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lunedì 27 giugno 2022

Recensione: "Finché il caffè è caldo" - Toshikazu Kawaguchi

 

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Titolo: Finché il caffè è caldo

Titolo Originale: Coffee Ga Samenai Uchini

Autore: Toshikazu Kawaguchi

Editore: Garzanti




Buongiorno lettori,

oggi voglio portarvi con me a visitare una caffetteria speciale. Un luogo magico e accogliente dove il tempo sembra non scorrere mai e dove si può mangiare, gustare un caffè e tornare indietro nel tempo.

Sì, avete letto bene, potete tornare indietro nel tempo, non ci credete? No? Allora forza, preparatevi e andiamo, dobbiamo solamente raggiungere il Giappone, più precisamente la città di Tokyo. Qui si trova, in una stradina poco conosciuta, la caffetteria che dobbiamo visitare.

Eccola! Ora basterà entrare, scendere le scale per ritrovarsi in un locale piccolo ma confortevole, con un arredamento non proprio moderno, composto da tre tavolini e un bancone. Sediamoci e lasciamo che la storia, di questo dolce romanzo, prenda vita. Ci basterà aspettare poco per assistere a questo evento straordinario e, ammettiamolo, sognato da tutti.

Chi non vorrebbe viaggiare indietro nel tempo per ritrovare i cari che abbiamo perso e amato, per rimediare a uno sbaglio o per risolvere dei problemi? Lo vorremmo tutti, ma abbiamo paura ad ammetterlo perché crediamo che sia una cosa impossibile, ma non qui. No, qui si può fare. Come? Aspettate ancora un pochino, lasciamo entrare i protagonisti del romanzo, coloro che daranno anima e corpo a questo luogo e che ci spiegheranno come sia possibile viaggiare nel tempo.

Vi vedo ancora titubanti. Allora, vedete quella donna vestita di bianco, seduta sola a un tavolino che legge come se intorno a lei non ci fosse nessuno? La sedia dove è seduta è l'unico mezzo che permette il viaggio, ma non basta sedersi, non è così semplice, perché per farlo occorrerà seguire delle regole rigide e ben precise e il compito di spiegarle spetta a Kazu, la cameriera del locale e cugina di Nagare e Kei, i proprietari della caffetteria.

...Kazu si presentò portando un vassoio d'argento con una caffettiera d'argento e una tazza di caffè bianca.”

(citazione tratta dal testo)

Le regole sono tantissime e devono essere rispettate scrupolosamente, altrimenti si rischia di rimanere intrappolati nel tempo.

Le regole sono:

“Prima regola: Le uniche persone che si possono incontrare nel passato sono quelle entrate nel caffè.

Seconda regola: Qualunque cosa si faccia quando si è nel passato, non si può cambiare il presente.

Terza regola: Per tornare nel passato, bisogna sedersi solo e unicamente su quella sedia.

Quarta regola: Quando si torna nel passato bisogna restare su quella sedia e non ci si può muovere di lì.

Quinta regola: C'è un limite di tempo...”

(citazione tratta dal testo)

Finché il caffè è caldo” è il limite di tempo per poter rimanere nel passato. Un tempo breve ma, credetemi, sufficiente per poter esprimere i propri sentimenti, verità celate, insomma per poter dire tutto ciò che non è stato detto.

Serve coraggio per dire quello che va detto.”

(citazione tratta dal testo)

Si può dire tutto, con la consapevolezza che tutto ciò che verrà fatto e detto nel passato non cambierà il presente. Lo so, può sembrare inutile fare un viaggio che non porti a nulla di concreto, ma leggendo la storia e ascoltando i racconti di coloro che hanno viaggiato, vi renderete conto che ognuno di loro torna diverso, pieno di speranza per se stesso e la propria vita, comprendendo che il presente è l'unica cosa certa, un dono da vivere senza rimpianti o ripensamenti e che il futuro è un mistero ancora da scoprire. Un futuro che dipende da noi e dalle nostre scelte, ricordandoci che bisogna sempre credere nei propri sogni e, soprattutto, credere in se stessi. Allora sì che il viaggio avrà un significato importante e vitale, come lo è stato per Hirai che decide di tornare indietro per rivedere la sorella e lenire il suo senso di colpa; Kōtake torna per aiutare il suo amore e ritrovare sé stessa. Fumiko, invece, lo fa con la speranza di parlare in modo chiaro con il fidanzato, mentre Kei...no, non voglio svelarvi nulla e neanche accennare a un piccolo dettaglio perché è il viaggio che mi ha emozionata di più per la delicatezza della sua storia e mi piacerebbe che foste voi a scoprirlo.

