni. Tutto accompagnato da una melodia avvolgente e rassicurante.

Una lettura che vi consiglio se amate il mistero, le favole, un segreto da scoprire e qualcuno da salvare. Una lettura perfetta anche per questo periodo dell'anno.

Seguite la melodia e...buona lettura.



Marianna Di Bella



(Gifted by) Ringrazio l'Autrice per la copia dell'ebook


martedì 29 ottobre 2024

Recensione: "La lista di Josephine" - Elizabeth B. White; Joanna Sliwa

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Titolo: La lista di Josephine

Titolo Originale: The Counterfeit Countess

Autrici: Elizabeth B. White,

     Joanna Sliwa

Editore: Newton Compton Editori




Ci sono persone che, nel corso della loro esistenza, hanno dato un contributo notevole alla Storia salvando migliaia esseri umani, ma delle loro vite non si sa nulla. Non si conoscono le storie, gli eventi, le identità.

Vite che cadono nell'oblio dell'esistenza.

Ogni tanto, fortunatamente, alcune di esse riemergono e riprendono vita attraverso ricordi, documenti, ricerche. Uno studio accurato che ridona conoscenza e dignità a chi ha dato la priorità e l'incolumità degli altri prima della loro, senza cercare fama o riconoscenza. Spinti solamente dalla forza di volontà, dal coraggio e dalla compassione, hanno compiuto gesti straordinari.

Oggi parleremo...no, ricorderemo Josephine Janina Mehlberg.

La sua storia è arrivata a noi in una maniera particolare e difficoltosa, come la sua vita del resto.

Nel dicembre del 1989, la storica Elizabeth B. White, riceve un pacco misterioso inviatole dal docente di storia americana dell'Università della Florida, Arthur Funk.

La storica White, lo apre e trova al suo interno il memoriale della nostra protagonista, conosciuta da tutti come Janina.

Il memoriale, scritto dalla stessa Janina, raccoglie alcuni dei ricordi riguardanti il periodo della Seconda Guerra Mondiale, esattamente 1943-1944, e alcuni eventi nel campo di concentramento di Majdanek, in Polonia.

Alla prima lettura del memoriale, l'autrice non dà molto credito agli eventi narrati, ritenendoli troppo fantasiosi. Per una serie di impegni e problemi personali, il memoriale viene messo da parte, rimanendo in un angolo in attesa.

Nel 2017, l'autrice riprende in mano il memoriale e decide che è arrivato il momento che la figura di Janina venga scoperta in tutte le sue sfaccettature. Per iniziare al meglio le ricerche, però, ha bisogno di una storica con le giuste qualifiche, così contatta Joanna Sliwa, esperta di Olocausto in Polonia e la donna, dopo aver letto il memoriale, accetta immediatamente.

Le ricerche dureranno anni, nei quali le due storiche saranno impegnate in un lungo lavoro di indagine, raccolta e verifica dati, giungendo a risultati inaspettati. Il passato di Janina, e il suo contributo, durante la Seconda Guerra Mondiale, saranno ancora più sorprendenti di ciò che possiamo immaginare. Non posso dirvi di più o spiegare dettagliatamente il suo apporto in quel contesto storico, altrimenti non avrebbe senso leggere il libro e scoprire la persona straordinaria che è stata.

Per me lo è stata, e mi dispiace che la sua storia non sia emersa prima o che il suo contributo non sia stato riconosciuto.

Probabilmente non l'ha voluto e cercato, perché di solito chi compie gesti coraggiosi e altruistici non lo fa per il mero riconoscimento, perché agisce spinto solamente da una forza interiore, da un forte senso del bene e di aiuto verso l'Altro.

...il valore di una vita è inferiore al valore di più vite, e la sua vita, se fosse sopravvissuta senza cercare di salvare gli altri, non avrebbe alcun valore.”

(citazione tratta dal libro)

Janina era una brillante matematica, una donna intelligente, perspicace, empatica, coraggiosa, analitica, caparbia e compassionevole. Ha sempre dato la priorità alla vita di suo marito e degli Altri a discapito della sua sicurezza e della sua stessa vita. Ha rischiato sempre, in ogni azione intrapresa. Non si è mai fermata di fronte a un ostacolo; ha sempre cercato con caparbietà, una soluzione alternativa per aggirare l'ostacolo che si frapponeva tra le persone e la loro salvezza.

Il suo obiettivo principale era salvare il più alto numero di vite umane e quando non riusciva ,si sentiva impotente e in colpa. Un rimorso che, immagino, possa averla logorata nell'anima.

Finché tanti avevano un bisogno terribile, dovevo vivere per rispondere a quel bisogno.”

(citazione tratta dal libro)

Lei, ebrea di nazionalità polacca, durante il secondo conflitto mondiale, riuscì a trovare un modo per mettersi al riparo dalla ferocia del nazismo, assumendo un'altra identità. Vedendo la disperazione, la violenza e la morte intorno a sé, decise di non voler sopravvivere passivamente, ma di agire e aiutare. Il suo senso di umanità e compassione la spinse a rischiare in prima persona affrontando numerose situazioni. Come ad esempio entrare nel campo di concentramento di Majdanek portando pacchi di cibo e medicinali per i prigionieri polacchi, conferendo con quegli stessi soldati tedeschi che stavano uccidendo milioni di ebrei.

Una forza di volontà e un coraggio che poche persone avrebbero avuto. Siamo abituati a vedere queste scene nei grandi film americani, ma qui non si tratta di una trasposizione cinematografica, questa è stata la realtà. Una realtà che a me, personalmente, mette i brividi e mi fa riflettere sul senso di umanità. Un'umanità che, nell'atrocità di quel periodo, non si è persa definitivamente, grazie, soprattutto, a queste persone che con coraggio e altruismo hanno aiutato gli Altri.

