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venerdì 20 agosto 2021

Recensione: "L'amica geniale" - Elena Ferrante

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Titolo: L'amica geniale

Autrice: Elena Ferrante

Editore: Edizioni e/o



Torino.

Nel cuore della notte, Elena viene svegliata da una telefonata per certi versi allarmante. A chiamarla è Rino, figlio di Raffaella Cerullo, amica della donna da più di 60 anni, sparita senza aver lasciato nessuna traccia dietro di sé. Elena non è meravigliata della sua sparizione, sapeva che prima o poi sarebbe accaduto, Raffaella lo ripeteva da anni. Sparire. Volatilizzarsi senza lasciare traccia o segnale che potessero ricondurla alla sua persona.

Non ha mai avuto in mente una qualche fuga, un cambio di identità, il sogno di rifarsi una vita altrove. E non ha mai pensato al suicidio (…)

Il suo proposito è stato sempre un altro: voleva volatilizzarsi; voleva disperdere ogni sua cellula; di lei non si doveva trovare più niente.”

(citazione tratta dal testo)

Perché? Cosa accade? E soprattutto, chi sono Elena e Raffaella?

Per scoprirlo occorre fare un salto indietro nel tempo e in un altro luogo. Occorre tornare negli anni '50 alla periferia di Napoli, quando la vita di rione rappresentava un piccolo mondo circoscritto, unico e definito. Dove la realtà della vita sembrava incastonata tra i suoi vicoli, palazzi, balconi e tra le anime delle persone che lo abitavano.

In questo piccolo angolo troviamo Elena e Raffaela, per tutti Lenù e Lila, due bambine di appena 6 anni, diverse fisicamente e caratterialmente. Due bambine con quasi nulla in comune ma che stringeranno un forte legame di amicizia che le vedrà crescere e affrontare, per quanto possibile, tutte le tappe della loro vita, dall'infanzia alla vita adulta.

Lila è una ragazzina forte, aggressiva, in grado di ferire con le parole, tenace, testarda, determinata. Autonoma nei pensieri e nei ragionamenti, al contrario di Lenù che vive costantemente nel voler piacere a tutti, una brava ragazza , giudiziosa, studiosa. Un rapporto di amicizia un po' sbilanciato perché vede spesso Lenù succube della forza prorompente di Lila, seguendola in tutto e per tutto , anche nelle prove di coraggio, mettendo alla prova, soprattutto, loro stesse.

Le due ragazzine vivono e sopravvivono in un quartiere dove la legge e la giustizia non esistono e tutti si comportano seguendo ciò che vedono fare agli adulti: attaccano prima di essere attaccati.

Non ho nostalgia della nostra infanzia, è piena di violenza. Ci succedeva di tutto, in casa e fuori, ogni giorno, ma non ricordo di aver mai pensato che la vita che c'era capitata fosse particolarmente brutta. La vita era così e basta, crescevamo con l'obbligo di renderla difficile agli altri prima che gli altri la rendessero difficile a noi.”

(citazione tratta dal testo)

Un rione violento comandato dalla famiglia Solara e da don Achille, fino a quando alcuni aghi della bilancia non si spostano e con essi anche gli equilibri del quartiere, in un sottile gioco di violenza e sopravvivenza attraverso cui veniamo a conoscenza della situazione culturale e sociale della vita degli anni Cinquanta e del complesso e articolato rapporto di amicizia tra Lenù e Lila che si snoderà tra le vie del rione e tra le pagine del libro regalandoci un romanzo potente, intrigante, bello da leggere.

Generalmente, in un romanzo, amo molto la costruzione psicologica dei personaggi e il contesto sociale e culturale in cui è inserito ed Elena Ferrante, in questo libro, ha fatto un ottimo lavoro, giocando su sottili equilibri che lo rendono interessante, accattivante ed estremamente coinvolgente.

Lila è il personaggio più complesso e contraddittorio di tutto il romanzo, riesce a farsi odiare e amare nell'arco di una pagina. Ha una forte tendenza all'emancipazione, alla ribellione contro il suo status di donna che purtroppo non l'aiutano ad emergere totalmente, perché la famiglia e la vita del rione la risucchiano sempre più in basso, mostrandoci alleanze, compromessi e falsi rapporti tra quelle che sono e saranno le famiglie che cercheranno di contendersi il potere.

Lenù al contrario è ancora acerba, immatura per questo lato della vita del rione. Persa nel suo mondo, vive il rapporto con Lila tra l'essere succube e il cercare di emergere con i suoi desideri e sogni, sempre in contrasto con la madre, legate da un rapporto di amore, odio e rivalsa.

Interessante, inoltre, è la figura della donna di quegli anni e del loro ruolo e stato sociale. Donne a cui non era permesso di proseguire gli studi oltre le scuole elementari, perché dovevano rimanere nel loro stato di ignoranza, pensando solo a procreare, accudire casa, marito e figli. Per la famiglia, il marito e la società non era necessario che la donna fosse intelligente, che studiasse o avesse ideali di crescita interiore e sociale. Doveva rimanere nel suo limbo di ignoranza e povertà perché al suo futuro avrebbe pensato il marito, nel caso in cui fosse sposata, o il padre e fratelli se ancora nubile.

Le due protagoniste sono, invece, le due facce della contraddizione. Lila che vuole emanciparsi ma rimane legata alla vita violenta del rione e Lenù che riesce a studiare ben oltre le aspettative familiari e del quartiere.

Donne che prendono vita grazie alle magnifiche parole di Elena Ferrante che riesce a descrivere eventi e contesti culturali in maniera incisiva, potente, riuscendo a colpire il lettore quando meno se lo aspetta. L'autrice riesce a far emergere tutta la sofferenza, la povertà e la violenza attraverso parole apparentemente semplici che si insinuano nel nostro animo, rimanendo lì a farci riflettere per poi colpire devastando la nostra anima.

Un romanzo bello, intenso che ho amato moltissimo e che mi spiace aver aspettato tanto per leggerlo e scoprirlo. Non credo ci siano altre parole che possano meglio descrivere la sua bellezza, ma se c'è ancora qualcuno che, come me, ancora non l'ha letto, beh allora non lasciatevi sfuggire l'occasione di scoprire la penna di Elena Ferrante.

Buona lettura



Marianna Di Bella

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