Kazu è ancora convinta che, se vuole, la gente troverà sempre la forza per superare tutte le difficoltà che si presenteranno. Serve solo cuore. E se quella sedia ha il potere di cambiare il cuore delle persone, di sicuro un senso deve averlo.”

(citazione tratta dal testo)

Finché il caffè è caldo” è un romanzo che ho amato, semplice, delicato, arrivato in un momento particolare della mia vita in cui avevo bisogno di un piccolo raggio di sole e speranza, un abbraccio caldo e confortevole, un testo che riuscisse a rincuorarmi facendomi sentire al sicuro. Avevo bisogno di un coccola letteraria e il libro è arrivato magicamente come un dono da parte di una persona cara.

...sono molto felice per la vita che mi hai dato.”

(citazione tratta dal testo)

Il libro è suddiviso in quattro capitoli che raccontano i viaggi di Hirai, Fumiko, Kōtake e Kei. Storie che si snodano tutte all'interno del locale. I personaggi sono ben delineati e creati con garbo e semplicità, riuscendo a suscitare nel lettore una forte empatia verso le loro storie. Io ho apprezzato, in maniera particolare, i personaggi di Kei per la sua sensibilità, forza, speranza e il suo saper vivere felice; e il personaggio di Kazu, una ragazza chiusa che cela la sua profondità d'animo e sensibilità dietro un apparente distacco verso gli altri.

La scrittura è piacevole, pulita e delicata. Ogni storia lascia molti spunti di riflessione interessanti, in particolare, su come affrontare il dolore senza lasciarsi sopraffare da esso, ricordandoci di vivere e apprezzare il presente, di non perdere la speranza altrimenti si rischia di indurire la propria anima, anestetizzando i sentimenti e lasciandosi sopraffare dai rimpianti e dalla rassegnazione.

Un libro intriso di speranza, sentimenti e quel realismo magico che abbiamo imparato ad amare nella letteratura giapponese.

Se vi aspettate un romanzo ricco di ritmo e azione, allora non è il libro adatto a voi, se invece amate i romanzi delicati in grado di regalarvi emozioni pure e mai banali, allora non esitate a leggerlo e preparatevi a viaggiare nel tempo insieme a Kei, Fumiko e gli altri personaggi.

Io mi lascerò cullare ancora per un po' tra le sue pagine per ritrovare quella sensazione di serenità, piacevolezza e delicatezza che ho vissuto durante la lettura.

Buon viaggio a tutti voi!



Marianna Di Bella

mercoledì 22 giugno 2022

Recensione: "L'equilibrio delle lucciole" - Valeria Tron

 

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Titolo: L'equilibrio delle lucciole

Autrice: Valeria Tron

Editore: Salani Editore



Ci sono libri che hanno la capacità di sfiorare e far vibrare l'anima di chi li legge. Arrivano silenziosamente, muovendosi lievi come una brezza leggera che avvolge, abbraccia e culla il lettore sussurrandogli all'orecchio storie intense e delicate. Storie in grado di regalare momenti indimenticabili, ma anche di profonda riflessione e insegnamento.

“L'equilibrio delle lucciole” di Valeria Tron ha rappresentato, per me, tutto questo. Leggerlo è stato come ritrovarmi seduta ai piedi di un albero, circondata dalla natura ma, soprattutto, da una serenità interiore dimenticata da tempo. Immergermi tra le sue pagine mi ha isolata da tutto, in particolare dai problemi quotidiani e di salute, dallo stress, dal dolore, che mi hanno allontanata da quella parte di me che cercavo di recuperare da tempo: le mie radici e il giusto equilibrio tra passato e presente.

Ho preso il libro, mi sono seduta, l'ho aperto e l'ho lasciato parlare. Le parole hanno preso vita e, come un soffio di vento, mi hanno raccontato di storie, amori, delusioni, attese, sofferenze. Mi hanno parlato di vita, speranza, fiducia.

Mi hanno parlato ed io ho ascoltato...in silenzio.

Adelaide torna, durante una bufera di neve, nella piccolo borgo in cui è nata, tra le montagne della Val Germanasca. Cerca un rifugio dove curare il suo cuore ferito dalla fine una relazione, ma anche un posto tranquillo dove poter mettere in ordine i propri pensieri e decidere con calma cosa fare della sua vita e del suo futuro. Ad attenderla c'è Nanà, una donna di più di novant'anni, riservata, legata alle montagne, alla natura, alle tradizioni e al dialetto che ancora parla: il patois. La donna parla poco, ma è piena di speranza, attenta alla vita e forte come solo i grandi e saggi alberi sanno essere.