Janina ha cercato di contribuire nel bene. Ha rischiato in prima persona e non ha mai cercato la riconoscenza o la gloria. Ha agito e basta.

Vi basti pensare che nel secondo conflitto mondiale ha servito il più grande gruppo di resistenza nella Polonia occupata dai tedeschi, divenne il vice del massimo funzionario del distretto di Lublino e del consiglio centrale di assistenza polacco, portando aiuti ai prigionieri chiusi nei campi di concentramento, aiutandoli, ove possibile, a uscire da lì, trovando loro alloggi, cure etc. Divenne assistente sociale, durante l'occupazione sovietica nel 1944 e molto altro.

Nella sua vita si è reinventata più volte cambiando nome e professione; ma sarete voi a scoprirli leggendo questo libro.

Il libro si basa sul memoriale scritto da Janina, ma le due autrici hanno ritenuto opportuno aggiungervi la sua biografia, ricostruita in anni di ricerche e alcune nozioni storiche riguardanti la Polonia, per aiutare il lettore a conoscere e contestualizzare gli episodi che sono avvenuti durante la Seconda Guerra Mondiale. Senza questa conoscenza storico-politica dell'epoca è difficile comprendere il grande impegno dato da Janina e da tutte le altre persone che hanno cercato di salvare il più alto numero di vite umane.

Devo essere sincera, per me questa prima parte di spiegazione non è stata particolarmente semplice da gestire e comprendere. Anni di storia polacca concentrate nei capitoli iniziali, con nomi e situazioni a me sconosciute, hanno rallentato notevolmente la mia lettura. Spesso mi sono chiesta dove fosse la storia di Janina; quando avrei incontrato la sua figura. Mi ero demoralizzata ma, una volta superate le prime 50/60 pagine più o meno, la lettura ha preso un altro corso. Si è fatta più scorrevole, avvincente, interessante, emozionante e riflessiva.

Scoprire la storia e la figura di Janina è stato un dono. Un regalo ricco di umanità e coraggio. Ma anche di compassione e altruismo verso l'Altro.

Se avessi pensato solo ai pericoli per me o per coloro che amavo, non sarei servita a nulla. Ma se sopravvivere significava essere utile a molti, dovevo trovare la forza di sopravvivere, il che mi permetteva di provare un senso di realizzazione, persino di orgoglio”

(citazione tratta dal libro)

Sono andata a cercare in rete le foto che la ritraevano, per avere un quadro completo. Darle un volto mi ha aiutato a fissarla nella mia testa facendola diventare un ricordo da recuperare nei momenti di riflessione.

Nella vita non ha avuto il giusto merito ma, credo che questo libro sia un omaggio che rimarrà nel tempo. La sua storia e i suoi pensieri vivranno attraverso queste pagine e chiunque aprirà e leggerà il libro ridarà voce e vita a una donna, per me, straordinaria.

Non importa se non ho sviscerato al meglio il linguaggio, la scrittura, la costruzione narrativa, quello che è importante è conoscere questa storia. Conoscere Josephine Janina Mahlberg o Janina come ha sempre preferito essere chiamata.

Janina” era il nome della donna che era effettivamente diventata nei nove anni precedenti, l'identità di una versione di sé, forse la migliore, a cui non poteva né voleva rinunciare del tutto.”

(citazione tratta dal libro)

Scoprite Janina.

Buona lettura.



Marianna Di Bella


(Gifted by) Ringrazio la Casa Editrice per la copia dell'ebook.

venerdì 25 ottobre 2024

Recensione: "Il peso dei segreti" - Aki Shimazaki

 

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Titolo: Il peso dei segreti

Autrice: Aki Shimazaki

Editore: Feltrinelli



Ci sono cose che non possono essere svelate.

Segreti inconfessabili che pesano sulla coscienza e sull'anima delle persone e dei cinque personaggi di questo libro.

Tutti custodiamo dei segreti. Li celiamo agli altri per vergogna, timore o per proteggere qualcun altro, perché svelarlo vorrebbe dire ferirlo.

I segreti segnano il confine tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, tra verità e bugia. Un confine difficile da gestire.

I protagonisti di questo romanzo convivono da lungo tempo con dei segreti opprimenti che hanno segnato le loro esistenze, avvolgendoli nel silenzio e nel dolore.

È arrivato il momento per Yukio, Yukiko, Tsubaki, Takahashi e Mariko di far emergere ciò che celano dentro di sé da anni e, soprattutto, fare pace con il passato e con se stessi?

Ciò che sappiamo con certezza è che ognuno di loro è legato da un filo invisibile, che dà corpo e anima a questo romanzo. Un filo invisibile che vi consiglio di seguire con la massima attenzione e comprensione.

Bene.

Iniziamo.

Il romanzo comincia con un evento tragico: la morte di Yukiko Horibe, un'anziana signora sopravvissuta alla bomba atomica lanciata sulla città di Nagasaki il 9 agosto del 1945. Un evento tragico che ha segnato le vite di molti Giapponesi e di tutto il mondo. La donna non ha mai voluto parlare con nessuno della bomba, della guerra e di ciò che ha visto e vissuto. Lo fa una volta sola, qualche giorno prima di morire, confessando al nipote qualcosa sul suo passato. È difficile, per lei riaprire quella ferita dando voce al dolore.

“Ci sono crudeltà che non si possono dimenticare. Per quanto mi riguarda, non si tratta della guerra né della bomba atomica.”

