Pagine

venerdì 9 agosto 2019

Recensione; "L'ultimo rais di Favignana. Aiace alla spiaggia" - Massimiliano Scudeletti

libro, mdb, libri il nostro angolo di paradiso, recensione, mattanza, identità culturale, tonnara, tradizione
Titolo: "L'ultimo rais di Favignana. Aiace alla spiaggia"
Autore: Massimiliano Scudeletti
Editore: Bonfirraro



Esistono luoghi e lavori intrisi di tradizione e amore per la propria cultura.
A Favignana, ad esempio, c'è un rituale, no, una tradizione millenaria che ha reso fieri e famosi gli uomini dell'isola: la tonnara.
La pesca del tonno osannata da molti, osteggiata a criticata da altri. Una pesca intrisa di tradizione e cultura che scorre nelle vene di ogni abitante dell'isola. Una tradizione culturale e fortemente identitaria che si è andata perdendo negli ultimi anni. Accantonata da una modernità e una cultura “usa e getta”.

Impariamo quindi a coltivare la memoria (e proteggere il mare) evitando che tutto diventi un circo e perfino un monumento umano come l'ultimo rais venga trasformato in una statua utile solo come sosta per gli uccelli migranti.”
(Carlo Ottaviano – citazione tratta dal testo)

La mattanza non è facile da comprendere se non si è abitanti dell'isola. Impossibile capire l'importanza di alcuni rituali, preghiere o canti eseguiti prima e durante la pesca, se non si conosce e si vive quella tradizione. È qualcosa che identifica e rende unica l'isola di Favignana.
Gioacchino Cataldo è stato il primo rais a non aver ereditato il suo ruolo, lo ha ricevuto direttamente dai suoi pari, un onore riservato solo a lui, l'uomo che ha sempre sentito scorrere nelle sue vene l'amore e il legame per questa tradizione. Un uomo che ha continuato a credere nella sua Terra quando tutto sembrava perduto. Un uomo ha che continuato a lottare per tenere in vita non solo una tradizione millenaria, ma l'identità di un popolo. Una battaglia che l'ha inserito, nel 2006, nel Registro Eredità Immateriali come “Tesoro umano vivente per la sua conoscenza della tonnara”.
Ma per comprendere meglio e in modo più approfondito la tonnara e la figura di Gioacchino Cataldo, occorre leggere e conoscere la loro storia e questo libro ci aiuta a entrare in un mondo e una cultura a molti sconosciuta.

Non era un uomo piegato, piuttosto un uomo la cui dedizione a tenere viva una tradizione epica in cui lui era entrato a pieno titolo, era ricompensata con la pena che gli dei greci riservavano ai superbi.”
(citazione tratta dal testo)

Massimiliano Scudeletti racconta con passione e dedizione questa grande tradizione, facendo immergere il lettore non solo in acque blu e cristaline, ma tra le pagine di un testo, per alcuni versi ammaliante e affascinante.
Sì, avete letto bene, “per alcuni versi”, purtroppo il libro non mi ha convinta ed entusiasmata fino in fondo. La struttura narrativa rende difficoltosa la lettura, perché si passa da un capitolo incentrato sui pensieri privati del protagonista, ad altri più generici sulla pesca o gli altri rais che hanno preceduto Gioacchino Cataldo, in una linea temporale e narrativa che confondono il lettore. Avrei preferito una narrazione più lineare che mettesse meglio in evidenza il protagonista, svelandoci in modo più approfondito la sua figura, la sua vita e il lato umano e psicologico. Ho trovato, invece, che la figura perdesse di luce e importanza rispetto alla spiegazione della tonnara. L'uomo sembra ricoprire un ruolo marginare rispetto alla magia della pesca. Un ruolo marginale che non ci si aspetta leggendo il titolo del libro, che fa pensare a una biografia o romanzo biografico dove l'anima dell'uomo viene fuori nella sua interezza, permettendo a noi lettori di conoscere l'ultimo rais di Favignana.
Le pagine dedicate alla pesca e alla spiegazione della tonnara, le ho trovate interessanti e magiche. Riescono a catturare il lettore portandolo con sé sulle imbarcazioni, tra i flutti delle acque cristalline e all'interno di una tradizione affascinante e fortemente identitaria. Perché questo testo conduce il lettore all'interno di una comunità, sfiorando la memoria e il cuore, segnando la continuità dei riti e dei tempi, tra passato e presente, legandoli in un'identità culturale forte e tenace, così come forte e tenace è stato Gioacchino Cataldo.

La tonnara è molto bella, la devi avere nel sangue. E la devi amare: non sei tu che insegni al tonno come pescare, è il tonno che lo insegna a te.”
(citazione tratta dal testo)

Buona lettura!