C'è un richiamo nella lingua madre: scavalca le nebbie e i vuoti, sorvola il dolore e la solitudine dei pensieri e ti riporta a casa, ovunque tu sia stato fino a quel momento.”

(citazione tratta dal libro)

Nanà è l'ultima custode di un piccolo borgo che va piano piano scomparendo, ma che negli anni ha visto nascere amori, amicizie, sofferenze, risate. Un luogo che ha assistito a nascite, matrimoni, partenze, al suo lento spopolamento e a un cambiamento preoccupante della natura. Un posto che sta morendo.

Una borgata sopravvive di piccoli momenti condivisi e di attenzioni reciproche; altrimenti si sgretola e diventano solo case.”

(citazione tratta dal libro)

Nanà non è solo l'ultima custode di un borgo di poche case disabitate da tempo, lei è la custode dei ricordi e delle vite che hanno animato la sua esistenza e quella del paese. Lei è la chiave, colei che tiene il filo che lega tutte le esistenze delle persone che hanno vissuto lì e che segneranno, con i loro ricordi, la strada che aiuterà Adelaide a ritrovare se stessa e a tornare a casa. Perché:

Si torna alla propria radice come si può.”

(citazione tratta dal libro)

Ogni punto di partenza ha bisogno di un ritorno. Meizoun.”

(citazione tratta dal libro)

Il ritorno di Adelaide, protagonista e voce narrante del libro, è doloroso, non solo per la fine della sua relazione, ma perché rimettere piede, dopo tanto tempo, nella vecchia casa familiare, vuol dire venire assalita dai ricordi, quelli dolci e pieni di amore e felicità, ma anche quelli dolorosi, come ad esempio la morte del padre e dell'amata Memè. Sarà Nanà a guidarla tra i ricordi attraverso un piccolo segreto che solo lei e Levì conoscono: uno sgabuzzino. Sì, avete letto bene, un semplice sgabuzzino, situato in una normalissima camera da letto che custodisce al suo interno un tesoro di inestimabile valore. Basterà aprirlo per venire investiti da una folata di vita e speranza, perché al suo interno sono riposti: libri, oggetti, scatole, lettere, piccoli scampoli di vita appartenuti a tutte le persone che Nanà e Adelaide hanno amato e con le quali hanno trascorso parte della loro vita: Memè, Levì, Lena, Irma, bar Tricot etc.

Entrare in quello sgabuzzino vuol dire ritrovare queste persone e sentirle di nuovo vicine attraverso ogni oggetto che parla di loro, dando voce alle loro vite, alle loro sofferenze e speranze, agli amori, ai silenzi e ai rimpianti.

Entrare in quello sgabuzzino, vuol dire per Adelaide, conoscerle veramente, perché spesso ciò che si osserva e si vive da bambini è poco rispetto alla complessità degli adulti. A quell'età non si hanno le giuste capacità e la giusta maturità per comprendere alcune sfumature nei discorsi o nei comportamenti.

Da bambini, le parole dei vecchi sono uccelli che hanno fretta di migrare e vanno di corsa più delle gambe sbucciate. Non hanno tempo, le parole, quando si è bambini.”

(citazione tratta dal libro)

Ma è pur vero che quando sei bambino le storie ti passano tra le mani e difficilmente riesci a soppesarle.”

(citazione tratta dal libro)

Difficilmente si riesce a capirne il valore e così si perdono informazioni importanti che da adulti si cercherà di recuperare per ritrovare se stessi e le proprie radici e, come ci insegna Nanà e l'autrice stessa del romanzo, per farlo bisognerà tornare indietro...tornare a casa.

Nanà consegnerà ad Adelaide, e a noi lettori, le chiavi di questo immenso tesoro perché i ricordi possano continuare a vivere e ad essere di insegnamento per tutti.

«Lo sgabuzino è tutto quello che abbiamo e, se non è molto a prima vista, può bastare per raccontare la nostra casa. Così nessuno si perde e tutti sanno tornare».”