(citazione tratta dal libro)

Yukiko lascia in eredità alla figlia Namiko, non solo una parte economica ma anche due lettere. Una per lei e l'altra per un uomo misterioso. Il fratello di Yukiko.

La figlia è sconcertata. Sua madre non era figlia unica? Chi è quest'uomo? Perché non sapeva nulla della sua esistenza?

Troppe domande e nessuna risposta...almeno fino a quando non decide di aprire e leggere la lettera a lei indirizzata e scoprire qualcosa di ancora più sbalorditivo e scioccante

La mattina del 9 agosto 1945, poco prima dello scoppio della bomba atomica, una giovane Yukiko avvelena il padre e scappa.

Namiko è sempre più sconvolta. Possibile che sua madre possa aver fatto una cosa del genere? Perché svelare ora il suo segreto?

Dopo un attimo di sconcerto, Namiko continua a leggere svelando una verità scomoda e un passato doloroso che non posso dirvi ora, perché rischierei di svelarvi tutto il romanzo e quelle sfumature narrative che vorrei scopriste da soli.

Quindi affidatevi alla scrittura di Aki Shimazaki e alla voce dei cinque protagonisti, perché vi accompagneranno all'interno della storia, svelandovi tutto ciò che custodiscono nelle loro anime, facendovi riflettere sulla vita e sul peso dei segreti che si sono trascinati dietro per lungo tempo.


Aki Shimazaki, l'autrice, scrisse le storie dei personaggi pubblicandoli in cinque racconti separati per poi riunirli in questo libro dando vita a un romanzo intenso, lucido, emozionante e molto riflessivo.

Al suo interno, non ci sono solo i racconti narrati dai protagonisti, ma una serie di tematiche che ci restituiscono un affresco storico e socio-culturale rilevante per comprendere appieno la cultura giapponese, le sue contraddizioni e il rapporto con la natura. Una natura dolce, delicata, confortevole e lenitiva per le anime sofferenti dei protagonisti. Le tematiche più importanti, affrontate nel romanzo, sono ad esempio: la bomba atomica e i suoi effetti, la seconda guerra mondiale, il terremoto del 1923, i conflitti con la Corea, la difficile condizione dei coreani che vivevano in Giappone, la condizione della donna, l'abuso di potere, la questione dei figli naturali, i matrimoni combinati etc.

La scrittura di Aki Shimazaki è elegante e lucida, questo rende la lettura scorrevole, intensa e molto riflessiva. Personalmente non mi sono mai annoiata. La mia attenzione è stata completamente rapita dalla trama e dai suoi personaggi. Più leggevo e più volevo conoscere le loro storie, al punto da affezionarmi ad ognuno di loro, sentendone la mancanza una volta portata a termine la lettura.

I personaggi sono ben costruiti, in particolare, il lato psicologico. Ognuno di loro ha un carattere e una personalità ben definiti che attraggono il lettore. Grazie alla struttura narrativa, divisa in racconti, dove ognuno di loro è il protagonista, veniamo a conoscenza delle loro storie. I personaggi si aprono al lettore, svelando se stessi e il segreto che custodiscono da anni. In questo modo si entra in empatia con le loro scelte e il loro vissuto.

Ogni protagonista, inoltre, narra la storia dal suo punto di vista, evidenziando la diversità nel percepire e vivere un determinato evento, dando così una visione più esaustiva e intensa. Posso dire che, personalmente, mi hanno affascinata ed emozionata, ognuno per una particolarità. Ad esempio, Takahashi mi ha conquistata per il profondo amore per la sua famiglia, da cui scaturisce la sua forza. Maiko per l'amore per il figlio e la capacità di prendere atto dei suoi sbagli. Una donna, particolarmente riservata, che ha sofferto molto nella sua vita. Ognuno personaggio ha in comune, non solo i segreti ma, secondo me, anche l'amore per la famiglia e per le persone che li hanno amati. Non si sono mai chiusi all'amore, neanche dopo aver vissuto sofferenze e traumi, e questo dovrebbe essere di grande insegnamento per tutti noi.

Leggere ed entrare in questa storia è stato un viaggio emozionante che farò fatica a dimenticare. Credo che Yukio, Yukiko, Tsubaki, Takahashi e Mariko rimarranno per un bel po' di tempo nel mio animo.


5 personaggi.

5 segreti.

5 storie

che vi consiglio di leggere.


Buona lettura.




Marianna Di Bella

venerdì 18 ottobre 2024

Recensione: "Mezzanotte alla piccola libreria dei segreti" - Jenny Colgan

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Titolo: Mezzanotte alla Piccola Libreria dei Segreti

Titolo Originale: Midnighit at the Christmas Bookshop

Autrice: Jenny Colgan

Editore: Newton Compton Editori




Buongiorno lettori,

Avete letto il libro “La piccola libreria dei segreti” di Jenny Colgan?

Sì?

Beh allora vi informo che Carmen e il suo gruppo di amici sono tornati in tutto il loro splendore.

Sì, Jenny Colgan ci ha regalato un altro “libro coccola” ambientato nell'atmosfera magica e polverosa della libreria del signor McCredie. È il seguito di quel primo romanzo che, personalmente, ho apprezzato moltissimo, coccolandomi in un periodo non proprio facile per me.

Quindi senza indugiare troppo, immergiamoci nella storia e affrontiamo il nostro viaggio letterario a Edimburgo. La magica e meravigliosa città della Scozia che, con la sua storia e i suoi luoghi caratteristici, affascina da anni, se non secoli, migliaia di persone. Noi, naturalmente, non ci perderemo a gironzolare per monumenti, ma andremo nella famosa Victoria Street per raggiungere la nostra amata libreria.

