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giovedì 11 aprile 2019

Recensione: "Miss Miles" - Mary Taylor

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Titolo: Miss Miles
Autrice: Mary Taylor
Traduttrice: Alessandranna D'Auria
Editore: Darcy Edizioni



Il romanzo di oggi, ci catapulterà indietro nel tempo, esattamente nel 1830 a Repton, un piccolo villaggio situato nella regione dello Yorkshire. Il villaggio è attraversato da un ruscello e da un lungo viale che rendono il paesaggio tipico e caratteristico. La fabbrica, la chiesa, il vicariato e il negozio di John Miles sono gli edifici di maggior attrazione, e la vita sociale ruota intorno a questi edifici.
In questo piccolo villaggio, apparentemente tranquillo, si stanno per incrociare le vite e i destini di quattro donne. Quattro donne appartenenti a ceti sociali diversi, con caratterialità ben distinte ma accomunate da un destino avverso che le porterà a lottare per la propria sopravvivenza, prendendo in mano le redini della propria esistenza e lottando contro le convenzioni sociali e morali dell'epoca che consideravano la donna poco e nulla, e solo in funzione di un marito o di un padre.
Sarah Miles è la protagonista principale e il fulcro del romanzo. La ragazza è figlia del negoziante John Miles, trascorre le giornate tra le pulizie di casa e cantando con gli amici. È tranquilla e i suoi sogni sono modesti, vorrebbe studiare, lavorare e farsi strada nella vita, trovando il suo posto nel mondo. Seguire la sua storia ci permetterà di comprendere meglio, non solo i suoi pensieri, ma anche la vita dell'epoca. La vedremo crescere, maturare, trovare la sua strada sempre accompagnata da due genitori presenti e attenti al buon nome della figlia.
Maria Bell si è da poco trasferita nel villaggio, dopo la morte di entrambi i gentori, e sa che per sopravvivere deve lavorare. Decide così di trasferisi, affittare una casa e insegnare alle signorine di Repton. La donna dovrà affrontare molte problematiche, come ad esempio la solitudine, la depressione, il poco lavoro e la fame, ma la donna è forte e non si arrenderà tanto facilmente.
Trasferendosi a Repton, Maria ha lasciato la sua migliore amica Dora Wells ad affrontare il suo destino avverso e cattivo. La sua vita è segnata da problematiche, disperazione, fame e povertà, dovrebbe cercare lavoro ma materialmente non sa fare nulla o non vuole fare nulla?
E per finire conosceremo la piccola Amelia Turner, cugina di Maria, appartenente a una famiglia ricca che purtroppo cade in disgrazia e semi povertà. La ragazza vorrebbe lavorare per risollevare le sorti familiari ma la morale di quegli anni e l'opinione negativa della sua famiglia la faranno desistere dal suo proposito, considerato poco giudizioso e scellerato, rendendola insicura e sopraffatta alle decisioni degli altri.

Era questo il destino delle donne? Non era altro che l'egoista crudeltà in fondo a tutta l'attenzione profusa su di loro? Si ribellò profondamente contro il suo destino. Da allora inanzi sospettò di tutti e non credette più a nessuno. Si sarebbe irrigidita contro la regola, non apertamente, ma costantemente.”
(citazione tratta dal testo)

Sarah, Maria, Dora e Amelia vivranno sulla loro pelle le restrizioni dell'epoca, costrette a rimettersi al volere e alle decisioni degli uomini e della famiglia di appartenenza. Non hanno diritti, non possono decidere autonomamente della propria vita, non possono studiare ed essere indipendenti economicamente e intellettivamente.
Grazie alla penna di Mary Taylor, avremo l'opportunità di segurie le storie delle quattro donne durante l'arco della loro vita scoprendone pensieri, decisioni e cambiamenti.
“Miss Miles” è l'unico romanzo scritto dall'autrice e pubblicato nel 1890. È considerato uno dei manifesti femministi dell'Ottocento e questa è la prima pubblicazione in italiano, grazie al lavoro di traduzione di Aessandranna D'Auria.
Mary Taylor è stata, non solo la migliore amica di Charlotte Brönte, ma una donna indipendente che non ha mai permesso che qualcuno la ingabbiasse in un matrimonio non voluto. Ha scelto l'indipendenza, viaggiando e lavorando in giro per il mondo.
Quest'unica opera ha risentito dell'inesperienza letteraria e narrativa dell'autrice, infatti, la lettura è difficile e faticosa, dovuta a uno stile onnisciente che risulta spesso incomprensibile al lettore, constringendolo a tornare più volte sugli stessi passaggi per comprendere il significato delle descrizioni e dei dialoghi, che risultano confusionari ed ermetici. Spesso non si capisce chi sta parlando, e si avverte la netta sensazione che la scrittrice non si preoccupa del lettore, lasciandolo all'oscuro delle sue intenzioni, dando per scontati alcuni passaggi
Lo stile narrativo è diretto, distaccato e secco, non si perde dietro sentimentalismi o pietismi, anzi, l'autrice narra i fatti così come avvengono, rendendo un quadro reale e veritiero della vita all'interno del romanzo.
La lettura non è fluida e spesso i personaggi si avvicendano e si alternano in maniera incomprensibile, sembrano inseriti a forza all'interno della storia. Le quattro donne sono ben costruite, ognuna con una sua caratterialità ben definita, ma gli altri personaggi non sono particolarmente delineati o evidenziati, non lasciano il segno e molti di loro risultano essere ambigui e negativi.
La lettura di questo romanzo non è semplice e sono convinta che molti desisteranno durante la lettura, anch'io ho avuto la stessa sensazione, indecisa se continuare o meno. La lettura difficile, incomprensibile e noiosa in alcuni passaggi e l'inesperienza dell'autrice non hanno aiutato, e devo essere sincera ho resistito per un solo motivo: la fotografia reale dell'epoca. La fotografia sulla condizione sociale delle donne. L'autrice, infatti, ci offre un quadro attento e preciso sulle problematiche delle donne appartenenti a qualsiasi ceto sociale, sulla loro mancanza di diritti, il divieto di frequentare la scuola come gli uomini, la difficoltà nel lavorare e vivere autonomamente e in funzione di un matrimonio. Una fotografia reale sull'annullamento sociale e vitale delle donne, ostacolate e derise da uomini che le considerano vuote e incapaci di qualsiasi cosa. Tutto questo mi ha fatto desistere dal voler abbandonare la lettura e mi ha spinta a non arrendermi di fronte alle difficolta e a scoprire una realtà molto lontana dalla nostra. Ricordandoci quanto è importante lottare per i propri diritti, per se stesse e la propria vita.

Dopo tutto, la nostra felicità è tutta nelle nostre mani. Ci serve poco. E non dobbiamo permettere che le nostre menti rimuginino troppo sulla possibilità che quel poco ci deluda. I pensieri vanno messi in atto e basta. Quanto non ci resta niente da fare, dovremmo prepararci a sfidare il destino.”
(citazione tratta dal testo)

Come sempre lascio a voi la scelta di leggere o meno il testo, ricordandovi di non arrendervi mai.
Buona lettura!!




(Marianna Di Bella)



(Gifted by) Ringrazio la traduttrice per la copia del libro.

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