(citazione tratta dal libro)

Se credete che la trama di questo meraviglioso romanzo sia tutta qui, vi sbagliate enormemente perché quello che vi aspetta, all'interno di questo testo, sono le vite di personaggi indimenticabili come Memè, Lena, Irma e tutti gli altri, che pagina dopo pagina, prenderanno corpo e anima, facendovi innamorare di loro e delle loro vicissitudini. Vi prenderanno per mano e non vi lasceranno più, entrandovi nel cuore e nei pensieri per molto tempo. Come non amare la vivacità, il temperamento spensierato e l'impertinenza di Irma; la premurosità e dolcezza di Memè, l'inflessibilità e la rigorosità di Lena o le storie piene di allegria di bar Tricot...è impossibile resistergli.

Tutto questo avviene grazie alla capacità narrativa dell'autrice, Valeria Tron, che saprà ammaliarvi con il suo stile poetico, fluido e delicato, riuscendo a trascinarvi in un viaggio incantevole tra le vite di personaggi indimenticabili. L'autrice riesce a tratteggiare molto bene i differenti caratteri e a dare il giusto spazio a tutti loro in maniera equilibrata e mai invadente. La comparsa di ogni personaggio, nei ricordi di Nanà e Adelaide, avviene sempre in punta di piedi, senza quei salti temporali che spesso, durante la lettura, risultano pesanti, poco fluidi, legandosi male nella narrazione. In questo romanzo, invece, si inseriscono perfettamente nel testo e nel contesto narrativo, rendendo tutto molto fluido e sempre legato al presente delle due protagoniste e alle tematiche che stanno affrontando.

Ho amato molto lo stile dell'autrice, quel lato introspettivo che riesce a fare emergere in ogni ricordo e la sensibilità nell'affrontare alcune tematiche importanti e serie come: la perdita di un figlio, il dolore della guerra, la violenza sulle donne, la morte dei piccoli borghi e il grave problema ambientale. L'amore e il rispetto della natura si percepiscono e si respirano in ogni pagina e frase del libro, alcune descrizioni le ho trovate così vive che spesso ho avuto la sensazione di respirare il profumo del bosco, dei fiori o dei funghi.

Valeria Tron è, per me, un'artigiana delle parole e delle emozioni a cui riesce dare vita, forza e amore. Lo stesso amore che provo per questo libro, perché mi ha riportata alle mie radici, mi ha ricordato ciò che cercavo anch'io da tempo: tornare a casa e a quel legame con le persone che mi hanno accompagnata nella mia vita e di cui, forse, non ho compreso pienamente perché, come dice l'autrice, quando si è piccoli si hanno in mano storie che spesso ci lasciamo sfuggire non comprendendone il valore e, quando siamo pronti per capire, spesso le persone a cui vorremmo chiedere spiegazioni o consigli non ci sono più, allora cerchiamo ricordi, o almeno, io cerco quei ricordi che mi aiutino a comprendere meglio me stessa e le mie radici e sarebbe bellissimo avere qualcuno come Nanà pronto ad aprire il suo sgabuzzino per ritrovare coloro che ho amato e chissà, quella parte di me che ho perso e ritrovare la strada.

Una strada che Adelaide inizierà a percorrere, inconsapevolmente, grazie all'aiuto di Nanà e ai ricordi degli altri personaggi, imparando che non dovrà permettere ai rimpianti di condizionare la sua vita, che occorre uscire dai silenzi e dalle attese infinite, liberarsi dal rancore, vivere diversamente da tutti loro, afferrando ogni occasione per essere felice, amando e rispettando se stessa.

Un balsamo per la mia anima dolorante. Un abbraccio e una carezza inaspettati.

Un libro che custodirò gelosamente e rileggerò per ritrovare quei piccoli particolari, quelle sfumature che spesso non si percepiscono ad una prima lettura e per ritrovare le emozioni vissute, come ad esempio la scena dell'accensione delle candele in tutte le case del borgo, piccole lucciole che brillano e segnano la strada, come se riportassero in vita le anime di chi le ha abitate, una scena emozionante per ricordare...no, non aggiungerò altro perché non voglio togliervi il piacere della scoperta di un romanzo meraviglioso che ho amato intensamente.

...il tremolio della candela accesa attenua la solitudine nelle case.

Trattengo il respiro, vorrei piangere, riportare indietro le lancette e poter dire a tutti quanti che conosco meglio il peso delle loro vite, e che anche i segreti prima o poi si arrendono. Potergli dimostrare che la bellezza non sa morire come un corpo, perché è nell'anima: perciò ben vengano scatole, etichette, mucchi di fascine, canzoni e lettere, poesie e ramanzine, per ritrovarsi piene le mani di umanità e incanto, ben oltre la morte.”