Perché i libri significano questo, no? Tornare a casa.”

(citazione tratta dal libro)

Carmen e il signor McCredie sono sempre lì che cercano di aumentare le vendite, guadagnare il più possibile per evitare il fallimento e la chiusura. Il posto è meno polveroso, leggermente meno caotico nella disposizione dei libri e più caldo e accogliente. Grazie, soprattutto, a Carmen che cerca di impegnarsi il più possibile per attirare i clienti e convincere il vecchio proprietario a modificare e modernizzare qualcosa. Impresa difficilissima perché il nostro signor McCredie è attaccato al passato, ai suoi libri e vorrebbe che tutto rimanesse così com'è.

Sono passati alcuni mesi da quel famoso Natale che ha visto cambiare la vita di Carmen e anche quella di noi lettori. Avevamo lasciato i nostri personaggi felici, Carmen innamorata di Oke e, finalmente, in pace con la sorella Sofia. A distanza di mesi, e in questo nuovo romanzo, invece, tutto è cambiato...in peggio. Perché? Beh la nostra protagonista ha litigato con il suo amato che è partito per una spedizione di ricerca nella foresta pluviale in Brasile.

Esiste forse rimpianto più profondo della consapevolezza di aver commesso un terribile errore senza riuscire a evitarlo quando sarebbe stato ancora possibile?”

(citazione tratta dal libro)

Cosa è accaduto?

Non posso svelarvi troppo, posso però dirvi ciò che si era evinto anche nel romanzo precedente.

I due ragazzi pur avendo origini e religioni diverse, caratteri opposti, lei estroversa e confusionaria, lui più pacato e posato nell'esternare i suoi sentimenti, si amano e si amalgamano molto bene. Una sera, però, accade qualcosa che li allontana facendo nascere un equivoco che si amplifica fino a portare alla loro separazione.

Un dolore per entrambi e per me, perché ho sempre tifato per questa coppia così strana e piacevole al tempo stesso.

Carmen cerca di riprendersi ma, inevitabilmente, ricade negli errori già visti precedentemente. Si adagia passivamente alla sua attuale vita, crogiolandosi nell'autocommiserazione. Ad esempio, con la scusa degli affitti troppo alti, continua vivere dalla sorella creando, in questo modo, incomprensioni e litigi. Ma ecco che la vita arriva a portare una sferzata al suo stato di indolenza perché il signor McCredie decide di partire per una spedizione in Antartide e ha bisogno di molti soldi per poter pagare il viaggio. L'uomo è disposto a qualsiasi cosa pur di partire, anche a vendere o svendere parte della libreria.

No!Pericolo!

Carmen deve intervenire per cercare di salvarla. Come? Beh non resta che leggere il libro e immergervi nella vita della nostra protagonista e degli altri personaggi.

Devo essere sincera, questo nuovo romanzo non mi ha appassionata come il precedente. È piacevole, divertente, in alcuni punti, e avvolgente, ma non al punto giusto. Probabilmente il ripetersi di alcune problematiche lo fanno sembrare ripetitivo, almeno per me, e la lettura, in questo modo, diventa un po' monotona. Inoltre, il ripetersi degli sbagli e della pigrizia di Carmen mi hanno un po' delusa.

Questo però non vuol dire che non sia una lettura piacevole. Ho ritrovato i personaggi che ho amato nel libro precedente, come ad esempio i nipoti che ancora una volta emergono per il carisma e la simpatia, infatti, in alcune parti i dialoghi con la zia e il tato sono molto divertenti. Sì, nella storia c'è anche un nuovo personaggio, Rudy, il tato dei bambini. Un ragazzo divertente che riserverà molte sorprese e un'aura di positività e buonumore.

Jenny Colgan ci ha riportato di nuovo a Edimburgo, e grazie alle sue descrizioni, ci ha permesso di immergerci nuovamente nella vita cittadina, tra castelli, vie e negozietti tipici in cui perdersi e sognare. Descrizioni che ho amato ancora di più perché, questa volta, ci regala una scoperta all'interno della libreria che sarebbe il sogno di qualsiasi lettore.

La luce fioca rimbalzava tra gli scaffali decorati che traboccavano di una cacofonia di libri, impilati fino al soffitto, disposti su due file per ogni ripiano. Erano una promessa d'evasione: misteri e avventure; mappe del tesoro e racconti del passato, di cavoli e re; storie di coraggio, pirati e mondi di ghiaccio; mondi esistenti sopra i tetti delle case.”

(citazione tratta dal libro)

La sua scrittura delicata e mai sdolcinata ci regalano una lettura e un momento piacevole e rilassante, circondati da un'atmosfera tenera e romantica. Una scrittura che ci trasporta in un luogo magico in cui perdersi.

Pronti per questo nuovo viaggio letterario?

L'appuntamento è a “Mezzanotte alla piccola libreria dei segreti”.

Ci vediamo lì.

Buona lettura.



Marianna Di Bella


(Gifted by) Ringrazio la Casa Editrice per la copia dell'ebook.

martedì 15 ottobre 2024

Recensione: "L'inverno della Lepre Nera" - Angela Tognolini

 

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Titolo: L'inverno della Lepre Nera

Autrice: Angela Tognolini

Editore: Bompiani




Silenzio.

Impalpabile, inafferrabile, incorporeo. Eppure la sua presenza può essere pesante, dolorosa, asfissiante.

Ognuno di noi lo vive e percepisce in maniera diversa e personale. Il nostro stato emotivo, psicologico, e la nostra vita ce lo fanno vivere diversamente.

