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domenica 11 febbraio 2018

Recensione: "Una moglie francese" - Robin Wells



Titolo: 
"Una moglie francese"

Autrice: 
Robin Wells

Editore: 
Newton Compton Editori





Tutti pretendiamo di conoscere la verità dei fatti. La cerchiamo nelle notizie, nei giornali, nella vita di tutti i giorni. La pretendiamo dai nostri amici, dalla famiglia, dalle persone che ci sono intorno. Quando capiamo che qualcuno ci ha mentito, ci sentiamo ingannati, traditi e la nostra fiducia si spezza drasticamente.
Pretendiamo verità ma, sinceramente, in quanti sono in grado di accettarla? Pochi, perché farlo comporterebbe il dover affrontare il dolore che ne consegue. Preferiamo accettare e sopportare alcune situazioni o avvenimenti, nascondendoci dietro piccole bugie, pur di non soffrire. Ma accettare una bugia, vuol dire evitare temporaneamente il problema e vivere nella consapevolezza di non riuscire a raggiungere la serenità con noi stessi. Allora accade qualcosa in noi, un senso di malessere che ci spinge a volere affrontare la situazione, pronti a fronteggiare quella verità che tanto ci spaventa. Solo allora saremo in grado di compiere quel primo passo che ci porterà a liberarci di tutte quelle bugie di cui ci siamo circondati.
Katherine ha deciso di rappacificarsi con il passato e con se stessa. Qualcosa turba la sua anima da più di mezzo secolo, precisamente, da quando i suoi sogni di giovane ragazza sono stati spezzati da Jack O'Connor. L'uomo torna negli Stati Uniti, alla fine della guerra, sposato ad Amélie, una ragazza francese.
Chi è Amélie? Come si sono conosciuti? Come è nato il loro amore?
Katherine vuole avere delle risposte, vuole quella verità che le è stata taciuta per troppo tempo. Così decide di andare da Amélie e pretendere da lei la vera storia.
Amélie sarà disposta a raccontarle tutto?
Sì, perché aspettava quel momento da anni, ma lo farà a una sola condizione:

Ci sono azioni che acquistano un senso solo se ne conosci le motivazioni. Se devo raccontarti questa storia – tutta la cruda verità - voglio raccontarla a modo mio, al mio ritmo.”

Inizia così un lungo viaggio indietro nel tempo. Un viaggio nella vita della giovane Amélie. Un viaggio a Parigi, durante il periodo della seconda guerra mondiale. Un viaggio letterario che ci farà riflettere su alcuni avvenimenti.
Robin Wells, ci prende per mano e ci accompagna all'interno del romanzo e della storia, descrivendoci i fatti che hanno coinvolto la Francia durante quel periodo. Le descrizioni storiche sono brevi, a volte non troppo approfondite, ma vanno dritte al punto per non tediare troppo il lettore, e rendono fluido il racconto.
L'autrice descrive elementi essenziali che arrivano direttamente al lettore, soprattutto dal punto di vista emotivo. Ogni passaggio, ci aiuta a comprendere e avvertire nell'animo la sensazione di paura, sofferenza, pericolo, indigenza in cui si trova a vivere Amélie e come lei le donne e gli uomini dell'epoca.Veniamo a conoscenza della lotta clandestina partigiana, delle staffette o delle donne assoldate come spie.
Nella seconda parte del libro, l'autrice dà ampio spazio alla storia d'amore tra Amélie e Jack. Una parte che, secondo me, perde di forza narrativa e interesse. Dove il continuo mentire, per difendere se stessa, diventa troppo pesante e noiso.
Tralasciando questa parte, che non mi ha convinta del tutto, occorre evidenziare il grande lavoro sulla costruzione dei personaggi. Tutti ben delineati, soprattutto dal punto di vista psicologico.
Interessante, inoltre, è la netta demarcazione tra le due donne, ponendo in evidenza le loro diversità, sociali, culturali, mentali e di vita. Una divisione corrispondente alla mentalità dell'epoca e al contesto storico – sociale di quegli anni.
Un libro interessante che vi invito a scoprire, lasciandovi riflettere sulla storia e il complesso rapporto tra verità e bugia.
Buona lettura!!


(Marianna Di Bella)

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