(citazione tratta dal libro)

Prendete il libro, trovate un posto che vi faccia sentire bene, mettetevi comodi e perdetevi tra le sue pagine, alla fine della storia vi renderete conto di essere diversi.

Buona lettura.



Marianna Di Bella



(Gifted by) Ringrazio la Casa Editrice per la copia del libro

venerdì 17 giugno 2022

Recensione: "Gli scoiattoli di Central Park sono tristi il lunedì" - Katherine Pancol

 

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Titolo: Gli scoiattoli di Central Park sono tristi il lunedì
Titolo Originale: Les écureuils de Central Park sont tristes le lundi

Autrice: Katherine Pancol

Editore: Dalai Editore



Gli scoiattoli di Central Park sono tristi il lunedì” è il capitolo finale della trilogia scritta da Katherine Pancol. In quest'ultimo libro ritroviamo i personaggi che abbiamo imparato a conoscere negli altri due volumi: “Gli occhi gialli dei coccodrilli” e “Il valzer lento delle tartarughe”.

Joséphine sta cercando di superare il dolore per la morte violenta della sorella Iris. Un dolore devastante che le sta logorando l'anima e la vita, allontanandola da sé stessa, dagli altri e da un lavoro che ama: scrivere.

Hortense, la figlia maggiore, sta cercando di emergere nel mondo della moda, mentre Zoé, la figlia minore, è alle prese con il suo primo amore.

La madre di Joséphine, invece, sempre più divorata dalla rabbia nei confronti dell'ex marito, vuole vendicarsi distruggendolo economicamente; a seguire, le storie degli altri personaggi che si snodano all'interno di un libro dal numero infinito di pagine. Un volume corposo e pesante nel vero senso della parola, perché ho trovato questa lettura lenta, noiosa, prolissa, ripetitiva e confusionaria.

Le storie sono tante, banali e inverosimili. Non aggiungono nulla di nuovo e, in particolare, per quanto riguarda i personaggi, li ho trovati sempre alle prese con gli stessi problemi, le stesse insicurezze emotive e, per alcuni, la stessa rabbia e cattiveria. Invece di crescere e progredire, imparando dagli sbagli del passato, regrediscono sempre di più.

Joséphine torna di nuovo a crogiolarsi nella sua insicurezza cosmica continuando a farsi calpestare dalla vita e dagli altri, tornando a guardare il mondo dallo sfondo di uno scenario di cui lei dovrebbe essere la protagonista. Non ha capacità decisionale, le manca il coraggio anche solo per le cose più semplici. Questa sua incapacità di reagire, alla vita e al dolore, questo suo regredire e cullarsi nel vittimismo, la fa sembrare, ai miei occhi, di una noia e antipatia tale che ho avuto spesso la tentazione di entrare nella storia per scuoterla da questo suo passivismo.

La figlia Hortense, invece, è sempre più antipatica, egoista, egocentrica, arrogante e dispotica. Vuole avere successo, potere, ricchezza e non riesce a lasciarsi andare ai sentimenti per paura di soffrire per amore, solo che questo la porta a calpestare gli altri senza tenere conto dei loro sentimenti.

I personaggi li ho trovati, non solo regrediti, ma anche stereotipati e inverosimili come ad esempio il piccolo Junior che a tre anni è un genio assoluto. Parla, studia e ragiona come un erudito, ma quello che ho trovato esagerato è la sua capacità di mettersi in connessione con le cellule dell'altro per leggere nel pensiero. Per favore!

Le storie sono ripetitive, cambia il contesto, passano gli anni ma lo svolgersi della storia è sempre quella.

Lo so, lo so, sicuramente starete pensando: “Se l'hai trovato così terribile perché hai continuato a leggerlo?”

Perché volevo vedere fino a che punto arrivasse la trama e, dopo ben settecentocinquantacinque pagine confusionarie e noiose, ecco il finale più veloce che abbia mai letto. Un finale stringato e concentrato in poche pagine rispetto alla lunghezza del libro.

Mi dispiace, ma non mi è piaciuto e non lo consiglio.

Buona lettura!!




Marianna Di Bella

venerdì 10 giugno 2022

Recensione: "Ogni storia è una storia d'amore" - Alessandro D'Avenia

 

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Titolo: Ogni storia è una storia d'amore

Autore: Alessandro D'Avenia

Editore: Mondadori



L'amore salva?”