Ed ecco che assume mille facce, diventando per alcuni una fonte di stress o di paura. Per altri una cura e un conforto, perché aiuta a entrare in connessione con la parte più profonda di sé e con il mondo; alleviando sofferenze e paure. Mentre per altri, vivere anche solo degli attimi di silenzio, crea uno stato di disagio tale da doverlo riempire immediatamente con parole e discorsi inutili. La società odierna ci ha immersi nel rumore assordante di parole superficiali e suoni cacofonici, coprendo l'unica voce veramente importante che andrebbe ascoltata più spesso: la nostra. Entrare in contatto con se stessi e mettersi a nudo spaventa, perché non vogliamo “ascoltare”; così riempiamo il vuoto con altro “vuoto” creando incomunicabilità con noi stessi e con l'Altro.

Le due protagoniste di questo romanzo sono avvolte dal silenzio: quello creato dalla paura e dal dolore. Un silenzio che le allontana l'una dall'altra.

Stare in silenzio e da sola, in fondo, era quello che sembrava fare più volentieri.”

(citazione tratta dal testo)

Nadia è una bambina di nove anni molto intelligente, ama leggere e guardare i documentari sugli animali. Li ama. La sua vita, però, è solitaria. Vive sola con la madre Rosa, una donna distante, fredda e silenziosa. La bambina vorrebbe conoscere meglio la mamma, avere un rapporto diverso con lei, ma è troppo piccola per poter risolvere il problema e colmare la distanza che si è creata. È una bambina lasciata sola ad affrontare le sue paure e quel mostro che l'aspetta in agguato al buio: il silenzio.

Perché Rosa è così distante? Dov'è il papà di Nadia?

È ancora troppo presto per rispondere a queste domande, però ciò che sappiamo è che Nadia non vuole riportare a galla i ricordi legati alla figura paterna e, cosa più importante, il giorno di Santo Stefano la madre decide di partire, lasciare la casa e andare in montagna dallo zio Tone.

L'uomo, zio di Rosa, vive in una baita circondata dagli alberi, una casa immersa nel silenzio della natura. Un silenzio rassicurante in grado di rimettere in connessione l'individuo con se stesso e con il mondo circostante.

Rosa è nata e cresciuta tra quelle montagne, immersa nella natura e in una realtà fatta di duro lavoro, di radici familiari forti e una cultura maschilista, misogina da cui si è staccata andando a studiare in città. Scoprendo un mondo a lei sconosciuto, con altri valori, atteggiamenti, altre regole. Vivendo in bilico tra chi è e chi vorrebbe essere; tra due mondi diversi, perdendo, inevitabilmente, una parte di sé.

Non volevo solo vivere qualcosa di diverso. Volevo essere qualcosa di diverso.”

(citazione tratta dal testo)

Tutto questo lo scopriamo grazie ad alcuni capitoli in cui è la protagonista assoluta e voce narrante. Capitoli che diventano un diario e un flusso di coscienza in cui prende forma la sua storia. Una storia dolorosa che ha plasmato il presente, il suo essere e il rapporto con la figlia.

Gli altri capitoli sono concentrati sul presente e sulla permanenza di Rosa e Nadia nella casa di zio Tone. In questi capitoli, narrati in terza persona, si da più spazio a Nadia e al suo rapporto con lo zio che l'aiuterà a scoprire non solo il mondo della natura, insegnandole tutto ciò che sa sugli alberi, sulle leggende, ma anche qualcosa del passato della madre. Dandole gli strumenti adatti per imparare a conoscere se stessa, la natura e gli altri.

Però Nadia sentiva che le cose che stava imparando erano comunque utili e importanti. C'era dentro una sapienza antica, che aveva a che fare con la terra e le stelle, con i nidi caldi delle volpi e la pelliccia a ciuffi dei conigli.”

(citazione tratta dal testo)


Sentiva che ogni informazione nuova, ogni scoperta, era come una radice che nasceva da lei per affondare dentro la terra. La facevano sentire più stabile, più salda, come se stesse diventando parte di qualcosa di silenzioso e grande e sempre uguale. Come se stesse diventando più animale.”

(citazione tratta dal testo)

Nadia imparerà moltissime cose e anche noi lettori, ma per farlo occorrerà continuare la lettura, immergendosi completamente nella storia e nell'atmosfera che si respira in tutto il libro. Preparatevi perché la lettura sarà intensa, intima, dolorosa ed esplorativa dell'animo umano.

Nadia e Rosa dovranno percorrere la propria strada, inciampando sugli errori, le incomprensioni e le paure, riflettendo su se stesse, lasciando che la montagna e la natura le avvolgano in un abbraccio curativo, mettendole in connessione con la parte più profonda di se stesse.

“L'inverno della lepre nera” è un romanzo intenso, doloroso ed emozionante. Ancestrale e silenzioso. La narrazione procede per capitoli distinti e alterni. Come abbiamo visto precedentemente, ci sono capitoli dedicati al passato di Rosa e sono narrati in prima persona, mentre gli altri sono concentrati sul presente e sullo svolgersi della storia con Nadia, zio Tone e Rosa come personaggi principali. In ogni capitolo e nel romanzo in generale, Angela Tognolini, affronta tematiche importanti e pesanti, come ad esempio la violenza fisica e psicologica, il complesso rapporto tra madre e figlia, le difficoltà comunicative, le radici familiari, la consapevolezza di sé, la natura etc. Li inserisce all'interno della storia con grazia e delicatezza. Non si sofferma a descrivere, in maniera morbosa, le scene di violenza, al contrario, lascia alle parole il compito di descrivere le emozioni, le sensazioni che vive la persona coinvolta. Non dedica troppo spazio a questi avvenimenti, perché pone maggiormente l'attenzione sulla parte spirituale e psicologica dell'individuo, e sulla sua capacità di sentire, comprendere e perdonare se stesso. Perché solo imparando a conoscersi pienamente, accettando i propri sbagli, si può pensare di intraprendere un percorso di guarigione, tornando a rinascere.