(Marianna Di Bella)



(Gifted by) Ringrazio la Casa Editrice per la copia del libro.

giovedì 8 agosto 2019

Recensione: "I pasticci di Leonardo" - Simona Bertocchi

libro, mdb, libri il nostro angolo di paradiso, recensione, romanzo storico, firenze, dolci, arte
Titolo: "I pasticci di Leonardo"
Autrice: Simona Bertocchi
Editore: Giovane Holden





Cosa hanno in comune un vecchio quaderno, i dolci e Leonardo Da Vinci?
Apparentemente nulla, ma il mistero e gli enigmi, non ancora risolti, che circondano la figura del grande artista, rendono questi tre elementi ancora più interessanti, al punto da stuzzicare la nostra curiosità.
Tre elementi che amalgamati e impastati bene dalle sapienti parole di Simona Bertocchi, danno vita a questo romanzo stuzzicante, fresco e piacevolmente interessante.
Ma andiamo con ordine, altrimenti rischiamo di creare solo confusione.
Siamo a Vinci, un comune situato nel cuore della Toscana alle pendici del Montalbano, un massiccio collinare ricco di vigneti e oliveti. Un comune piccolo e accogliente, che ha dato i natali al grande artista Leonardo da Vinci.
In questa piccola località vive anche uno dei nostri protagonisti, Ascanio Righi, un pasticcere la cui vita è segnata da alti e bassi. Durante un trasloco, trova un vecchio quaderno ingiallito, apparentemente di poco valore, le cui pagine custodicono pensieri confusi, disegni e ricette di dolci.
Ricette in grado combinare profumi e sapori in maniera originale e innovativa, dando vita e forma a dolci singolari, audaci e dai poteri taumaturgici.
Ricette insolite e stravaganti come il suo creatore: Leonardo Da Vinci.
Una scoperta che darà inizio a una lunga ricerca sulla veridicità del taccuino, sulla vita dell'artista e sulle sue ricette che cambieranno la vita di Ascanio.
Come? Be' per capire cosa è accaduto in passato e cosa accade nel presente, dovrete lasciarvi incantare dalle parole dell'autrice che vi catapulterà all'interno di un romanzo avvicente e particolare.

Leonardo era un uomo di pensiero che godeva a lasciare inconclusa l'opera per il piacere di cercarne continuamente l'anima e l'essenza. L'elaborazione di un'idea era più potente di tutto, anche il più grande capolavoro per Leonardo era migliorabile, nulla era perfetto.”
(citazione tratta dal testo)

Leggere il libro vuol dire intraprendere un viaggio temporale tra passato e presente, dove le storie di Ascanio e Leonardo si snoderanno e intrecceranno, svelandoci la vita dell'artista, evidenziando alcuni punti importanti che ci permetteranno di comprendere meglio la sua figura poliedrica e stravagante.
Figlio illeggittimo del giovane notaio Piero da Vinci e di Caterina, una modesta ragazza, cresce con il nonno paterno Antonio da Vinci, che si occuperà della sua istruzione ed educazione.
Essere figlio illeggittimo ha sempre influenzato la sua vita, in modo particolare il suo carattere malinconico, curioso, creativo, stravagante, anarchico, con un senso del gusto e dell'olfatto molto sensibili. Tutte queste caratteristiche gli hanno permesso di sviluppare una grande sensibilità e una visione dell'arte, delle scienze e della tecnica completamente diversa dai canoni dell'epoca.

L'arte di Leonardo andava oltre, raggiungeva l'inspiegabile, esprimeva il genio visionario del suo pittore, i personaggi e l'ambiente fluivano unendosi armoniosamente sulla tela, i movimenti non erano artificiosi, la natura trovava respiro, la luce e le ombre si stendevano per esaltare, nascondere o velare di malinconia.”
(citazione tratta dal testo)

Un artista in continua esplorazione del mondo, la cui espressività, tecnica e stile hanno caratterizzato e influenzato la sua vita e le sue opere, permettendo a Simona Bertocchi di dare vita a un romanzo in cui evidenzia un lato sconosciuto a molti, dando risalto al suo lato più intimo e creativo, dove la cucina e i dolci in particolare, sono i protagonisti assoluti.
L'autrice è riuscita, anche questa volta, a coniugare in maniera brillante l'arte, la storia e la fantasia, creando un romanzo piacevole, coinvolgente e molto interessante.
I dolci sono il filo conduttore che legano e avvolgono i protagonisti, segnando e scandendo il ritmo di lettura e i passaggi della vita di Leonardo.
Le descrizioni sono attente, precise, vere e ci permettono di contestualizzare il periodo storico, comprendendo la situazione politica, sociale e culturale dell'epoca, vivendo appieno la vita fiorentina, tra botteghe, feste e intrighi politici.
La lettura è fluida e coinvolgente e Simona Bertocchi è riuscita, attraverso la sua scrittura, a trasmettere al lettore il suo grande amore per l'arte, la sua capacità descrittiva, ammaliandolo pagina dopo pagina, tenendo sempre accesa la sua curiosità.