Tranquilli, non vi sto interrogando o costringendo a rispondere. Ho semplicemente enunciato la frase di apertura del testo di Alessandro D'Avenia.

Perché l'ho fatto? Perché ho dato importanza a questa frase invece che ad altre? Semplicemente perché questo interrogativo è il motivo per cui il testo “Ogni storia è una storia d'amore” prende vita e corpo.

Un quesito a cui è difficilissimo dare una spiegazione semplice e riduttiva, quindi l'autore ha pensato di intraprendere un viaggio letterario alla ricerca di probabili risposte, invitandoci a seguirlo in questo cammino, fatto di lunghe riflessioni e osservazioni, attraverso la scoperta e lo studio di alcune grandi storie d'amore tra gli artisti del passato e le loro muse ispiratrici o compagne di vita, che sono state al loro fianco, nel bene e nel male. L'autore, inoltre, utilizza come filo conduttore delle storie e del testo, l'archetipo di ogni storia d'amore: il mito di Orfeo ed Euridice.

Per questo ogni storia è una storia d'amore, perché non possiamo pensarci se non come destini legati ad altri destini, in un tessuto sensato o il cui senso si scorgerà solo alla fine della tessitura.”

(citazione tratta dal testo)

Le storie d'amore sono in totale 36, suddivise per altrettanti capitoli, ogni tre di questi, viene inserita una sosta in cui si affronta il mito dandone una spiegazione approfondita e filosofica sulle diverse tappe che una relazione vive. Elementi, questi, interessantissimi ma che purtroppo, inseriti tutti insieme non rendono, a mio parere, funzionale il testo, perché ho trovato la lettura lenta, poco scorrevole e spesso ripetitiva.

Le storie d'amore vedono come protagoniste coppie formate spesso da grandi artisti del passato (poeti, pittori, scrittori etc.) e le loro muse ispiratrici, compagne di vita, mogli, amanti con cui hanno condiviso gioie, sofferenze, tradimenti etc. come ad esempio Silvia Plath e Ted Hughes, Scott e Zelda Fitzgerald, Tess Gallagher e Raymond Carver.

Attraverso queste storie veniamo a conoscenza delle loro frustrazioni, la loro disperazione, la cura amorevole e l'energia che ogni donna ha riversato sulla relazione e il proprio compagno. Purtroppo i racconti sono brevi e questo non permette di entrare in profondità nel complesso rapporto di ogni storia, tutto rimane superficiale e romanzato.

Per ogni storia Alessandro D'Avenia utilizza un terzo personaggio, la voce narrante che ci introduce e accompagna all'interno di ogni relazione e spesso sono figli, agenti, spasimanti, ex fidanzati, amici in comune etc. Questo espediente narrativo l'ho trovato, sinceramente, poco credibile perché l'autore dà voce e pensiero a qualcuno di cui in realtà non si conosce realmente l'opinione.

Questo, per me, toglie molto al testo se poi aggiungiamo le soste in cui viene trattato il mito di Orfeo e Euridice, la situazione si fa ancora più difficoltosa perché il linguaggio è troppo filosofico, ampolloso, prolisso al punto da rendere la lettura lenta e noiosa. Ho avuto spesso la tentazione di abbandonare il libro, ma ho desistito solo perché ho pensato che provando a concentrarmi meglio e fermarmi su alcune parti per rileggere, mi avrebbe aiutato, invece, no, la lettura ha continuato ha essere pedante, piatta e poco coinvolgente ed emozionante.

Peccato perché gli elementi per essere un ottimo libro c'erano tutti, invece, almeno dal mio punto di vista, è un' occasione sprecata.

Ve lo consiglio? A parer mio no, ma chissà che voi, invece, non troviate questo stile interessante e piacevole.

Buona lettura.


Marianna Di Bella


martedì 7 giugno 2022

Recensione: "La caduta dei giganti. The Century Trilogy Vol. 1" - Ken Follett


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Titolo: La caduta dei giganti. 

The Century Trilogy Vol. 1

Titolo Originale: Fall of Giants

Autore: Ken Follett

Editore: Mondadori



Giugno 1911.

Billy Williams, 13 anni, inizia il suo primo giorno di lavoro come apprendista nella miniera di Aberowen, nel Galles meridionale. La miniera appartiene al conte Fitzherbert, un uomo legato alle tradizioni, rappresentante della camera dei Lord, tra le fila dei conservatori, e sposato con una principessa russa. Con il conte vive anche al sorella Maud, che al contrario del fratello, è femminista, liberale e presta volontariato a Londra presso l'ambulatorio medico dei poveri, finanziato dal conte stesso.

