Titolo: A Roma non ci sono le montagne.
Il romanzo di via Rasella:
lotta, amore e libertà
Autrice: Ritanna Armeni
Editore: Ponte alle Grazie
Scrivere per imprimere su carta eventi che hanno influenzato e cambiato la Storia.
Scrivere per ricordare e per ridare voce a una memoria storica che non deve essere dimenticata o sotterrata sotto strati di ignoranza e indifferenza.
Scrivere per far rivivere e conoscere un evento storico che ha segnato, in maniera indelebile, il nostro Paese.
Grazie al lavoro e alla ricerca di alcuni scrittori, storici e giornalisti, oggi possiamo leggere e conoscere, in maniera approfondita e dettagliata, gli eventi che hanno caratterizzato e cambiato il nostro Paese.
Ritanna Armeni è una giornalista e saggista che negli anni ha scritto dei testi significativi che hanno analizzato alcuni episodi storici molto importanti. Nel suo ultimo libro “A Roma non ci sono le montagne”, ad esempio, ha raccontato, utilizzando la forma del romanzo. uno degli episodi più emblematici, riguardanti la città di Roma: l'azione partigiana a Via Rasella.
Tutti sappiamo cosa è accaduto il 23 marzo 1944 a via Rasella.
Tutti conosciamo l'attacco dei partigiani contro un reparto delle forze d'occupazione tedesche.
Tutti sappiamo quali sono state le conseguenze a questo gesto di resistenza; ma se qualcuno ancora ignora questo evento storico o, semplicemente vuole approfondirlo, immergendosi nella scrittura dell'autrice, allora vi consiglio di prendere il libro, rilassarvi e iniziare a leggere, perché il viaggio che intraprenderete sarà intenso e altamente istruttivo.
Roma, 23 marzo 1944
Sono le prime ore del pomeriggio e la gente sta pranzando o ha terminato e si sta riposando.
“L'ora in cui il silenzio è rotto di tanto in tanto solo dalla voce della radio.”
(citazione tratta dal testo)
Lungo via Rasella c'è silenzio e nessuno si aggira per la strada, ad eccezione di uno spazzino che con il suo carretto si ferma al numero 156, precisamente davanti al Palazzo Tittoni, ed è intento a svolgere il suo lavoro di pulizia; ma se ci fermiamo ad osservare meglio, notiamo che in realtà, l'uomo lo sta facendo in maniera approssimativa e senza alcuna particolare cura. Si guarda intorno, come se stesse aspettando qualcuno; avrete sicuramente capito che l'uomo fa parte della resistenza romana. Lui è Rosario Bentivegna, detto Sasà e nome di battaglia Paolo. Ha 22 anni, studente di medicina e membro dei Gap, il gruppo di azione patriottica. Un'organizzazione armata del partito, il cui scopo è liberarsi dei nazisti che occupano Roma.
L'organizzazione è formata da piccoli gruppi, che si muovono autonomamente nella città e il cui compito consiste nel colpire i posti di comando tedeschi. Devono attaccare velocemente e inaspettatamente, in modo da cogliere di sorpresa i nazisti, minando, in questo modo, la loro mania d'invincibilità.
I partigiani che partecipano a questi gruppi di azione devono possedere dei requisiti importanti, come ad esempio, resistenza fisica, sangue freddo, capacità di sparare e scappare immediatamente, devono essere disposti a sacrificare molto delle loro vite, in primis la famiglia, perché devono entrare in clandestinità e non avere un posto fisso dove mangiare o dormire.
“Non tutti potranno partecipare. Chi ne farà parte deve possedere calma, sangue freddo e tanta resistenza fisica...Essere capace di sparare e sparire in pochi secondi. Di colpire senza tregua, tutti i giorni. Dobbiamo selezionare i migliori. Deve essere chiaro, dobbiamo saperlo tutti: un gappista non avrà più famiglia, né un posto fisso dove mangiare, dormire o dove incontrare gli amici. E non potrà rivelare per nessun motivo il suo nome. Entrerà in clandestinità.”
(citazione tratta dal testo)
Rosario Bentivegna viene scelto per questo compito, proprio perché possiede queste caratteristiche. È un ragazzo di corporatura robusta, sa mantenere la calma ed è veloce a fuggire.