Rinascita e ascolto di sé, circondati dalla natura, dal silenzio e dalla montagna che diventano cura e sollievo, conforto e confronto con sé e con l'Altro.

La scrittura di Angela Tognolini è intensa, profonda, introspettiva, ma anche poetica e musicale. Le sue parole sembrano prendere vita da un inchiostro intriso di poesia e natura. Il silenzio, solitamente impalpabile e inafferrabile, grazie alle sue descrizioni, prende forma diventando chiaro e visibile.

Ho amato profondamente la sua scrittura, mi sono sentita avvolta dalle sue descrizioni, dalle metafore e da una narrazione introspettiva ed emozionante. I suoi personaggi sono costruiti bene, in particolare la sfera psicologica. Si percepisce la loro crescita interiore ma anche la grande difficoltà nell'affrontare il dolore, nel lasciare andare il passato, alcune persone e una parte di sé.

L'autrice, con le sue parole, plasma il romanzo e i personaggi così come fa la vita, che plasma la nostra esistenza, scavando nel nostro essere. Ciò che siamo è frutto degli incontri, delle esperienze, delle sofferenze, delle risate e di tutto ciò che abbiamo vissuto.

Ho amato profondamente questo romanzo, non so se sono riuscita a trasmettere solo una minima parte della bellezza di questa storia. Non so se sono riuscita a dargli il giusto merito. Probabilmente avrei potuto dirvi di più e in un altro modo, ma ho dato spazio all'istinto, alle sensazioni e ho lasciato andare le parole. Ho lasciato che fluissero liberamente e si poggiassero su questo foglio...il resto lo lascio fare a Nadia e Rosa.


P.S. Ho dimenticato di parlarvi della leggenda della Lepre Nera ma, a questo punto, vi lascio con la curiosità e un piccolo estratto del libro.

...magica creatura che porta il cambio di stagione sulla terra correndo intorno alla montagna a ogni solstizio.”

(citazione tratta dal libro)

Buona lettura.


Marianna Di Bella



(Gifted by) Ringrazio la Casa Editrice per la copia dell'ebook.

venerdì 11 ottobre 2024

Recensione: "Maybe This Time. Forse questa volta" - Jill Mansell

 

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Titolo: Maybe This Time. 
             Forse questa volta

Titolo Originale: Maybe This Time

Autrice: Jill Mansell

Editore: Leggereeditore




L'amore è imprevedibile. Si presenta nella nostra vita inaspettatamente e, come un uragano, scombina la nostra esistenza insieme ai piani che avevamo progettato e curato con pazienza.

Lo accogliamo trepidanti e tutto si trasforma.

Altre volte, invece, questo ospite un po' turbolento, arriva nei momenti sbagliati. Quando siamo impegnati e concentrati su altre relazioni, quando ci stiamo riprendendo dalla fine di altri rapporti oppure quando la nostra attenzione è rivolta solamente a raggiungere i nostri obiettivi.

Si presenta come un incontro casuale, a volte creando un feeling o una grande amicizia, ma niente di più. Lo lasciamo sulla porta e lui molto tranquillamente fa finta di allontanarsi, perché dispettoso e caparbio com'è, aspetta dietro l'angolo il momento più opportuno per ripresentarsi e...ripresentarsi e...presentarsi di nuovo, fino a quando non capitoliamo e ci lasciamo avvolgere dall'amore.

A volte dei perfetti sconosciuti si rivelano persone davvero piacevoli.”

(citazione tratta dal testo)

Ed è proprio con un incontro casuale che inizia questo romanzo e la storia tra Cal e Mimi.

Mimi, la protagonista, è una giovane ragazza organizzata, efficiente e totalmente presa dalla sua carriera. Ha iniziato da poco a lavorare in un'azienda per le pubbliche relazione e vorrebbe crescere e fare carriera. L'amore non è contemplato tra i suoi progetti. Non è tra le sue priorità e quindi preferisce accantonarlo in un angolo. È con questo spirito che affronta il viaggio verso le Cotswald per andare a trovare il padre. L'uomo si è da poco trasferito nel paese di campagna di Goosebrook e ancora non conosce nessuno.

Lungo la strada, per raggiungere il paesino, la nostra protagonista incontra Cal, un residente del luogo, che l'aiuta dandole le giuste indicazioni. Tra i due nasce subito una simpatia spontanea che si trasforma presto in amicizia. L'uomo è sposato e ha una figlia di sei anni, Cora. La sua disponibilità e accoglienza fa sì che Mimi e il padre entrino in poco tempo a far parte della comunità, conoscendo gli abitanti e stringendo solide amicizie.

L'amore è arrivato in anticipo.

Cal e Mimi sono impegnati in altri progetti di vita. Non sono ancora pronti.

Trascorrono quattro anni dal loro primo incontro ed ecco che le loro strade si incrociano di nuovo. Mimi, a causa di eventi spiacevoli, si trasferisce a Goosebrook e...

Sarà il momento giusto per loro? Riusciranno ad andare oltre la loro amicizia o anche questa volta gli ostacoli si presenteranno sulla loro strada?