Nella dimora di Aberowen troviamo anche Ethel, sorella di Billy e governante, una ragazza ambiziosa, coraggiosa, intelligente, spiritosa che sogna altro per la sua vita. Una vita diversa da quella a cui sembra destinata e...inizia più o meno così il libro.

“La caduta dei giganti” è il primo volume della trilogia “The Century” scritta da Ken Follett. Un libro dalla mole imponente, che spaventerebbe chiunque per l'elevato numero di pagine. Personalmente, ho avuto un attimo di esitazione prima di iniziarlo perché non ero sicura che potesse riuscire a coinvolgermi pienamente, invece, appena l'ho sfogliato e iniziato a leggere, sono stata catturata e imbrigliata in una trama intricata e ricca di eventi, non solo storici. Una trama al cui interno ruotano le vite di molti personaggi che mi hanno incuriosita e condotta in un periodo storico importante sotto ogni punto di vista: politico, economico, sociale etc. Un contesto storico di importanza mondiale che ha inciso sui destini di milioni di persone: la Prima Guerra Mondiale.

Ken Follett ha costruito il testo in modo che la guerra non fosse il solo e unico evento, perché ha inserito al suo interno altri avvenimenti, piccoli o grandi, che incidono in maniera importante sulla trama.

Tre sono le nazioni protagoniste: l'Inghilterra mineraria, l'America delle grandi speranze e la Russia bolscevica. Saranno loro a segnare e incidere sulla politica e le scelte della Prima Guerra Mondiale. Loro a tenere in mano il destino del mondo. Tre nazioni che saranno lo scenario di questa trilogia e che ospiteranno le cinque famiglie protagoniste di cui seguiremo le vicende e gli intrecci familiari, sentimentali, politici etc.

Cinque famiglie appartenenti a paesi e tradizioni diverse, come diversa è la loro estrazione sociale, culturale, politica. Cinque famiglie vuol dire avere un numero elevato di personaggi da conoscere e ricordare, con molteplici punti di vista che potrebbero confondere e sovraccaricare il lettore con troppe informazioni e pareri. Fortunatamente l'autore ha avuto la capacità di dosare nella giusta misura l'intervento di ogni singolo personaggio, consentendo a noi lettori di metabolizzare la loro presenza e il loro modo di pensare. Regalandoci, in questo modo, l'opportunità di avere a disposizione diversi modi di vedere e percepire gli avvenimenti che precedono la Prima Guerra Mondiale, il suo svolgersi, le decisioni tattiche intraprese, le vittorie degli eserciti, le cadute degli imperi e gli spostamenti di confine. Tutto questo permette a noi lettori di posizionarci su più fonti, non limitando la nostra visione, ma aiutandoci a comprendere meglio il “gioco” politico, i compromessi e le scelte intraprese dalle diverse nazioni.

Il libro, però, non si limita a documentare solo gli avvenimenti riguardanti il primo conflitto mondiale, perché affronta anche tematiche importanti per quegli anni, come ad esempio: i movimenti sindacali, la situazione dei minatori inglesi, il femminismo, i movimenti politici egualitari, il proibizionismo americano, la nascita del soviet e la rivoluzione bolscevica. Innumerevoli eventi e personaggi che potrebbero confondere e annoiare il lettore, ma grazie alla scrittura chiara e lineare di Ken Follett, il testo risulta scorrevole, coinvolgente e dinamico. La trama è ben costruita e documentata, perché dietro c'è un grande lavoro di ricerca da parte dell'autore che è riuscito a trovare il giusto equilibrio tra i singoli destini dei personaggi e gli avvenimenti politici, mescolando magnificamente i due ingredienti che lo contraddistinguono: l'ambientazione storica e gli intrecci.

A onor del vero, devo ammettere che alcune parti sono meno efficaci di altre, a volte inutili come alcune scene di sesso che, sinceramente, non si legano e non aggiungono nulla al testo, trovandole fuori luogo. Così come i molteplici personaggi, ben costruiti e delineati psicologicamente, ma non tutti particolarmente interessanti, infatti alcuni li ho trovati antipatici e non sono riuscita a creare un legame empatico, lasciandomi indifferente alla loro storia.

