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sabato 19 gennaio 2019

Recensione: "Figlie del mare" - Mary Lynn Bracht

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Titolo: "Figlie del mare"
Autrice: Mary Lynn Bracht
Editore: Longanesi




Ogni mattina, sulla piccolissima isola di Jeju in Corea, alcune donne si svegliano prestissimo, si dirigono in spiaggia e si immergono in acqua per ore. Scendono in profondità, nel blu intenso del mare, pescano e agilmente riemergono per tornare a immergersi di nuovo per ore e ore, fino a quando non sono riuscite a procurarsi il cibo necessario per la loro sopravvivenza e per rivenderlo al mercato. Loro non sono semplici donne, sono haenyeo: donne del mare. Donne tenute in grande considerazione per le loro capacità di resistere a lungo in apnea, scendere in profondità e mantenere meglio la temperatura corporea. Il loro non è un semplice lavoro, ma un dono che si tramanda di madre in figlia da generazioni.

Ci tuffiamo in mare come le nostre madri e le nostre nonne e bisnonne hanno fatto prima di noi per secoli. Il dono è il nostro orgoglio, perché ci rende libere di non dover rispondere a nessuno, né ai nostri padri, né ai mariti o ai fratelli maggiori, e neanche ai soldati giapponesi durante la guerra. Ci procuriamo da sole il cibo che ci basta e vendiamo il resto guadagnando con il nostro lavoro; il mare è la nostre fonte di sopravvivenza e di benessere. Viviamo in armonia con la natura...”
(citazione tratta dal testo)


Tra le haenyeo c'è anche Emi, una delle nostre protagoniste. Ha settantasette anni, molti problemi di salute e ultimamente i suoi incubi notturni l'accompagnano anche durante il giorno, rendendola irrequieta, stanca e preoccupata. La donna sa da cosa derivano quegli incubi, ma affrontarli vorrebbe dire riaprire il cassetto dei ricordi e far riemergere tutto il male che lei e la sua famiglia hanno subito negli anni passati. Quindi scaccia via il pensiero, relegando di nuovo i ricordi in un angolo buio e nascosto della sua mente, illudendosi di cancellare di nuovo il suo passato.

La mente aveva cancellato i ricordi di quel doloroso passato in modo che lei potesse crescere i suoi figli e sopravvivere. Questo, però, non aveva fermato i sogni.”
(citazione tratta dal testo)

Sogni o incubi che la porteranno a Seul a incontrare i suoi figli e a un appuntamento annuale a cui non manca mai. Qui ogni mercoledì moltissime persone, tra cui donne, manifestano affinché il governo giapponese si assuma le colpe dei crimini di guerra perpetrati contro donne innocenti, rapite e costrette a prostituirsi. Schiave sessuali derubate della dignità, dell'infanzia, della salute. Donne la cui storia è stata insabbiata dal governo giapponese che non si è mai assunto la responsabilità di un atto così atroce, privando migliaia di donne della loro dignità e delle giuste scuse. Migliaia di donne di cui ancora oggi non si conosce il destino crudele a cui sono andate incontro. Vittime innocenti. Donne senza volto. Donne senza identità, conosciute solo come “donne di conforto”.
Emi non è mai stata una donna di conforto ma è lì tra tutte quelle persone, perché qualcosa o qualcuno la lega a tutti quei destini. L'anziana donna si guarda intorno in cerca di un viso familiare. Un volto che riemerge con forza dalla nebbia dei ricordi. Il volto di una ragazza fragile e forte al tempo stesso, che ha fatto di tutto per proteggere Emi dal male e dai soldati giapponesi. Una ragazza di soli 16 anni che nel 1943 venne rapita dall'esercito giapponese, allontanata con la forza dalla sua famiglia e dalla piccola Emi. Chi è la ragazza? Presto detto, il suo nome è Hana ed è la sorella maggiore di Emi. Quella sorella di cui si sono perse le tracce da più di sessant'anni, ma a cui l'anziana donna non ha mai smesso di pensare, nonostante abbia cercato in tutti i modi di dimenticare il suo passato. Un passato che è riemerso prepotentemente per essere affrontato, perché possiamo pensare di nascondere tutto il dolore sotto la sabbia, riprendere in mano la nostra vita e fare finta di nulla, ma quello che non sappiamo è che non possiamo lottare contro il mare. Lui torna sempre e onda dopo onda fa riemergere ciò che avevamo celato sotto la sabbia. Perché il mare ci riporta ciò che era nostro, anche il dolore e allora non ci si può voltare dall'altra parte, ma dobbiamo affrontarlo, gettandoci con coraggio tra le sue acque e affrontare finalmente noi stessi. Anche per Emi è arrivato il momento di affrontare il suo passato e per noi quello di conoscere finalmente la storia di Hana.

A volte le vecchie ferite devono essere riaperte per poter guarire davvero...
(citazione tratta dal testo)

Emi e Hana saranno le due voci narranti che si alterneranno in questo splendido e struggente romanzo scritto da Mary Lynn Bracht. Due voci narranti che ci catapulteranno in due epoche storiche diverse, svelandoci non solo la storia delle due protagoniste, ma un periodo storico doloroso e violento, dove la paura e la sofferenza hanno accompagnato per molti anni i coreani, costretti a sottostare al predominio e al potere del governo giapponese. Un predominio caratterizzato da violenza e soprusi, negando ai coreani la possibilità di parlare o leggere nella loro lingua madre, trattandoli come cittadini di second'ordine, i cui diritti e la cui dignità vennero calpestati senza alcun rispetto.
Mary Lynn ha scritto un romanzo bellissimo, intenso, emozionante e profondo. La sua scrittura è fluida e le sue parole, apparentemente semplici, sono in realtà dirette ed efficaci. Parole che diventano dei veri e propri pugni che colpiscono il lettore, lasciandolo spiazzato, dolorante e con un senso di vergogna che l'accompagna per tutta la durata della lettura.
L'autrice è riuscita a trovare il giusto equilibrio tra l'alternarsi dei salti temporali e delle voci narranti rendendo la lettura scorrevole e la trama intrigante, catturando l'attenzione del lettore sin dalle prime pagine.
Il personaggio di Hana cattura letteralmente la scena, la sua storia è così dolorosa e intensa che afferra il lettore e non lo lascia andare fino alla fine del romanzo, portandolo con sé e facendogli vivere tutte le umiliazioni, i soprusi e le violenze subite, costringendolo a guardare dritto negli occhi del nemico, a vivere in prima persona le violenze e a non arretrare mai di fronte al dolore.
Riuscirà Hana a sopravvivere? Emi ritroverà Hana?
Non voglio svelarvi nulla perché il romanzo va letto e vissuto intensamente.
Seguite Emi e Hana, tuffatevi tra le acque della piccola isola di Jeju, immergetevi con le donne haenyeo, riportate alla luce le voci silenziose delle donne di conforto e fatevi avvolgere dalla bellezza del romanzo, ne uscirete diversi e consapevoli che dal passato si può imparare e migliorare, ma soprattutto non si deve dimenticare.
Buona lettura!!



Marianna Di Bella


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