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lunedì 12 dicembre 2022

Recensione: "Lettere di Charlotte Brontë 1829 -1847 vol.1" - Charlotte Brontë


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Titolo: Lettere di Charlotte Brontë 1829 - 1847 vol.1

Autrice: Charlotte Brontë 

Traduttrice: Alessandranna D'Auria

Editore: Darcy Edizioni


Leggere lettere rappresenta, per me, un modo per comprendere meglio le persone, perché scrivere aiuta a svelare il lato più profondo e sensibile di sé, quello che spesso si nasconde per paura o timidezza.

Ho sempre amato leggere e scrivere lettere. Mi ricordano l'adolescenza e quella trepidante attesa nel ricevere i messaggi delle amiche di penna sparse per l'Italia. Sedute alla scrivania a studiare, ogni tanto ci fermavamo a sognare a occhi aperti il nostro futuro e a scriverlo alle nostre amiche. Parlavamo di noi, della vita quotidiana, dei primi timidi amori che nascevano tra i banchi di scuola. Riversavamo sui quei fogli le nostre confidenze, condividendo pensieri, sogni, emozioni.

Sono passati anni da allora, eppure quella sensazione di felicità, nell'aprire una lettera e ritrovarvi le parole scritte dalle amiche, è rimasta indelebile nella mia mente.

Quando ho iniziato a leggere l'epistolario di Charlotte Brontë, ho avuto la sensazione di rivivere quell'emozione. Sfogliare le pagine è stato come aprire una lettera dopo l'altra e conoscere, non solo la famosa scrittrice ma, soprattutto, la donna.

Conoscere i grandi scrittori attraverso la lettura della biografia mi ha sempre dato l'impressione di una costruzione fissa e impersonale, per carità, importante ai fini della conoscenza letteraria ma, personalmente, cerco, ove possibile, di conoscere e comprendere la persona che si nasconde dietro il nome. E questo epistolario, il primo di tre volumi, mi ha dato la possibilità di iniziare a conoscere una donna intelligente, forte, caparbia e intensa. Uno spirito che bramava conoscenza, evasione e la possibilità di esprimere se stessa e le sue capacità.

Charlotte Brontë conosceva bene i suoi sentimenti, e non esitò a rifiutare la proposta di matrimonio di Henry Nussey, consapevole del fatto che, per una giovane donna con poche ricchezze, rifiutare una tale proposta poteva confinarla nel definizione perenne di “zitella”.

Quanto a me, non mi conoscete; non sono il serio, grave, freddo individuo che supponete, mi credereste romantica, direste che sono satirica e severa. Tuttavia, disprezzo la falsità, e mai lo sarò, pur di sposarmi e fuggire il marchio di vecchia zitella, pur di prendere un uomo degno, che sono cosciente di non poter rendere felice.”

(citazione tratta dal testo)

Onesta, con se stessa e con Henry Nussey, affermò con convinzione di non amare l'uomo e di non essere la donna adatta per stare al suo fianco e renderlo felice. Sognava, come tutte le ragazze, di sposarsi per amore pur sapendo che età e difficoltà economiche potevano rendere difficile la realizzazione del sogno, ma una buona dose di speranza e un pizzico di caparbietà l'hanno accompagnata durante il cammino della sua esistenza.

Ma l'impresa che è senza difficoltà è quasi senza merito; c'è un grande interesse nel trionfare sugli ostacoli. Non dico che riuscirò, ma ci proverò, lo sforzo, da solo, mi farà bene.”

(citazione tratta dal testo)

Ci provò. Sempre. Come quando, ad esempio, lavorando come governante presso la famiglia Sidwick comprese di non essere adatta per quel tipo di lavoro, ma le difficoltà economiche familiari, la fecero resistere per un po' di tempo. Questa esperienza negativa le chiarì le idee riguardante i suoi obiettivi futuri: aprire e gestire una scuola per ragazze.

L'avversità è una buona scuola, i Poveri sono nati per faticare, e i Dipendenti per resistere.”

(citazione tratta dal testo)

Nel 1842, grazie a un aiuto finanziario da parte della zia Elizabeth, andò a Brussels con sua sorella Emily per studiare tedesco e poi insegnare inglese. Era felice e appagata, sentiva di appartenere a quel luogo.

La mia vita attuale è felice, così adatta alla mia natura, se paragonata con quella di un'istitutrice. Il mio tempo, sempre occupato, passa così rapidamente.”