“Per concentrarsi abbassa lo sguardo. È stato scelto per questo: perché è robusto, perché quando corre stabilisce record da atleta, perché riesce a rimanere lucido anche dopo due giorni di digiuno. Perché sa mantenere la calma nelle situazioni più difficili. Perché di lui si fidano.”
(citazione tratta dal testo)
Suo è il compito di accendere la miccia della carica esplosiva presente del bidone dell'immondizia, ma non sarà l'unico partecipante, perché per questa azione audace e ad alto rischio servono tutti i membri dei quattro piccoli gruppi che formano il Gap di Roma. Ognuno con un compito ben preciso.
Un compito che porteranno a termine nonostante gli imprevisti che metteranno a rischio l'intera azione.
Un azione che vi invito a leggere e scoprire attraverso questo testo, perché Ritanna Armeni, scegliendo la forma del romanzo, permette a ogni lettore di entrare nel vivo della scena e nel cuore della storia, diventando il testimone diretto e principale dell'evento.
“Quella in via Rasella non è un'operazione come le altre. Questa volta sono impegnati tutti e quattro i Gap centrali. Dodici di loro sono sulla strada. Ma altri cinque nei giorni precedenti hanno preparato l'azione, una vera azione di guerra. Una battaglia come mai è stata combattuta nella città occupata dopo l'8 settembre.”
(citazione tratta dal testo)
“A Roma non ci sono le montagne” è un libro bello e importante. Io l'ho apprezzato in ogni sfumatura, regalandomi momenti di pathos, rabbia, solidarietà e molti elementi su cui riflettere.
Ritanna Armeni ci ha donato, grazie alla sua scrittura e alla sua attenzione ai particolari, un romanzo molto importante perché evidenzia, in modo particolare, il lato più intimo e personale di ogni partigiano protagonista. Questo ci permette di conoscerli meglio e capire il loro vissuto, i loro ideali e le azioni intraprese per cacciare gli oppressori e riconquistare la libertà. Partigiani, ma prima di tutto giovani, per lo più studenti universitari, che nel 1943 con l'armistizio e l'occupazione tedesca, non esitano a lasciare studi, casa, famiglia e protezione per entrare in clandestinità e lottare contro il nemico comune. Ragazzi che hanno donato parte della loro giovinezza e spensieratezza per liberare Roma.
Hanno lottato strenuamente andando spesso incontro alla morte.
Hanno dato loro stessi per tutelare un valore fondamentale: la libertà.
Esplorando la loro sfera personale e psicologica, l'autrice li rende più vividi e concreti ai nostri occhi, rendendo il testo ancora più bello ed emozionante.
In ogni libro di Ritanna Armeni si evince un grande studio storico e un'attenzione particolare ai dettagli. Solitamente, ogni capitolo è diviso in due momenti temporali: passato e presente narrativo. Il passato si distingue dal presente narrativo, perché è posto alla fine del capitolo ed è scritto in corsivo. Una netta distinzione che permette al lettore di avere una visione chiara degli elementi storici e di quelli “romanzati”. In questo testo, la divisione tra passato e presente nei capitoli, si focalizza, in particolare, su ogni singolo componente dell'azione a via Rasella e sulle loro azioni personali e collettive durante la fase della Resistenza romana.
Ogni capitolo, inoltre, scandisce il tempo che separa i partigiani e noi lettori, dall'orario dell'azione. Ore e minuti che scorrono lentamente, creando pathos e tensione; trascinando il lettore all'inevitabile epilogo che tutti conosciamo ma che non ci siamo mai fermati a osservare con attenzione e interesse.
“Ma possiamo, anche oggi, dopo tanti anni e tante interessate menzogne, percorrere le strade di Roma e ricordarli. Una giornata di marzo. Carla all'angolo della strada che attende. Gli occhi immobili. Le mani contratte. Cola che si toglie il cappello per dare il segnale. Sasà che apre il bidone. Gli altri, le armi in mano, pronti a intervenire. L'odio per l'esercito, che ha tolto dignità alla città, che passa arrogante e minaccioso. La voglia di libertà che il pericolo, la paura non riescono a sopire. E poi l'esplosione.”
(citazione tratta dal testo)
Personalmente, ritengo che Ritanna Armeni scriva magnificamente e anche questa volta ha donato a noi lettori un testo intenso, bello e necessario. Un testo su cui riflettere seriamente. Un libro da leggere e custodire per preservare la memoria storica di questo Paese che tende a dimenticare troppo facilmente.
Buona lettura.
Marianna Di Bella
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