I suoi disegni erano l'espressione del tormento e delle illusioni che smuovevano il suo essere, le linee e le sfumature sembravano tracciate da un artista di professione.”
(citazione tratta dal testo)

Lasciatevi conquistare dalla creatività e curiosità di Leonardo da Vinci.
Lasciatevi ammaliare dalla figura del grande artista.
Sfogliate il libro e immergetevi tra le sue pagine, il viaggio sarà piacevole e interessante.
Buona lettura!



(Marianna Di Bella)


(Gifted by) Ringrazio la Casa Editrice per la copia del libro.

martedì 6 agosto 2019

Recensione: "Fuori dal nido dell'aquila" - Shefit Troka

libro, mdb, libri il nostro angolo di paradiso, recensione, racconti, migranti
Titolo: "Fuori dal nido dell'aquila"
Autore: Shefit Troka
Editore: Bonfirraro




Negli anni 1996 e 1997 una frode colossale coinvolge l'Albania. Migliaia di risparmiatori vedono svanire i risparmi di una vita, accantonati con fatica e sudore. Il paese è sull'orlo del fallimento e la disperazione annebbia le menti della povera gente che non sa come reagire e chi incolpare. Ben presto la disperazione si trasforma in rabbia e odio verso un nemico invisibile e sconosciuto. Un “Signor Qualcuno” che diventa ben presto il responsabile, colpevole del dolore e delle sofferenze della povera gente.

E, con la carica della tristezza, la voce del fallimento si sparse per dieci volte alla velocità della luce, mesconaldo senza pietà lo sguardo delle persone, i sentmenti, i sogni e i desideri, trasformandoli in una goccia di veleno per il loro cuore.”
(citazione tratta dal testo)

Focolai di rivolta si accendono velocemente in ogni paesino o città albanese. La gente carica di odio, vede in chiunque ha davanti il proprio nemico, così, si impossessa di armi, carri armati e il disordine e la violenza esplodono in ogni angolo di strada.
La società cambia, la dittatura si impone sulla vita politica, sociale e culturale del paese e con essa il proibizionismo. Qualsiasi cosa è vietata, come ad esempio: la proprietà privata, il credo religioso, parlare una lingua straniera, andare all'estero ecc.
Il paese è in ginocchio e fuggire sembra l'unica soluzione possibile per poter sperare in una vita dignitosa e libera. Così, migliaia di albanesi scappano in cerca di una vita migliore, lontana da morte e violenza e i due racconti di Shefit Troka ci conducono proprio all'interno di questa situazione tragica. Attraverso le sue parole ci prende per mano immergendoci all'interno di due storie forti, due pugni nello stomaco.
Due racconti dove la violenza e la sofferenza camminano l'una accanto all'altra insieme alla voglia di intraprendere una nuova vita, cercando il proprio futuro lontano da quella terra che li ha visti nascere, crescere e vivere. Così le parole: fuga, clandestinità e barconi acquistano una connotazione diversa e non sempre negativa, al contrario, ci svelano la sofferenza dietro quei viaggi logoranti e spesso mortali.

Clandestino è una strana libertà. È come sentire addosso una inspiegabile colpa pur non avendo compiuto nessun errore. Forse il vero peccato che ti colpisce al cuore è il fatto di aver abbandonato l'infanzia, la casa dove sei nato e cresciuto, le risate, le lacrime di gioia e di dolore. Clandestino è vagare in uno spazio che non ti appartiene, presentandoti con una identità sconosciuta e sentirsi sconosciuto è come essere abbandonato. Una volta che la parola “abbandono” ti colpisce il cervello, cominciano i dubbi, le incertezze, la paura di non potercela fare. La disperazione invade d'improvviso il tuo cuore e ti chiedi: perché, perché, perché?”
(citazione tratta dal testo)

Shefit Troka ci pone di fronte l'Altro, per una completa e intensa comprensione della sofferenza e del dolore e il secondo racconto è quello che risulta essere più attuale e legato alla difficile situazione degli immigrati.

...in acqua sei sempre sospeso, non hai certezze, non hai direzioni. Davanti a te vedi solo un confine dietro cui dovrebbe esserci il traguardo, ma vivi di proiezioni, non hai certezze. La terra non la calpesti, la desideri.”
(citazione tratta dal testo)

La lettura è fluida e alterna momenti di sofferenza ad altri di riflessione profonda su temi come la libertà, la natura, i confini, i pregiudizi e l'ignoranza. Tematiche attuali che ci permettono di fare un intenso esame di coscienza su noi stessi e la deriva sociale e umana che sta attraversando, non solo il nostro paese, ma il resto del mondo.
Perché non si riesce a imparare dagli errori del passato? Il mondo continuerà a sbagliare, commettendo sempre gli stessi errori? Riusciremo a cambiare il mondo e noi stessi?
Difficile rispondere in poche righe, ciò che si può fare è imparare ad aprire il cuore e la mente all'altro e alle sue problematiche. E si può iniziare informandosi e leggendo libri, come questo, in grado di condurci al cuore del problema.
Tutto inizia con un piccolo passo, l'importante è iniziare.
Buona lettura!!



(Marianna Di Bella)



(Gifted by) Ringrazio la Casa Editrice per la copia del libro.