(citazione tratta dal testo)

Purtroppo l'ennesimo ostacolo era pronto dietro l'angolo per intralciare il suo cammino, infrangendo i suoi sogni contro la realtà quando, tornata a casa, si rese conto che non poteva aprire una scuola perché Haworth era troppo distante, e raggiungerlo risultava difficoltoso per le future allieve. Rinunciare a un sogno è sempre devastante, ci si sente sperduti, senza più un appiglio per andare avanti, ma Charlotte non ebbe il tempo di fermarsi a ragionarci troppo perché i problemi di salute del padre le fecero prendere una decisione drastica, rimanere accanto al genitore per prendersi cura di lui, sollevando in parte Emily da quel peso che le gravava sulle spalle. Confinò se stessa tra le mura domestiche, diventando ben presto una prigione per la sua anima di donna e scrittrice.

So che la vita passa e non sto facendo niente, talvolta è penoso raggiungere quest'amara consapevolezza, ma non vedo oltre la nebbia. Più di una favorevolissima opportunità mi è stata offerta, ma sono stata costretta a rifiutare. Forse, quando sarò libera di lasciare casa, non sarò più capace di trovare un posto o un lavoro, forse avrò anche superato metà della vita, le mie capacità saranno arrugginite, e le mie poche conoscenze in gran misura dimenticate. Queste idee mi pungono vivamente, talvolta, ma ogni volta che consulto la mia coscienza, essa afferma che sto facendo bene a restare a casa, e amari sono i suoi rimproveri, quando agogno ad un più vivido desiderio di realizzazione.”

(citazione tratta dal testo)

La donna sentiva la vita e gli anni scivolare via velocemente. Sentiva di non aver realizzato nulla di importante; non vedeva prospettive davanti a sé e sentiva di non aver fatto un buon uso della sua esistenza. Voleva ancora viaggiare, conoscere le persone e il mondo, lavorare, essere indipendente economicamente e vivere una vita attiva.

La mia giovinezza se n'è andata come un sogno, e non ne ho fatto un grande uso. Che cosa ho fatto in questi ultimi trent'anni? Poco di prezioso.”

(citazione tratta dal testo)

Ed è più o meno così che la lasciamo in questo primo volume del suo epistolario.

Leggere le sue lettere e l'evolversi della sua storia toccano profondamente l'anima e fa male sapere a cosa ha rinunciato e quali erano i suoi pensieri nei momenti di tristezza e malinconia ma, al tempo stesso, la bellezza della sua scrittura e la profondità dei suoi pensieri ci aiutano a superare tutto coinvolgendoci completamente nella lettura. Personalmente, durante la lettura, ho avvertito spesso un senso di familiarità e confidenza, mi sono sentita parte del testo, come se le lettere fossero indirizzate anche a me e non solo ai familiari o a Ellen Nussey, sua grande amica.

Amava comunicare, scrivere e ricevere corrispondenza e le lettere da leggere sono ancora tante, infatti, l'epistolario è composto da tre volumi tradotti da Alessandranna D'Auria. Grazie al suo immenso lavoro, oggi abbiamo la possibilità di leggerle in italiano e conoscere la donna oltre che la scrittrice.

Ho apprezzato la scelta, da parte dell'editore, di dedicare ad ogni lettera una sua pagina, dandole in questo modo uno spazio ben definito. Non amo leggere libri o epistolari dove le lettere si succedono una dietro l'altra come se fossero un lungo e interminabile elenco della spesa, mi danno la sensazione di poca cura e poca attenzione verso il testo, il proprio lavoro e i lettori che comprano il libro e sono costretti a leggere un'accozzaglia di lettere.

Naturalmente, non c'è nulla da commentare o giudicare dell'epistolario perché questa è la vita di Charlotte Brontë e come tale va rispettata, però possiamo riflettere su determinati argomenti come la figura della donna nell'Ottocento, il contesto storico etc. Se osserviamo attentamente ci renderemo conto che alcune sue riflessioni sono vicine a noi più di quanto pensiamo, come ad esempio alcune emozioni, l'infrangersi dei sogni, le difficoltà familiari, la voglia di vivere e conoscere il mondo.

Il primo volume si ferma al 1847 e sappiamo benissimo che è solo l'inizio del suo epistolario e quindi solo una parte della sua vita. Io, sicuramente, non mi fermerò qui con la lettura perché è tanta la voglia di conoscere meglio Charlotte Brontë, ritrovare i suoi pensieri e quel senso di familiarità che ho vissuto in questo primo volume.

Ve lo consiglio? Assolutamente sì, perché non si può amare il libro “Jane Eyre” senza conoscere e apprezzare colei che l'ha scritto.

Non si può non conoscere Charlotte Brontë.

Buona lettura




Marianna Di Bella

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