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lunedì 25 marzo 2019

Recensione: "Vox" - Christina Dalcher

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Titolo: Vox
Autrice: Christina Dalcher
Editore: Nord




100

Non è un numero fortunato.
Non cela segreti o poteri magici.

100

È il numero totale di parole che si possono pronunciare in una sola giornata.
O meglio, è il limite massimo che una donna può utilizzare nell'arco di una giornata. Il resto del tempo è solo silenzio.
Un silenzio asfissiante.
Un silenzio carico di tormenti e sofferenze.
Un silenzio che devasta il mondo.

Cento parole non sono sufficienti ad esprimere al meglio ciò che si prova. Non si può dare voce ai propri sentimenti, sensazioni, al piacere di parlare con i propri figli, narrare loro le favole della buonanotte, consolarli e rassicurarli nei momenti di tristezza o paura.
Non si può parlare liberamente alle proprie amiche, confrontarsi con gli altri, cantare a squarciagola esprimendo i propri stati d'animo. Non si può parlare alla persona che si ama, non si può consolare o litigare. Non si può vivere costretti a rinunciare alla propria libertà di espressione.
Non si può...e se, invece, tutto questo accadesse sul serio?
Proviamo ad immaginare un futuro, non troppo lontano, proviamo...anzi no, qualcuno ha provato ad immaginarlo per noi, quindi apriamo il libro di Christina Dalcher e scopriamo che negli Stati Uniti d'America, il Movimento per la Purezza è salito al potere. Le loro idee sono estremiste, ultra conservatrici, puriste e insinuandosi nei poteri forti, hanno ridotto al silenzio le donne, relegandole al ruolo di casalinghe. Le hanno private dei loro lavori, dei passaporti per evitare fughe dal paese ma, soprattutto, le hanno private della voce. Costrette a pronunciare non più di 100 parole al giorno, registrate da un braccialetto elettronico che, parola dopo parola, scandisce il ritmo vitale delle loro voci e dei loro discorsi. Ogni giorno a mezzanotte, il dispositivo si resetta, ma superare quel limite vorrebbe dire ricevere una scossa elettrica che aumenta di intensità con l'aumentare delle parole che si pronunciano in più.

“Ad ogni scatto ne percepisco la vibrazione sul polso, come il rimbombo minaccioso di un tamburo.”
(citazione tratta dal testo)

Jean è la protagonista del romanzo, esperta in linguistica cognitiva, costretta al silenzio e a occuparsi della gestione della casa e della famiglia. La donna è sposata, ha tre figli maschi e una bambina di appena 6 anni, costretta a reprimere la sua voce, se stessa e la sua vivacità.
È una donna insoddisfatta della suo matrimonio e di un marito che considera un pavido, vile che non è in grado di difenderla.
Ma le cose stanno per cambiare, perché il presidente degli Stati Uniti d'America ha bisogno del suo aiuto, ha bisogno che l'esperta in linguaggio cognitivo entri in azione per aiutare e salvare il fratello, colpito da un grave incidente che ha lasciato effetti devastanti sul linguaggio e sul sistema cognitivo.
Cosa farà Jane? Accetterà l'incarico?
Di solito vi consiglio di proseguire la lettura per scoprire da soli il seguito della trama, ma questa volta, devo essere sincera, faccio molta fatica a consigliarvi di continuare, perché questo libro è confusionario, costruito male, pieno di luoghi comuni e stereotipi, con una protagonista egoista e antipatica.
Ma andiamo con ordine.
La trama poteva essere intrigante e interessante, ma perde di mordente dopo poche pagine.
Le prime pagine, non sono solo introduttive e descrittive, ma forti e rendono l'aria satura e insofferente. Leggerle vuol dire sentirsi soffocare di fronte al divieto di parlare. Manca il fiato per ogni parola negata. Manca il fiato per ogni parola che scatta su quel diabolico dispositivo. Manca il fiato giusto il tempo di superare le prime pagine introduttive, perché appena il romanzo inizia a prendere forma e corpo, ecco che si intravedono le prime crepe. La situazione diventa ingarbugliata, non perché la trama è ricca di avvenimenti intriganti e appassionanti, ma per la superficialità e frettolosità con cui è stato costruito il testo.
La trama si perde completamente e da romanzo distopico e intrigante, diventa una banale storia d'amore dove la protagonista è più preoccupata della sua relazione extraconiugale che di ciò che accade intorno a lei e nella sua famiglia. Del resto la donna, sin dai tempi dell'università, si è sempre preoccupata di ciò che accadeva nella sua piccola bolla, disinteressandosi completamente del mondo esterno, delle manifestazioni, dei propri diritti, deridendo la sua compagna di stanza, nota attivista che aveva previsto i cambiamenti futuri.

“Non avete idea di quello che vi attente, mie care signore, proprio nessuna idea. Stiamo tornando dritte nella preistoria, ragazze mie. Rifletteteci. Riflettete su quello che sarete un giorno, su quello che saranno le vostre figlie, quando i tribunali porteranno indietro le lancette dell'orologio. Riflettete su espressioni come 'autorizzazione coniugale' e 'consenso paterno'. Immaginate come sarà svegliarsi una mattina e scoprire che non avete più voce in capitolo su niente.”
(citazione tratta dal testo)

Il romanzo è scritto in prima persona e per questo ci si aspetta una significativa introspezione da parte della protagonista che, invece, risulta essere una donna egoista, concentrata su se stessa, pronta a criticare e puntare il dito contro il marito che considera un codardo, elogiando l'amante come un uomo coraggioso e pronta a difenderla ma che, in realtà si rivelerà l'esatto opposto.
Gli altri personaggi sono piatti e non lasciano un segno. Gli antagonisti, che dovrebbero avere un ruolo significativo all'interno della trama, sono privi di personalità, delle macchiette, presenze inconsistenti.
Il romanzo è pieno di stereotipi e luoghi comuni, gli avvenimenti descritti sono confusionari e spesso si è costretti a tornare indietro con la lettura, perché non si capisce il senso di un episodio e come si è arrivati a quel punto. Il finale è ingarbugliato, frettoloso e la scena clou, che dovrebbe spiegare il tutto, avviene fuori campo, non permettendo al lettore di partecipare in prima persona all'avvenimento, ma costringendolo a leggere poche righe sintetiche in cui un personaggio accenna al finale.
Il libro è frettoloso, ripetitivo, confusionario e noioso. Un romanzo che non ho apprezzato e non mi sento di consigliarvi.

“Pensa a quello che devi fare per essere una donna libera.”
(citazione tratta dal testo)

Buona lettura!! 


(Marianna Di Bella)

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