Non posso anticipare nulla, ma una cosa è certa, gli abitanti di Goosebrook si faranno amare sin dalle prime pagine, entrando nei cuori dei lettori. Saranno, insieme al romanzo, un caldo e confortevole abbraccio.

Mentre Cal e Mimi sono impegnati a inseguirsi e ritrovarsi, noi veniamo catapultati nella vita sociale di Goosebrook, innamorandoci degli abitanti e delle innumerevoli attività che vengono organizzate per tenere vivo il paese e lo spirito unitario della comunità.

Personalmente mi sono innamorata del luogo e degli abitanti molto più dei due protagonisti. Ho amato ogni personaggio e mi sono sentita parte delle loro vite. Ho tifato per le loro storie, mi sono commossa nei momenti di sofferenza e mi sono divertita in quelli più spensierati. Un'altalena di emozioni pure e delicate.

“Maybe This Time” è un romanzo piacevole e delicato. Una coccola letteraria, accogliente e mai giudicante. La storia ti avvolge e ti trasporta in un luogo confortevole dove non mancano momenti di sofferenza, come ad esempio la perdita di una persona cara o la menomazione fisica a causa di un incidente. Tematiche serie e importanti che Jill Mansell affronta con garbo e delicatezza. L'autrice si accosta a loro utilizzando una scrittura semplice e delicata, integrandoli perfettamente alla storia, evitando la trappola del pietismo e del melodramma. Grazie a questa delicatezza, si riesce a percepire la sofferenza ed a entrare in empatia con i personaggi coinvolti.

Gli avvenimenti si susseguono uno dietro l'altro velocemente; all'inizio questa cosa mi dava molto fastidio, perché avevo la sensazione che in questo modo mancasse l'approfondimento su alcuni episodi, sentimenti o emozioni. Continuando la lettura, invece, ho pensato che questo susseguirsi poteva rappresentare su carta, lo scorrere veloce dell'esistenza. La vita non si ferma, neanche quando accade qualcosa di grave, continua ad andare avanti, così come le vite delle persone. La narrazione, in questo modo, procede in maniera fluida, coinvolgendo anche noi lettori in questo scorrere continuo, come i dialoghi che sono veloci, frizzanti e in alcuni casi ironici e divertenti.

Devo essere sincera, non mi sono innamorata follemente della storia tra Cal e Mimi. Ho trovato che ci fossero troppi “non detto” e poco dialogo tra i due. Ho amato, invece, l'atmosfera del romanzo e del paese, quel senso di comunità che si respira in ogni angolo, strada e pagina del libro. Ma più di tutti, ho amato alcuni personaggi come Cora, Lois, Marcus, il cane Otto e, difficile a credersi, anche quell'egocentrico e scorbutico di CJ. Uno scrittore di successo che non si esime dall'esprimere la sua opinione, anche quando non è richiesta, e i dialoghi tra lui e Mimi sono tra i più divertenti, frizzanti e ironici del romanzo.

Ogni personaggio presente nel libro porta in sé una ferita, una cicatrice nell'anima che li segna profondamente, ma tutti reagiscono con forza, coraggio e un pizzico di ironia. Nessuno di loro perde mai la speranza.

“Forse questa volta” è il titolo perfetto per questa storia, per il destino dei protagonisti e degli altri personaggi, perché tutti troveranno la forza di rialzarsi dalle brutte cadute della vita, riprendendo in mano la loro esistenza, regalandosi un'altra opportunità per tornare a vivere e amare.

L'amore trova sempre la strada per raggiungerci...prima o poi.

Forse questa volta...

O forse domani...

O chissà...

In attesa,

buona lettura.



Marianna Di Bella




(Gifted by) Ringrazio la Casa Editrice per la copia del libro

martedì 8 ottobre 2024

Recensione: "La casa del carrubo" - Barbara Bellomo

 

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Titolo: La casa del carrubo

Autrice: Barbara Bellomo

Editore: Salani



Buongiorno lettori.

Leggendo il mio blog, avrete sicuramente capito che prediligo le storie ambientate durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale. Leggo romanzi, saggi, biografie, qualsiasi testo che mi aiuti a conoscere e comprendere questo periodo storico complesso, ricco di eventi e storie, alcune ancora poco conosciute.

Ogni testo mi aiuta ad ampliare la mia conoscenza, accendendo la mia curiosità e la voglia di continuare a conoscere e studiare.

Quando in libreria uscì il testo “La casa del carrubo” di Barbara Bellomo, non sentì subito il desiderio di leggerlo.

Ancora oggi non so spiegarmi il perché di questa “non scelta”. Ricordo solo di averlo segnato nella lista dei testi riguardanti il secondo conflitto mondiale e di averlo dimenticato. Un giorno, gironzolando tra gli scaffali della biblioteca comunale, mi imbatto in questo testo e, senza pensarci due volte, lo prendo in prestito. Inizio a leggerlo e, in poco tempo, mi ritrovo coinvolta e conquistata dalla storia e dai suoi personaggi.

Sfoglio le pagine e magicamente mi ritrovo in Sicilia nel 1943. Un momento storico di vitale importanza per le sorti del secondo conflitto mondiale. Le forte alleate sono in una fase di stallo e stanno cercando il modo di aprire altri fronti per accerchiare l'esercito tedesco.

Il 23 gennaio del 1943, a Casablanca, i grandi esponenti politici e militari delle forze alleate (Churchill, Roosevelt, Charles De Gaulle, il generale britannico Harold Alexander e il generale americano Dwight Eisenhower) si riuniscono per discutere e dare forma ad un nuovo e importante piano d'azione: l'operazione Husky, vale a dire lo Sbarco in Sicilia.