A parte questo, ho apprezzato molto il libro e la capacità di Ken Follett di intrecciare tutto e renderlo accattivante. Un testo che consiglio a tutti di leggere. Lasciatevi coinvolgere dai protagonisti e da un panorama storico interessante, io proseguo con la trilogia e mi getto a capofitto nella lettura del secondo volume.

Buona lettura.



Marianna Di Bella

mercoledì 1 giugno 2022

Recensione: "Le Nuove Eroidi" - Ilaria Bernardini; Caterina Bonvicini; Teresa Ciabatti; Antonella Lattanzi; Michela Murgia; Valeria Parrella; Veronica Raimo; Chiara Valerio

 

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Titolo: Le Nuove Eroidi

Autrici: Ilaria Bernardini; Caterina Bonvicini; 

Teresa Ciabatti; Antonella Lattanzi; 

Michela Murgia; Valeria Parrella; 

Veronica Raimo; Chiara Valerio

Editore: HarperCollins Italia



La mitologia mi ha sempre affascinata, sin dai tempi delle scuole medie, quando la professoressa di italiano ci introduceva in un mondo, per noi studenti, misterioso, fantasioso, eroico ed estremamente avvincente. Ricordo che sfogliavo i testi scolastici in cerca di storie sui dei dell'Olimpo, storie che spesso si intrecciavano e scontravano con l'uomo dando vita a miti che affascinavano e appassionavano noi alunni, aprendoci un mondo diverso.

Crescendo e leggendo altri libri questi mondi sono diventati tanti, diversi e tutti speciali, così, quando ho trovato questo testo non ho esitato e l'ho preso, perché nel suo piccolo conteneva tutto ciò che ho imparato ad apprezzare e cercare nei libri: una scrittura elegante e coinvolgente, storie con personaggi femminili dalla personalità interessante, ambientazione storica etc.

Ho iniziato la lettura con grande entusiasmo, ma devo essere sincera sin da subito, non mi ha pienamente soddisfatta.

La reinterpretazione del classico di Ovidio è stata affidata alla penna di grandi autrici italiane, alcune delle quali apprezzo in maniera particolare. Ognuna di loro ha reinterpretato il testo in chiave moderna seguendo il proprio stile e la propria creatività, dando non solo voce alle donne, ma soffermandosi anche su alcune tematiche importanti e attuali. Tematiche come ad esempio: l'emigrazione, la famiglia, la verità, il lutto, il tradimento etc., regalandoci, così, punti di vista diversi dal solito.

Alcune lettere le ho apprezzate in maniera particolare perché hanno saputo donarmi emozioni intense e inaspettate, anche quando conoscevo benissimo la storia e il suo evolversi. La capacità di alcune autrici è stata proprio questa: riuscire a meravigliare il lettore pur conoscendone la storia, e sono del parere che solo una grande attitudine narrativa poteva portare a questi risultati.

Due di queste storie le ho amate in maniera incondizionata come ad esempio la lettera di Ero, reinterpretata da Ilaria Bernardini che ha ricostruito la storia dando risalto alla migrazione e a quelle barche che solcano i mari nella speranza di trovare libertà e serenità trovando, spesso, morte e disperazione. E su una di questa barche scivola il racconto di Ero e del suo amore, una storia che mi ha profondamente emozionata. L'altra lettera vede protagonista Elena, reinterpretata da una delle mie autrici preferite: Michela Murgia. Sarò di parte ma la sua vena creativa e la sua scrittura mi affascinano e coinvolgono sempre, lasciandomi interessanti spunti di riflessione sul testo e su me stessa, e anche questa volta è riuscita ad avvolgermi nella sua scrittura. Purtroppo non tutte le lettere hanno avuto questa capacità, le emozioni e il coinvolgimento sono stati appena sfiorati. Ho trovato le storie o troppo fantasiose o troppo letterali, in alcuni casi un pochino troppo volgari per i miei gusti.

Mi dispiace perché credevo molto in questo libro ma l'ho apprezzato per metà, il resto non mi ha convinta.

Mi aspettavo di più? Sì.

Ve lo sconsiglio? No, perché credo che in questo testo incida molto il gusto personale del lettore. Non c'è nulla da eccepire, obiettare o contestare sulla scrittura delle autrici italiane coinvolte e ogni storia coinvolge, entusiasma ed emoziona lettori diversi perché diversi sono i gusti personali. Quindi lascio a voi la scelta e, se deciderete di leggerlo, o se l'avete già letto, fatemi sapere quale storia avete apprezzato di più e perché no, anche quella che non è stata di vostro gradimento.

Buona lettura!!


Marianna Di Bella