Non mi dilungherò sulle questioni puramente tecniche e militari, mi concentrerò, invece, sulla trama e i personaggi di questo romanzo

È il 15 aprile del 1943 e le forze alleate colpiscono in maniera violenta, la città di Catania, distruggendo edifici e uccidendo centinaia di civili.

Poi un nuovo boato. Un muro si squarcia e una profonda fenditura si apre minacciosa sulla volta sopra le loro teste. Polvere bianca e impalpabile scende giù, copiosa, riempiendo la stanza di una nuvola che toglie il respiro.”

(citazione tratta dal testo)

In pochissimo tempo la vita di molte persone viene stravolta, in particolare quella di Vittorio Floridia e della sua famiglia.

È strano vivere in guerra, considera. Se ne parla tanto, ma fino a quando non bussa alla tua porta sembra sempre meno cattiva di quel che è.”

(citazione tratta dal testo)

L'uomo, un professore di latino e greco, vede in pochi secondi cambiare la sua vita. La casa viene distrutta dal bombardamento e i suoi familiari feriti. Vittorio si rende conto che se vuole salvare la sua famiglia, deve mandarli via dalla città, in un luogo lontano e possibilmente al sicuro dalla morte e dalla fame. Decide così di accettare l'invito del suo amico Luigi Villalba che vive in campagna nella casa del carrubo.

Agata, la moglie, e i suoi tre figli, Luca, Elena e Michele, partono per primi, mentre lui li seguirà in un secondo momento, perché vorrebbe recuperare i risparmi di una vita, prima che arrivino gli sciacalli per fare incetta di tutto ciò che trovano.

La famiglia si mette in viaggio in uno stato di shock e terrore, consapevoli che quella è l'unica soluzione possibile. Arrivati alla casa del carrubo, si rendono conto che quello non è un semplice nome, ma si riferisce al grande albero che spicca al centro del terreno. Un albero maestoso che troneggia sulla proprietà e sui suoi abitanti.

Luigi Villalba non è solo il proprietario della casa, ma anche un uomo che nasconde la parte più passionale e combattiva del suo essere, insieme ad un passato e un segreto che saranno il cuore di questo romanzo. L'uomo vive nella grande casa insieme alla sorella Assunta, alla nipote Nunzia e alla governante Lina.

Personaggi che intrecceranno le loro vite in maniera forte ed emozionante, accomunati non solo dal contesto storico, ma anche dagli effetti della guerra e da molteplici segreti che vi invito a scoprire. Non procederò oltre nel continuare a raccontarvi la trama, perché farlo vorrebbe dire svelare troppo di questo romanzo. Ogni singolo evento e ogni personaggio sono strettamente legati e correlati tra loro e parlare di uno, vorrebbe dire anticipare e svelare la storia dell'altro. Quindi, lascio questo immenso vuoto per dare a voi l'opportunità di riempirlo, lasciandovi coinvolgere dai destini dei singoli personaggi.

“La casa del carrubo” è un romanzo che racchiude, al suo interno, alcuni fatti storici realmente accaduti, insieme ad avvenimenti e personaggi inventati. I grandi personaggi della storia si intrecciano ai destini e alle vicende dei civili, mostrandoci un capitolo storico importante: lo Sbarco in Sicilia degli Alleati.

Da questo connubio prende vita una storia emozionante, coinvolgente e interessante. L'autrice, Barbara Bellomo, utilizza una scrittura fluida, semplice che non si perde dietro ghirigori narrativi e alte elaborazioni lessicali ma, narra in maniera chiara, sincera e diretta, quelli che sono i fatti rendendoli, in questo modo, più reali per chi legge. I capitoli sono brevi e questo permette a noi lettori una lettura dinamica e mai pedante, permettendoci di entrare velocemente nel cuore della storia.

I personaggi sono ben costruiti e tutti hanno in comune un segreto da custodire e un passato da affrontare. Alcuni di loro mi hanno intrigata di più rispetto ad altri che, pur avendo un ruolo importante per lo svolgersi della storia, non hanno saputo trasmettermi molto a livello emotivo, lasciandomi per lo più indifferente.

I personaggi che mi hanno maggiormente colpita sono: Don Luigi, un uomo e un combattente costretto, dal periodo storico, a mettere a tacere una parte di sé ma, durante la storia, ritroverà se stesso e i suoi ideali. Nunzia, invece, è una ragazza, curiosa, ribelle e libera rispetto all'epoca storica, costretta a cambiare e maturare in maniera repentina e traumatica, così come traumatica sarà la crescita di Elena che da personaggio quasi bambinesco e per nulla incisivo, durante l'evolversi della storia acquisirà più presenza scenica e, devo essere sincera, è il personaggio che ho riscoperto e apprezzato. Infine, c'è il tenente Sullivan, che passando attraverso il dolore e la delusione capirà che tutto ciò a cui più ambiva, in realtà non gli porta nulla se non la consapevolezza che quella guerra reca con sé solo morte e distruzione. Le cui vittime sono sempre e solo anime innocenti.

È importante ricordare e affrontare il passato per liberarsi dai segreti che divorano l'anima, influenzando i destini. Comprendere gli sbagli e, possibilmente correggerli, vuol dire non ripetersi, non tornare a compiere lo stesso errore. È facile? No, e dagli ultimi eventi storici direi che non abbiamo capito nulla di ciò che i nostri nonni hanno affrontato per renderci liberi.

Però possiamo continuare a provare a cambiare, ad andare avanti.

La vita, pensa, è troppo breve per non godere dei singoli momenti di felicità che ci riserva.”

(citazione tratta dal testo)

Buona lettura.



Marianna Di Bella